Il ritiro di Ratzinger
è un caso ancora aperto



di Silvana De Mari


Pubblicato sul quotidiano La Verità del 6 gennaio 2020, p. 16










Il papato è stato fondato da Cristo, con le parole (Matteo 16, 18): «E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte degli inferi non proverranno contro di essa».

Le gerarchie cattoliche attuali, tuttavia, hanno preso a calci ogni parte del cattolicesimo.
Puoi dire che Maria era meticcia, che era una ragazzina qualsiasi (e il dogma dell’Immacolata concezione?) o che era «arrabbiata» con Dio (e le sue funzioni di corredentrice?). La metti sullo stesso piano dell’ingrugnita Pachamama, rinsecchita divinità peruviana in passato omaggiata di sacrifici umani. Tutto ok.
Vuoi dire che nei Vangeli si parla dell’indissolubilità del matrimonio perché erano rigidi e hanno capito male perché non c’erano i registratori? Doppio ok.
Dici che in duemila anno di Chiesa, più l’ebraismo prima, tutti hanno sempre parlato di Sodoma con palese omofobia perché a Sodoma si sono presi lo zolfo perché erano poco accoglienti? Triplo ok.
Gesù Cristo è stato dichiarato migrante, serpente e qualche altra scempiaggine: quadruplo ok.
Critichi le gerarchie che stanno prendendo a calci i dogmi sacri? Qui l’ok si sgretola come una formina di creta caduta dal quinto piano. Ok un accidenti, sei fuori dal cattolicesimo e la misericordiosa Chiesa 3.0 ti scomunica.

L’unico dogma che resiste, in questo cattolicesimo sbracato e infangato, l’unico che brilla e scintilla di luce propria, è quello della santità del Papa. Al di sopra delle critiche, sempre perfetto e magnifico perché scelto dallo Spirito Santo con intervento diretto: peccato che questo se lo siano inventato.

Al contrario, se viola la dottrina, il Papa è criticabile. Anzi, deve essere criticato e fermato. Lo spiega San Tommaso, lo faceva San Paolo quando Pietro sbagliava. Il cattolicissimo Dante Alighieri ne mette due all’inferno: Bonifacio VIII e Celestino V che, per aver abdicato, finisce tra gli ignavi.

Il Papa lo scelgono i cardinali. La libertà, dono di Dio, vuol dire anche la libertà di fare il male. In qualsiasi momento, ogni uomo può scegliere il male. Questo vale anche per i cardinali che scelgono il Papa e per il Papa scelto dai cardinali.
 
Chiunque abbia mai avuto in mano un (vero) libro di storia sa che la Chiesa è stata flagellata dalla presenza di Papi pessimi e Papi mediocri, più una discreta presenza di sempre molto vivaci anti papi.
Il cristiano non può mai smettere di pensare e stabilire ogni volta se una cosa è giusta o no. Nel Vangelo è specificato che ci possono essere pastori pessimi che non proteggeranno le pecore e che le pecore riconoscono il Pastore dalla voce, vale a dire da quello che dice. Se il Pastore contraddice il Vangelo, la pecora se ne accorge e sa che non deve seguirlo.
Il cristianesimo è una religione basata sul libero arbitrio, non sull’obbedienza cieca a un’autorità che non è assoluta perché non può violare il Vangelo contraddicendolo.
Le pecore riconoscono il Pastore dalle sue parole non dall’odore. Quello che si mischia alle pecore per prenderne l’odore è il lupo, che si traveste da pecora e quindi deve avere l’odore della pecora.

Il Papa del cattolicesimo è il vicario di Cristo. Cristo non aveva fratelli gemelli. Il Papa deve essere uno. I Papi non possono essere due. Per diventare Papa occorre un’elezione impeccabile. Il Papa può sciogliere e legare; la sua elezione deve essere perfetta. E’ sufficiente un dubbio di irregolarità per ritenerla  non valida.
Il primo requisito per diventare Papa è che la sede sia vacante. Il Papa precedente deve essere morto, non malato, ferito o in come farmacologico: deve essere morto.
Un Papa può dare le dimissioni? Un Papa non dà le dimissioni, non è l’amministratore delegato di una multinazionale. Un Papa abdica.
Un Papa può abdicare? Il Papa è il vicario di Cristo e Cristo non ha lasciato la sua croce a metà del Calvario. Un Papa non può abdicare perché è stanco dato che, accettando il papato, ha preso l’impegno solenne di non abbandonare la Chiesa mai. L’abdicazione potrebbe essere presa in considerazione solo se la libertà di giudizio e di decisione del Papa è compromessa: metastasi cerebrali, demenza iniziale o imprigionamento.

Le dimissioni del Papa per motivi come »l’età e la stanchezza» - di un Papa ancora lucidissimo sei anni dopo quel gesto – queste dimissioni per pensionamento, come quelle di un qualsiasi funzionario, sono state un colpo tragico alla sacralità della Chiesa e del papato, che in effetti non esiste più.

