La Chiesa,
la Sposa di Cristo è stata rapita.

di Silvana De Mari


Articolo pubblicato sul sito dell'Autrice
 





Recordare, Domine, testamenti tui, et dic Angelo percutienti: Cesset jam manus tua, et non desoletur terra, et ne perdas omnem animam viventem.

(2 Reg. 24, 16)

Ricordati Signore della tua alleanza e dì all’Angelo che percuote: desista la tua mano e non sia spopolata la terra e non dannare ogni anima vivente.

Cantando questi versi, con la cenere sulla testa, scalzo, San Gregorio Magno cominciò la processione contro la peste. Durante la processione chiese perdono, per i peccati suoi e per quelli della Chiesa, perché l’ira di Dio fosse allontanata.
La processione non era stata annunciata. Tutti i romani vedendola passare dalle finestre, si precipitarono in strada per seguire la processione. Erano un popolo che credeva in Dio comandati da un uomo di Dio. Ognuno chiese perdono. I romani si passarono la parola, l’un l’altro e l’infinta processione arrivò fino al ponte di Adriano, oggi detto di Sant’Angelo, perché in quel punto Papa Gregorio magno vide l’arcangelo Michele che rinfoderava la spada. E la spada non si abbatté più, la peste scomparve, i malati guarirono.

Questi Papi Medioevali oggi sarebbero considerati risibili perché parlavano dell’ira di Dio, concetto ormai non solo cancellato, ma considerato folklore.
Il cristianesimo non è zucchero filato e l’ira di Dio non è folklore, quindi nel momento della catastrofe, il compito di un pastore è chiedere perdono a Dio.
Ora il catechismo si studia con disegnetti da colorare dove Gesù Cristo è una specie di amicone.
Nel Cristianesimo, che nasce dall’ebraismo, l’ira di Dio esiste, ed è la parte fiammeggiante della sua misericordia. Dio vuole la salvezza delle nostre anime. E vuole salvarle, anche a costo del dolore.

L’ira di Dio, che è parte della Sua misericordia, si abbatté su Sodoma. Abramo cercò di contrattare la salvezza di Sodoma, ma non era possibile, perché la distruzione di Sodoma faceva parte del disegno di salvezza di Dio, e Sodoma fu distrutta.
Nelle scritture Sodoma è stata distrutta. Questo è stato apertamente contraddetto da monsignor Galantino in una folle omelia a Cracovia, per le giornate della Gioventù, ed è stato sottilmente contraddetto da Bergoglio in una folle omelia dell’aprile scorso, e in un’altra folle omelia del 22 marzo.
Quella che si salva è Ninive. Giona, dopo essere rimasto tre giorni nel ventre di una balena a meditare su tutte le possibili declinazioni delle parole fede e coraggio, finalmente eseguì l’ordine di Dio di annunciare alla città di Ninive la sua prossima distruzione. Ninive si rivolse a Dio, chiese perdono, tutti si vestirono di sacco con la cenere in testa, cioè si avvicinarono a Dio, rendendo inutile la punizione che quindi fu annullata.

Nell’affermare che Sodoma si è salvata è contraddetta la Bibbia: si realizza la profezia dell’Apocalisse, la negazione della Parola.

Per questo, da sempre, davanti alle catastrofi si chiede perdono, e ci si avvicina a Dio. Noi andiamo al tabernacolo, dove è Dio. Il cristianesimo è una religione incarnata. Esistono le case di Dio, le chiese, le basiliche, le cattedrali. Dio incarnato nel tabernacolo.

Ora le chiese sono chiuse. Le chiese sono chiuse e i tabaccai sono aperti. La necessità della vicinanza col tabernacolo è giudicata meno angosciante delle sigarette.

Il 25 marzo è l’Annunciazione, quello che mio padre riteneva il mistero più bello. Anche Tolkien aveva la stessa idea e infatti il 25 marzo ne Il Signore degli Anelli cade Mordor, che è il Male. Il mistero più bello del cattolicesimo. Quello più bello, con angelo bellissimo e una fanciulla bellissima. Il 25 marzo nel cattolicesimo si pronuncia l’Angelus, bellissima preghiera che ricorda le parole pronunciate in quell’evento.
La nuova chiesa 3.0 e la sua incredibile corsa allo svendersi, al saldo di fine stagione, ha rinnegato la Madonna. Con la scusa dell’ecumenismo è stato detto il Paternostro. Nulla impediva che le due preghiere fossero dette entrambe, una dopo l’altra, il Paternostro perché potessero unirsi anche gli appartenenti ad altre fedi cristiane, ma poi l’Angelus.
Noi ci rivolgiamo alla Madonna perché sappiamo, è scritto nel Vangelo in due punti, che lei è l’avvocato formidabile sempre dalla nostra parte, perché lei e solo lei può lenire l’Ira di Dio, se a lei ci rivolgiamo con umiltà e fede.

La Chiesa in uscita è in caduta libera.

