Benedetto XVI profetico?

O Mons. Lefebvre profetico…
 


di Francesca de Villasmundo



Pubblichiato sul sito Medias presse info








Il cardinale Sarah, in una lunga intervista concessa a Edward Pentin per il National Catholic Register, e pubblicata su L’Homme nouveau,  ritorna sul suo libro scritto col papa emerito Benedetto XVI: Dal profondo del nostro cuore, sulla polemica che ne è seguita e sulla sua difesa del celibato ecclesiastico.

Questa intervista ha prima di tutto il merito di ricordare ai fautori del cambiamento che la regola della castità per i preti data dai primi tempi della Chiesa:
«fin dal 305 – spiega il cardinale africano – il concilio di Elvira ricorda la legge «ricevuta dagli Apostoli» della continenza dei preti. La prima cura della Chiesa, appena uscita dall’era dei Martiri, fu di affermare che i preti dovevano astenersi dalle relazioni sessuali con le loro spose. Il concilio stabiliva infatti: « Si è convenuto all'unanimità che i vescovi, i sacerdoti e i diaconi, cioè tutti i chierici costituiti nel ministero, si astengano dalle loro mogli e non partoriscano figli; che chiunque lo abbia fatto sia dichiarato privato del chiericato

Del pari, il prelato sottolinea che se in Oriente i preti possono sposarsi, questa «situazione è possibile solo a causa della massiccia presenza di monaci» che vivono nel celibato. Il cardinale Sarah mette in evidenza un’altra realtà che viene nascosta e cioè qual è il vero desiderio dei poveri, in Amazzonia, in Africa o altrove: «i poveri, i semplici, i cristiani che appartengono a questo livello non chiedono la fine del celibato! Essi si aspettano dei preti che siano dei santi, che siano interamente votati a Dio e alla Sua Chiesa. Essi si aspettano dei preti celibi che incarnino in mezzo a loro la figura di Cristo, sposo della Chiesa. (…). Sì, con l’istinto della fede, i poveri sanno che un prete che ha rinunciato al matrimonio fa loro dono di tutto l’amore dello sposo (…)»

La lettura di questa intervista non può mancare di far prendere atto dell’amore del cardinale guineano per la Chiesa, per il sacerdozio, e del suo desiderio di correggere gli abusi e di restaurare la grandezza della Sposa di Cristo.
Ma, vi è un ma! Desolante, rattristante: un vero accecamento! L’accecamento sul papa emerito Benedetto XVI, sulle ragioni principali della secolarizzazione del sacerdozio e della perdita della fede dei chierici di oggi, le due cose essendo intrinsecamente legate…

Nel corso di questa intervista risaltano due evidenze che sono essenziali per comprendere fino a che punto lo spirito del cardinale è stato modellato da più di mezzo secolo di modernismo conciliare: la sua ammirazione senza limiti per Benedetto XVI e l’assenza di una pur piccola messa in causa del concilio Vaticano II, primo responsabile del disastro contemporaneo e della rovina della dottrina e della disciplina della Chiesa cattolica.
Ma quando si sa che il cardinale Ratzinger, segnato profondamente del filosofo moderno Emmanuel Kant e discepolo del teologo esistenzialista Rahner, fu un teologo modernista influente e ascoltato al Vaticano II, l’atteggiamento del cardinale Sarah nei confronti del Concilio si spiega facilmente: difficile condannare il lavoro principale di colui che si ammira a tal punto da paragonarlo ad un profeta…

