«Querida Amazonia»,

la nuova lettera bergogliana, ecologica. Punto!
 


di Francesca de Villasmundo



Pubblichiato sul sito Medias presse info






Marcia indietro da parte del Vaticano bergogliano: Papa Francesco fa alcune aperture verso il “ministero” dei laci e delle donne, ma chiude all’ipotesi dei preti sposati.

Querida Amazonia è stata pubblicata il 12 febbraio 2020 e El Papa argentino ha centrato la sua ultima esortazione post-sinodale su un tema di sua predilezione: l’ecologia integrale.
In questo documento che propone «nuove vie di evangelizzazione, per la protezione dell’ambiente e la salute dei poveri», Jorge Mario Bergoglio, in linea con lo spirito profano del mondo contemporaneo, vuole condividere i suoi «quattro sogni per l’Amazzonia», che sembrano usciti pari pari da un manuale della teologia della liberazione: che l’Amazzonia «lotti per i diritti dei più poveri», «preservi quella ricchezza culturale», «preservi gelosamente l’irresistibile bellezza naturale» e infine che le comunità cristiane siano «capaci di donarsi e di incarnarsi nell’Amazzonia».
Il breve, i quattro sogni bergogliani per l’Amazzonia sono: «il sogno sociale», «il sogno culturale», «il sogno ecologico» e «il sogno ecclesiale»:

«Sogno un’Amazzonia che lotta per i diritti dei più poveri, dei popoli autoctoni, degli ultimi, in cui le loro voci siano ascoltate e sia promossa la loro dignità»

«Sogno un’Amazzonia che preservi quella ricchezza culturale che la distingue, in cui la bellezza umana brilla in diverse maniere».

«Sogno un’Amazzonia che preservi gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che la decora, la vita straripante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste»

«Sogno delle comunità cristiane capaci di donarsi e di incarnarsi nell’Amazzonia al punto di dare alla Chiesa dei nuovi volti dai tratti amazzonici».

Questa esortazione riflette la retorica ideologica di sinistra che concentra sui problemi amazzonici una lotta di classe post-marxista rivisitata: indigeni poveri contro poteri oppressori, ecologisti contro coloniali post-moderni.
I cliché di sinistra, fondamento della teologia della liberazione, formano la trama di questa lettera bergogliana e ne sono la linfa: Papa Francesco denuncia mischiandoli: «la devastazione dell’ambiente in Amazzonia» e l’«asservimento» dei popoli indigeni da parte dei poteri locali ed esterni, attacco diretto al governo di Bolsonaro, le «mentalità di colonizzazione» e gli errori commessi dalla Chiesa nel passato; e più in generale gli errori commessi al momento della «conquista dell’America»; mentre loda i popoli amazzonici e gli usi e i costumi indigeni a dispetto della loro triste, se non orribile, realtà pagana, di cui sostiene l’inculturazione attraverso l’integrazione nella liturgia di un certo numero di «espressioni religiose» indigene legate al loro «contatto intimo con la natura»: canti, danze, riti, gesti e simboli.

Ma, al di là della linfa naturalista e progressista dell’esortazione, che apre la strada ad un ministero dei laici, dei diaconi permanenti e delle donne, che devono avere delle responsabilità e devono poter accedere a certe funzioni, compresi dei servizi ecclesiali che non richiedono l’ordinazione sacerdotale; Papa Francesco, malgrado le pressanti richieste dei vescovi partecipanti al Sinodo sull’Amazzonia, si è astenuto dal fare aperture in favore dei preti sposati e dei viri probati. Astensione che non meraviglia in tanti e che potrebbe essere legata alla pubblicazione, così ostica per i preti bergogliani, del libro del cardinale Sarah e del papa emerito Benedetto XVI, Dal profondo dei nostri cuori, vera accusa contro l’ipotesi dei preti sposati.




febbraio 2020
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