Quarant’anni dopo la morte di Franco

di Gary Potter


Articolo pubblicato il 3 novembre 2019 sul sito Catholicism
 


Un giovane americano che, come me, avesse viaggiato in Spagna all’inizio degli anni ‘60, avrebbe notato che le donne non prendevano il sole sulle spiagge in topless, come invece facevano molte altre sulla Costa Azzurra. Lì non c’erano neanche i bikini. Un Americano che viveva nel paese mi spiegò allora che i costumi da bagno interi che si vedevano ovunque erano “obbligatori”. Mi disse anche che una coppia che si tenesse per mano per strada correva il rischio di essere arrestata da un gendarme. Eppure i bar erano pieni di uomini e donne, per lo più giovani, fino alle ore piccole del mattino. C’erano risate e canti e il vino scorreva.

Le strade di Madrid erano le più pulite di tutte le grandi città europee; ed erano anche le più sicure, in qualsiasi quartiere ci si avventurasse, a qualsiasi ora.

L’aborto era un crimine, ma a quel tempo lo era anche nelle democrazie liberali dell’Inghilterra e degli Stati Uniti. Il concetto di “matrimonio” tra persone dello stesso sesso non passava neanche per la mente, almeno per le menti sane.

Chi si fosse trattenuto nel paese avrebbe appreso che certe organizzazioni erano state bandite (le logge massoniche ne erano un esempio), senza che peraltro, in una qualsiasi parte della Spagna, si potesse avere la palpabile sensazione di paura e di sospetto che saturava l’atmosfera dell’Europa orientale comunista e che sperimentava una persona che avesse motivo di andare lì ed ottenesse il visto necessario.




Il generale Francisco Franco y Bahamonde
(Ferrol, 4 dicembre 1892 – Madrid, 20 novembre 1975)
fu Caudillo di Spagna dal 1939 al 1975



Non si incontrava lo sguardo distratto e preoccupato di uomini concentrati a fare soldi o a tentare di farli. Dopo il pranzo era usuale una siesta; gli amici che si incontravano “sprecavano” facilmente un’ora per scambiarsi le reciproche notizie.

In quel periodo c’era una cosa che colpiva in Spagna: io non ero ancora cattolico, ma entrando in una chiesa per visitarla incontravo sempre delle persone in preghiera; e se c’era una Messa la chiesa era piena.

So cosa esisteva in Francia tra il 1940 e il 1944 quando la empia trinità: Libertà, Uguaglianza, Fraternità, fu sostituita come slogan nazionale da Lavoro, Famiglia, Paese. Conosco anche il coraggioso sforzo del Gen. Juan Ongania per arginare la “immoralizzazione” (parola sua) dell’Argentina nel periodo 1966-70. Tuttavia, l’unica esperienza personale di ordine sociale cristiano che ho avuto nella mia vita è stata la mia visita in Spagna nei primi anni 60. I miei ricordi sono indelebili. Come riassumerli?

Non era come se il governo spagnolo dell’epoca modellasse consapevolmente i suoi programmi e le sue politiche su ciò che una volta era conosciuto come insegnamento sociale papale. In realtà questo è accaduto solo in un posto nel ventesimo secolo: nell’Austria sotto Engelbert Dollfuss quando Papa Pio XI era come il co-cancelliere virtuale. Nella Spagna degli anni ‘60 era più una questione di vita che si sentiva naturale, sicura, in qualche modo protetta. Naturalmente lo dico col senno di poi, ma quello che ricordo ora è che la Spagna aveva allora un governo intento a permettere alle persone di raggiungere il Cielo, se non altro riducendo il rischio che si danneggiassero da sole. In altre parole, quel governo non operava secondo la concezione liberale della libertà intesa come “diritto” di fare tutto ciò che è umanamente possibile.

Non si incontrava lo sguardo distratto e preoccupato di uomini concentrati a fare soldi o a tentare di farli. Dopo il pranzo era usuale una siesta; gli amici che si incontravano “sprecavano” facilmente un’ora per scambiarsi le reciproche notizie.

In quel periodo c’era una cosa che colpiva in Spagna: io non ero ancora cattolico, ma entrando in una chiesa per visitarla incontravo sempre delle persone in preghiera; e se c’era una Messa la chiesa era piena.

So cosa esisteva in Francia tra il 1940 e il 1944 quando la empia trinità: Libertà, Uguaglianza, Fraternità, fu sostituita come slogan nazionale da Lavoro, Famiglia, Paese. Conosco anche il coraggioso sforzo del Gen. Juan Ongania per arginare la “immoralizzazione” (parola sua) dell’Argentina nel periodo 1966-70. Tuttavia, l’unica esperienza personale di ordine sociale cristiano che ho avuto nella mia vita è stata la mia visita in Spagna nei primi anni 60. I miei ricordi sono indelebili. Come riassumerli?

