Anche se tutti gretini, noi no

di Elisabetta Frezza



Pubblicato il 26 settembre 2019 sul sito
Ricognizioni


 






Domani, venerdì 27 settembre è indetto il terzo “Global Strike For Future”, nell’ambito della settimana dedicata alla sensibilizzazione della popolazione mondiale sul tema dei cambiamenti climatici. L’«onorevole ministro» Fioramonti, scrutata la sfera di cristallo sulla scrivania di Viale Trastevere, prevede un’«ampia adesione degli studenti italiani alle iniziative locali» mattutine (fossero state pomeridiane, forse, la sfera avrebbe restituito altro responso, ma fatalità vuole che accadano tutte simultaneamente e giusto durante l’orario scolastico). Di conseguenza, l’«onorevole ministro» auspica che i dirigenti applichino un regime speciale per la disciplina delle assenze – una sorta di favor manifestationis, o favor gretinorum, insomma – «stante il valore civico che la partecipazione riveste».





Che dire? Trattasi, letteralmente, di un caso di scuola in cui la realtà supera la fantasia e non resta granché da commentare. Sta di fatto, tuttavia, che la mattina di venerdì 27 settembre milioni di scolari e il doppio di genitori si troveranno di fronte a una scelta inedita nella storia della scuola italiana e mondiale: obbedire al ministro che invita a scioperare e vivere felici e contenti, oppure provare a fare i crumiri a proprio rischio e pericolo. C’è una terza possibilità: restarsene chiusi in casa fingendosi malati.

Chi opterà per la prima alternativa, quella pronosticata dagli aruspici ministeriali come grandemente maggioritaria, si sentirà in dovere di farlo sapere al resto del mondo, che approverà. Chi opterà per l’ultima osserverà un religioso, pudico silenzio. Andranno comunque sul sicuro, gli uni e gli altri, perché non disturberanno nessuno, né il manovratore né le maestranze in disservizio. Chi oserà la seconda si metterà invece in un bel pasticcio e dovrà essere pronto a incassarne le conseguenze, quali che siano.

Noi di Ricognizioni, che amiamo il rischio, siamo per la terza via. Ma abbiamo pensato di farlo sapere in anticipo, con lettera protocollata, che trovate qui sotto. Se a qualcuno dei nostri lettori venissero altre idee da suggerire alle povere vittime di questo manicomio a cielo aperto che è diventata la scuola italiana, saremo felici di accoglierle e divulgarle.

Egregio signor Preside,
di fronte allo zelo con cui l’Istituzione, a partire dai suoi vertici, incoraggia gli studenti ad assentarsi da scuola, Le comunico che non intendo rinunciare al diritto a che i miei figli siano istruiti nelle materie prestabilite, prerogativa che per gli studenti si identifica col molto rivendicato “diritto allo studio” e che, per la scuola, corrisponde al dovere di provvedere all’istruzione prevista.
Non vedo infatti il motivo per cui le materie di studio possano essere arbitrariamente sostituite con attività ricreative in omaggio a ideologie estemporanee dettate da poteri incontrollati e incontrollabili per il proprio utile particolare. Ritengo in particolare che non spetti alla scuola alimentare un fenomeno creato e pilotato a tavolino da una ormai ben nota regia sovranazionale per manipolare le coscienze più deboli: un fenomeno cavalcato con incredibile cinismo da quanti avrebbero la responsabilità, piuttosto, di offrire criteri fondamentali di giudizio e spunti di autentica riflessione su questioni complesse di interesse generale. L’improvvisa epifania sulla scena globale di una ragazzina autistica paladina dei magnati della terra e portata a spasso per il mondo negli yacht principeschi dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, come ci troviamo di fronte a un grossolano prodotto mediatico votato a strumentalizzare le nuove generazioni per il profitto di pochi (rectius, di pochissimi).
Se queste stesse generazioni, invece di essere incitate ad aderire al monopensiero obbligatorio, venissero istruite adeguatamente, forse risulterebbero meno esposte alla prepotenza di una propaganda che punta a renderle una massa amorfa di obbedienti eterodiretti.
Intendo quindi sottrarre i miei figli a questa “farsa” (com’è definita non da me, ma da fior fiore di scienziati di tutto il mondo), tanto più grave in quanto promossa e avallata dall’Istituzione che dovrebbe provvedere alla loro formazione culturale. Tale formazione non si compie al ritmo di slogan tribali, ma richiede ben altro tipo di impegno e di applicazione.
Certa della Sua comprensione, Le invio distinti saluti,
Elisabetta Frezza

 



ottobre 2019
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