Il Covid-19 e il problema della verità

Articolo di Antonio Martinez Belchi



Intervista all'Autore


L'articolo è stato pubblicatosul sito spagnolo El Manifiesto

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Ogni anno si tiene a Davos, Svizzera, il World Economic Forum.
Incontro che quest'anno ha visto presenti oltre 3.000 leader,
fra cui 53 capi di Stato e di governo, provenienti da 117 Paesi del mondo,
tutti interessati a cambiare il mondo per renderlo conforme
ai diversi interessi di cui sono portatori gli stessi intervenuti.


L’origine controversa di un virus

Ogni cittadino, e in particolare io stesso come professore di filosofia, si trova costantemente di fronte a situazioni in cui è necessario prendere partito. Ciò che vedo, o che sento, mi sembra giusto o sbagliato? E, prima di tutto, è vero o no?
Così è stato anche con la questione della pandemia del coronavirus Covid-19, sulla cui origine ci sono tre opzioni: o è un virus prodotto dalla natura stessa, a causa di una mutazione casuale; o è artificiale, creato in un laboratorio cinese, e da cui è sfuggito accidentalmente a causa di una falla nella sicurezza; o è artificiale, ed è stato diffuso intenzionalmente, con qualche tipo di scopo nascosto che dovrà anche essere identificato.

La prima teoria è la più rassicurante, quella che molti esseri umani preferirebbero credere. Non c’è una mano nera dietro le macchine del mondo. Le mutazioni virali sono continue, e quella del Covid-19 ne è solo una in più. La spiegazione del mercato di Wuhan sembra plausibile. Inoltre, è confortante potersi fidare della sincerità delle autorità. La sfiducia permanente porta allo stress mentale e all’agitazione.
Non è che preferiamo la pillola blu di Matrix: è che crediamo che le cose siano come sembrano: se gli amanti della cospirazione scelgono un’altra strada, sono fatti loro.
Il Rasoio di Occam, il principio dell’economia, ci dice che la spiegazione più semplice è di solito anche la più probabile: entia non sunt multiplicanda... Inoltre, il pensiero critico e anche la sofisticazione intellettuale sono dalla nostra parte. Richard Dawkins è sempre una scommessa sicura.

Da parte mia, se non trovassi davvero argomenti per diffidare della versione ufficiale, non avrei alcun problema a sottoscriverla. Ad esempio, a proposito della famosa cospirazione lunare (“Siamo davvero arrivati sulla Luna nel 1969?”), uno studio serio della questione ci costringe a riconoscere che sì, ci siamo arrivati, per quanto molti di noi - sulla base della nostra immersione nella cultura popolare – abbiano guardato alla teoria della cospirazione per eccellenza (e senza che questo significhi che non siano state nascoste altre informazioni molto rilevanti sui viaggi sulla Luna).
Seguiamo allora il vecchio Aristotele, meno antiquato di quanto sembri: la verità è adaequatio intellectus ad rem... E se la res è di un certo modo, non c’è altra scelta che ammetterlo.

Ora, si scopre che c’è motivo di diffidare della versione ufficiale. E non solo perché lo schema del mito platonico della caverna è presente praticamente in ogni situazione sociale o politica (i potenti, i “burattinai” dietro il muro, ci mostrano sempre la realtà così come sono interessati a farcela vedere), per cui, in linea di principio, dobbiamo mettere in discussione la veridicità di ciò che dicono “le autorità”. Non solo per questo il dubbio è consigliabile, ma per una serie di ragioni oggettive che ora illustrerò nel dettaglio.

In primo luogo, le caratteristiche dello stesso Covid-19, che sono molto peculiari rispetto a tutti gli altri coronavirus finora conosciuti. Basso tasso di letalità, ma resistenza molto elevata al di fuori del corpo umano, lungo periodo di incubazione senza sintomi: tutto ciò facilita una trasmissibilità o contagiosità senza precedenti. Produce effetti gravi solo in una piccolissima percentuale di individui, ma costituisce il virus ideale per produrre non una vera pandemia stricto sensu, ma un’epidemia di panico sociale su scala planetaria, contando sul prezioso lavoro dei mezzi di comunicazione di massa (come ha osservato Yuval Harari: nel XV secolo il Covid-19 sarebbe passato completamente inosservato): un’epidemia di panico sociale che porta a una catastrofe economica e provoca profonde trasformazioni politiche, economiche, psicologiche e culturali che vanno infinitamente oltre l’aspetto sanitario di quella che in realtà è una pseudo pandemia.

