Gesù e la “microbiologia”

Gesù faceva miracoli perché ignaro di microbiologia

di Francesco Lamendola


Articolo pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia






Certo che son soddisfazioni quelle che ci vengono dalla teologia moderna, dopo che Karl Rahner ha fatto la sua brava rivoluzione copernicana e ha messo l’uomo al centro anziché Dio. Fra le altre cose, finalmente veniamo a sapere perché il nostro Signore Gesù Cristo faceva quei miracoli (diciamocelo una buona volta) un po’ da baraccone, così imbarazzanti per la nostra mentalità moderna, roba da istrione di provincia più che da Figlio di Dio: perché non conosceva i prodigi della scienza e in particolare ignorava i segreti della microbiologia.
Eh sì, proprio così: se avesse avuto un po’ di dimestichezza con la microbiologia, e se l’avessero avuta anche i suoi Apostoli, e più tardi i Santi vissuti fino a qualche anno fa, non avrebbero avuto alcun bisogno di tirar fuori dal loro cilindro di prestigiatore le guarigioni dei sordomuti, le liberazioni degli indemoniati, il risanamento dei paralitici e dei lebbrosi: avrebbero dato a quei poveretti l’indirizzo di un buon centro medico, di qualche luminare della chirurgia o della microbiologia, e così li avrebbero aiutati a guarire, se possibile – oh, ma sempre con il “sostegno” di Dio, si capisce; vuoi che Dio lo lasciamo del tutto fuori dal quadretto?




  Dobbiamo esser grati all’epidemia del coronavirus, perché ha permesso ai cattolici di fare un po’ di chiarezza una volta per tutte: a guarire i malati non è Dio, ma il medico!


E pazienza se lo mettiamo sullo sfondo, a recitare un ruolo puramente decorativo; pazienza se non gli permettiamo più di fare miracoli, anzi non glieli chiediamo nemmeno, perché i primi a non credere che Egli li possa fare per il nostro bene, siamo proprio noi. Ecco dunque qual è la nostra vera fede di uomini moderni: la fede nella scienza.
È la scienza che ci guarisce se siamo ammalati, sia nel corpo che nella mente; non certo Dio. Dio, tutt’al più, ci può “sostenere”: un’espressione ipocrita e insulsa, messa lì proprio per dare un contentino ai cattolici ostinati, quelli che non ci stanno e che negherebbero anche l’evidenza. Ossia che aveva ragione il cardinale Martini, che la Chiesa è in ritardo di almeno due secoli e che, se Dio vuole (è un modo di dire…) è giunta l’ora di recuperare il tempo perduto. E di questa meravigliosa scoperta, che finalmente ci mette al passo coi tempi moderni, andiamo debitori all’epidemia di coronavirus: è proprio vero che le vie del Signore sono infinite e che non tutto il male, come recita il vecchio adagio, vien per nuocere!




Storicismo, naturalismo, razionalismo: questo è il modo di porsi dei cattolici moderni rispetto al Vangelo. Le parole di Gesù sono vere se hanno il sostegno della scienza; se no, nessun dubbio su quale debba essere la loro scelta: a favore della scienza!


Chiudere le chiese, sopprimere la santa Messa, peraltro lasciando aperti i locali pubblici e i centri commerciali? Una decisione più che comprensibile, anzi giusta, da parte della pubblica autorità, sempre così sollecita del nostro bene e della salvaguardia della nostra sicurezza: la salute prima di tutto, sì o no? (E pazienza se ogni anno 50.000 persone perdono la vita, in Italia, a causa delle infezioni contratte negli ospedali e nelle strutture sanitarie; ripetiamo: circa 50.000 persone: che volete che siano a paragone degli 11 morti provocati finora, nel nostro Paese, dal coronavirus?;
si veda http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2019/05/15/
allarme-rosso-infezioni-ospedaliere-
49-mila-morti-lanno_41a0e9c5-8f5d-4373-acda-4f46014f9dd0.html).

Prima di tutto la salute e il rispetto dei decreti prefettizi: i quali, ad esempio, in quel di Milano, fanno obbligo al clero e all’arcivescovo, monsignor Mario Delpini di attenersi a quanto stabilito per decreto. È vero che qualche fanatico e ignorante ultracattolico ha osato ricordare che san Carlo Borromeo, poi anche Federico Borromeo, illustri pastori della diocesi ambrosiana, di fronte alla pestilenza non tennero precisamente una tale linea di condotta pastorale, anzi, a dir la verità fecero tutto il contrario, indicendo numerose processioni e incessanti funzioni pubbliche con grande concorso di popolo, per chiedere a Dio e alla sua Madre Santissima (ci siamo riferiti alla Madonna come alla Madre di Dio: caspita, chissà se il buon Spadaro, o Enzo Bianchi, o lo stesso Bergoglio, ce lo perdoneranno mai!) di allontanare il flagello dai suoi fedeli milanesi; ma erano, appunto, altri tempi, nei quali s’ignoravano le scoperte della moderna microbiologia e tante altre belle cose della scienza che, oggi, sono il vanto e il decoro della nostra civiltà.

