Dio e la Sua legge d'amore

Operai nella vigna del Signore, o vignaioli omicidi

di Francesco Lamendola


Articolo pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia







Se la nave sulla quale stiamo viaggiando avesse urtato un iceberg e fosse sul punto d’inabissarsi; se tutte le scialuppe di salvataggio fossero già stracariche e ci restassero solo quindici o venti minuti di tempo prima di scivolare nell’acqua insieme alla nave ferita a morte; se un viaggiatore che è stato lontano da Dio per molti anni, ci chiedesse, in quelle circostanze, una parola capace di riaccendere in lui la speranza e la fede, in modo da potersi presentare a Dio riconciliato, pentito dei suoi peccati e fiducioso di essere accolto come il figlio prodigo dal padre misericordioso; ebbene, allora vorremmo leggergli i quattro capitoli del Vangelo di san Giovanni che vanno dal quattordicesimo al diciassettesimo.
In quei quattro capitoli sono riportati i discorsi che Gesù, in procinto di affrontare la sua Passione, ha tenuto ai discepoli al termine dell’Ultima Cena, nell’ultimo giorno trascorso con essi durante la loro vita terrena, nei quali, oltre alla sublimità dello stile e alla estrema intensità dell’atmosfera spirituale – è l’addio del Maestro divino ai suoi amati discepoli: così teneramente amati da essere pronto a dare la Sua vita per loro, come fa il Buon Pastore con le sue pecorelle – vi è il compendio,  la sintesi suprema di tutto l’insegnamento di Gesù Cristo, non solo ai dodici apostoli, anzi agli undici, ma all’intera umanità, per tutti i secoli della storia a venire.
E se quel tale passeggero, desideroso di udire una Parola di Verità prima di affrontare l’ultima prova, desiderasse da noi qualche breve riflessione a commento di essa, per quanto la parola di Dio sia talmente chiara da non aver bisogno di commentatori e per quanto noi personalmente ci sentiamo indegni di un sì alto compito, pure, davanti alle insistenze di quel nostro compagno di naufragio, e consapevoli che una parola buona può essere talvolta una forma di carità perfino più preziosa del pane offerto a un affamato, non potremmo negargli la carità di un aiuto spirituale per riavvicinarsi a una Verità dalla quale si era lungamente allontanato, e gli offriremmo le pur misere risorse della nostra personale meditazione di quelle pagine.

Ora, del quattordicesimo e del diciassettesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni abbiamo già parlato nei due precedenti articoli (vedi La pace di Cristo e la pace del mondo, dedicato al quattordicesimo, e L’odio del mondo è il segno della fedeltà a Dio, dedicato al diciassettesimo, pubblicati sul sito dell’Accademia Nuova Italia rispettivamente il 14/02/20 e il 13/02/20).
Ci restano da trattare il quindicesimo e il sedicesimo: qui di seguito svolgeremo una breve riflessione sul quindicesimo.
Gesù fa in esso la celeberrima similitudine della vite e i tralci. Egli paragona Se stesso alla vera vite: vera, perché i suoi frutti sono frutti di vita eterna, non di quelli che soddisfano la carne e poi lasciano l’uomo affamato e bisognoso come prima.




  Nel Vangelo di san Giovanni sono riportati i discorsi che Gesù, in procinto di affrontare la sua Passione, ha tenuto ai discepoli al termine dell’Ultima Cena: in Esso vi è il compendio,  la sintesi suprema di tutto l’insegnamento di Gesù Cristo!


1 «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 2 Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3 Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. 4 Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. 5 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6 Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7 Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. 9  Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
11
Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

12
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. 16  Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

18
Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19 Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. 20 Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21 Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. 22 Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. 23 Chi odia me, odia anche il Padre mio. 24 Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. 25 Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.26 Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; 27 e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.




Se oggi Gesù tornasse per visionare la Sua Chiesa, facilmente Lo dichiarerebbero un impostore, un esaltato, un pazzo, un fomentatore di divisioni; lo caccerebbero via e lo scomunicherebbero; coprendolo d’insulti e calunnie, lo sottoporrebbero a una seconda Passione?