Così il Covid-19, o SARS Cov 2 - che è come dovrebbe essere chiamato; ma questo nome, l’originale, è già stato sottilmente censurato - è come minimo molto strano. Anche se ci verrà detto: “Sì, può avere alcune caratteristiche peculiari, ma questo non significa necessariamente che sia stato progettato: può essere venuto naturalmente, e in effetti questo è ciò che dicono gli scienziati più esperti”.

Bene, d’accordo, tutto questo è vero; ma introduciamo alcuni chiarimenti.

In primo luogo, il Covid-19 è, come ho detto, quanto meno molto particolare come coronavirus, e (come riconosciuto dagli esperti di bioterrorismo e di intelligence militare) sembrerebbe essere completamente adattato a uno scopo di guerra psicologica e di ingegneria sociale date le particolari caratteristiche delle contemporanee società sviluppate.
Quanto all’opinione degli scienziati, teniamo conto che tra la maggioranza dei virologi che sostengono che il coronavirus di Wuhan è di origine naturale ci può essere, semplicemente, una conoscenza insufficiente o superficiale della materia e, soprattutto, a parte una profonda avversione per tutto ciò che è “alternativo” e pseudo-scientifico (ufologia, omeopatia, antivaccini, ecc.), almeno in una parte di loro la paura di dire in pubblico ciò che pensano in privato, visto il prezzo che sanno di dover pagare per tanta audacia. E’ la “paura di compromettersi“, di essere bollati come “allarmista”, “cospiratore“, “filo russo” o “estremista di destra”, per esempio.
È chiaro che l’establishment politico e scientifico difende la tesi del mercato di Wuhan come origine della pandemia; mentre gli scienziati di prestigio accademico conoscono le pressioni che esistono e sanno che andare controcorrente significherebbe rischiare la loro posizione ed essere gettati nelle tenebre esteriori in cui vengono espulsi i dissidenti e i dannati.

Credo che tutto questo che dico non sia assurdo, ma naturalmente non è nemmeno minimamente esaustivo. C’è ancora motivo di dubitare della tesi dell’origine naturale di Covid-19? Secondo me, sì; e non solo l’origine naturale, ma anche la possibile fuga accidentale dal laboratorio di Wuhan.
In quanto segue non intendo fornire alcuna nuova informazione, nulla che non sia circolato da diverse settimane sui forum alternativi in Internet. Mi sono limitato a compilare e ordinare gli argomenti che mi sembrano più coerenti, per contribuire finalmente a una riflessione filosofica che sarà, diciamo, di mia iniziativa.




Il Covid-19 è un virus progettato?


In primo luogo, da almeno un paio di decenni esiste la possibilità tecnica di manipolare i virus con l’ingegneria genetica per creare virus-chimera. Se fossimo stati, diciamo, nel 1980, questo non sarebbe stato ancora possibile. Quindi la capacità tecnica è già disponibile, visto lo stato di sviluppo odierno della bioingegneria.





Il laboratorio di Wuhan, in Cina

In secondo luogo, ci sono laboratori dedicati a questo tipo di sperimentazione, nell’ambito di programmi di guerra batteriologica o di progetti sanitari civili ma suscettibili di uso militare. Il laboratorio P-4 a Wuhan è uno di questi (anche se questo non significa necessariamente che Covid-19 sia stato sviluppato lì).





In terzo luogo, sappiamo che, da diversi anni, sono stati effettuati esperimenti per creare coronavirus con “capacità migliorate”, come si può dedurre dall’articolo pubblicato su Nature Medicine nel novembre 2015, che ha motivato, pochi giorni dopo, le informazioni offerte dal programma di RAI TGR Leonardo sugli esperimenti cinesi con i coronavirus. È vero che il virus di cui si è parlato in quel programma non era Covid-19, ma è anche vero che è stato riportato che si stava investigando sulla possibile modificazione dei coronavirus in modo che potessero passare direttamente dal pipistrello alle vie respiratorie umane. Come minimo, è legittimo chiedersi in base a quali linee guida e per quali scopi si svolgono questi tipi di ricerche.

