Il Crocifisso e la peste a Roma nel 1522







Il 23 maggio 1519 un incendio distrusse la chiesa di San Marcello a Roma, in via del Corso; la chiesa venne totalmente bruciata.
Quando i fedeli poterono entrare tra le macerie, trovarono al posto dell’abside, tra le ceneri, il Crocifisso ligneo che si trovava lì conservato: il Crocifisso era intatto.

Tre anni dopo, nel 1522, Roma venne invasa dalla pestilenza. I fedeli si ricordarono del Crocifisso rimasto intatto tre anni prima e con alla testa il cardinale spagnolo Raimondo Vich, responsabile della chiesa, decisero di dare inizio ad una processione penitenziale per invocare il Signore perché salvasse la città dalla pestilenza.
Ufficialmente, le autorità avevano vietato gli assembramenti per contenere, se possibile, il diffondersi dell’epidemia. Ma il 4 agosto, con in testa il Crocifisso ligneo, dalla chiesa si mosse una processione a cui parteciparono il clero, i religiosi, i nobili, i cavalieri e migliaia di fedeli uomini e donne, tutti scalzi e col capo cosparso di cenere, che invocavano l’aiuto del Signore.
Via via che la processione procedeva ci si accorgeva che la pestilenza andava scemando, così la processione durò fino al 20 agosto, a quel giorno la pestilenza era scomparsa.

Lo scorso 27 marzo 2020, in una piazza San Pietro deserta, alle ore 18,00, Papa Francesco ha pregato per la fine dell’epidemia di coronavirus, al fianco aveva il Crocifisso miracoloso di San Marcello, che ha baciato alla fine della preghiera.
Il Papa ha impartito la benedizione alla città e al mondo con il Santissimo Sacramento.

Nonostante le misure di sicurezza siano necessarie, si spera, per contenere la diffusione dell’epidemia, è evidente che l’unico rimedio valido per contrastarla è la preghiera. Solo Dio può fermare il flagello. E da questa considerazione scaturisce l’altra: che il flagello è come un segno che Dio ha permesso per avvisare tutti che non si vive senza il continuo richiamo a Lui.

Se il Signore non costruisce la casa,
 invano vi faticano i costruttori.

Se il Signore non custodisce la città,
 invano veglia il custode.

(Salmo 127, 1)









marzo 2020
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