Lettera aperta a Papa Bergoglio sulla cura del creato


di Pezzo Grosso


Pubblicata da Marco Tosatti sul suo sito Stilum Curiae

Le immagini sono nostre





Caro Tosatti, vorrei commentare il messaggio, qui sotto riportato, di Papa Francesco per la giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Ad una prima lettura del documento mi son meravigliato di leggere considerazioni un po’ confondenti ed ambigue, persino troppo sofisticate. Ad una seconda lettura più attenta, credo invece di aver intuito che detto documento spiega che più che la “creatura” o il Creatore stesso, la preoccupazione dichiarata (con necessari riferimenti al Creatore e creatura) riguarda solo “madre terra”, con quello che ne consegue. Se Lei mi permette rivolgerei un’accorata lettera aperta al Papa Francesco.


Santo Padre. Poiché nel documento viene citata la Genesi, 1.25, per ricordare che : “Dio vide che ciò (la creazione della terra) era buono”, la citerò anch’io.

Dopo Genesi, 1.25, inizia la Genesi, 1.26, riferita alla Creazione dell’uomo. Dice che Dio lo creò maschio e femmina (non gender). Poi li invita a proliferare, moltiplicarsi e riempire il mondo (non disse di non essere conigli); e ancora raccomandò di assoggettare il mondo creato. E conclude che Iddio considerò questo “molto buono”.

Caro Santo Padre, l’uomo, creatura di Dio, si è sempre preso cura del Creato, trasformando le foreste primordiali in giardini e la terra brulla e il deserto in campi di grano per alimentarsi.

Il famoso degrado, che Lei, papa Francesco, riconosce essersi accentuato negli ultimi decenni, è dovuto invece proprio alle politiche ambientaliste neomalthusiane adottate dopo gli anni ’70 per interrompere le nascite e compensare il conseguente crollo della crescita economica con consumismo (il dottor Gotti Tedeschi lo spiega benissimo nella lettera aperta al Papa pubblicata su Il Foglio il giorno della pubblicazione dell’Enciclica Laudato Sì. Spadaro gliela ha fatta leggere?).

Ma, la prego, rifletta: chi, all’inizio, ha incoraggiato le doti di cupidigia, egoismo, avidità che non hanno rispettato la natura, se non chi ha “separato fede ed opere”?
E’ sempre convinto che Lutero sia stato medicina per la Chiesa o piuttosto zizzania seminata nel campo del Signore?

E’ sempre convinto che Lutero sia stato medicina per la Chiesa o piuttosto zizzania seminata nel campo del Signore?

Nel documento allegato, viene ricordato, en passant, che all’origine c’è il peccato. Benissimo, il Papa dovrebbe soprattutto occuparsi del peccato, proponendo anzitutto la conversione, perché è il peccato l’origine vera e unica di abuso del Creato.

Meglio sarebbe occuparsi delle cause dei problemi, e solo dopo degli effetti, per risolvere i quali Lei propone soluzioni tecnico-scientifiche di cui non ha competenza.

Tra queste raccomandazioni per risolvere gli effetti, le conseguenze (ignorando le cause), Lei, Santo Padre, propone cambiamenti di stile di vita, con conseguenze, che Lei stesso indica, nelle produzioni, nei consumi, nell’uso di materie prime, nei mezzi di trasporto (Santo Padre, prenderà ancora l’ascensore?); ma incoraggia anche implicitamente i giovani a scendere nelle piazze… Non per gridare “noi vogliam Dio, che è nostro Padre…” ma per gridare: “non rubateci il futuro”.

Che visione limitata del loro futuro viene incoraggiata! E che curiosa complicità con il nuovo “green capitalism” chiesto dall’Onu e satelliti per il nuovo business legato all’ambiente…(forse Spadaro questo non glielo ha spiegato?).