In quarto luogo, nel marzo 2020 un gruppo di scienziati indiani ha osato rendere pubblica un’analisi che mostrava le inserzioni artificiali nella sequenza genetica di Covid-19: inserzioni che servivano a costruire la “chiave” che serve al Covid-19 per “aprire la serratura” delle cellule del sistema respiratorio umano e infettarle (ma, come abbiamo detto, seguendo un processo insolitamente lento, per cui il soggetto passa diversi giorni asintomatico, ed ha così il tempo di infettare molte altre persone e diffondere la malattia). Tuttavia, a fronte di enormi pressioni ricevute, questi scienziati indiani sono stati costretti a ritrattare e, di fatto, già nella seconda metà di aprile 2020 le loro ricerche sembrano essere scomparse da Internet, o quanto meno essere state sospettosamente nascoste in pagine di difficile accesso.




E in quinto luogo, una voce prestigiosa come quella del virologo francese Luc Montagnier, che ha scoperto l'HIV nel 1983 e ha vinto il premio Nobel per la medicina nel 2008, ha detto pubblicamente che, dopo aver studiato la sequenza genetica di Covid-19, gli sembra chiaro che si tratta di un virus progettato in laboratorio, che non sarebbe mai potuto sorgere da una mutazione casuale. Sembra logico pensare che, se ha osato dirlo, è perché sa che il suo prestigio scientifico e la sua posizione personale lo rendono una figura inattaccabile. In altre parole, lo pensa e può permettersi di dirlo pubblicamente. Questo non significa che egli non possa commettere errori (l’argomento delle autorità non è mai definitivo), ma almeno fa riflettere.

Tutto quanto detto sopra conferma la mia convinzione che il Covid-19 non è un virus naturale, come potrebbero esserlo stati Zika, SARS o Ebola. Capisco che è molto più comodo prendere la pillola blu (voler stare sempre dalla parte della pillola rossa può destabilizzarti a livello psichico o sconvolgerti a livello filosofico) ed essere comodamente installato nelle storie di Matrix; e, come ho detto, non mi imbarazzerebbe ammettere la versione ufficiale se onestamente mi sembrasse vera. Ma il fatto è che io non la penso così, né per quanto riguarda l’origine naturale del Covid-19 (ho dimenticato di dire che la tesi del mercato degli animali vivi di Wuhan non è affatto provata ed è stata data per buona in maniera acritica) né per quanto riguarda la fuga accidentale del virus dal laboratorio di Wuhan (ipotesi difesa da Montagnier).

La tesi della propagazione intenzionale

Entriamo qui in territorio già puramente cospiratorio: perché quello che si tratta di chiarire non è altro che la possibile diffusione intenzionale del coronavirus. Entriamo anche nella “battaglia per la storia”, visto che la Cina, che da alcune settimane sembra aver vinto questa battaglia e aver guadagnato prestigio e soft power davanti al mondo per la sua gestione energica e apparentemente efficace della pandemia, ora cammina sul filo del rasoio, temendo che alla fine si imponga in seno all’opinione pubblica mondiale la tesi di una possibile negligenza nel laboratorio P-4 di Wuhan come origine della pandemia.

Appare molto comprensibile la resistenza psicologica ad entrare in questo tipo di considerazioni. Gli esseri umani devono credere in un ordine mondiale fondamentalmente buono. Gli psicologi specializzati in storie per bambini sanno che è essenziale che la storia finisca bene: questo struttura correttamente l’immagine del mondo che il bambino si sta formando. I bambini non concepiscono che i loro genitori possano divorziare. Gli adulti devono avere fiducia nel sistema: anche se le fondamenta più elementari sono scosse... La gente vuole pensare che la polizia sia lì per difenderla. Quanto ai politici, alla pubblicità e tutto il resto, certo, sappiamo che ci mentono e ci manipolano su molte questioni; ma ci rifiutiamo di pensare che ci sia una Grande Menzogna, e tanto meno una Grande Cospirazione.
Nel suo Pendolo di Foucault, Umberto Eco non ha forse screditato tutte le cospirazioni, tutti i “Protocolli dei Savi di Sion”? Contro queste elucubrazioni tossiche, seme di odii e genocidii, egli ha proposto la certezza empirica della percezione sensoriale immediata, che, tirandoci fuori da tali chimere, ci collocherebbe nuovamente nella effettiva realtà del mondo.

Eppure, la Grande Congiura non è un semplice mito facilmente sfatabile. Ci sono ragioni che sostengono la tesi di una diffusione intenzionale della pandemia – pseudo pandemia, per essere esatti - del Covid-19. Ragioni non del tutto esaustive, ma che mi sembrano molto degne di seria considerazione.


