CON PRUDENZA, CON SICUREZZA, IN FRETTA:

#RIDATECI LA MESSA

di Marco Tosatti

Pubblicato sul sito dell'Autore






Carissimi Stilumcuriali riceviamo in questi giorni messaggi e lettere di fedeli e anche di sacerdoti apertamente in sofferenza e critici delle misure imposte dal governo, e supinamente accettate dalla Conferenza Episcopale Italiana e dai vescovi, che salvo rarissime eccezioni sembrano non aver né la capacità né la volontà di reagire in maniera responsabile e creativa alle sfide imposte dalla crisi, e dalla tardiva, colpevolmente tardiva risposta dell’esecutivo e di alcune parti politiche.
Tutti ci ricordiamo le esortazioni a non fare allarmismo del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, gli slogan di ‘abbraccia un cinese’, ‘Milano non si ferma,’ – e ‘Bergamo pure’ – le polemiche sulla mascherina di Zaia – oggi, guarda caso, ce la impongono fino a nuovo ordine, e via ricordando.
Straordinario, ma neanche tanto, che oggi sindaci che dovrebbero dimettersi e politici che dovrebbero per pudore tacere attacchino chi per primo ha lanciato l’allarme. Ma questo è il Paese.
In tutto questo la Chiesa Italiana, sempre più Ufficio Affari Anche Religiosi (UAAR) della sinistra di poltrone e di governo non riesce a difendere quello che dovrebbe essere il suo territorio inviolabile, i sacramenti.
Ecco la lettera di un prete, che ha continuato a fare il suo mestiere; e la lettera al suo vescovo di una fedele, e la petizione per tornare ad avere la messa. Buona lettura.

*  *  *

Avrei tanto desiderato che tutto ciò non fosse accaduto ai miei giorni!”, esclamò Frodo.
“Anch’io”, annuì Gandalf,
“come d’altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti.
Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato.

(Tolkien – Il Signore degli Anelli)


Scrivo queste righe dopo gli ultimi avvenimenti accaduti con l’intervento della Polizia, su delazione di qualcuno, intanto che celebravamo la Messa del 19 Aprile e le polemiche che ne sono seguite [vedi la notizia].
 Alla fine ho deciso di pagare la sanzione. Ho dato a Cesare quel che è di Cesare, ma anche scelto di dare a Dio ciò che di Dio: cioè l’uomo.
Ho scelto gli uomini, le persone… il loro bene spirituale, piuttosto che i decreti dell’ultima ora… Mi sarei però aspettato dai Vescovi più coraggio evangelico, quello che tanta parte del popolo di Dio mi dimostra ogni giorno.
Non sarà certo per la multa che arretreremo di fronte alla codardia e alla mancanza di capacità di difesa del tesoro più prezioso che Gesù ci ha lasciato, l’Eucarestia, da parte di chi ne aveva l’incarico per la successione apostolica. Ricordo che l’Islam si diffuse rapidamente nel Nord Africa, spazzando via le comunità cristiane più che per la spada, soprattutto per la “dhimma”, la tassa di sottomissione e di “protezione” (sic), che i cristiani dovevano pagare se intendevano restare tali.

I soldi, capite? Per i soldi hanno rinnegato Cristo, il Battesimo, l’Eucarestia…

Se sono arrivato fin qui non è stato certo per voler comparire sui giornali o per voler “disobbedire” all’Autorità… Quale autorità? Con quale autorità? Ma per la percezione immediata, fin dalle prime battute di questo triste periodo, di come i nostri Vescovi non avessero intuito l’inganno. Ma come hanno potuto permettere di equiparare la celebrazione Eucaristica al cinema, alla discoteca, alle sale Bingo…?

L’unica giustificazione che comprendo è quella altrimenti di perdere il sostegno del governo, delle istituzioni circa l’8 per mille, circa eventuali benefici… che purtroppo verranno meno.
 Non illudiamoci, è solo l’inizio.
Abbiamo capito che pochi sono rimasti a difendere la fede dei nostri padri. Ci faremo più astuti, più prudenti… Entreremo nelle catacombe?
 Non abbiamo noi scelto. Questo tempo ci è stato dato. 
Alcuni hanno deciso di affermare la fede in Gesù Cristo, Verbo di Dio fattosi carne, vero Dio e vero uomo.
Si poteva restare nelle case a cantare sui balconi… oppure tacere in silenzio. Ma siccome Gesù ha detto che se non parleremo noi, grideranno le pietre… siamo usciti allo scoperto.
 Abbiamo sbagliato? Forse… non lo so. E’ certo che, piuttosto che stare rintanati nelle canoniche a subire continue omelie laicali, abbiamo preferito ascoltare il grido dei poveri, degli ultimi, dei semplici… che ci chiedevano il Corpo di Cristo, la Confessione… i sacramenti.
Abbiamo fatto una scelta. Abbiamo scelto di obbedire al comando di Cristo: “Fate questo in memoria di me…” e “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo”.
Questo mi sembra che debbano fare i preti: amministrare i sacramenti: dar da mangiare noi stessi al popolo che ha fame. Fame di Speranza, di Carità, di Perdono, di Vita Eterna. Fame di Cristo.
 Lui è l’unico che, morto sulla croce e risorto per noi, ci ha lasciato una eredità viva ed efficace: l’Eucarestia, il suo Corpo Benedetto che ci accompagna per le strade della vita, fino alla fine dei giorni.
Viva Cristo Re… Niente ti turbi, niente ti spaventi… solo Cristo basta!
don Pietro

E in effetti non si capisce perché non si possano adottare misure semplici e sicure come quelle che vedete in questa fotografia, che viene dalla Polonia:



In Polonia i vescovi hanno disposto di far celebrare quante più Messe è possibile nel corso della giornata

*  *  *

Lettera di una fedele al suo vescovo

Mi sento in dovere per la difesa della fede.