Lei Santo Padre, conclude il documento con una esortazione, molto bella, presa dal Deuteronomio : “ Scegliete la vita !” (Dt 30,9). Benissimo Santo Padre, si scelga la vita, ma facendo famiglie e figli, dicendo no all’aborto, ripetendo (con conferma anche da parte di Spadaro e tanti suoi vescovi) no all’eutanasia. Questo è scegliere la vita, caro Papa Francesco.

Grazie per la Sua attenzione.



Messaggio di sua santità
 papa Francesco 
per la celebrazione della
 giornata mondiale di preghiera per la cura del creato

1 settembre 2019

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2019/documents/
papa-francesco_20190901_messaggio-giornata-cura-creato.html


«Dio vide che era cosa buona» (Gen 1,25). Lo sguardo di Dio, all’inizio della Bibbia, si posa dolcemente sulla creazione. Dalla terra da abitare alle acque che alimentano la vita, dagli alberi che portano frutto agli animali che popolano la casa comune, tutto è caro agli occhi di Dio, che offre all’uomo il creato come dono prezioso da custodire.

Tragicamente, la risposta umana al dono è stata segnata dal peccato, dalla chiusura nella propria autonomia, dalla cupidigia di possedere e di sfruttare. Egoismi e interessi hanno fatto del creato, luogo di incontro e di condivisione, un teatro di rivalità e di scontri. Così si è messo in pericolo lo stesso ambiente, cosa buona agli occhi di Dio divenuta cosa sfruttabile nelle mani dell’uomo. Il degrado si è accentuato negli ultimi decenni: l’inquinamento costante, l’uso incessante di combustibili fossili, lo sfruttamento agricolo intensivo, la pratica di radere al suolo le foreste stanno innalzando le temperature globali a livelli di guardia. L’aumento dell’intensità e della frequenza di fenomeni meteorologici estremi e la desertificazione del suolo stanno mettendo a dura prova i più vulnerabili tra noi. Lo scioglimento dei ghiacciai, la scarsità d’acqua, l’incuria dei bacini idrici e la considerevole presenza di plastica e microplastica negli oceani sono fatti altrettanto preoccupanti, che confermano l’urgenza di interventi non più rimandabili. Abbiamo creato un’emergenza climatica, che minaccia gravemente la natura e la vita, inclusa la nostra.

Alla radice, abbiamo dimenticato chi siamo: creature a immagine di Dio (cfr Gen 1,27), chiamate ad abitare come fratelli e sorelle la stessa casa comune. Non siamo stati creati per essere individui che spadroneggiano, siamo stati pensati e voluti al centro di una rete della vita costituita da milioni di specie per noi amorevolmente congiunte dal nostro Creatore. È l’ora di riscoprire la nostra vocazione di figli di Dio, di fratelli tra noi, di custodi del creato. È tempo di pentirsi e convertirsi, di tornare alle radici: siamo le creature predilette di Dio, che nella sua bontà ci chiama ad amare la vita e a viverla in comunione, connessi con il creato.

Perciò invito fortemente i fedeli a dedicarsi alla preghiera in questo tempo, che da un’opportuna iniziativa nata in ambito ecumenico si è configurato come Tempo del creato: un periodo di più intensa orazione e azione a beneficio della casa comune che si apre oggi, 1° settembre, Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato, e si concluderà il 4 ottobre, nel ricordo di San Francesco d’Assisi. È l’occasione per sentirci ancora più uniti ai fratelli e alle sorelle delle varie confessioni cristiane. Penso, in particolare, ai fedeli ortodossi che già da trent’anni celebrano la Giornata odierna. Sentiamoci anche in profonda sintonia con gli uomini e le donne di buona volontà, insieme chiamati a promuovere, nel contesto della crisi ecologica che riguarda ognuno, la custodia della rete della vita di cui facciamo parte.