Qui Gesù Cristo esprime il concetto fondamentale che informa tutto il Vangelo: l’uomo senza Dio non è nulla, l’uomo che confida in Dio può fare qualsiasi cosa; ma Dio è amore: dunque la legge che Dio pone agli uomini è la legge dell’amore.
Inoltre Gesù non dice ai suoi: venite nel mio amore, bensì: rimanete nel mio amore; perché Egli già ama i suoi e tutti quelli che confidano in Lui e nel Padre celeste, dunque ciò che a questi viene chiesto è semplicemente di rimanere nell’amore divino.
E non dice: senza di me potete fare poco, bensì: senza di me non potete fare nulla. Inoltre dice: tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi; il che taglia le gambe a tutte quelle posizioni secondo le quali esisterebbe, accanto all’insegnamento pubblico di Gesù, un insegnamento segreto, riservato a pochi eletti; e pertanto, accanto a un cristianesimo essoterico, un cristianesimo esoterico. Qui invece ci viene assicurato che chi ha la fede in Gesù Cristo viene a sapere tutto ciò che Dio vuole e permette che gli uomini sappiano, vale a dire molto di più di quel che potrebbe mai riuscire a sapere e a comprendere l’intelligenza umana, con le sue sole forze.
E la cosa principale da sapere è questa: che Dio è amore, e che gli uomini, suoi figli, devono amarsi reciprocamente, perché la Sua volontà è che ogni cosa si trasfiguri nell’amore che da Lui emana in ogni parte dell’universo. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
Gli uomini possono accettare o rifiutare, possono dire di sì o di no a questa totale offerta d’amore; un amore così grande che Dio stesso non ha esitato a farsi uomo e ad affrontare la sofferenza e la morte, una morte umiliante e dolorosa, per amore degli uomini, affinché il Suo sacrifico li riscattasse dalla schiavitù del peccato. Anche se quest’ultimo concetto, perfettamente conforme alla dottrina cattolica e al Magistero perenne, è come un boccone amaro da ingoiare per i “cattolici” del terzo millennio, che non amano sentir parlare del peccato e meno ancora del Sacrificio di Gesù Cristo sulla Croce, che si rinnova ogni giorno nel Sacrificio Eucaristico della santa Messa.




Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. La legge di Dio è l’Amore e il concetto fondamentale che informa tutto il Vangelo è che l’uomo senza Dio non è nulla, mentre l’uomo che confida in Dio può fare qualsiasi cosa!


Ora c’è qualcuno che vorrebbe insegnarci il contrario; qualcuno del clero e tra le file dei teologi: ed essi insegnano che gli uomini sono tutti fratelli perché appartengono a una stessa famiglia e sono ugualmente interessati a un giusto uso delle risorse della terra, ai suoi equilibri ecologici e alla stabilizzazione del clima.
Questi però sono discorsi basati su una concezione naturalistica del mondo, che tende a divinizzare quest’ultimo (e infatti ecco la Pachamama, ossia la Madre Terra), non sulla visione cristiana.
C’è perfino un certo signor Bergoglio il quale afferma che Dio è stato ingiusto perché ha trattato male suo Figlio, mandandolo a morire sulla croce: laddove la categoria della giustizia viene misurata su parametri puramente umani.
Costoro non hanno capito assolutamente niente del cristianesimo; oppure hanno capito anche troppo bene, e si adoperano con malizia infernale per depotenziare, svilire, annacquare e stravolgere il significato del Vangelo di Gesù.
Giusto e ingiusto non possono esser giudicati senza fare riferimenti alla Suprema Giustizia, che è Dio. E Dio sarebbe stato ingiusto, quando chiese ad Abramo di sacrificare il suo unico figlio Isacco? Secondo Bergoglio, evidentemente sì.