Ecco, ad esempio, cosa scrive Paola De Lillo alla pagina web https://www.lamadredellachiesa.it/il-coronavirus-le-insipienti-
accuse-allarcivescovo-di-milano-e-altro-ancora/:

Proviamo a confutare alcune delle asserzioni dei cattolici intelligenti.

Poteva l’Arcivescovo di Milano rifiutarsi di dare seguito all’ordinanza? No, perché esiste un preciso articolo del Codice Penale, il n. 650, che recita: “Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato [337, 338, 389, 509], con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a duecentosei euro.“

Poteva dunque tacere e permettere ai sacerdoti di continuare a celebrare le messe e ai fedeli di assistervi? No, perché, sempre che i sacerdoti avessero voluto disobbedire ad un’ordinanza regionale, si sarebbe fatto carico di indurre, seppur tacitamente, la disobbedienza altrui, oltre all’assunzione di responsabilità per un eventuale aumento dei contagi. Quanto poi ai fedeli, le messe della domenica mattina erano già semideserte e i pochi presenti apparivano molto impauriti e si tenevano a debita distanza gli uni dagli altri, quindi, a fronte di un’ordinanza che vietava gli assembramenti, avrebbero certamente obbedito.

Sarebbe perciò stato fruttuoso creare un casus belli tra Autorità civile e religiosa? La risposta è ancora no, sia perché per antica tradizione il Vescovo di Milano mantiene ottimi rapporti con le Autorità cittadine vigendo da sempre la reciproca collaborazione, sia anche perché l’Accordo tra Santa Sede e la Repubblica italiana, sottoscritto nel 1984, stabilisce all’art. 1: “La Repubblica italiana e la Santa Sede riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti ed alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese.” (qui), che altro non è che l’evangelico “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” pronunciato da Gesù.  (Mt 22,21).

Premesso quanto sopra, poteva mons. Delpini ispirarsi a S. Carlo Borromeo e indire processioni e messe solenni per chiedere a Dio di liberarci dal contagio? No, perché nel XVI secolo non si studiava la microbiologia,  non erano stati scoperti i batteri e i virus, né tantomeno erano note le modalità di contagio e neppure era scontato che le preghiere sarebbero state accolte. Invero alcuni casi miracolosi si sono verificati e restano nella memoria storica della Chiesa, ma non erano, né sono oggi, degli automatismi.
(qui)




Poteva l’Arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini rifiutarsi di dare seguito all’ordinanza?


Questa pagina di prosa è altamente istruttiva affinché possiamo misurare, in tutta la sua estensione, la frattura prodottasi fra la fede cattolica, come l‘abbiamo ricevuta dalle generazioni anteriori al Concilio Vaticano II, e quella che oggi viene fatta passare per la medesima fede, mentre in verità è una fede completamente diversa, rivolta ad una religione diversa, con una dottrina diversa.
La prima cosa che balza all’occhio è l’ossequio indiscusso e indiscutibile che viene riservato alle disposizioni del prefetto: facendosi più realisti del re, certi cattolici moderni affermano che non si può assolutamente andare contro di esse, né, in genere, contro le leggi democraticamente votate dal Parlamento, perché altrimenti si aprirebbero conflitti insanabili fra il Vangelo e lo Stato, il che non è affatto desiderabile. A quanto pare, per costoro la cosa più importante è evitare i conflitti, smussare gli angoli, far decantare le tensioni; in una parola; adattarsi al mondo, accettare i suoi modi di pensare e di sentire, in nome della pace e della concordia sociale.

Strano, però, che Gesù non abbia mai parlato in questi termini, bensì in termini diametralmente opposti:
Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare “il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa”. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà (Mt 10, 34-40).



Per il cardinale Martini, la Chiesa è in ritardo di almeno due secoli? Ecco dunque qual è la nostra vera fede di uomini moderni: la fede nella scienza!


E ancora:

Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani. Ma quando vi metteranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come parlerete o di quello che dovrete dire; perché in quel momento stesso vi sarà dato ciò che dovrete dire. Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà il fratello a morte, e il padre il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato (Mt 10, 16-22).