Sua Eccellenza padre …,
sono una fedele della sua diocesi e mi pongo come portavoce di un diffuso malcontento, per non dire di una dilagante sofferenza dovuta alla negazione che ci viene imposta, per motivi sanitari e di ordine pubblico, di accedere ai santi sacramenti e alla partecipazione al Santo Sacrificio.

Il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 (articolo 1, comma 1, lettere a,i) sancisce il diritto di esercitare la libertà di culto ma all’atto pratico questa non ci viene accordata: chiese parrocchiali chiuse da sacerdoti troppo impauriti da una divisa e dimentichi della loro missione e del giuramento di obbedienza a Dio; agenti di polizia che rispediscono a casa i fedeli qualora adducano, per giustificare la loro presenza in strada, motivi di necessità di culto; fedeli invitati a non entrare in chiesa dalle stesse forze dell’ordine, celebrazioni religiose interrotte sempre dagli addetti alla sorveglianza durante la trasmissione in streaming…

Ho letto su alcuni manifesti che viene “saggiamente” e vivamente incoraggiata la preghiera individuale nelle proprie case. Ma, padre, mi perdoni: possiamo mai equiparare la preghiera individuale al valore dei sacramenti o alla diretta partecipazione alla celebrazione eucaristica? Tanto più considerando il fatto che il fedele, essendo nell’impossibilità di confessarsi con un sacerdote e di ricevere il perdono e la remissione dei peccati, come indicato nel catechismo della Chiesa Cattolica, accumula giorno dopo giorno tante piccole macchie che intaccano la propria anima e che rendono sempre meno efficace e gradita a Dio la propria preghiera. Oltre che affievolire sempre più la fiammella della sua fede.

Alla luce di questa preoccupante situazione spirituale e della condizione di degrado e perversione morale, oltre che di imperversante relativismo e ateo umanesimo in cui versa la nostra società, le chiedo supplichevole di ascoltare il grido che i suoi fedeli le rivolgono e di intervenire affinché:
-vengano riaperte tutte le chiese parrocchiali, alle quali si potrà accedere solo se muniti di dispositivi di protezione individuali (mascherine e guanti in lattice) e mantenendo la distanza di sicurezza;
-venga data la possibilità di accedere al sacramento della confessione, come lei stesso ha indicato nel suo comunicato (PROT 128, … dell’11 marzo 2020), concordando con il sacerdote un appuntamento e svolgendo il tutto nel rispetto delle norme di sicurezza (distanza interpersonale di almeno 1 metro e utilizzo dei dispositivi di protezione);
-venga consentita la partecipazione alla Santa Messa almeno la domenica, chiedendo ai fedeli di comunicare con qualche giorno di anticipo la propria partecipazione al parroco, in modo tale che si possano celebrare più riti (ove possibile, all’aperto) e dividere i fedeli in turni, sempre con la dovuta attenzione alle norme di sicurezza;
-venga impartito il sacramento del battesimo ai nuovi nati;
-vengano garantite l’estrema unzione ai moribondi e le esequie ai defunti; queste ultime da svolgersi solo con i familiari più prossimi e sempre con l’osservanza di tutte le norme di sicurezza.

Si sta approssimando la Santa Pasqua e, come ci ricorda la Chiesa, è nostro dovere adempiere al precetto della Confessione e Comunione Pasquale, così come stabilisce il Concilio Lateranense IV del 1215.

Allo stato attuale anche questo ci verrà negato. E se la situazione di emergenza dovesse prorogarsi fino a luglio o oltre, voi pastori volete sobbarcarvi l’onerosa responsabilità di lasciare i fedeli in balia di se stessi e del misero conforto (perché solo di questo si tratta) di una celebrazione partecipata virtualmente mediante uno schermo??? Dio non voglia!!!

Dobbiamo aspettare prove più amare e pesanti di queste?

Vogliamo dimenticare l’esempio di Ninive, la città che si salvò dalla distruzione preannunciata dal profeta Giona, grazie a un profondo cambiamento dei suoi abitanti?

Tutti, senza distinzione sociale o anagrafica, si coprirono di sacco e si sedettero sulla cenere, praticarono digiuno e penitenza e si convertirono dalla loro condotta malvagia.

Confido nel suo ruolo di pastore di anime e di servo di Dio, con la speranza che questo appello, accorato e corale, venga ascoltato e accolto. La situazione attuale è particolarmente grave e richiede un intervento e un impegno urgenti e pragmatici.

Affido nelle mie preghiere quotidiane lei e tutti i sacerdoti a Maria, mediatrice di grazie e aiuto dei cristiani.

Che Dio la benedica.







aprile 2020
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