Pasqua e resistenza

12 aprile 2020:
Santa Pasqua di Resurrezione


25 aprile 2020:
profana commemorazione della liberazione


Nota di Belvecchio




Strano mese questo di aprile 2020.
Da tempo assillati dalle notizie sul diffondersi di un’infezione virale e delle sue conseguenze, ci siamo visti oggetto di tutta una serie di obblighi, imposizioni e restrizioni. Ci è stato detto come e quando potevano uscire, lavorare, mangiare, riposare  e dormire. Ci è stato spiegato perché era possibile portare fuori il cane a fare pipì e non era possibile portare fuori noi stessi a fare due passi. Ci è stato anche detto che era possibile andare a comprare le sigarette e non era possibile andare a pregare in chiesa.
Insomma, una situazione insolitamente nuova, per non dire sconcertante.

In un contesto del genere si sono lette e sentite le spiegazioni più diverse, si sono letti e sentiti i commenti più diversi, tutte e tutti tanto più diversi per quanto meno esplicativi, e abbiamo riportato l’impressione più di confusione che di persuasione.
Ma ecco che in mezzo a tanto disorientamento è arrivata finalmente una notizia confortante: in occasione della ricorrenza del 25 aprile, data storica in cui si ricorda la fine della Seconda Guerra Mondiale e insieme il perdurare degli strascichi della Guerra Civile, che vengono ufficialmente definiti “liberazione”, … in questo giorno commemorativo sarà possibile mettersi insieme con altre persone, sempre poche beninteso, per deporre fiori, fare discorsi e mostrare bandiere.
La precisazione è giunta dalla stessa Presidenza del Consiglio: «Le associazioni partigiane e combattentistiche potranno quindi partecipare alle celebrazioni per il 75° anniversario della Liberazione … con la consapevolezza del valore che questo anniversario ricopre per l’Italia e dell’importanza di difendere la memoria democratica del Paese»; ed è giunta dopo che l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) aveva chiesto al Governo «di cambiare una norma irrilevante sul piano della sicurezza, inutilmente divisiva, ingiusta e offensiva verso i partigiani, verso il nostro popolo, verso l’Italia».

La notizia ci ha rasserenati, perché ci ha dato la certezza che anche quest’anno avremo il nostro “25 aprile”; ma al tempo stesso ci ha rattristati, perché quest’anno non abbiamo avuto la nostra “Pasqua”.
Ovviamente, i rattristati siamo noi, cattolici, che non abbiamo potuto partecipare ai riti della Pasqua, compresa la Santa Messa; e altrettanto ovviamente non sono rattristati coloro che della Pasqua non gliene importa niente, compresi tanti uomini che siedono ai vertici del potere civile. Non sappiamo se e quanto siano rattristati i pastori della Chiesa, visto che non hanno pensato di chiedere al Governo «di cambiare una norma irrilevante sul piano della sicurezza, inutilmente divisiva, ingiusta e offensiva verso i cattolici, verso il nostro popolo, verso l’Italia, verso Dio».

Non lo diciamo per spirito polemico, ma certo è che quest’anno il “25 aprile” ha avuto la preminenza sulla “Pasqua”, e l’ha avuta nonostante, dati statistici alla mano, i cultori della “resistenza” possono calcolarsi nell’ordine delle centinaia di migliaia, mentre i praticanti cattolici che celebrano la Pasqua si stimano essere nell’ordine di milioni.
Di fronte a questa constatazione è logico che sorga il pensiero che l’insorgere dell’infezione virale abbia finito col rivelare che la tendenza attuale è di relegare la religione e il culto cattolici tra le cose di secondo ordine, mettendo al primo posto la religione e i culti laici, perché proprio di questo si tratta.