Non era come se il governo spagnolo dell’epoca modellasse consapevolmente i suoi programmi e le sue politiche su ciò che una volta era conosciuto come insegnamento sociale papale. In realtà questo è accaduto solo in un posto nel ventesimo secolo: nell’Austria sotto Engelbert Dollfuss quando Papa Pio XI era come il co-cancelliere virtuale. Nella Spagna degli anni ‘60 era più una questione di vita che si sentiva naturale, sicura, in qualche modo protetta. Naturalmente lo dico col senno di poi, ma quello che ricordo ora è che la Spagna aveva allora un governo intento a permettere alle persone di raggiungere il Cielo, se non altro riducendo il rischio che si danneggiassero da sole. In altre parole, quel governo non operava secondo la concezione liberale della libertà intesa come “diritto” di fare tutto ciò che è umanamente possibile.

Tutto nella Spagna ha incominciato a cambiare, e a cambiare velocemente, dopo il novembre 1975, quarant’anni fa: quando il Generale Francisco Franco, Caudillo spagnolo dal 1939, morì.
Quanto è stato veloce il cambiamento? Dopo appena due anni, un mio amico, il noto sacerdote cubano-americano, il reverendo Enrique Rueda, è stato rapinato in pieno giorno in una delle principali arterie del centro di Madrid. Il reverendo indossava la talare.

Recenti viaggiatori in Spagna mi dicono che oggi può essere difficile trovare una Messa nei giorni feriali fuori dalle grandi città. Molte chiese danno l’impressione di essere chiuse a chiave - permanentemente chiuse per mancanza di clero e di fedeli.

Se oggi si intervistassero gli Spagnoli, chiedendo loro se preferiscono la vita come si svolgeva nel paese durante gli anni 1939-75, quando governava Franco, o la vita come si svolge oggi, si può star certi che la stragrande maggioranza, compresi quelli che ricordano le strade sicure e i giovani che agivano modestamente, che loro piacesse o no, risponderebbe “quella di oggi”?
E questo indubbiamente da dopo che nel Giardino dell’Eden gli uomini hanno preferito vivere secondo la propria volontà invece che secondo la volontà di Dio, e da dopo che per due secoli le diverse nazioni sono state governate da leggi che riflettono le preferenze personali invece di aiutare gli uomini a seguire la volontà di Dio.

Giuridicamente, durante tutti gli anni in cui governò Franco, la Spagna era una monarchia; Franco governò come reggente, ma il popolo spagnolo lo conosceva come il Caudillo. I media liberali negli Stati Uniti e altrove furono sempre attenti a spiegare che Caudillo era l’equivalente spagnolo di Fuhrer. In entrambi i casi i due termini possono essere tradotti con Leader, ma per gli Spagnoli dell’epoca il termine non era più sinistro di quanto lo fosse il termine “Boss” per gli Americani, quando le nostre grandi città erano ancora gestite dalla politica degli apparati.

Il paragone con “Boss” è abbastanza pertinente. Si pensi, ad esempio, a Richard M. Daley, “Boss” democratico di Chicago negli anni ‘60 e l’ultimo politico statunitense di limitata ambizione, come probabilmente non ne vedremo più. I politici più moderni, a cominciare da Jimmy Carter che correva per il consiglio scolastico locale o da Barack Obama che aspirava a dirigere l’Illinois, hanno sempre sognato la Casa Bianca fin dall’inizio della loro carriera; Richard Daley invece voleva essere solo sindaco di Chicago.
Come “Boss” egli stabilì le regole per la vita politica della città, e dopo averle stabilite vi si attenne per primo. Chiunque appartenente all’apparato facesse lo stesso poteva contare sul sostegno del Municipio: se rappresentava una certa parte della città nel Consiglio Comunale, la spazzatura della sua zona sarebbe stata raccolta senza problemi, la neve rimossa rapidamente dalle strade, delle nuove attrezzature per un parco giochi installate se necessario, la corruzione della polizia del distretto locale mantenuta entro limiti tollerabili, e così via.

Il Caudillo stabilì le regole della vita politica spagnola e dopo averle stabilite le rispettò. Il che è l’opposto di una tirannia. Sotto la tirannia il cittadino non sa come regolarsi, le regole non sono chiare, tutto avviene secondo lo stato d’animo passeggero del tiranno. Una tirannia non è una forma di governo; si impone per sostituire un governo debole o contrastare qualsiasi tipo di anarchia.

Se paragoniamo Franco ad un suo contemporaneo, il vero tiranno Joseph Stalin, e su ciò che più conta: la questione di chi deve vivere e chi deve morire, troviamo che Franco capì che la civiltà deve talvolta ricorrere alla forza letale per difendersi.
Difendere la civiltà cristiana fu quello che lui e i suoi compagni generali fecero nel 1936, quando si rivoltarono contro la Repubblica Rossa che aveva sostituito la monarchia spagnola nel 1931 e che nel corso degli anni era diventata sempre più radicale e anticattolica. Fu così che ebbe inizio il conflitto noto al mondo esterno come Guerra Civile Spagnola, ma che Franco e i suoi compagni nazionalisti chiamavano “Crociata”.