Per tre volte, infatti, il cardinale Sarah usa il termine “profetico” per descrivere il messaggio e il coraggio di Benedetto XVI circa la difesa del celibato ecclesiastico.
Profetico? Ha dunque dimenticato questo prelato conservatore «l’aggiornamento» conciliare? Questo «aggiornamento» della Chiesa per conciliarla con il mondo, per aprirla all’uomo moderno, che ha svuotato i conventi e i monasteri e ha spinto migliaia e migliaia di preti, religiosi e religione ad abbandonare l’abito; che ha soppresso la formazione tomista nei seminari – il giovane Ratzinger non portava la filosofia dell’Aquinate né nel suo cuore né nella sua intelligenza -; che portando avanti il sacerdozio comune del popolo di Dio, rendendo democratiche le strutture ecclesiastiche, inventando una collegialità orizzontale, promulgando il Novus Ordo Missae antropocentrico allontanandosi dalla sana dottrina cattolica, ha desacralizzato enormemente il ruolo del prete cattolico.
D’altronde, nel suo libro I Princípi della teologia, il cardinale Ratzinger scrive “profeticamente”:
«Il Vaticano II, fortunatamente, ha superato il livello delle polemiche e ha tracciato un quadro positivo completo della posizione della Chiesa sul sacerdozio, in cui sono state accolte anche le richieste della Riforma (…) La totalità del problema del sacerdozio si riduce, in ultima analisi, alla questione del potere di insegnamento nella Chiesa in maniera generale».

E il cardinale Ratzinger, che sotto il pontificato bergogliano se la prende col celibato ecclesiastico, è lo stesso che ha avuto una larga parte nell’«aggiornamento» mortale intrapreso dal Vaticano II con le sue riforme e i suoi decreti novatori in tutti i dominii: dottrina, liturgia, sacramenti, disciplina, formazione, diritto canonico; aggiornamento che è stato messo in opera da tutti i papi conciliari come una rivoluzione sempre in marcia.

Elogiare il «messaggio profetico» e il «coraggio profetico» di Benedetto XVI in relazione alla crisi del sacerdozio e alla castità ecclesiastica, per difendere il celibato dei preti, significa dar prova di misconoscere, cosa molto inescusabile per un cardinale della levatura di Robert Sarah, il ruolo che il papa emerito, come padre del Concilio e teologo progressista, ha svolto in questa perdita della fede dei chierici contemporanei, perdita che è la fonte da cui derivano i mali deplorati… Significa piangere sulle spaventose conseguenze di ciò di cui purtroppo si amano le cause.

Se proprio si vuole evocare un «messaggio profetico» accompagnato da un «coraggio profetico», è più giusto rendere omaggio a Mons. Lefebvre, vescovo che si levò fin dal Concilio contro l’«autodemolizione» della Chiesa operata dalla sua stessa gerarchia, compresa la più alta autorità.
Era il 30 marzo 1986, quando Mons. Lefebvre, a Ecône, profetizzò la “distruzione totale della Chiesa»:
«A partire dal Concilio vediamo che la situazione si aggrava anno dopo anno, sempre più grave, sempre più grave. Il Sinodo ha anche parlato di motivo di orgoglio – che io dico è più grave degli altri – ed ha detto: Noi continuiamo, continuiamo malgrado tutte le difficoltà; il Concilio è stato opera dello Spirito Santo, è stato una Pentecoste straordinaria, bisogna continuare. Continuiamo nello spirito del Concilio. Niente restrizioni, niente reprimende, niente ritorno alla Tradizione.
«E adesso noi vediamo che per il fatto che il Sinodo ha detto che bisogna continuare nello spirito del Concilio, le varie tappe si manifestano con moto accelerato, sempre più velocemente. E questo necessariamente, perché in vent’anni non vi sono state obiezioni all’attuazione di questo spirito del Concilio. Oggi ormai, tutti quelli che sono d’accordo con queste trasformazioni nella Chiesa, dicono che non c’è ragione per non continuare ancora più velocemente. Si arriva alla distruzione totale della Chiesa».

Il pontificato di Papa Francesco e l’attuale dibattito sul celibato ecclesiastico si inscrivono semplicemente in questa logica di “distruzione totale della Chiesa”, messa in essere ad opera e a partire del Vaticano II !





febbraio 2020
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