La Comunione spirituale

di Don Bruno France, FSSPX

Pubblicato sul numero 125, gennaio - febbraio 2012, del Bollettino del Priorato San Giovanni della Fraternità San Pio X a Nantes, Francia





Il tempo di Natale, con la sua estensione nel tempo dell’Epifania, ci mostra la giusta adorazione di Cristo di cui dobbiamo dar prova. L’esempio dei pastori e quello dei Magi sono un invito a spostarci per onorare il Dio-Bambino. Se la nostra anima non si trova in una totale indigenza, si tratta allora di allora di adorare semplicemente come i pastori che non avevano niente da offrire o di offrire dei doni preziosi come i Magi.
Ma una volta terminata questa adorazione ecco che giunge il pericolo dell’oblio: dopo un sincero culto verso il Verbo incarnato, noi rischiamo di ritornare nel mondo come se niente fosse accaduto, come se il nostro culto fosse stato una parentesi presto chiusa.
Come cattolici, la nostra possibilità è di poter rimanere in contatto col Corpo di Cristo attraverso la Santa Ostia, che è una continuazione dell’Incarnazione. La Comunione permette di conservare questa presenza di Cristo, ma noi possiamo spingerci ancora più lontano grazie alla Comunione spirituale.
Questa pratica non è un piccolo consiglio da riservare ai ragazzi; essa è salutare, efficace, e troppo spesso trascurata dai praticanti. Sarà il caso di approfittare del nuovo anno per rimetterla in pratica, essa sarà un mezzo eccellente per applicare in seguito le nostre buone risoluzioni.

Un desiderio

Il Concilio di Trento aveva già distinto tre modi diversi per comunicarsi: solo sacramentalmente (senza carità è cosa peccaminosa), solo spiritualmente, e in questi due modi insieme: come deve essere ogni buona Comunione alla Messa.



Per gli autori spirituali, comunicarsi spiritualmente significa unire la nostra anima a Gesù-Eucarestia, non con la ricezione del sacramento, ma col desiderio di questa ricezione, precisando che questo desiderio è soprannaturale in quanto procede da una fede animata dalla carità.
Così San Francesco di Sales sottolinea questa nozione del desiderio: «Quando non potete avere il bene di comunicarsi realmente alla Santa Messa, comunicatevi almeno col cuore e con lo spirito, unendovi con un ardente desiderio a quella Carne vivificante del Salvatore» (Introduzione alla vita devota, II parte, cap. 21).
Il gesuita Rodriguez aggiunge: «La comunione spirituale consiste nell’avere un ardente desiderio di ricevere l’adorabile Sacramento … Perché come quando uno ha una gran fame, divora la carne con gli occhi, così bisogna divorare con gli occhi dello spirito quella Carne celeste» (Pratica della perfezione cristiana, II parte, trattato 8, cap. 15).

Rendiamoci conto che noi beneficiamo di un privilegio. Innanzi tutto non era possibile approfittarne nell’Antico Testamento, poiché si tratta di un desiderio del sacramento che fu istituito da Cristo. La manducazione della manna da parte degli Ebrei non è un’applicazione di questa comunione spirituale. Lo stesso per gli Angeli che, secondo il giudizio di San Tommaso, se possono mangiare spiritualmente Cristo essendovi uniti per la carità e la visione beatifica, non possono mangiare spiritualmente il sacramento, che presuppone la possibilità di poterlo ricevere realmente. In senso proprio, essi non possono dunque ricevere la comunione spirituale (Somma Teologica, III, q. 80, a. 1).

Come abbiamo detto prima, questo desiderio è prodotto da una fede viva e richiede dunque lo stato di grazia. Colui che si comunicasse spiritualmente in stato di peccato mortale e con la disposizione di restarvi, peccherebbe gravemente, dice il teologo Suarez. Ma sembra che in questo caso il sacramento della Confessione non sia obbligatorio, basta un atto di perfetta contrizione.
Precisazione importante: il Dizionario di Teologia Cattolica sostiene  che in caso di contrizione imperfetta non vi sarebbe peccato, ed anche avendo un buon desiderio i frutti legati alla comunione spirituale non ci sarebbero.