L’abdicazione, per essere valida, deve essere fatta senza alcuna costrizione e deve riportare il Papa alla funzione di vescovo. Nell’omelia della Messa inaugurale del suo ministero petrino. Joseph Ratzinger pronunciò la frase: «pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi.
Il cardinale belga Godfried Danneels, morto a marzo scorso, ha confessato di aver fatto parte di un gruppo di undici cardinali – la cosiddetta «mafia di San Gallo» (dal nome della località svizzera dove avvenivano le riunioni dei porporati – n.d.r.) – che ha tramato per costringere Benedetto XVI all’abdicazione, preparando l’elezione successiva. Che a questo punto è invalida perché per ogni trattativa fuori dal conclave, c’è la scomunica.

Noi bigotti con la passione per il complottismo, qualche dubbio lo abbiamo. Perché alla domanda sulle ragioni della sua abdicazione, Sua Santità rispose di «essere affaticato dal cambio del fuso orario negli spostamenti». Ma non è necessario viaggiare per essere Papa, i migliori pontefici non si sono mai spostati da Roma.

Per essere valida, inoltre, l’abdicazione deve comportare la rinuncia totale e il ritorno alla posizione di vescovo. Invece Benedetto XVI è ancora Papa (emerito) e alla domanda sul perché non tornasse vescovo ha dichiarato di avere solo vestiti bianchi nell’armadio.
Noi cattolici non abbiamo il senso dell’ironia, soprattutto se il soggetto è la Chiesa di Cristo. Queste battute ci sembrano strane.





Nell’analisi pubblicata sul Corriere della Sera il 12 febbraio 2013, il filosofo Luciano Canfora rileva due errori nel testo in latino dell’abdicazione di Benedetto XVI: pro Ecclesiae vitae al posto di pro Ecclesiae vita (ovvero per la vita della Chiesa) e, nella frase fondamentale, l’accusativo commissum invece del dativo commisso (collegato a ministerio (ovvero al ministro a me affidato). Nel finale, poi, l’abdicazione annunciata sarebbe diventata effettiva il 28 febbraio alle ore 29. Una svista di battitura, 29 al posto di 20. Ma è la data con l’ora inesistente.

Ovviamente, ora il testo dell’abdicazione è perfetto ma è comunque bizzarro, per non dire inquietante, che sia pure per un periodo molto breve (misurabile in ore), sia stato sbagliato perché non è pensabile che un simile documento, con la firma di un uomo attento come Sua Santità Benedetto XVI, sia stato scritto a casaccio o dettato al primo che capita senza rilettura e controllo.

Periodicamente, qualcuno spiega che Sua Santità Benedetto XVI dichiara che va bene così. Noi notiamo che uno sotto ricatto è sotto ricatto sempre e quegli strani errori, sia pure per coche ore, ci fanno venire in mente la sigla c.f. (coactus fecit ovvero lo feci da costretto) che il cardinale ungherese Josef Mindszendy fece precedere alla sua firma sotto una confessione falsa estorta con sistemi atroci.

Il Papa è il vicario di Cristo: un Papa non perde una sola occasione di benedire Cristo.
Un Papa saluta benedicendo perché è l’unica persona sul pianeta che può dare una benedizione di pari valore a quella di Cristo. Un Papa che dice «buonasera» è come qualcuno che, essendo l’unico in grado di dare acqua in un deserto, invece che dissetarti ti porge un saluto.

Il Papa è il vicario di Cristo – scrivo per l’ennesima volta questa frase – quindi, la sua persona umana deve scomparire perché lo rappresenta e, ogni particolare su di sé, allontana da Cristo. Un Papa non racconta affari suoi, per esempio che da bambino voleva fare il macellaio o che è andato sei mesi in psicanalisi.

Ogni parola del Papa vale come una parola di Cristo, dunque ogni sillaba deve essere studiata con infinita prudenza (che è una delle virtù cardinali), deve essere scritta e poi letta, mai improvvisata, ogni sua parola deve essere perfetta, perché può condurre un fedele all’errore, allontanarlo dalla dottrina. Sembra a molti che il parlare a braccio sia un trucco per far passare violazioni volute della dottrina per strafalcioni.

Ogni gesto del Papa è come se fosse un gesto di Cristo e deve essere perfetto: un Papa non si espone a perdere la pazienza e a colpire una fedele. E, nel caso, si scusa immediatamente con lei e poi con Cristo non perché «ha dato il cattivo esempio», ma perché ha profanato il suo sacro ruolo di vicario.

La Chiesa sembra essere nel suo momento più buio dall’inizio dei tempi, ma ci è stato promesso che le forze degli Inferi non prevarranno.




gennaio 2020

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