Kierkegaard, filosofo e teologo luterano, quando scriveva uno dei suoi libri più belli, Timore e tremore, era più vicino alla verità del cattolicesimo di questo falso clero modernista, che pretende di misurare ogni cosa, anche i misteri insondabili del divino, col metro della ragione umana. Se ci si mette su questa via si finisce per bestemmiare, come fa appunto Bergoglio, dicendo che le tre Persone della Santissima Trinità litigano sempre fra loro, ma a porte chiuse: perché così avviene, sovente, nelle famiglie umane.
Ecco il capovolgimento del Vangelo: invece di innalzare l’uomo verso Dio, invece di esortarlo e spronarlo alla santificazione della propria vita quotidiana, si vuole abbassare il divino al livello dell’umano, e anche al di sotto del livello umano.
Si celebra la società degli indios amazzonici come se fosse l’Eden ritrovato, come se quelle genti non avessero mai subito le conseguenze del Peccato Originale; o, per dirla tutta, come se il Peccato Originale fosse un mito, uno dei tanti miti, come diceva Rudolf Bultmann, dai quali bisogna liberare il cristianesimo per farne uscire il nucleo originario e veritiero.
Ignorando cannibalismo, infanticidio, lotte tribali, idolatria e stregoneria, si invitano tutti i cattolici a prendere a modello quel mondo infernale, non redento dalla Parola di Dio, e che i cosiddetti missionari cattolici si rifiutano di redimere: come il vescovo Erwin Kräutler, il quale si vanta di non aver mai battezzato un solo indigeno, e di non volerlo fare mai nella sua vita.

Quanto alla Passione e alla Morte di Gesù, incredibilmente svalutate e rese incomprensibili dal signore che si veste da papa e usurpa le funzioni del papa, esse sono parte di un grandioso piano provvidenziale che Dio aveva già concepito prima ancora che il mondo cominciasse ad esistere, così come il Figlio già esisteva in Lui, e per mezzo di Lui il mondo è stato creato. Lo dice Gesù stesso, parlando ai Giudei increduli (Gv. 8,58): In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono. E lo ribadisce parlando ai discepoli, al termine dell’Ultima Cena (Gv. 14,6-7): 6. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio.
E ancora (Gv. 16,28): Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre.
Infine, più chiaramente che mai (Gv. 17,4-5): Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Altro che semplice profeta, come dice Enzo Bianchi: Gesù è vero Dio e vero uomo, e come Dio esisteva già prima del mondo.




Che direbbe Gesù Cristo se, tornando all’improvviso, come un ladro nella notte, trovasse vescovi impegnati ad allestire concerti rock dentro le cattedrali, promuovendo attivamente il peccato contro natura e ogni genere di licenza sessuale, nonché a giustificare l’aborto e l’eutanasia?

La parte più toccante del discorso di Gesù su riportato è quella in cui Egli ricorda ai suoi seguaci che devono tenersi pronti alle calunnie, alle persecuzioni e al martirio, così come è accaduto a Lui, e ciò per la buona ragione che esiste una contrapposizione inconciliabile fra Dio e il mondo: Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. (…) Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.
Come accade, dunque, che il clero odierno e tanta parte dei cattolici si trovano perfettamente a loro agio nel mondo; non arrossiscono a vivere secondo le mode del mondo, a pensare e ad agire come fa il mondo, e a ricevere l’applauso del mondo, proprio mentre, dicendosi cattolici, calpestano nella maniera più clamorosa tutto ciò che Gesù ha insegnato e tutto ciò di cui ha dato l’esempio nella sua stessa vita terrena?
Che direbbe Gesù Cristo se, tornando all’improvviso, come un ladro nella notte, trovasse vescovi impegnati ad allestire concerti rock dentro le cattedrali, promuovendo attivamente il peccato contro natura e ogni genere di licenza sessuale, nonché a giustificare l’aborto e l’eutanasia?
Che direbbe nel vederli predicare tutti i giorni la chiesa dei poveri, e non parlare mai della vita eterna, della grazia e del peccato, e intanto vivere nelle comodità, con altissimi stipendi, senza farsi mancar nulla e non di rado macchiandosi di turpitudini d’ogni genere, fino all’abuso su seminaristi minorenni?
È facile immaginare cosa direbbe e cosa farebbe. Ma probabilmente non gliene lascerebbero il tempo. Lo dichiarerebbero un impostore, un esaltato, un pazzo, un fomentatore di divisioni nella Chiesa; lo caccerebbero via e lo scomunicherebbero; coprendolo d’insulti e calunnie, lo sottoporrebbero a una seconda Passione. E ciò solo per coprire le loro infamie e seguitare a sguazzare nel fango, insegnando atroci menzogne...



febbraio 2020
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