In difesa del celibato sacerdotale

di Frate Tiago de São José


pubblicato sul sito Fratres in unum

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In questi giorni è in atto una polemica intorno alla disciplina del celibato.
Il recente libro sull’argomento del Cardinale Sarah, scritto con la collaborazione di Papa Benedetto XVI, e intitolato Dal profondo del nostro cuore, ha interessato la stampa e i teologi liberali che ben presto sono scesi in lizza per difendere Papa Francesco che, per il momento, non ha nemmeno approvato la proposta del Sinodo dell’Amazzonia di permettere l’ordinazione di uomini sposati.
Da tali interventi è chiaro che tutto è pronto per un grande cambiamento nella disciplina della Chiesa...

Il sito del Vaticano, Vatican News, sostiene che il “… celibato sacerdotale non è mai stato un dogma. Si tratta di una disciplina ecclesiastica della Chiesa latina, che rappresenta un dono prezioso, così definito da tutti gli ultimi Pontefici. Le Chiesa cattolica di rito orientale prevede la possibilità di ordinare al sacerdozio uomini sposati; ed anche per la Chiesa latina sono state ammesse eccezioni proprio da Benedetto XVI nella Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus”.
L’impressione che se ne ricava è che presto le eccezioni saranno estese fino all’abolizione del celibato sacerdotale. Oppure si arriverà semplicemente a questo: “il celibato rimane un dono prezioso per chi lo desidera, ma non sarà più obbligatorio”. Proprio come per il latino: molto prezioso, ma facoltativo.
Non c’è da stupirsi, perché in questa “settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, quello che più sentiamo dire è che essere cattolici è un dono prezioso, ma facoltativo.

Spetta quindi a noi, che vogliamo mantenere la vera e unica Chiesa di Cristo, difendere la disciplina e la dottrina su questa materia, che, pur non essendo ovviamente un dogma, è un pilastro fondamentale della nostra religione.

Il libro del Cardinale Sarah

Nel suo libro dibattuto, il pio cardinale africano afferma che “esiste un legame ontologico-sacramentale tra il sacerdozio e il celibato”. E arriva a dire: “Supplico Papa Francesco di proteggerci definitivamente da una tale eventualità, ponendo il veto a qualsiasi indebolimento della legge del celibato sacerdotale, anche limitato all’una o all’altra regione”.

Lo scrittore americano Enrico Soros, in un feroce articolo pubblicato dall’agenzia Zenit, contesta queste riflessioni affermando che “Anche se i suoi pensieri e le sue opinioni sono rispettabili, si vede che Sarah non ha una visione ampia dell’argomento, né che questa sia obiettiva, né corretta nelle sue valutazioni”.
Di fatto, la guerra è dichiarata!

Intanto, il Cardinale Sarah, con l’eventuale possibilità di ordinare uomini sposati, prevede una “catastrofe pastorale, una confusione ecclesiologica e un offuscamento della comprensione del sacerdozio”
Benedetto XVI, nel suo contributo al libro, riflettendo sull’argomento, risale alle radici ebraiche del cristianesimo e afferma che il sacerdozio e il celibato sono inseparabili “dall’inizio della ‘nuova alleanza’ di Dio con l’umanità, stabilita da Gesù. E ricorda che già “nella Chiesa antica”, cioè nel primo millennio, “gli uomini sposati potevano ricevere il sacramento dell’ordine solo se si impegnavano a rispettare l’astinenza sessuale”.

Lo stesso papa Francesco, in dialogo con i giornalisti sul volo di ritorno da Panama, ha ricordato che nella Chiesa cattolica orientale è possibile scegliere il celibato o il matrimonio prima del diaconato, ma ha aggiunto, a proposito della Chiesa latina: “Mi viene in mente quella frase di Paolo VI: ‘Preferisco dare la mia vita piuttosto che cambiare la legge del celibato’. Mi è venuta in mente e voglio dirlo, perché è una frase coraggiosa, in un momento più difficile di quello attuale (negli anni ‘70). Personalmente, penso che il celibato sia un dono per la Chiesa. (...) Non sono d’accordo nel permettere il celibato facoltativo”.

Nella sua risposta, il Papa ha anche parlato della discussione tra i teologi sulla possibilità di concedere concessioni per alcune regioni sperdute, come le isole del Pacifico, affermando, tuttavia, “che non c’è nessuna decisione da parte mia”. La mia decisione è: celibato facoltativo prima del diaconato, no. È una cosa mia, gente... non lo farò: questo è chiaro. Sono “chiuso”? Forse. Ma non mi sento, davanti a Dio, di prendere una tale decisione”.

