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Nostalgia della Santa Messa tradizionale
La maestosità dell'antica Messa: desiderio che può essere appagato di
Antonio Zangari
![]() Nostalgia? Anche. Che, se di cose buone e belle, diventa nobile sentimento. Ma, per me e, penso, per tanti, adesso nella fattispecie, principalmente desiderio vivissimo di recuperare un segmento di passato, partecipare, cioè, alla celebrazione di una Messa “tradizionale”, cantata, unico modo alle origini, e in latino, “quel latino che ha suggellato, nella storia della Chiesa, la centralità di Roma, sede del papato”; quel latino che è ormai quasi scomparso dalla liturgia, sostituito dalle lingue parlate, perché i fedeli possano comprendere tutti e meglio – questa è, almeno, la giustificazione addotta -; ma “il problema non è di capire sul piano intellettuale, è di compiere un incontro reale con Cristo”. Una Messa come quella alla quale si andava con l'abito “buono”, il migliore, direi, non essendoci altra occasione più degna alla quale riservarne l’uso. Una Messa come quella – ma cosa ormai impossibile – in cui il celebrante stava rivolto all’Altare, al centro del quale, in posizione preminente, c’era il Tabernacolo, adesso collocato in altro posto. Una Messa durante la quale si possa di nuovo sentire il “maestoso” suono dell’organo, quel suono che ti faceva alzare lo sguardo a voler, quasi, vedere le onde sonore, accavallantesi sotto le istoriate volte del Tempio, nell’accompagnare il canto delle lodi del Signore. Adesso, invece, l'organo è sostituito da chitarre et similia, strumenti più adatti a fare la serenata sotto la finestra della donna amata, come si usava un tempo, che ad accompagnare un dolce e solenne canto religioso. Una Messa in cui si possa ascoltare, come una volta, un’edificante predica su passi del Vangelo o su episodi della Tradizione: vita dei Santi, miracoli, devozioni e altro ancora, invece della solita, breve omelia riguardante, quasi sempre, i problemi contingenti che ci affliggono: economia, immigrazione, droga, inquinamento, a proposito del quale si fa subito riferimento a San Francesco d’Assisi, la cui vita, semplice e povera, viene vista quasi più come modello di esistenza ecologicamente corretta che di santità, e il suo Cantico delle Creature viene interpretato più in senso naturalistico che per quello che è: un inno di lode al Creatore di tutte le cose. Problemi certo di grande importanza e meritevoli di attenzione anche da parte della Chiesa, ma a provvedere ai quali ci sono preposte altre istituzioni, politiche, civili, sociali. La Chiesa può, anzi deve contribuire, ma con la predicazione del Vangelo, con la preghiera, con l'esempio. Infine, mi piacerebbe sentire di nuovo la vecchia formula di congedo, Ite, missa est, adesso sostituita con altre espressioni, tutte belle, bellissime, senza dubbio, ma che non hanno la sinteticità, la semplicità, la familiarità della vecchia, alla quale, per lungo uso, ci eravamo affezionati. Un desiderio appagabile il mio? Penso di sì, dal momento che un ritorno al passato c'è anche in seno alla Chiesa: infatti, il Sommo Pontefice, Papa Benedetto XVI, con il motu proprio Summorum .Poniificum cura, del 7 luglio 2007, ha riportato in onore la Messa antica. (torna
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settembre 2012 |