Da parte nostra non v’è alcuna recriminazione, né alcuna rivendicazione. Se si vuole che il culto di Dio venga limitato alla sfera privata e venga praticato in casa, per noi va anche bene, ma nessuno venga poi a lamentarsi se arrivano i virus, le pestilenze, i terremoti, le inondazioni e le devastazioni … ogni azione umana porta con sé le relative conseguenze.
E non si creda che stiamo parlando del “castigo di Dio”, perché i nostri pastori ci hanno ricordato che Dio non castiga ma usa misericordia, e noi cattolici seguiamo i nostri pastori.
Siamo invece parlando del fatto più semplice che l’uomo ripiegato su se stesso, inevitabilmente attorciglia le sue membra e si procura le paralisi, divenendo incapace di prevenire ogni tipo di disastro e di contrastare ogni tipo di accadimento che gli piomba addosso. Senza contare che nel mondo attuale esistono due elementi che procurano tante cose spiacevoli e deleterie per l’uomo: la volontà di potenza di gruppi che vogliono arrivare al totale controllo pubblico dei popoli e la volontà di potenza delle forze del male che ispirano questi gruppi e vogliono arrivare al totale controllo privato degli individui.

Certo che non siamo messi bene e questo strano mese di aprile 2020 ci ha dato modo di rendercene conto meglio che mai fino ad ora.
Avremmo potuto rivolgerci ai ministri di Dio e chiedere loro i consigli spirituali e i conforti sacramentali, ma costoro sono in piena ritirata e hanno abbandonato i fedeli nelle mani degli spiriti malvagi, umani e preternaturali.
Non ci rimane che rivolgerci direttamente alla nostra Madre celeste, Maria Santissima Immacolata, perché stenda il suo manto protettivo su di noi e sulle nostre famiglie e ci protegga dai mali che ci assalgono come frecce infuocate.

Noi ci crediamo alla potenza del Cielo, non come tanti attuali ministri di Dio che oggi credono di più alla potenza della terra e invocano un governo mondiale per raddrizzare, verso sinistra, le cose del mondo.
Noi ci crediamo alla forza soprannaturale della preghiera, non come tanti attuali ministri di Dio che dicono di essere tali e poi nemmeno aiutano i fedeli a pregare al riparo delle chiese che questi stessi fedeli hanno costruito nel corso dei secoli.
Noi ci crediamo alla forza soprannaturale della fede, non come tanti attuali sedicenti ministri di Dio che pensano di dover guardare, di bello e buono, alla religiosità epidermica di quelli che credono essere “popoli ancestrali” e che invece sono solo i resti degenerati di antichissime popolazioni che una volta erano informati dallo spirito originario del buon rapporto con l’unico Dio Creatore, che hanno abbandonato al seguito del progenitore divenuto vittima delle lusinghe del serpente antico.
Noi ci crediamo al destino ultraterreno dell’uomo, posto provvisoriamente di passaggio in questa valle di lacrime, non come tanti attuali supposti ministri di Dio che auspicano un mondo terreno più godibile e trasformato in paradiso.
Noi ci crediamo al demonio che va in giro per il mondo cercando chi divorare, non come certi attuali falsi ministri di Dio che predicano che il demonio sarebbe solo una proiezione umana e un simbolo.

Noi ci crediamo… noi … che è maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
 che pone nella carne il suo sostegno 
e il cui cuore si allontana dal Signore.
Noi ci crediamo … noi … che un giorno negli atri del Signore 
è più che mille altrove, e che stare sulla soglia della casa del mio Dio 
è meglio che abitare nelle tende degli empi.
Noi ci crediamo … noi … che il Signore Iddio è sole e scudo e concede grazia e gloria e non rifiuta il bene
 a chi cammina con rettitudine.
Noi ci crediamo … noi … che nel giorno dell’ira il mondo si dissolverà in cenere e faville e il Giudice giungerà a giudicare il mondo.
Noi ci crediamo … noi … che il nostro aiuto è nel nome del Signore.

Vieni a salvarci, o Dio,
 vieni presto, Signore, in nostro aiuto … Gioia e allegrezza grande 
per quelli che Ti cercano … vieni presto, mio Dio; 
Tu sei il nostro aiuto e il nostro Salvatore;
 Signore, non tardare.
(Salmo 70)








aprile 2020
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