Il pericolo di questa sua dichiarazione sta nel modo in cui chiarisce che lui personalmente non è d’accordo, ma non impedisce lo sviluppo del dibattito. Allora, forse dirà: altri volevano farlo, non io, quindi ho dovuto accettare, perché non sono autoritario…

Argomenti contrarii al celibato

Normalmente, quelli che sostengono la fine del celibato, avanzano i seguenti argomenti:
- Il celibato è contrario alla natura
- Mancano i sacerdoti
- La relazione sessuale nel matrimonio non è peccato, quindi non macchia la celebrazione della Messa
- Questa disciplina non è essenziale nella Chiesa e non c’è nella Bibbia
- I sacerdoti del rito orientale sono sposati
- Gli scandali nella Chiesa diminuirebbero

Non è nostra intenzione qui esporre tutta la dottrina che la Chiesa ha sviluppato sull’argomento dalla venuta del Figlio di Dio sulla terra; ci limiteremo a presentare i principali fondamenti del celibato sacerdotale e dimostrare come il cambio di questa disciplina rientra nel processo intenzionale di distruzione della Chiesa Cattolica Romana.

Contrario alla natura

Secondo l’opinione di molti, non è possibile vivere la vita umana in castità. Altri sostengono addirittura che la castità sarebbe dannosa per la salute! Come se nella storia non ci fossero migliaia di testimonianze sui benefici della castità per la salute dell’anima e del corpo.
L’uomo non è  come gli altri animali, che sono dotati solo dell’istinto, ma, con la sua capacità mentale, può agire in maniera tale da far violenza alla propria natura per raggiungere un obiettivo (Cfr. Mt. XI, 12).
Stando così le cose, la morale della Chiesa insegna che sono chiamati a vivere in castità, non solo i sacerdoti, ma tutti quelli che non sono legati con un matrimonio regolare. Ed anche nello stesso matrimonio, viene raccomandato che si osservino dei periodi di astinenza, specialmente nei tempi di penitenza, allo scopo di acquisire la virtù e la grazia spirituale.
Pertanto, la castità è molto più un vantaggio che un pregiudizio, e lasciare un piacere per qualcosa di più sublime non è castrazione, ma oblazione.
Papa Benedetto diceva: “Per comprendere bene cosa significa la castità dobbiamo partire dal suo contenuto positivo, spiegando che la missione di Cristo lo portava ad una pura e totale dedizione per gli esseri umani. Nelle Sacre Scritture non c’è un momento della sua esistenza in cui nel suo comportamento con le persone si possano intravedere segni di interesse personale. (…) I sacerdoti, i religiosi e le religiose (…) col voto di castità nel celibato non si consacrano all’individualismo o ad una vita isolata, ma promettono solennemente di mettere totalmente e senza riserve al servizio del Regno di Dio le intense relazioni di cui sono capaci” (Omelia nella Basilica di Mariazell, Austria, 8 settembre 2007).

Mancano i sacerdoti

Se oggi mancano pastori per guidare il gregge, non possiamo sostenere che questo sia dovuto alle esigenze del celibato, ma ci sono altre ragioni come: il disinteresse generale per la religione; la riforma della liturgia che praticamente ha ridotto il sacerdote a mero animatore di un’assemblea; la ridotta nascita di figli tra i cattolici odierni; il fenomeno della secolarizzazione delle scuole e delle società in generale.
A questo si aggiunga la mancanza di preghiere, dal momento che il Signore ha detto: pregate che vi siano operai per la messe.
Negli ambienti in cui si segue la Messa tradizionale e ci sono famiglie numerose, non c’è mancanza di sacerdoti.
Se questo argomento della mancanza di sacerdoti rientrasse in una considerazione del tutto pratica, si finirebbe col chiedere anche l’ordinazione delle donne, perché non ci sarebbero molti uomini sposati disposti a dedicarsi a tale missione.