Qui, ignoreremo la crociata; una volta ne ho scritto su questo sito
https://catholicism.org/spains-crusade-1936-39.html
Ignoreremo anche la comprensione che Franco avesse della Fede, se non per dire che probabilmente non avrebbe potuto essere più semplice o meno “pastorale”; in essa non c’era niente di “teologico” o complicato, era la fede che gli era stata insegnata da ragazzo col catechismo. Se si vive secondo ciò che ci è stato insegnato, si ha la possibilità di arrivare almeno in Purgatorio; diversamente, la cosa più probabile è andare all’Inferno.

Quello che qui ci interessa è che per combattere la “crociata”, e mantenere l’ordine sociale cristiano dopo la vittoria nazionalista del 1939, a volte fu necessaria l’esecuzione di spie, rivoluzionari e altri malfattori.
Come comandante delle forze militari in guerra, e più tardi come Caudillo, Franco insistette sempre per rivedere il fascicolo di chiunque fosse stato condannato a morte, anche quando era lui che firmava la condanna a morte. Per lui la cosa era importante, perché fucilare un uomo non è cosa da poco; per quanto colpevole potesse apparire il reo, meritava che il suo caso venisse riesaminato e che la sentenza fosse eseguita secondo quanto disposto da una autorità legittima e identificabile.

Se invece passiamo in rassegna tutte le biografie di Stalin, troviamo che il tiranno poteva passare ore a firmare condanne a morte con migliaia di nomi su un singolo documento. Le sue vittime non erano nemmeno numeri per lui; per richiamare una famosa frase di Lenin, erano uova che dovevano essere rotte per fare l’omelette della Rivoluzione. La loro morte era necessaria allo Stato (cioè a Stalin) per terrorizzare la popolazione e mantenerla in una sottomissione indiscussa.

A volte, quando Stalin finiva di firmare le condanne a morte, guardava un film e beveva vodka con gli amici, assicurandosi che i compagni bevessero più di lui. Più di uno di questi uomini sarebbe stato fucilato qualche ora dopo, la vodka gli aveva sciolto la lingua fino al punto di fargli esprimere qualche debole critica o ripetere una battuta antiregime che aveva sentito. A Stalin non importava dell’allegria che non fosse la sua, come quando ordinò ai suoi compagni di rendersi ridicoli saltando e ballando sul posto fino a crollare a terra.
Anche il non bere con lui poteva essere pericoloso: rifiutarsi di farlo o trattenersi poteva suscitare il sospetto che si volessero nascondere pensieri sovversivi che avrebbero potuto venir fuori.

Stalin fu un assassino di massa, il numero delle sue vittime ha raggiunto forse i 20 milioni. Il più grande risultato di Franco è stato quello di salvare la Spagna da un governo già radicalmente socialista, che sotto la pressione di Mosca sarebbe diventato economicamente e politicamente soggetto a Stalin.

Il grande risultato successivo è stato quello di tenere la Spagna fuori dalla Seconda Guerra Mondiale. E non si trattò solo del fatto che le venne risparmiata una distruzione materiale peggiore di quella che aveva già subito durante la lotta contro i Rossi: la Spagna, il Portogallo, la Repubblica d’Irlanda (tutte neutrali durante la guerra) non sperimentarono gli sconvolgimenti sociali e la rivoluzione morale che la sconfitta portò al resto dell’Europa cattolica, se non altro così rapidamente come accadde altrove.

Negli anni dopo la guerra, l’indipendenza e l’autosufficienza della Spagna furono per Franco abbastanza importanti e gli permisero di resistere con successo all’adozione di misure che avrebbero spostato il paese verso l’integrazione nel globalismo economico che allora stava nascendo. Questo rallentò lo “sviluppo” della Spagna, ma contribuì a mantenere la sua cattolicità per un’altra generazione.

Che peccato perdere il meglio dell’età maschile: non solo le forze incominciano a mancare, ma vivendo abbastanza a lungo si perde anche l’aiuto dei propri collaboratori più abili e più vicini. Nel caso di Franco, a venire meno fu l’aiuto del suo primo ministro, l’ammiraglio Luis Carrero Blanco, assassinato dai terroristi baschi nel 1973.

Se fosse sopravvissuto a Franco, come si supponeva, l’Ammiraglio sarebbe andato lui all’aeroporto a salutare il giovane principe Juan Carlos, a vederlo installato come monarca, e a tenerlo poi sotto la sua ala per almeno diversi anni, assicurando la sopravvivenza di una parte dell’eredità di Franco.
Questo non è successo. Perfino la statua di Franco, che si trovava nella sua città natale in Galizia, è stata abbattuta anni fa.
Adesso la Spagna è solo un altro dei paesi mediterranei dell’UE - Portogallo, Italia, Grecia - disprezzati dai nordici economicamente efficienti, tranne quando vogliono vivere bene un po’ e andare in vacanza al Sud.

Povera Spagna. Io non ci sono tornato da quando Franco è morto, e se qualcuno mi offrisse un viaggio gratuito, non sono sicuro che accetterei. La mia paura è vedere con gli occhi del corpo la Spagna di oggi, mentre gli occhi della memoria mi ricorderebbero la Spagna di mezzo secolo fa… mi si spezzerebbe il cuore.





novembre 2019
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