Il caso curioso del cardinale che
vuole essere chiamato papa


di Giovanni Servodio




Roma, giardini vaticani, 23 giugno 2019:
Foto ricordo: da sinistra in senso orario, il Papa emerito, monsignor Gaenswein,
Massimo Franco ed Emilio Giannelli
(foto Stefano Spaziani)


Il giornalista del Corriere della Sera, Massimo Franco, il 23 giugno ha incontrato il Cardinale Joseph Ratzinger nei giardini vaticani. Del colloquio, che verrà pubblicato sul numero del 28 giugno del settimanale “7” dello stesso Corriere, sono state pubblicate dal giornale alcune anticipazioni:
https://www.corriere.it/sette/incontri/19_giugno_28/uomo-che-veglia-vaticano-7-
dialogo-benedetto-xvi-bdd399a4-98d4-11e9-a7fc-0829f3644f7a.shtml

La prima cosa curiosa è che il Cardinale Ratzinger continua ad essere chiamato “papa”, seppure “emerito”, come lui stesso ha voluto; ed è curiosa perché non si trova in alcun documento della Chiesa che l’elezione a papa corrisponda all’impressione di un “carattere indelebile”, come accade con il conferimento dell’Ordine. Eppure il Cardinale Ratzinger, nel dimettersi da papa, ha preteso di essere considerato ancora “papa”, inventandosi perfino il titolo di “papa emerito”, mai esistito e mai previsto nella legge della Chiesa.

La seconda cosa curiosa è che, ciò nonostante, in questo colloquio con Massimo Franco egli ha tenuto a dichiarare che “Il Papa è uno, Francesco”; e lo ha detto da “papa”, asserendo di fatto una contraddizione. Ora ci si chiede: se il “papa è uno”, com’è che ce sono due e che uno di questi afferma che l’unico papa è l’altro? Che si tratti di una sciarada?
Tutti sanno che il Cardinale Ratzinger è una persona colta e preparata nelle cose di Chiesa, quindi se afferma che il “papa è uno” mentre ce ne sono due è evidente che siamo noi che non comprendiamo il vero senso della sua affermazione. Tranne che non si consideri che per il Cardinale Ratzinger il principio di non contraddizione ha una valenza tutta soggettiva; e la cosa infatti non è peregrina, poiché il disconoscimento del principio di non contraddizione è stata la cifra della maggior parte dei prelati che hanno partecipato al concilio Vaticano II, e Don Ratzinger fu un esperto e un ispiratore di quel concilio.
Non stupisce quindi questa curiosità del “papa è uno” detta dal papa “due”, per così dire.

Ma le cose curiose in questo colloquio non finiscono qui, ed è bene precisare subito che non hanno a che vedere con i 92 anni del Cardinale Ratzinger, poiché Massimo Franco ci assicura che “quello che dice e lo sguardo attento, penetrante, mostrano una lucidità e una rapidità di pensiero invidiabili in chiunque”.
La prima curiosità è costituita dal fatto che lo stesso Massimo Franco ci fa sapere che nel corso del colloquio: “Intorno regna un silenzio irreale, assai poco romano. Arriva solo il rumore attutito di una processione nei giardini vaticani, in occasione del Corpus Domini”.
Il cardinale Ratzinger “Ha l’abito talare bianco sotto il quale spuntano calze bianche”, quindi è vestito da papa, e come mai allora questo papa non partecipa, sia pure da seduto, alla processione del Corpus Domini, che si svolge negli stessi giardini vaticani in cui egli si trova invece a chiacchierare con i giornalisti?
Più che curiosa è una cosa molto misteriosa. E non diciamo di più.

Vediamo invece altre due cose curiose.
La prima è una frase del Cardinale, pronunciata con “una lucidità e una rapidità di pensiero invidiabili in chiunque”:
«L’Italia è sempre stata un bellissimo Paese ma un po’ caotico. Però, alla fine riesce sempre a ritrovare la sua strada...» «tanto amata [l’Italia] per andarci in vacanza, un po’ meno apprezzata per la politica».
Cose che dette da un tedesco non stupiscono affatto, anche se questo tedesco ha fatto il papa a Roma. Evidentemente il pregiudizio tedesco dell’Italia “pizza, canzonette e mandolini” è radicato nel cuore di Ratzinger, nonostante abbia vissuto in Italia per ben 38 anni.

La seconda è che “Si informa sulla politica italiana, che conosce bene. Ricorda Giulio Andreotti, chiede di Massimo D’Alema, cita altri nomi, con l’eco familiare della sua cadenza tedesca”.
Conosce bene la politica italiana, dice Massimo Franco, e sarà per questo che si informa su Massimo D’Alema, evidentemente considerato da Ratzinger un grande della politica, come Giulio Andreotti. Sfortuna vuole che né l’uno né l’altro meritano il titolo di “grandi”, se non nell’ottica di chi considera una cosa buona sia il divorzio (Andreotti) sia il comunismo ateo e anticristiano (D’Alema).

Le curiosità sono finite, almeno fino a quando non leggeremo l’intero colloquio.
Ci resta da segnalare quanto riportato sull’argomento da “Vaticannews”:
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2019-06/
benedetto-xvi-papa-emerito-unita-chiesa-vince-divisioni-interne.html
“L'unità della Chiesa è sempre in pericolo, da secoli. Lo è stata per tutta la sua storia. Guerre, conflitti interni, spinte centrifughe, minacce di scismi. Ma alla fine ha sempre prevalso la consapevolezza che la Chiesa è e deve restare unita. La sua unità è sempre stata più forte delle lotte e delle guerre interne».
«Rimaniamo uniti, cari Fratelli” - aveva detto nel suo ultimo discorso ai cardinali il 28 febbraio 2013 – in «questa unità profonda dove le diversità – espressione della Chiesa universale – concorrano sempre alla superiore e concorde armonia” e “così serviamo la Chiesa e l’intera umanità».

E torniamo alla storiella dell’“unità nelle diversità”, riproposta anche da papa Bergoglio, secondo la quale più la Chiesa universale è in sé diversa, più si arriverebbe alla concordia e all’armonia.
Concetto questo che annienta uno dei segni distintivi della Chiesa cattolica: l’essere “Una”. Qui si sostiene invece, sulla scia del Vaticano II, che solo se la Chiesa è molteplice, è universale. Altra presunzione che fa strame del principio di non contraddizione e che permette di arrivare perfino a concepire la Chiesa “Una” come composta da tutti gli organismi che si autodefiniscono “chiesa”, compresi i protestanti, gli scismatici e gli eretici.

Ratzinger è sempre stato e continua ad essere il difensore della contraddizione applicata alla vita formale e sostanziale della Chiesa. Non a caso è stato lui che ha inventato sia l’espressione “forma straordinaria” per la Messa degli Apostoli, celebrata per quasi duemila anni fino al Vaticano II, sia quella di “forma ordinaria” per la Messa di Paolo VI, diversa da quella degli Apostoli e celebrata solo da cinquant’anni.
Secondo noi, più che un prelato colto e preparato, Ratzinger è un prelato dalla inesauribile inventiva, soprattutto quando si tratta di camuffare da verità le asserzioni non veritiere, come nel caso dell’espressione “ermeneutica nella continuità”, cioè interpretazione nella continuità, per camuffare la reale discontinuità tra le novità del Vaticano II e gli insegnamenti dei papi e del magistero anteriori al 1962.



 



giugno 2019
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