Considerato che…

di Arsenius


Pubblicato il 6 prile 2012 sul sito del
Monastero della Santa Croce di Nova Friburgo, Brasile


Considerato …


1° - Che Mons. Lefebvre si oppose a Dom Gérard quando volle fare un accordo con le autorità moderniste di Roma. Un accordo a proposito del quale Dom Gérard diceva che Roma dava tutto e non chiedeva niente;

2° - Che lo stesso Mons. Lefebvre, dopo le consacrazioni, disse che a partire da allora avrebbe firmato degli accordi con Roma solo se le autorità romane avessero sottoscritto i diversi documenti della Chiesa che condannano gli errori odierni;

3° - Che in più, Mons. Lefebvre si pentì di aver firmato il Protocollo d’accordo con il Vaticano per ottenere il permesso di consacrare dei vescovi, poiché era giunto alla conclusione che le intenzioni delle autorità romane non fossero buone;

4° - Che, più tardi, Mons. Lefebvre disse al futuro Benedetto XVI, allora Card. Ratzinger, che non poteva essere d’accordo con lui poiché noi, i fedeli legati alla Tradizione, cerchiamo di cristianizzare il mondo mentre loro, il cardinale e gli altri progressisti, lavorano solo per scristianizzare il mondo;

5° - Che la Fraternità San Pietro, che ricevette da Roma la facoltà di celebrare esclusivamente la Messa tradizionale, successivamente fu obbligata ad accettare che i suoi membri potessero celebrare anche la nuova Messa;

6° - Che Mons. Lefebvre disse che non era conveniente che noi ci ponessimo sotto l’autorità di coloro che non professano la fede nella sua integrità;

7° - Che in tempo di guerra, preoccuparsi di seguire le leggi positive (per esempio il Codice della Strada) può essere imprudente e, in certi casi, può condurre al suicidio;

8° - Che l’esperienza ci dimostra che sono troppo pochi quelli che sanno ritornare indietro quando le autorità romane non mantengono le loro promesse (vedi il caso della Fraternità San Pietro);

9° - Che il fatto di essere “riconciliati” con Roma produce la conseguenza che non si possano più considerare le autorità romane (progressiste) come dei nemici che bisogna combattere;

10° - Che Mons. Lefebvre disse che i progressisti sono simili a quelli che sono affetti da una malattia contagiosa e che quindi, per evitare di ammalarsi come loro, bisogna evitarli;

11° - Che in ogni parte del mondo, i fedeli sono in «stato di necessità» e questo dà loro il diritto di rivolgersi a dei sacerdoti dalla dottrina integralmente cattolica e di ricevere i sacramenti ed assistere alla Messa celebrati secondo i riti tradizionali; e che i sacerdoti hanno il dovere di carità di andare ad aiutare questi fedeli anche senza il permesso del vescovo locale;

Noi riteniamo…

1° - Che se Mons. Lefebvre vivesse ancora non farebbe alcun accordo con le autorità romane, anche se esse ci offrissero tutto e non ci chiedessero nulla, a meno che queste autorità non condannino per prima cosa gli errori moderni che si insinuano dentro la Chiesa e che sono già stati condannati dai papi precedenti;

2° - Che neanche oggi Mons. Lefebvre potrebbe trovarsi d’accordo con Benedetto XVI, perché questi ha sempre lo stesso pensiero di quand’era cardinale;

3° - Che non possiamo avere fiducia nelle promesse fatte dagli stessi uomini che hanno soppresso le garanzie a favore della Tradizione, che pure avevano assicurato in precedenza;

4° - Che, come riteneva lo stesso Mons. Lefebvre, noi non dobbiamo metterci all’obbedienza di coloro che non professano la fede nella sua integrità;

5° - Che nella terribile guerra in cui ci troviamo (fra la Santa Chiesa e il modernismo; fra la verità e l’errore; fra la luce e le tenebre), cercare la regolarizzazione canonica della nostra situazione è cosa imprudente e suicida: significa consegnarci al nemico;

6° - Che, in qualche modo, sarebbe come tentare Dio, e metterci in una situazione che probabilmente:
a) ci porterà a cedere su dei punti importanti quando le autorità romane progressiste ce lo chiedessero;
b) ci farà smettere di trattare certe autorità come dei nemici da combattere;
c) ci lascerà «contaminare» dal progressismo;

7° - Che sarebbe un errore restringere il nostro campo d’azione ai posti che ci assegnerebbero le autorità romane o ci concederebbero i vescovi diocesani, e il non andare dai fedeli che ci chiamano, perché in quei luoghi non avremmo il permesso ufficiale di esercitare il ministero sacerdotale. E questo significherebbe non considerare più il grave e generale “stato di necessità»;

Obiezioni…

Ci si potrebbe obiettare che Mons. Lefebvre conosceva molto bene tutto quello che abbiamo detto e, tuttavia, in diverse occasioni, ha manifestato il desiderio che la situazione della Fraternità fosse regolarizzata con le autorità romane.

Rispondiamo…

…anche se questo è vero, tuttavia, a partire dal 1988, Mons. Lefebvre non ha più manifestato questo desiderio e, al contrario, da allora ha assunto la posizione che ogni accordo con le autorità romane dovesse essere preceduto da una professione di fede da parte di Roma nei grandi documenti anti-liberali del Magistero, come per esempio la Pascendi, Quanta Cura, ecc. Ed egli mantenne questa posizione fino alla sua morte.
Il motivo che condusse a questo cambiamento fu il fatto che poté vedere chiaramente che la Roma neo-modernista non aveva alcuna intenzione di proteggere o di approvare la Tradizione cattolica.

Conclusione

Unione giuridica con Roma? Sì, ma nell’integrità della fede cattolica, senza la quale non v’è salvezza, e nella libertà di compiere i nostri doveri verso Dio e il prossimo.

Arsenius


agosto 2012

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