Il capo dei Gesuiti ne sa una più del diavolo


di Belvecchio






Dal 18 al 24 agosto 2019 si svolge l’ormai noto “Meeting di Rimini” organizzato da “Comunione e liberazione”. Intitolato all’“amicizia per i popoli”, il meeting – cioè l’“incontro” – ha sempre più inteso provocare l’interesse con temi specifici, tante volte controversi, ma cercando di mantenere la linea dettata dalla CEI e dal papa regnante.

Ricco di interventi e di interviste, quest’anno 2019 c’è stata l’intervista al capo dei Gesuiti padre Arturo Sosa Abascal, che noi non abbiamo letto per intero, ma abbiamo trovato una nota pubblicata da Matteo Matzuzzi su Il Foglio del 22 agosto.
Il giornalista de Il Foglio ci fa sapere che per padre Sosa Abascal il diavolo “non è una persona come lo è una persona umana”; e fin qui niente di più ovvio; ma quanto leggiamo che “il diavolo esiste come realtà simbolica, non come realtà personale”, scatta l’allarme per l’insinuazione che il diavolo possa essere un simbolo e non una realtà. Cosa che detta da un gesuita suona come una battuta da quattro soldi. Intanto perché la funzione del simbolo è proprio quella di esprimere una realtà, e poi perché una realtà “non personale” – come la chiama padre Arturo – non potrebbe incidere così fortemente e decisamente nel sentire e nel vivere della persona umana.

Il diavolo può assumere forme diverse in relazione all’uomo, ma solo perché è una realtà concreta e non “simbolica”. Il serpente della Genesi non era un simbolo, ma una realtà strisciante e parlante, perfino in grado di incidere sul sentire e sull’agire di Eva. E il capo che avrebbe insidiato il calcagno di Maria, e che Maria avrebbe schiacciato, non era e non è una realtà “simbolica”, ma una realtà concreta in grado di insidiare e di essere schiacciato… non si schiaccia un “simbolo”.

In definitiva, le parole di padre Arturo cercano di negare la realtà, che è la stessa che vive oggi il popolo cristiano, il quale, dimentico di Dio, non si cura del diavolo che è presente ovunque e genera situazioni atte ad aumentare nell’uomo tale dimenticanza di Dio.
Invece di esortare l’uomo a guardarsi dalla realtà del diavolo, padre Arturo lo spinge a non pensare a tale realtà e, se ne renda conto o no, ad abbandonarsi con noncuranza alle mire del diavolo … tanto è una “realtà simbolica”.

Abbiamo il sospetto che un tempo i Gesuiti insegnassero tutt’altro, ma oggi le cose vanno diversamente ed è forse per questo che Dio permette che ci sia un papa gesuita, capace di distorcere il Vangelo e di mutare la religione, anche con l’aiuto del capo dei Gesuiti che non crede né alla realtà delle parole dette da Gesù nei Vangeli [non esisteva il registratore… allora], né alla realtà del diavolo.

Non c’è niente da fare… il diavolo assume tante forme e soprattutto insiste perché si neghi la sua realtà. Se il diavolo non esiste, nemmeno il male e il peccato esistono… esiste solo l’uomo con le sue certezze terrene avulse dall’unica certezza del creato e dei Cieli.
Se il diavolo non esiste, nemmeno Dio esiste… ma a questo punto: è certo che esista l’uomo? A Sosa Abascal l’ardua sentenza!





agosto 2019

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