Signora, evangelizzazione sì, proselitismo no

di Giovanni Servodio





Il titolo è una frase pronunciata da papa Bergoglio il 5 settembre 2019, nel corso dell’incontro con i Gesuiti del Mozambico, avuto in occasione del suo viaggio in Mozambico e Madagascar.

La frase, riporta Bergoglio, egli l’ha rivolta ad una signora che gli aveva presentato due giovani convertitisi al cattolicesimo: «Santità, vengo dal Sud Africa. Questo ragazzo era indù e si è convertito al cattolicesimo. Questa ragazza era anglicana e si è convertita al cattolicesimo».
A spiegazione di questa affermazione, lo stesso Bergoglio afferma: «Ciò che intendo dire è che l’evangelizzazione libera! Il proselitismo, invece, fa perdere la libertà. Il proselitismo è incapace di creare un percorso religioso in libertà. Prevede sempre gente in un modo o nell’altro assoggettata. Nell’evangelizzazione il protagonista è Dio, nel proselitismo è l’io».
E ancora: «L’evangelizzatore non viola mai la coscienza: annuncia, semina e aiuta a crescere. Aiuta. Chiunque faccia proselitismo, invece, viola la coscienza delle persone: non le fa libere, le fa dipendere. L’evangelizzazione ti dà una dipendenza «paterna», cioè ti fa crescere e ti libera. Il proselitismo ti dà una dipendenza servile, di coscienza, e sociale. La dipendenza dell’evangelizzato, quella «paterna», è il ricordo della grazia che Dio ti ha dato. Il proselito invece dipende non come un figlio, ma come uno schiavo, che alla fine non sa che cosa fare se non gli viene detto».

Considerando che la signora ha parlato chiaramente di “conversione al cattolicesimo”, cioè all’unica vera religione, la prima cosa che si nota è che Bergoglio non ha idea di cosa sia l’evangelizzazione. Egli non ha presente allo spirito il comando di Nostro Signore:
«Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato». (Mt. XXVIII, 19-20); «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato». (Mc. XVI, 15-16);
ma segue i suoi convincimenti personali.

L’insegnamento di Nostro Signore porta, non solo alla predicazione, ma anche all’indottrinamento e al battesimo, cioè all’incorporazione dell’infedele convertito nella Chiesa. E questo significa semplicemente che evangelizzare equivale ad aumentare il numero dei credenti in Cristo, appartenenti al Suo Corpo Mistico. E questa incorporazione nella Chiesa è uguale alla sottomissione del nuovo credente, del convertito, all’insegnamento e alla disciplina della Chiesa, che vengono entrambi da Cristo stesso.
Ovviamente, questo vale per l’unica vera Chiesa di Cristo, che è la Chiesa cattolica, la quale, incorporando a sé incorpora a Cristo.
Questo significa evangelizzare, anche quando si ricorda che la prima fase dell’evangelizzazione è la testimonianza, l’esempio.

Affermare quindi, come fa Bergoglio, che “l’evangelizzazione libera”, mentre il proselitismo “fa perdere la libertà”, è qualcosa di totalmente estranea all’insegnamento di Nostro Signore.
Quando si evangelizza si opera per sottomettere all’insegnamento e alla volontà di Dio chi fino allora ha vissuto prescindendo da Dio stesso; e questo “fa perdere la libertà”, perché obbliga la mente e il cuore ad escludere i convincimenti, i desideri e i piaceri personali. Per di più, la vera libertà dipende dalla sottomissione all’insegnamento di Nostro Signore: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv. VIII, 31- 32). E per conoscere la verità occorre che essa venga insegnata, attraverso l’insegnamento della parola di Cristo.
Quindi, è l’evangelizzazione che “fa perdere la libertà”, perché rigetta la volontà personale a favore della volontà di Dio.
Pretendere di evangelizzare mantenendo la libertà personale, significa porre l’uomo nella condizione di far dipendere la volontà di Dio dalla sua volontà personale. Non è questo che ha sempre insegnato la Chiesa, quanto piuttosto il contrario: sottomettersi alla volontà di Dio e conformarsi ad essa, nel sentire, nel pensare e nell’agire; e questo lo si realizza principalmente appartenendo alla Chiesa cattolica.

Bergoglio inverte tutto questo e chiama “proselitismo” l’incorporare il convertito nella Chiesa. Eppure, colui che si converte è colui che abbandona la strada sbagliata per seguire quella giusta, e questa strada ha un percorso e una connotazione definita, tale da non lasciare spazio alle esigenze dell’“io” per riservare tutto lo spazio alla volontà di Dio.  In questo modo, è l’evangelizzazione a rendere schiavi della volontà di Dio, e a rendere liberi dalla schiavitù del peccato.
Quando si pretende di prescindere dalla schiavitù di Dio, si professa una nuova religione opposta al cattolicesimo, e si pretende di distinguere tra evangelizzazione e proselitismo, escludendo che la vera evangelizzazione coincide col fare proseliti per la Chiesa e quindi per Dio.

E’ logico che possa esserci proselitismo senza evangelizzazione, ma questo solo quando non si predica il vero insegnamento di Cristo, come accade nelle sette e nelle false religioni; in questo caso si persegue il “numero” e non la “conversione”, mentre quando si persegue la “conversione” si realizza l’acquisizione di un proselito alla vera religione: si fa del vero proselitismo.
Bergoglio è contro il proselitismo perché è contro la conversione alla vera religione, egli propugna un’evangelizzazione che lasci i possibili convertiti a credere in Dio in modo libero e personale, come vuole il mondo e non come vuole Dio.
Un papa che parla in questo modo non conferma i fratelli nella Fede, ma li distoglie dalla Fede e li spinge all’apostasia, pronti a diventare prede del diavolo che come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare (Cfr. I Pietro, V, 8).




ottobre 2019
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