La relazione nel matrimonio non è peccato

Se la Chiesa insegna che non v’è peccato nella relazione coniugale rispettosa e aperta alla procreazione, perché gli uomini sposati non possono ricevere gli Ordini sacri?
Fin dai primi tempi la Chiesa ha considerato che il Sacrificio della Messa è molto più sacro dei sacrifici della Legge Antica. E se in quel tempo i sacerdoti non potevano accostarsi alle loro spose nei giorni in cui officiavano nel Tempio, a maggior ragione era necessario essere casti per essere ordinati sacerdoti secondo il Nuovo Testamento.
Il concilio di Elvira, nel III secolo, ha legiferato che: “Vescovi, presbiteri, diaconi e altri che occupano una posizione nel ministero, devono astenersi totalmente dalle relazioni sessuali con le loro spose e dalla procreazione dei figli. Se qualcuno disobbedisce sia privato dello stato clericale” (Canone XXXIII).
Sant’Ambrogio, il Padre più importante della Chiesa latina, era un uomo profondamente legato al dono della castità. Egli influenzò molto la Chiesa perché si adottasse con rigore la pena della esclusione dal ministero di tutti i sacerdoti sposati che avessero avuto relazioni con le loro spose dopo l’ordinazione. La cosa era così seria per lui, che arrivò a dire: “nell’Antico Testamento leggiamo che il popolo doveva lavarsi le vesti per partecipare al Sacrificio (Esodo, XIX, 10). Insegnate al sacerdote e al levita a lavarsi le vesti per poter celebrare i sacramenti con un corpo purificato. Se il popolo non poteva partecipare ai Sacrifici senza lavarsi le vesti, come osi tu, impuro di mente e di corpo supplicare Dio per gli altri e come osi amministrare per gli altri? Ugualmente, il sacerdote sposato non deve più frequentare il letto coniugale, perché, integro nel corpo, incorrotto nel pudore per l’astensione dal consorzio coniugale, sia degno di esercitare la grazia del suo ministero” (Sant’Ambrogio, De officiis ministr., I, 50).

Non c’è nella Bibbia

Quelli che non trovano il significato del celibato nella Bibbia, finiscono col comprendere che questa fu, giustamente, una delle grandi novità del Vangelo: «Egli rispose loro: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca» (Mt. XIX, 11.12).
Il celibato fu un’opzione di Cristo che si fece tutto per tutti. Fu un suggerimento di Cristo per quelli che volevano seguirlo. Fu un’esigenza di Cristo per i suoi Apostoli.
E’ comune sentir dire: “Pietro era sposato, il Signore curò sua suocera!”
Sì, ma ecco cosa ha detto il Signore: «Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt. XIX, 29). Per questo, tutti lasciarono le loro famiglie e seguirono il Signore.
Altrettanto eloquente è l’esempio di San Paolo, che fu un convinto sostenitore del celibato e insegnava: «Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie» (I Cor. VII, 32-33).

I sacerdoti del Rito orientale sono sposati

Come mostra la stessa Scrittura nelle lettere di San Paolo a Tito e a Timoteo, nei primi secoli della Chiesa era possibile l’ordinazione di uomini sposati, ma sempre seguendo la regola apostolica della continenza. A partire dal secolo VIII, la disciplina fu allentata. Più tardi, per non seguire la riforma di Gregorio VII, la Chiesa d’Oriente mantenne quel costume, ma adottando per i sacerdoti che erano sposati, una serie di imposizioni e restrizioni che sono rigorosamente in vigore ancora oggi. Per cominciare: un sacerdote già ordinato non può sposarsi e se un sacerdote sposato resta vedovo non può più sposarsi nuovamente. Per di più, esiste una chiara differenza di stato tra un sacerdote sposato e un sacerdote monaco, come sono chiamati i celibi. E ancora, un sacerdote sposato non può diventare vescovo.
Chi porta avanti questa questione del Rito orientale, non considera queste restrizioni, né tampoco parla dei gravi problemi di famiglia che incontrano i sacerdoti o i pastori sposati.
Ora, se la cosa è così difficile in ambienti già abituati a questa realtà, immaginiamo i disordini che essa porterebbe nella nostra società occidentale, senza criterio e senza rispetto per le tradizioni!

