Le mani del clero immigrazionista sulla
Festa de’ Noantri, a Trastevere


di Isidoro D'Anna


Articolo pubblicato il 25 luglio 2019 sul sito Luce che Sorge





La “Madonna fiumarola” in processione alla Festa de’ Noantri, a Trastevere, 20 luglio 2019.



L’antico e suggestivo quartiere di Trastevere è un pezzo importante del cuore di Roma. Fu in quella zona, al di là del Tevere, trans Tiberim, che ebbe inizio il Cristianesimo nella Capitale dell’Impero, grazie anche alla presenza di una comunità di ebrei.

Un celebre testimone dei nostri tempi, Alberto Sordi (1920-2003), nonostante un’attività artistica a volte un po’ troppo spinta, sapeva ben rievocare l’abbraccio di Trastevere all’epoca della sua infanzia, ancora intorno agli anni Trenta:
Roma allora contava seicentomila abitanti e a Trastevere c’era la tipica atmosfera di un paese. La ricordo come un’isola felice piena di calore. Ci conoscevamo tutti e se a qualcuno capitava qualcosa di bello, era una gioia per tutti; se al contrario qualcuno viveva qualche dolore, aveva intorno tanta gente affettuosa.

Ma ormai la situazione era deteriorata, nella Città e nella Chiesa Cattolica. Osservava infatti sagacemente il grande attore nella stessa intervista al settimanale «30Giorni» (n. 1-2000):
Certo, oggi è tutto cambiato: la Messa non è più in latino, ci sono le chitarre in chiesa, il prete dice Messa rivolto ai fedeli come se si esibisse davanti al pubblico… j’avessi dato io l’idea?



Chissà che avrebbe detto Alberto Sordi, trovandosi ai nostri tempi a sentire un Papa, secondo il quale «Dio non è cattolico», e quindi figuriamoci Roma. È il motto emblematico di un governo della Chiesa durato già sei anni…

Il clero che va per la maggiore condanna e perseguita chi mantiene la fede di sempre, mentre promuove adùlteri e immigrati… E hanno persino sfigurato la tradizionale e marianissima Festa de’ Noantri a Trastevere, iniziata sabato 20 luglio di quest’anno 2019, cogliendo l’occasione per propagandare le loro simpatie.

Nella Festa de’ Noantri si fondono la devozione alla Madonna e lo spirito d’appartenenza dei trasteverini (Noantri, cioè noialtri). Viene portata in processione una statua lignea di Maria SS., risalente a un felice ritrovamento presso la foce del Tevere, avvenuto nel 1535. Ha perciò preso il nome di “Madonna fiumarola”. Nei giorni dei festeggiamenti è abituale un grande concorso di popolo, autorità, forze dell’ordine e militari. Anche i turisti mostrano interesse e curiosità.





Ma l’avvio questa volta è stato davvero infelice. Per cominciare, hanno messo in mezzo alla Festa un bambino di 9 anni, di nome Francesco, che ha fatto la prima Comunione quest’anno nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola. Quel figliolo con il nome che porta, visti i tempi, si candida ad essere un papafranceschino più che, un domani, un Francescano, magari dei Francescani dell’Immacolata, spietatamente commissariati e fatti a pezzi da Bontà Sua.

Da bravo, il bambino ha dato il via alla processione leggendo una preghiera da lui scritta – s’intende dopo il debito lavaggio del cervello – «per i poveri che vivono per strada, per chi ha un colore diverso di pelle e viene disprezzato da quasi tutti, per chi scappa dalla guerra e purtroppo non può entrare in Italia e muore nel Mediterraneo».

Povero papafranceschino… se solo avesse occhietti per vedere tutti i crimini compiuti dagli immigrati contro bambine, bambini, uomini e donne anche anziane. Se solo avesse l’opportunità di apprendere, fuori dalla scuoletta di regime, che il Corano ordina ai musulmani di non avere amici tra i cristiani e di sottomettere tutti all’Islam con la forza…
Allora forse riuscirebbe, il ragazzino, anche a scrivere – usando la testa – una preghiera e un appello perché dall’Italia si mandino via quelli che professano l’odio verso Cristo e si accolgano gli stranieri – anche occidentali – perseguitati per la loro fedeltà a Cristo.

Alla processione comunque hanno partecipato migliaia di fedeli, e non credo che siano tutti scemi, anzi. Dove c’è la vera devozione alla Madonna non può non esserci anche la capacità di vedere i segni dei tempi.

Nella chiesa del IV secolo dedicata a San Crisogono di Aquileia, nel primo pomeriggio dello stesso sabato era stata celebrata la Messa solenne presieduta da Monsignor Daniele Libanori, che ha usato l’omelia per un proclama immigrazionista.
Rievocando l’accoglienza ricevuta dal Signore Gesù in casa di Marta, Maria e Lazzaro, il Monsignore neomisericordioso ha dichiarato che quando un ospite bussa alla porta «bisogna offrirgli il meglio perché in lui dobbiamo riconoscere il Signore».

Ovviamente il “riconoscimento del Signore” sarebbe da praticare verso gli immigrati estranei o più spesso ostili alla nostra fede cristiana.

Niente a che vedere, quindi, con l’accoglienza provvidenziale riservata ai fedeli di Cristo in viaggio per rendergli testimonianza (Mt 10,11; Lc 10,5-8), o con quel «bicchiere d’acqua fresca» offerto «a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo» (Mt 10,42).

Poi il Monsignore ha molto raccomandato quello che la Chiesa ufficiale concede a tutti tranne a chi rispetta la Tradizione:
Spesso abbiamo voglia di raccontare ma non sempre siamo capaci di ascoltare. Impariamo a coniugare i verbi dell’accoglienza e dell’ascolto, disponiamoci a cambiare la nostra vita, le nostre abitudini, a impostare in modo differente le nostre relazioni per gustare una vita più condivisa. Se ci aprissimo reciprocamente e fossimo sempre disposti ad ascoltarci apporteremmo una rivoluzione nella nostra vita.

Dunque immigrati e rivoluzione, invece di Dio, Patria e famiglia, e invece di accogliere l’annuncio del Signore: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15).

Rimane in noi un’invocazione, tradizionalmente posta all’inizio del Santo Rosario: «Signore, vieni presto in nostro aiuto!». E l’aiuto viene e verrà, innanzitutto per portare la croce, fino al trionfo del Cuore Immacolato di Maria.




Navata della Basilica di San Crisogono in Trastevere






luglio 2019
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