È questo il tempo per riabituarci a pregare immersi nella natura, dove nasce spontanea la gratitudine a Dio creatore. San Bonaventura, cantore della sapienza francescana, diceva che il creato è il primo “libro” che Dio ha aperto davanti ai nostri occhi, perché ammirandone la varietà ordinata e bella fossimo ricondotti ad amare e lodare il Creatore (cfr Breviloquium, II,5.11). In questo libro, ogni creatura ci è stata donata come una “parola di Dio” (cfr Commentarius in librum Ecclesiastes, I,2). Nel silenzio e nella preghiera possiamo ascoltare la voce sinfonica del creato, che ci esorta ad uscire dalle nostre chiusure autoreferenziali per riscoprirci avvolti dalla tenerezza del Padre e lieti nel condividere i doni ricevuti. In questo senso possiamo dire che il creato, rete della vita, luogo di incontro col Signore e tra di noi, è «il social di Dio» (Udienza a guide e scout d’Europa, 3 agosto 2019). Esso ci porta a elevare un canto di lode cosmica al Creatore, come insegna la Scrittura: «Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore; lodatelo ed esaltatelo nei secoli» (Dn 3,76).

È questo il tempo per riflettere sui nostri stili di vita e su come le nostre scelte quotidiane in fatto di cibo, consumi, spostamenti, utilizzo dell’acqua, dell’energia e di tanti beni materiali siano spesso sconsiderate e dannose. In troppi stiamo spadroneggiando sul creato. Scegliamo di cambiare, di assumere stili di vita più semplici e rispettosi! È ora di abbandonare la dipendenza dai combustibili fossili e di intraprendere, in modo celere e deciso, transizioni verso forme di energia pulita e di economia sostenibile e circolare. E non dimentichiamo di ascoltare le popolazioni indigene, la cui saggezza secolare può insegnarci a vivere meglio il rapporto con l’ambiente.

È questo il tempo per intraprendere azioni profetiche. Molti giovani stanno alzando la voce in tutto il mondo, invocando scelte coraggiose. Sono delusi da troppe promesse disattese, da impegni presi e trascurati per interessi e convenienze di parte. I giovani ci ricordano che la Terra non è un bene da sciupare, ma un’eredità da trasmettere; che sperare nel domani non è un bel sentimento, ma un compito che richiede azioni concrete oggi. A loro dobbiamo risposte vere, non parole vuote; fatti, non illusioni.

Le nostre preghiere e i nostri appelli sono volti soprattutto a sensibilizzare i responsabili politici e civili. Penso in particolare ai Governi che nei prossimi mesi si riuniranno per rinnovare impegni decisivi a orientare il pianeta verso la vita anziché incontro alla morte. Vengono alla mente le parole che Mosè proclamò al popolo come una sorta di testamento spirituale prima dell’ingresso nella Terra promessa: «Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza» (Dt 30,19). Sono parole profetiche che potremmo adattare a noi e alla situazione della nostra Terra. Scegliamo dunque la vita! Diciamo no all’ingordigia dei consumi e alle pretese di onnipotenza, vie di morte; imbocchiamo percorsi lungimiranti, fatti di rinunce responsabili oggi per garantire prospettive di vita domani. Non cediamo alle logiche perverse dei guadagni facili, pensiamo al futuro di tutti!

In questo senso riveste speciale importanza l’imminente Vertice delle Nazioni Unite per l’azione sul clima, durante il quale i Governi avranno il compito di mostrare la volontà politica di accelerare drasticamente i provvedimenti per raggiungere quanto prima emissioni nette di gas serra pari a zero e di contenere l’aumento medio della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Nel prossimo mese di ottobre, poi, l’Amazzonia, la cui integrità è gravemente minacciata, sarà al centro di un’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi. Cogliamo queste opportunità per rispondere al grido dei poveri e della Terra!

Ogni fedele cristiano, ogni membro della famiglia umana può contribuire a tessere, come un filo sottile, ma unico e indispensabile, la rete della vita che tutti abbraccia. Sentiamoci coinvolti e responsabili nel prendere a cuore, con la preghiera e con l’impegno, la cura del creato. Dio, «amante della vita» (Sap 11,26), ci dia il coraggio di operare il bene senza aspettare che siano altri a iniziare, senza aspettare che sia troppo tardi.

Dal Vaticano, 1° settembre 2019
FRANCESCO






 



settembre 2019
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