La Messa è finita. È proprio finita. Siamo nella follia di un’epidemia e le nostre Chiese sono sprangate e i sacramenti vietati. Le Messe viste attraverso il televisore o attraverso il computer hanno lo stesso valore del guardare un documentario del mare rispetto a essere al mare.
Mentre discutiamo se le Messe seguite via televisore o computer (una Messa che vedi, non una Messa cui partecipi) abbiano un valore, occorre rilevare che sono terribilmente pericolose. Ci sono due pericoli entrambi gravi, che sono la banalizzazione e la profanazione. Solo persone con una capacità di concentrazione enorme riescono a seguire una Messa dal computer senza distrarsi per rispondere telefono, senza distrarsi a rispondere a qualcuno, senza distrarsi perché hanno bussato. Pochissime persone s’inginocchiano al momento della consacrazione (in effetti, ci stiamo inginocchiando davanti a Cristo o davanti a uno schermo?), la Messa si può seguire, in poltrona, sul divano, ogni tanto interrompendo per controllare la posta.
Secondo rischio: volontariamente si possono fare azioni di profanazione durante la consacrazione.  La Messa era sacrificio sul Golgota, è diventata mensa dopo il concilio, ora è spettacolo televisivo.
Continuano gli sbarchi dei migranti, molto amati dalla Chiesa, che per noi sono una catastrofe sanitaria a fulgida dimostrazione che alla Chiesa della salute del popolo italiano non importa molto, eppure si è precipitata a toglierci la Messa e sprangare le chiese.

Abbiamo visto i video di due uomini armati che interrompono un sacerdote mentre celebra la Messa, un sacerdote è stato denunciato per aver battezzato.
Il decreto legge n. 19 del 25 marzo prevede che, in determinati casi, il Presidente del Consiglio possa disporre, oltre alla sospensione delle cerimonie religiose, anche la “limitazione dell’ingresso nei luoghi destinati al culto”.  Non si parla di chiusura. Di chiusura delle chiese si era parlato prima. La notizia della chiusura delle chiese è nello stesso comunicato della Presidenza del Consiglio del Ministri del 24 marzo e faceva espresso riferimento alla “limitazione dell’ingresso o la chiusura di strutture e spazi aperti al pubblico quali luoghi destinati al culto”. È verosimile che la misura sia stata cancellata per volontà del Presidente della Repubblica per evitare l’emanazione di provvedimenti manifestamente incostituzionali. La costituzione garantisce la libertà religiosa. In effetti, il presidente del consiglio si dev’essere reso conto che non c’era alcuna necessità di rischiare un’accusa d’incostituzionalità.

Il clero quindi ha chiuso le chiese di propria iniziativa. Un’iniziativa gravissima. Separare un popolo richiuso, confrontato con la malattia e la morte, è un gesto di odio, non raccontabile in altri termini. Da un punto di vista medico e biochimico, l’allontanare un popolo dalla sua religione fa crollare le endorfine e depotenzia il sistema immunitario. Da un punto di vista religioso è un gesto da atei.
Entrare in Chiesa uno o due alla volta, dà un rischio zero, un rischio che è stato considerato un rischio inutile da gente che evidentemente è non credente. In Polonia non hanno sospeso le Messe, ne dicono in continuazione, così che le persone entrino poche alla volta, e il popolo può continuare a credere e a sentire lo sguardo di Dio su di lui.

Il 27 marzo una cerimonia molto coreografica, oserei dire istrionica, studiata fino all’ultima inquadratura, è stata trasmessa da una Piazza san Pietro deserta, a dimostrare che Cristo ha perso, il Vicario di Cristo, come sua abitudine, non si è inginocchiato davanti al Santissimo. In Vaticano esistono inginocchiatoi e persone che aiutino a rialzarsi: nulla giustifica un gesto così grave, restare in piedi o peggio seduto davanti al Santissimo, innumerevoli volte ripetuto. Non è stato chiesto perdono di nulla. Non è stato chiesto perdono per le colpe della Chiesa, quelle passate e quelle attuali, l’orrendo idolo Pachamama sugli altari, non è stato chiesto perdono per i nostri peccati, l’aborto, il rifiuto del dono di Dio della vita, della sessualità che la genera. Non è stato chiesto perdono per le blasfemie pagate con denaro pubblico, Non è stato chiesto perdono per i cristiani martirizzati in terra di Africa e Asia nella nostra indifferenza. È stato dichiarato che non è il tempo del giudizio di Dio, ma del giudizio dell’uomo. Una frase folle.  Di Dio è stato negato il giudizio e la sua  Casa è chiusa. Cristo è stato invitato a svegliarsi e risolvere la situazione.

Esiste una profezia apocalittica di Daniele che vide un giorno “abolito il sacrificio quotidiano” ed “eretto l’abominio della desolazione” .

Poche cose sono una desolazione come Piazza San Pietro deserta: come scritto nell’Apocalisse, la Chiesa, la Sposa di Cristo è stata rapita. Nessuno dei suoi credenti ha sfidato la legge e l’autocertificazione per arrivare al suo cospetto.

L’epidemia continua.

Eppure la Messa non è finita. Non prevarranno. Sta già nascendo un’altra Chiesa, guerriera e nascosta, impavida e militante. Verrà il vento e porterà via la pula.








aprile 2020
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