Gli scandali diminuirebbero

Non è possibile avere la certezza che con la fine del celibato diminuirebbe il numero di scandali sessuali nella Chiesa. Al contrario, molto probabilmente aumenterebbe, avremmo altri generi di scandali: sacerdoti adulteri o mogli di sacerdoti adultere.
«E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!» (Mt. XVIII, 7).
Non v’è dubbio che il problema degli scandali è legato, non solo alla concezione edonista della nostra società, ma anche alla perdita della nozione di sacerdozio e della sua sacralità.
A questo proposito, il Cardinale Sarah dice: “Sono convinto che la crisi del sacerdozio è un elemento centrale della crisi nella Chiesa: oggi il nemico del sacerdozio è l’efficienza, la produttività, come se fossimo impegnati in un’impresa. Si tratta di una concezione funzionalista del sacerdozio, nel senso che lo separa dai suoi tre munus (santificandi, docendi e regendi).
Fondamentalmente, il sacerdote è colui che continua in mezzo a noi la presenza di Cristo: ipse Christus, lo stesso Cristo. Durante la Santa Messa il sacerdote sta faccia a faccia con Cristo e in quel preciso momento si identifica con Cristo. Se il sacerdote è lo stesso Cristo, come si può immaginare di ordinare sacerdoti degli “anziani sposati”?
Un tale sacerdozio non sarà il sacerdozio di Cristo, ma una fabbricazione umana senza valore cristico.
Quante volte si sente dire: “se i sacerdoti potessero sposarsi non vi sarebbe il problema della pedofilia”; come se non sapessimo che questo problema, o meglio questo crimine, riguarda soprattutto le famiglie, è all’interno delle famiglie che si verifica di più. Quindi il problema è molto più profondo.

Conclusioni

L’influenza della vita monastica per la Chiesa

Nessuno contesta che, al di là della stessa spiritualità dei grandi vescovi dei primi secoli, sia stata senza dubbio l’influenza della vita monastica a far prevalere il celibato nella Chiesa. Ci sono molte testimonianze storiche che dimostrano che il popolo preferiva rivolgersi ai monaci e agli eremiti, anche se non erano sacerdoti, piuttosto che ai sacerdoti sposati nelle loro parrocchie.
La cosa si intensificò a tal punto che San Leonzio, vescovo del Frejus nel V secolo, arrivò a dire che non valeva la pena ordinare un uomo sposato perché il popolo non accettava di confessarsi con lui. Infatti, il monaco, o il religioso, è un uomo santo, cioè una persona consacrata, qualcuno che è separato dagli altri ed è dedicato a Dio e non appartiene a nessuna donna, ma solo a Dio. 
L’influenza di questa concezione fece sì che in Occidente come in Oriente fosse richiesta tale santità monacale per amministrare i Misteri di Cristo, specialmente la Messa e la Confessione.
Non si può negare che la distruzione del monachesimo in Occidente ad opera delle rivoluzioni ci ha fatto perdere il riferimento alla Chiesa e alla Santità. Quando la Chiesa è libera di praticare e predicare la vera Fede, essa è feconda e genera vocazioni sacerdotali per quanto necessario, come in un miracolo che possiamo paragonare al miracolo della distribuzione dei pani e dei pesci (Cfr. Gv. VI, 13).
Dove c’è una vera Chiesa ci sono le vocazioni, perché è Dio che le dà e non l’uomo.

La distruzione del sacerdozio è opera della Rivoluzione

Nonostante l’insistenza degli ultimi Papi per il mantenimento della disciplina del celibato, come si legge nella famosa enciclica Sacerdotalis Caelibatus di Paolo VI, possiamo dire che non sarà possibile conservare il sacerdozio così come è stato concepito dalla Tradizione e dalla Dottrina della Chiesa, senza ripensare l’intera logica della Riforma liturgica e dello stesso Concilio.
La testimonianza del Cardinale Sarah, uno dei pochi che ha ancora una posizione importante e che osa alzare la voce contro l’andazzo attuale, è certamente lodevole, ma è chiaro che non c’è argomento che possa contenere lo spirito della Rivoluzione che ha devastato la Chiesa a partire dal Protestantesimo.
Finché non ci sarà coerenza e chiarezza nell’esposizione della Fede, denunciando chiaramente gli errori e riaffermando ciò che è sempre stato condannato dal Magistero della Chiesa, questa devastazione non potrà essere contenuta.

L’obiettivo finale della Rivoluzione, promossa occultamente dalle società segrete, è di fare della Chiesa cattolica una religione allo stesso livello delle altre, una semplice religione umana, e non la vera e Divina Religione. Per questo è necessario porre fine al sacerdozio e al sacrificio della Messa. Che si tratti di sacerdoti o di uomini comuni, la Messa deve ridursi ad una mera celebrazione: piena di vita, di simbolismo, ma non di sacrificio. Questo è l’obiettivo finale!

Dobbiamo essere ben consapevoli di questo. Possa la nostra perseveranza nella Verità rivelata da Dio sostenerci in questa grande e tremenda tempesta.

Salva nos Domine, perimus!



febbraio 2020
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