In primo luogo, abbiamo l’ormai famoso - almeno su Internet alternativo – “Evento 201”. Si scopre che il 18 ottobre 2019 si è celebrato a New York City un simulacro di pandemia di coronavirus, organizzato dal John Hopkins Center for Health Security, dal World Economic Forum e dalla Bill & Melinda Gates Foundation, che, in retrospettiva, ha ricalcato praticamente tutto ciò che sta accadendo oggi con la pandemia del Covid-19. E’ vero che i dati sono diversi e che, ad esempio, la simulazione prevedeva 65 milioni di morti; ma è anche sorprendente che, sei settimane prima dell'inizio della pandemia in Cina, istituzioni di livello mondiale hanno condotto una simulazione che assomiglia più che altro a una prova generale.

Naturalmente, ci si dirà che, se leggiamo le conclusioni della simulazione, si trovano le raccomandazioni che si stanno attuando oggi per combattere gli effetti della pandemia e che, quindi, l’obiettivo era del tutto lodevole e comprensibile. Ora, che venissero date tali conclusioni e raccomandazioni è qualcosa che deve essere dato per scontato; tuttavia, ciò che deve essere considerato è se, sotto la superficie del tutto rispettabile dell’Evento 201, non si nascondesse l’informazione riservata che proprio quel tipo di emergenza sanitaria sarebbe stata scatenata appena sei settimane dopo.
Naturalmente non possiamo provarlo in modo affidabile, ma mi sembra che dia molto da pensare il fatto che sia stata inscenata una finta pandemia di coronavirus, con un’ampia presenza di personalità dell’élite globalista, proprio qualche settimana prima che una tale emergenza si verificasse effettivamente.

In secondo luogo - e questo è per me il più forte argomento di fatto a favore del carattere premeditato della pandemia - facciamo attenzione alle già famose copertine de The Economist. Ad essere sincero, fino a qualche settimana fa io stesso non sapevo che questa pubblicazione britannica è quasi ufficialmente considerata “la rivista dell’élite globalista”, né che, negli ambienti cospirazionisti, è già diventata una tradizione analizzare i messaggi chiave sulla copertina del numero di dicembre, dove si analizzano i fenomeni e le tendenze più decisive dell’anno che sta per iniziare.



Ebbene, si scopre che nel numero di dicembre 2018, intitolato “Il mondo nel 2019” e che usa come immagine centrale l’Uomo di Vitruvio, appare in basso un pangolino.
Ripetiamolo, attoniti: alla fine del 2018, la rivista economica e politica dell’élite mondiale, della City di Londra, della famiglia Rothschild, del Club Bilderberg o come vogliamo chiamarlo, include sulla sua famosa copertina di fine anno un disegno di un animale la cui esistenza era sconosciuta ai comuni mortali e che gli stessi analisti del cospirazionismo non si spiegarono allora; ma che entro la fine del 2019 diventerà noto in tutto il mondo come il possibile animale trasmettitore intermedio del Covid-19, secondo la tesi ufficiale.
Se questo non è un argomento convincente per sospettare che fosse già stato elaborato un piano in cui il pangolino avrebbe avuto un ruolo di primo piano, allora che significherà?




Una cosa è certa: la copertina de The Economist del dicembre 2019, “Il mondo nel 2020”, non lascia indifferente nessuno. Si tratta di una tabella optometrica - quella usata dagli oculisti per misurare l’acutezza visiva - che, nelle sue ultime righe include le parole “rat” (“ratto”, simbolo universale delle epidemie da dopo la peste nera) e “nightingale” (“rondine”; l’unico significato visibile di tale parola in questo contesto sembra essere un riferimento a Florence Nightingale, fondatrice della moderna Infermieristica).
Ebbene, questo numero de The Economist viene approntato al più tardi nel novembre 2019, quando non c’era il minimo sospetto sulle dimensioni che avrebbe assunto la pandemia del Covid-19... tranne - ovviamente - tra coloro che già disponevano di informazioni privilegiate sul piano in corso.
Gli analisti della cospirazione che all’inizio di dicembre del 2019 interpretarono quella copertina videro in essa, tra l’altro, un forte indizio che indicava una sorta di emergenza sanitaria; ma nessuno lo collegò ancora al coronavirus Wuhan, che all’epoca non occupava ancora un posto nei grandi mezzi di comunione di massa internazionali.

