Il regalo di Natale di Jorge Mario Bergoglio

di Belvecchio







Il 19 dicembre 2019, nel quarto giorno della Novena di Natale, Bergoglio, vestito da papa, si è fatto un regalo speciale e ha voluto farlo a tutti i fedeli cattolici: ha collocato all’ingresso dei palazzi vaticani una croce in resina traslucida rivestita, al centro, da un giubbotto salvagente che, ha detto Bergoglio, sarebbe stato recuperato in mare e sarebbe appartenuto ad un migrante, non si sa bene se vivo o morto.

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/
content/vaticanevents/it/2019/12/19/rifugiati-lesbo.html

«Questo secondo giubbotto, consegnato da un altro gruppo di soccorritori solo qualche giorno fa, è appartenuto a un migrante scomparso in mare lo scorso luglio. Nessuno sa chi fosse o da dove venisse. Solo si sa che il suo giubbotto è stato recuperato alla deriva nel Mediterraneo Centrale, il 3 luglio 2019, a determinate coordinate geografiche».





Un tempo, quando il Natale era una cosa seria, in tutte le case dei fedeli la Novena di Natale era accompagnata dal suono delle cornamuse che gli zampognari suonavano davanti al Presepe preparato nelle case, intonando le note dei canti popolari natalizi (che elenchiamo in calce in omaggio ai nostri vecchi che con donne e bambini stavano raccolti intorno al Presepe).

Oggi, che Bergoglio è intenzionato a demolire il cattolicesimo con ogni mezzo, dopo le blasfemie sulla Madonna e su Gesù Cristo stesso, ecco che decide di esporre in bella vista una versione blasfema della Croce, collocando su di essa, al posto del Crocifisso, un giubbotto salvagente:
«Ho deciso di esporre qui questo giubbotto salvagente, “crocifisso” su questa croce, per ricordarci che dobbiamo tenere aperti gli occhi, tenere aperto il cuore, per ricordare a tutti l’impegno inderogabile di salvare ogni vita umana, un dovere morale che unisce credenti e non credenti».





Cosa poteva fare di meglio, o di peggio, per ridurre anche la Croce di Cristo, proprio in tempo di Natale, in un simbolo dell’immigrazionismo forzato voluto dall’ONU, finanziato dai peggiori nemici di Cristo e da anni sostenuto da Bergoglio stesso?
Con questo ulteriore gesto blasfemo, Bergoglio compie una sorta di magistero di fatto e trasmette il messaggio che Gesù Cristo  non sarebbe venuto per la salvezza dei peccatori, ma per il recupero e l’accoglienza di tutti gli infedeli che sono spinti ad occupare le terre cristiane per stravolgerle e trasformarle soprattutto in terre islamiche.

«La croce è luminescente: vuole rincuorare la nostra fede nella Risurrezione, il trionfo di Cristo sulla morte. Anche il migrante ignoto, morto con la speranza in una nuova vita, è partecipe di questa vittoria».

Bergoglio si riempie la bocca di frasi fatte e, pur essendo gesuita, si permette di parlare di “nuova vita”, con riferimento al fatto che chi viene nelle nostre terre crede di trovare da noi un gratuito “bengodi”, illuso e ingannato anche da sei anni di pontificato bergogliano. In questi sei anni, Bergoglio ha continuato a sparlare affermando che “Dio ci ama come siamo”, avendo in mente viziosi, gaglioffi, corruttori, fornicatori, eretici, scismatici e infedeli, ma volutamente non spende una parola o non compie un gesto per ricordare, come sarebbe suo dovere di prete e di “papa”, che senza la sottomissione alla legge di Dio, senza la fede non si può piacere a Dio, anzi ha ripetutamente ribadito che invitare i peccatori e gli infedeli a convertirsi alla vera religione di Dio insegnata dalla Chiesa cattolica, sarebbe peccato.
Invece di “confermare nella fede”, egli conferma nell’errore, predicando così non la salvezza, ma la perdizione dell’anima.

«Adesso, guardando questo giubbotto e guardando la croce, ognuno in silenzio preghi», dice Bergoglio, e noi sentiamo il dovere di pregare, innanzi tutto, perché il Signore illumini, se possibile, quest’uomo scellerato che approfitta del posto che occupa indegnamente per predicare con i fatti una sorta di anti-vangelo, e in secondo luogo a pregare perché il Signore, volendo, si decida a toglierlo di mezzo, per impedire che conduca altri cattolici sulla via della perdizione.



I canti popolari davanti al presepe in diverse regioni d’Italia




Aude lota” – Quelli di qua – (Valle d’Aosta);
I Rèmagg” – I Re Magi - (Piemonte),
E’ nasciù Gesù Bamben” (Lombardia);
Ciara Stela” – Chiara Stella - (Veneto):
Ancòi è nà in una stala, Gesù Cristo redentor” (Trentino);
Staimi atènz” – Stammi attento – (Friuli Venezia Giulia);
Vixin a-o Bambin” – Vicino al Bambino (Gesù) – (Liguria); 
Nadel in Rumagna” (Emilia-Romagna);
Natu, natu, Nazzarè” (Marche);
Fa scì la lune e ‘ffa cuprì lu sole” (Abruzzo);
O Verginella figlia di Sant’Anna” (Lazio)
Vale, vale, vale la maitunata” (Molise): 
Quannu nascette Ninno” (Campania);
Vieni, non più tardar, caro mio Dio” (Basilicata);
Andemus a sa grutta” (Sardegna);
Ninna nanna, ninna nonna, iè parturita la Madonna” (Puglia);
’A ricchezza d’u’ mundu” (Calabria);
A la notti di Natali, ca nascìu lu Bammineddu” (Sicilia).




Novena di Natale ad Atina (FR):
O Verginella figlia di Sant’Anna

O Verginella figlia di Sant'Anna,
nel ventre lo portasti lu Bambinello.

Ti partoristi sotto a 'na capanna,
addo' mangiava il bove e l'asinello.

La notte di Natale è notte Santa:
è natu lu Bambinu alla capanna.

Venite tutti quanti, o vui pasturi,
a visita' Gesù nostro Signuri.

Questa canzone che abbiamo cantata,
a Gesù Bambino sia rappresentata.


Il testo qui trascritto differisce un po' dal canto riportato,
ci sono infatti diverse varianti del testo,
spesso ricomposto dagli stessi zampognari.


dicembre 2019
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