Come Bergoglio trasforma la blasfemia in farsa

di Belvecchio






Dopo che, il 21 ottobre scorso, un fedele è entrato nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, in via della Conciliazione a Roma, ha raccolto tre statuette della dea pagana Pachamama e le ha gettate nel Tevere, ci sono state varie reazioni e anche noi abbiamo commentato la notizia.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3225_Belvecchio_Dissacrate_due_chiese.html

Preti e addetti stampa si sono precipitati a precisare che si trattava di innocue statuette raffiguranti una donna nuda incinta, che non si trattava del simulacro di una divinità pagana, quindi avrebbero sbagliato certi cattolici, come noi, a parlare di scandalo e di blasfemia, di violazione di un luogo sacro con l’esposizione e la venerazione di una dea pagana.

Dopo il lancio nel Tevere, sono subito partite le indagini, non si sa se dietro sollecitazione della Curia romana o dello stesso Bergoglio, e i Carabinieri hanno recuperato le tre statuette lignee che galleggiavano sul Tevere.
La notizia è stata riportata come fosse un fatto eccezionale, mentre invece era logico che le statuette rimanessero integre nel galleggiare sull’acqua.

Ebbene, il 25 pomeriggio, alla fine della preghiera del Sinodo, Bergoglio ha fatto sapere del recupero effettuato dai Carabinieri e, come riporta Avvenire, ha detto: «Buon pomeriggio, vi vorrei dire una parola sulle statue della pachamama che sono state tolte dalla chiesa nella Traspontina, che erano lì senza intenzioni idolatriche e sono state buttate al Tevere. Prima di tutto questo è successo a Roma e come vescovo della diocesi io chiedo perdono alle persone che sono state offese da questo gesto. Poi comunico che le statue, che hanno creato tanto clamore mediatico, sono state ritrovate nel Tevere. Le statue non sono danneggiate».

<>Intanto, come dicevamo prima, le statuette non sono state “ritrovate”, ma semplicemente recuperate, non c’era neanche da cercarle. Ma Bergoglio parla chiaramente di “statue della pachamama” e non di statue di una donna nuda incinta, quindi i commentatori e i giustificatori mentono, perché è evidente che la “pachamama” non è una donna nuda incinta, ma la dea della fertilità, la “madre terra” (mama pacha), già venerata come divinità dagli Inca e oggi dagli indigeni dell’Amazzonia.





Lo stesso Bergoglio afferma che le statuette erano nella chiesa “senza intenzioni idolatriche”, il che significa che si trattava proprio di idoli e che solo le intenzioni di chi le ha portate in chiesa non erano “idolatriche”.

Ecco perché parliamo di blasfemia trasformata in farsa, perché il solo portare in chiesa degli idoli è un’azione idolatrica e fortemente blasfema; e un papa che gira intorno alla blasfemia, giustificandola e condividendola, può essere solo un idolatra o un imbonitore che orchestra una farsa a partire da una cosa seria.
Ma per Bergoglio né la chiesa, né l’atto blasfemo sono cose serie; per lui le cose serie sono l’adorazione della “madre terra”, della “casa comune”, dei culti e delle costumanze pagane degli indigeni dell’Amazzonia.
Tanto serie che sente il dovere di chiedere “perdono alle persone che sono state offese da questo gesto”.
Incredibile! E le persone, i cattolici, quelli veri, che sono stati offesi dal festino orchestrato in chiesa con la “pachamama” intronizzata e adorata? Di queste persone a Bergoglio non importa un bel niente! Ma allora perché non si dimette e si ritira in Amazzonia a praticare nella foresta il culto di “pachamama”? Perché anche lui  non va ad offrire offerte alla “pachamama” per la maggiore fertilità del terreno e perché il raccolto sia più abbondante?
No! Bergoglio rimane a Roma, in Vaticano, e lì, come papa si fa portare la “pachamama” in San Pietro e le offre delle preghiere insieme ai suoi giannizzeri vestiti da cardinali e da vescovi!

Per di più, nello stesso intervento, ha annunciato che le “innocue” statuette saranno esposte “durante la Santa Messa di chiusura del Sinodo”, rinnovando così la profanazione della Basilica. Da notare che quel giorno, annuncia la Sala Stampa della Santa Sede, «concelebreranno con il Santo Padre solo i membri del Sinodo», cioè i vescovi e i preti dell’Amazzonia e amazzonici, e la celebrazione coinciderà con la XXX Domenica del tempo ordinario, secondo il rito moderno, e con la solennità di Cristo Re, secondo il rito tradizionale. La cosa sembrerebbe poco rilevante, ma in tutto il mondo quel giorno migliaia di sacerdoti cattolici inneggeranno a Nostro Signore Gesù Cristo Re, mentre il Papa ritenuto cattolico renderà omaggio a Roma a “pachamama”.

Siamo o non siamo alla farsa?
Sarebbe da riderci sopra se non si trattasse di una grave offesa a Dio, compiuta proprio da chi si atteggia a difensore di Dio.
Quanto dovrà durare questa farsa blasfema prima che il Signore Iddio Onnipotente intervenga a porre fine all’abominio, magari facendo piombare su tutti un tremendo castigo?

Che i cattolici stiamo alla larga da questo sulfureo personaggio e intensifichino le preghiere perché il Signore abbia pietà di tanti che con tiepidezza subiscono silenziosi questo abominio, correndo il rischio di perdere le loro anime.
 

Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. … Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. (Apoc. III, 16 e 22)




ottobre 2019
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