Quindi, a mio parere, gli indizii si andavano accumulando uno dopo l’altro... Senza essere totalmente probatori, naturalmente, ma credo molto significativi da un punto di vista strettamente razionale. Non neghiamo la possibilità che ci sia una spiegazione alternativa a tutti questi enigmi de The Economist; e, inoltre, come hanno potuto essere così imprudenti da disseminare in anticipo tali indizi sui loro piani? Salvo che mostrare tali indizi faccia parte di un gioco psicologico, simbolico e persino rituale, di cui sappiamo per certo tramite David Icke e tanti altri a cui le élite sono estremamente affezionate.

Non voglio concludere questa parte della mia esposizione senza fare riferimento, anche solo brevemente, al tema del chip sottocutaneo, il “microchip 666” o “Marchio della Bestia” che da tempo si dice che un giorno vorranno impiantarci per sopprimere definitivamente il denaro fisico e controllare la popolazione fino a limiti inimmaginabili. Può sembrare una fantasia cospiratoria irrealizzabile; ma è proprio nel contesto della pandemia del Covid-19 e del “controllo sanitario” che vorranno farci credere che da ora in poi sarà necessario per evitare possibili epidemie. Ecco che ha finito di essere fantascienza il giorno, forse non troppo lontano, in cui intenderanno impiantarci un chip che, tra molte altre cose, dimostrerà – per esempio - che abbiamo preso il futuro vaccino.



Ebbene, si è scoperto, guarda caso, che il 26 marzo 2020, Microsoft, la mega-corporazione di Bill Gates, ha registrato un nuovo brevetto presso l’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale delle Nazioni Unite, in grado di ottenere delle cripto-valute utilizzando dati sull’attività del corpo umano: un dispositivo digitale che coincide, punto per punto, con quello che l’informazione popolare già conosce come “microchip 666”.
E indovinate qual è il numero ufficiale del brevetto? Nientemeno che  “WO2020060606A1”. Una coincidenza? Una trovata da umorismo nero dello stesso organismo che rilascia i brevetti? Una richiesta esplicita di Microsoft? Un gesto rituale dell’Elite, simile al pangolino de The Economist? Non lo sappiamo con certezza; ma ci sono molti fattori che, senza provare nulla in modo inconfutabile - lo ammetto -, accumulano indizio dopo indizio a favore della tesi che l’autore delle presenti righe sostiene.

A chi interessa la pandemia?

D’accordo, signor Becchi, ammettiamo che lei abbia ragione e che il coronavirus è stato progettato e messo in circolazione in maniera intenzionale. Tutto questo a che scopo? Per provocare una crisi economica mondiale come questa che si sta verificando come conseguenza indiretta della pandemia? Questo non potrebbe essere pericoloso anche per l’elite che ipoteticamente l’ha messa in moto? Se tale elite possiede già tanto denaro e potere, perché imbarcarsi in un’impresa del genere?

Per capire come stanno le cose, è necessario sapere che, come hanno segnalato molti eminenti economisti, il sistema economico capitalista, nella sua versione attuale, è totalmente boccheggiante a partire dalla crisi del 2008: da allora sopravvive con la “respirazione assistita”, grazia alle massicce iniezioni di liquidità procurate dalle Banche Centrali e agli interessi zero o negativi.



Santiago Niño Becerra

https://www.youtube.com/watch?v=TpBAL4myIZI
https://www.youtube.com/watch?v=bmbR8HQ6SAY
https://www.expansion.com/aragon/2019/06/13/5d026c23468aeb806e8b46a9.html

Dalle nostre parti [La Spagna] lo va ripetendo in maniera notevole Santiago Niño Becerra, cattedratico della Struttura Economica dell’Università Pompeu Fabra [Barcellona]. Sono anni che sostiene che il crash economico globale è assolutamente inevitabile, che potrà essere ritardato di alcuni anni – come avvenne nel 2008 – ma che alla fine arriverà.
L’indebitamento mondiale (di circa 200 miliardi di dollari, secondo alcuni), lo squilibrio tra economia reale ed economia finanziaria, l’ingerenza delle nuove tecnologie… tutto questo rende ormai impraticabile il modello economico capitalista che ha governato dal 1950. Bisogna sostituirlo con un altro, e questo, secondo Niño Becerra, avrà un impatto strutturale pesantissimo, praticamente scomparirà la classe media e i piccoli negozi e imprese, e sarà necessario istituire un reddito di base per evitare uno sconvolgimento sociale.

