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Don Gabriele e la Messa
che il Coronavirus non fermerà di Andrea Zambrano
Pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana «Ieri, dinanzi al tabernacolo e alla statua
dell’Assunta, anch’io ho pianto. Quando sentirete suonare le campane
della Messa, unitevi al sacerdote che offrirà il Sacrificio del
Signore per tutti. Uscirò sul sagrato della parrocchiale
benedicendo col Santissimo Sacramento tutta la parrocchia e tutto il
paese».
La toccante lettera del parroco di
Castiglione d'Adda ai “fedeli nella prova”: continua a celebrare
nonostante la sospensione e offre il sacrificio per la sua gente.
![]() Dopo il lodigiano e il cremonese anche nella Diocesi di Milano il vescovo ha disposto la sospensione delle messe con concorso di popolo a causa dell’epidemia di Coronavirus. Si tratta di misure gravi e clamorose alle quali i fedeli devono sottostare con pazienza e fede. Ma se le Messe pubbliche sono sospese e si è sollevati dal precetto (ma si tratta comunque di un provvedimento discutibile, leggi QUA), è bene ricordare che questo non significa che i preti non possano e non debbano comunque celebrare le Sante Messe anche senza fedeli. In quest’ottica, sta facendo il giro delle chat di Whatsapp un messaggio audio di don Gabriele Bernardelli, parroco di Castiglione d’Adda che ha scritto un messaggio ai suoi fedeli nel quale ha detto loro che continuerà a celebrare Messa e a benedirli sul sagrato della chiesa con il Santissimo. Si tratta di un gesto di grande fede che dà il valore della Messa, che non è un servizio da togliere a piacimento a seconda delle evenienze. E’ un gesto commovente che richiama con la memoria una celebre scena del film Don Camillo e Peppone che rievoca l’alluvione del ‘51 quando la Bassa reggiana e parmense, fino al Polesine, furono allagate. Nel corso del film, la popolazione fugge dalle case all’arrivo dell’acqua e si rifugia oltre l’argine dove si accampa in attesa che le acque si ritirino. Con Brescello completamente allagata, la chiesa sottosopra invasa dalle acque e Peppone nella piazza del paese che va in barca, va in scena una delle immagini più commoventi della serie nata dalla penna di Giovannino Guareschi. ![]() Don Camillo ha appena finito di celebrare Messa e dispone gli altoparlanti in modo che i suoi fedeli possano ascoltare al di là del fiume. E dice così: «Fratelli sono addolorato di non poter
celebrare l’ufficio divino con voi, ma sono vicino a voi per elevare
una preghiera nell’alto dei Cieli. Non è la prima volta che il
fiume invade le nostre case, un giorno però le acque si
ritireranno ed il sole ritornerà a splendere. E allora la
fratellanza che ci ha unito in queste ore terribili, con la tenacia che
Dio ci ha dato, ricominceremo a lottare perché il sole sia
più splendente, perché i fiori siano più belli e
perché la miseria sparisca dai nostri Paesi e dai nostri
villaggi. Dimenticheremo le discordie e quando avremo voglia di morte
cercheremo di sorridere così tutto sarà più facile
e il nostro Paese diventerà un piccolo paradiso in terra.
Andate fratelli, io rimango qui per salutare il primo sole che porterà a voi lontani, con la voce delle nostre campane, il lieto annuncio del risveglio». Le parole di don Gabriele ci richiamano la stessa intensità e la stessa drammaticità. Ma anche la stessa certezza che il Signore della vita può portare il sole dove oggi c'è angoscia e timore. E ci ricordano che la Messa si fa per Dio, quindi la presenza o meno dei fedeli è subordinata a questo. Sarebbe un dramma se i preti intendessero queste disposizioni come un tana liberi tutti, una vacanza inaspettata dai propri doveri che sono primariamente il culto di Dio. Ecco le parole di don Gabriele, le pubblichiamo perché siano da sprone ad altri parroci colpiti dalle misure interdittive a fare altrettanto e a non spezzare la catena che ci lega al Cielo attraverso il Santo Sacrificio dell’altare per continuare a chiedere protezione e salvezza. Cari
fratelli e sorelle, nessuno di noi, forse, avrebbe mai pensato
di trovarsi nella situazione nella quale, invece, siamo venuti a
trovarci. Il nostro animo è frastornato, l’emergenza sembrava
così lontana. Invece è qui, in casa nostra. Anche questo
fatto ci porta a considerare come nel mondo siamo ormai un’unica grande
famiglia. Ora ci dobbiamo attenere alle indicazioni che le
autorità preposte hanno stabilito, tra cui la cessazione della
celebrazione della Santa Messa. E’ facile, in questa situazione,
lasciarsi andare spiritualmente, diventando apatici nei confronti della
preghiera, ritenuta inutile.
Vi invito, invece, cari fratelli e sorelle, ad incrementare la preghiera, che sempre apre le situazioni a Dio. Ci rendiamo conto in congiunture come la presente, della nostra impotenza, perciò gridiamo a Dio la nostra sorpresa, la nostra sofferenza, il nostro timore. Mi è venuto in mente, ieri, il brano che si legge il mercoledì delle Ceneri, tratto dal profeta Gioele, laddove si dice: “Tra il vestibolo e l’altare, piangano i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: “Perdona, Signore, al tuo popolo”. Non ho vergogna a dirvi che ieri, dinanzi al tabernacolo e alla statua dell’Assunta, anch’io ho pianto. E vi chiedo di innalzare con me al Signore il grido della nostra preghiera. Pregare significa già sperare. Vi ricordo tutti nell’Eucaristia quotidiana e con me don Manuel, don Gino e don Abele. Quando sentirete suonare le campane della Messa, unitevi al sacerdote che offrirà il Sacrificio del Signore per tutti. Domani mattina, dopo la Messa che celebrerò alle 11.00, uscirò sul sagrato della parrocchiale benedicendo col Santissimo Sacramento tutta la parrocchia e tutto il paese. Ricordiamo soprattutto quanti sono stati contagiati dal virus e i loro familiari, affinché non si scoraggino, ma anche tutti gli operatori sanitari che si stanno spendendo per far fronte al contagio. Stiamo uniti nella preghiera. Il vostro parroco, don Gabriele. ![]() Don Gabriele Bernardelli (torna
su)
febbraio 2020 |