La pandemia e il timore del castigo


di Belvecchio





In questo particolare momento “storico”, contrassegnato dalla presenza invasiva di un’infezione virale che ha già colpito migliaia di persone, è inevitabile che l’uomo della strada si chieda il perché di tutto quello che sta vivendo direttamente e indirettamente.

Per i fedeli cattolici va tenuto conto di un interrogativo specifico: si tratta di un castigo di Dio?
In verità questo interrogativo da tanti cattolici viene ritenuto come infondato, poiché ormai sono in tanti che hanno perduto la cognizione che Dio, giusto Giudice, possa elargire premii e castighi, sia in questa vita, sia e soprattutto nella vita futura.
La perdita di questa concezione è strettamente connessa con la lontananza da Dio, nel senso che in questo inizio di millennio è apparso sempre più evidente che l’uomo moderno ritiene di poter fare a meno di Dio. Quindi, se Dio è lontano, se l’uomo Lo ha relegato tra le cose di minor conto, è inevitabile che come prima cosa il pensiero non va a Dio.
Tuttavia, dal momento che nonostante il raziocinio porti oggi l’uomo a negligere Dio, egli percepisce sottilmente che non può non esserci qualcosa più grande di lui: lo percepisce in ragione stessa della sua limitazione, che ultimamente sta sperimentando a causa dell’epidemia. Ne consegue che scordata la concezione del premio e del castigo di Dio, questa finisca con l’affiorare alla memoria di molti, che arrivano a porsi la suddetta domanda: si tratta di un castigo di Dio?

Quando parliamo dell’uomo moderno non abbiamo in vista un’entità teorica e lontana, ma l’uomo reale in carne ed ossa, come noi stessi e come i nostri compagni di viaggio in questa terra, e tra questi compagni di viaggio ci sono anche gli uomini di Chiesa, soprattutto per i cattolici.
Ora, tra i primi che si sono preoccupati di sminuire l’idea del castigo di Dio ci sono stati proprio gli uomini di Chiesa.
Certuni hanno pensato che lo abbiano fatto per ignoranza o per cattiva volontà, ma noi pensiamo che lo abbiano fatto perché più degli altri essi hanno sentito affiorare alla memoria la concezione di cui abbiamo detto prima: e subito presi dal pensiero: “vuoi vedere che è tutto vero!”, ecco che si sono affrettati a sminuire quella che sentivano crescere in loro come una certezza. E questo perché: accettare che esista il castigo di Dio equivale necessariamente a riconoscere che debba esserci qualcuno da castigare, un colpevole; e oggi gli uomini di Chiesa, al pari della maggior parte degli uomini in generale, si rifiutano di riconoscersi colpevoli di qualcosa, soprattutto di qualcosa che ha attinenza con Dio.
Se Dio è lontano, e appartiene alle cose di poco conto, anche il rispetto o la mancanza di rispetto nei suoi confronti è lontana e perfino inesistente.
“Oggi incombe su di noi come una sorta di castigo”, pensano gli uomini, ma allora “vuoi vedere che abbiamo commesso del male tanto da essere castigati?”
Pensiero che sorge nella mente delle persone perbene, ma che viene scartato nella mente delle persone piene di sé e dedite a vivere senza regole e senza limiti, per quanto possibile. Questa seconda categoria di persone è quella che annovera al suo interno la più parte dei moderni uomini di Chiesa. E’ ovvio, quindi, che per costoro il castigo di Dio non esiste perché non può esistere: loro non hanno commesso mancanze suscettibili di essere castigate.
Eppure, l’epidemia c’è, e porta alla sofferenza e alla morte molte persone, quindi, non potendosi trattare di un “caso”, perché il caso non esiste, come dimostra la stessa epidemia, si dovrà trattare o di un castigo di Dio o di una macchinazione umana, attuata o consciamente o inconsciamente.

La macchinazione umana potrebbe essere l’ipotesi da seguire per prima, ma questo porterebbe a chiedersi: di chi e perché; e siccome l’uomo moderno percepisce che si arriverebbe a dover accettare che esiste un “cattivo” e una “mala azione”, ecco che scarta l’ipotesi perché ritiene che l’uomo, cioè lui stesso, non è cattivo, ma è buono: solo a volte sprovveduto. E questo lo pensano per primi gli uomini Chiesa.
Ma allora, non resta che pensare al castigo di Dio; ma anche questo non sarebbe accettabile, perché Dio, ammesso che ci sia e non sia lontano, è anch’Egli buono e solo misericordioso.
Ma allora, a chi appartiene la responsabilità della pandemia? Sembra proprio che appartenga a nessuno. Ma, com’è possibile una cosa del genere?
Se non ci sono responsabili, né pratici, né morali, né  materiali, né soprannaturali: la pandemia è una realtà autonoma, che si fa da sé. Una sorta di entità che vive di vita propria: che si auto genera e si auto dirige. Insomma, una sorta di divinità!
Ahimé, ecco che a questo punto, il Dio che sarebbe stato tenuto in non cale, in quarantena si direbbe oggi, riappare più potente e presente che mai.

Siamo ad una delle tante contraddizioni moderne, questa volta perfino virale, perniciosa.
E proprio i primi che dovrebbero scompigliare le carte delle pseudo certezze umane, i preti, si limitano invece a confessare la loro impotenza; la stessa impotenza che li rende forti nel negare che possa esistere il castigo di Dio.
Tuttavia, il castigo di Dio esiste, se non altro perché è l’omologo del castigo dell’uomo: se l’uomo premia e castiga è perché porta in sé il senso innato della giustizia, che è una delle prerogative proprie di Dio. Ecco perché Dio è misericordioso, perché è giusto e, per quanto Gli compete, retribuisce tutti a seconda dei loro meriti o demeriti.
L’uomo moderno, ha qualcosa che gli possa essere rimproverato da Dio?
E’ ovvio che ce l’ha: è la sua pretesa di potersi allontanare da Dio e di poter esistere a prescindere da Dio e solo in forza di se stesso. Egli, che non può darsi la vita e che non sa neanche perché la vita esista, si arroga il diritto di poter vivere da se stesso. Questa, prima di essere una colpa grave nei confronti di Dio, è una colpa grave nei confronti di se stesso. E quale colpa maggiore di questa potrebbe essere suscettibile di castigo?

La si giri come si vuole, resta il fatto che se questa pandemia non è riconducibile al castigo di Dio, è senz’altro riconducibile al castigo dell’uomo… in questo caso una sorta di auto-castigo o, per dirla meglio, un castigo che l’uomo si è procurato da se stesso, un castigo che egli è andato a cercarsi e che trova sempre una qualche entità come il “virus” disposto a concederglielo.
Il conto torna. Ma l’uomo moderno non apprende la lezione e di fronte all’evidenza della pandemia risfodera la sua volontà di potenza, che è l’impotenza, per scommettere con se stesso che sconfiggerà la pandemia… fino alla prossima pandemia.










aprile 2020
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