Fondamento

Due principii fondano il valore di una comunione spirituale.
Il primo pilastro è la fede nella presenza di Cristo nell’Eucarestia come fonte di vita, d’amore e di unità. Non solo si tratta di riconoscere la presenza reale, ma anche l’efficacia di questa presenza, come causante la grazia.
Quest’atto di pietà, dunque, è fuori portata dei protestanti, anche se essi riconoscono una certa forma di presenza di Cristo nell’Ostia. E’ questo il caso dei luterani che affermano che l’Eucarestia ha la funzione di eccitare la fiducia in Gesù Cristo, senza che essa produca un aumento della grazia nelle nostre anime.

Il secondo principio consiste nel fatto che l’efficacia del desiderio può supplire all’atto del sacramento; sappiamo, per esempio, che se il battesimo con l’acqua è impossibile, il battesimo di desiderio è una porta aperta per la salvezza. Precisiamo solo che questo desiderio implica una reale volontà di ricevere il sacramento stesso e non si riduce ad un vago attaccamento al cristianesimo; è tale processo che si applica alla Comunione.
Tuttavia, contrariamente alla Comunione sacramentale, che agisce ex opere operato, la Comunione spirituale interviene ex opere operantis e cioè in funzione delle disposizioni della persona. Il cristiano diventa allora causa diretta della grazia, che rischia di essere meno abbondante in ragione delle sue imperfezioni. Nella ricezione dell’Ostia, il fedele è solo una condizione, mentre la causa della grazia è il sacramento stesso, cosa che ne assicura l’efficacia.

Effetti

Dopo tutte queste difficili considerazioni teologiche, vediamo la conclusione pratica: in ragione delle nostre infermità, la Comunione spirituale sarà concretamente meno efficace di quella sacramentale, anche se teoricamente gli effetti sono gli stessi, e cioè un supplemento di grazia, un nutrimento spirituale e la remissione dei peccati veniali. Ma se le nostre disposizioni sono perfette, gli effetti saranno identici o perfino migliori di quelli di una Comunione sacramentale fatta distrattamente.
I Santi ce l’hanno dimostrato: «Si racconta di Sant’Angela Merici che quando le si interdiva la Comunione giornaliera ella vi suppliva con delle frequenti comunioni spirituali alla Messa, e talvolta ella si sentiva inondata di grazie simili a quelle che avrebbe ricevute se si fosse comunicata con le specie sacramentali. Così, in pia eredità, ha lasciato al suo Ordine la pressante raccomandazione di non trascurare questa santa pratica».



Pratica

Santa Teresa d’Avila raccomanda alle sue figlie di comunicarsi in spirito (Cammino della perfezione, cap. 37); anche il Padre Du Pont, ben noto a coloro che hanno fatto un ritiro di Sant’Ignazio, incoraggia in questo senso; e ancor più San Bernardo.
Allora, perché rifiutare questi inviti? La Comunione spirituale presenta il vantaggio di non essere limitata nella sua frequenza. Essa può essere fatta così spesso per quanto l’anima lo desidera, come ricorda l’Imitazione di Cristo (Libro IV, cap. 10).
Il Padre Faber cita ad esempio la Beata Agata della Croce che «era animata da un tale amore per il Santissimo Sacramento che si dice sarebbe morta se il suo confessore non le avesse insegnato la pratica della Comunione spirituale; e una volta appresala, ella usava ripeterla fino a duecento volte in un giorno».
Noi non siamo obbligati a tenere il ritmo dei Santi; è meglio farla più raramente ma con la profondità richiesta. Ricordiamoci che il momento privilegiato per la Comunione spirituale è il tempo della Messa; ci si può associare all’ora in cui essa è celebrata.
Questo tipo di devozione deve essere soprattutto un complemento alla nostra Comunione abituale e può aiutare nei periodi in cui è più difficile accostarsi ai sacramenti, in particolare durante le vacanze.
Collochiamo al suo giusto posto questo tipo di pratica: il comunicarsi spiritualmente trae il suo valore dalla Comunione sacramentale, ma  le ricchezze del tesoro eucaristico non devono farci trascurare il complemento spirituale di questo intimo desiderio del cuore. Così, si può esprime l’intenzione della Chiesa con le parole di Nostro Signore riportate da Sant’Alfonso de’ Liguori: «Io conservo le vostre Comunioni sacramentali in un vaso d’oro, e in un vaso d’argento le vostre Comunioni spirituali».





marzo 2020
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