Finalmente è fatta chiarezza tra i Cattolici e andiamo debitori all’epidemia di coronavirus: è proprio vero che le vie del Signore sono infinite e che non tutto il male, come recita il vecchio adagio, vien per nuocere!

Ci viene poi ricordato, nell’articolo sopra citato, che per quanti trasgrediscono alle disposizioni stabilite dall’autorità in materia sanitaria è previsto anche il carcere fino a tre mesi, e una multa in denaro fino a duecentosei euro. Formidabili minacce!
Eppure a noi risulta che i primi cristiani affrontavano le belve feroci, il fuoco e la croce, per testimoniare la loro fede in Gesù Cristo; che i missionari nell’Inghilterra di Elisabetta rischiavamo lo squartamento, quelli che si recavano in Giappone la crocifissione, e quelli che predicavano il Vangelo agli Irochesi del Canada, il palo della tortura.
E non andavano in terra di missione per dialogare coi pagani, come oggi, dopo il Concilio Vaticano II, è divenuto d’obbligo opinare; nossignori, vi si recavano per insegnare il Vangelo, proprio come faceva Gesù Cristo, il quale non dialogava ma insegnava, e insegnava con grande autorità.
Oggi, invece, se i cattolici disobbediscono al decreto che vieta di partecipare alla santa Messa, rischiano qualche settimana di prigione e un paio di centinaia di euro di multa: e sembrano troppo gravi da sopportare.
E per che cosa, poi? Per fare la figura degli stupidi, dei creduloni, dei nemici del progresso? Eh, già: chi sa che cosa penserebbe il mondo di loro, se pretendessero di fare come ai tempi di san Carlo Borromeo.
Si dà il caso che l’attuale arcivescovo milanese sia in ottimi rapporti con le autorità cittadine (leggi: col sindaco Giuseppe Sala, capo di una giunta di sinistra e naturalmente favorevole al divorzio, all’aborto, alle unioni gay e a tutte le altre belle conquiste di civiltà del nostro tempo); e dunque perché guastarli? Perché rimettere in discussione l’accordo del 1984 fra lo Stato italiano e la Santa Sede, che ha dato così buoni frutti?




W il Coronavirus? Ogni anno 50.000 persone perdono la vita, in Italia, a causa delle infezioni contratte negli ospedali e nelle strutture sanitarie; ripetiamo: circa 50.000 persone: che volete che siano a paragone degli 11 morti provocati finora, nel nostro Paese, dal coronavirus?


Ma la parte più interessante dell’argomentazione a sostegno di monsignor Delpini è quella in cui si dice che egli non può ispirarsi alla linea pastorale di san Carlo Borromeo, per la buona ragione che nel XVI secolo non si studiava la microbiologia, non erano stati scoperti i batteri e i virus, né tantomeno erano note le modalità di contagio e neppure era scontato che le preghiere sarebbero state accolte.
Ma oggi che si studiano tutte queste belle scienze e questi rami della medicina, si è capito che a guarire i malati non è Dio, ma il medico: e dunque si è capito che pregare serve più a dare una sicurezza psicologica che a ottenere delle risposte concrete alle proprie necessità; e inoltre che né allora, né oggi, siamo sicuri che le nostre preghiere vengano accolte. Quindi, stante una tale incertezza, perché affidarsi a Dio e non piuttosto alla scienza?
Grazie al Cielo, non viviamo più nel Medioevo; oggi siamo razionali e sappiamo tante cose che i nostri avi non sapevano. Non le sapeva neanche Gesù; il quale era certamente bene intenzionato, però era scarso in medicina, in chimica e in biologia, e quindi i rimedi da Lui proposti quando ci si trova nel bisogno, appaiono oggi alquanto datati.
In fondo, dobbiamo esser grati all’epidemia del coronavirus, perché ha permesso ai cattolici di fare un po’ di chiarezza, una volta per tutte. Se c’era ancora qualcuno convinto che la difesa contri i mali venga da Dio, ora si deve ricredere: siamo nel terzo millennio, è la medicina che risolve i problemi di salute.
Sulla stessa linea di pensiero, allargando la prospettiva, troviamo le affermazioni del generale dei gesuiti, Sosa Abascal, secondo il quale non si può sapere con certezza quel che disse e fece Gesù Cristo, dato che nessun magnetofono ha potuto registrarne le precise parole.

Storicismo, naturalismo, razionalismo: questo è il modo di porsi dei cattolici moderni rispetto al Vangelo. Le parole di Gesù sono vere se hanno il sostegno della scienza; se no, nessun dubbio su quale debba essere la loro scelta: a favore della scienza. Gesù Cristo, infatti, non solo era scarso in biologia e medicina, ma anche sprovvisto di registratori. E allora grazie, coronavirus…





febbraio 2020
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