Santiago Niño Becerra non è un teorico della cospirazione, né tampoco un profondo filosofo: egli si limita a diagnosticare e a descrivere una realtà sulla base dei sintomi che vi osserva. Egli riconosce che si approssima un’epoca di sofferenze per una gran parte della popolazione occidentale. La classe media sarà impoverita. Aumenteranno le disuguaglianze. La società si polarizzerà una volta di più tra la classe superiore ed elitaria, da un lato, e la massa della popolazione dall’altro, suddivisa in vari gradi di “classe inferiore”. Non gli piace che questo accada, ma gli appare inevitabile.

Di tutto questo, l’elite globalista ha piena consapevolezza. Lo sa perfettamente The Economist. Il crollo è inevitabile. E allora, che fare? Lo si può dirigere, pilotare, predisporre un piano.

Occorre effettuare una demolizione controllata di un edificio affetto da alluminosi strutturale. Il processo di trasformazione era già in atto da anni: bisognava evitare una presa di coscienza generalizzata e una ribellione popolare che non si voleva ad ogni costo.
Secondo un’opinione molto diffusa tra gli economisti più attenti – e Niño Becerra è uno di essi – la pseudo pandemia del Covid-19 sta accelerando un processo già in atto. Il crollo mondiale si sarebbe prodotto comunque, ma è meglio che si produca come vuoi, quando vuoi e sotto il tuo controllo.

E in realtà è questo l’argomento più a favore della tesi che sostengo: siamo di fronte ad una pseudo pandemia provocata e diretta. Perché non è necessario appartenere ad un circolo cospiratorio per rendersi conto che gli effetti del Covid-19 si adattano millimetricamente ai desideri, a lungo accarezzati, dell’élite politica, tecnologica e finanziaria internazionale.

Non avrebbe funzionato alcun altro tipo di coronavirus, né alcun altro tipo di pandemia: quello di cui costoro avevano bisogno era precisamente quello che sta accadendo.
Un virus per il quale non esisteva alcuna immunità preventiva tra la popolazione mondiale e che, sebbene non molto letale, si diffondesse molto rapidamente e facesse crollare i sistemi sanitari dei paesi sviluppati, causando un’epidemia di panico e costringendo i governi ad adottare misure di quarantena e di isolamento sociale senza precedenti, che paralizzassero quasi completamente l’attività economica.
E, naturalmente, tutto questo non sarebbe stato impossibile senza il prezioso aiuto dei mezzi di comunicazione, grandi diffusori di uno stato di isteria di massa.
In un primo momento hanno tranquillizzato e anestetizzato la popolazione tacciando di allarmisti i pochi che già a gennaio e febbraio avvertirono di quello che stava per accadere; poi hanno continuato a mentire e ad anestetizzare impedendo informazioni e dibattiti su ciò che accadeva dietro le quinte del mondo politico e finanziario internazionale, mentre intrattenevano i cittadini con notizie insensate su mascherine, balconi, sfide di solidarietà e torte fatte in casa.

L’obiettivo era questo, quindi: il crollo economico controllato, l’estensione di una autentica epidemia di paura, prima dell’applicazione della “dottrina dello shock”, secondo la fortunata espressione coniata da Naomi Klein.
A questo punto, dopo l’impatto della pandemia, i cittadini occidentali sono molto più propensi ad accettare l’abolizione del contante e persino il chip sottocutaneo, se sono convinti che ciò sia necessario per garantire la futura sicurezza sanitaria della popolazione.
Dal canto loro, gli Stati si trovano indeboliti, e lo saranno ancora di più in futuro, in considerazione dell’enorme sforzo che la mitigazione degli effetti economici della pandemia - molto più devastante e duratura di quelli puramente sanitari - richiederà alle loro casse pubbliche; e il loro spazio di manovra e la loro sovranità diminuiranno anche in vista della crescente preponderanza di organi decisionali sovranazionali, necessari - ci diranno - per la gestione delle emergenze che già si muovono su scala planetaria.
Il governo mondiale è più vicino di quanto non lo sia mai stato.
Quanto alla tecnologia 5G – elemento imprescindibile per il futuro progettato dalla elite – anch’esso si installerà adesso con molti meno problemi, obiezioni e resistenze, di fronte alla crescente importanza che acquisteranno il tele-lavoro e ogni tipo di processi telematici. E questi sono solo alcuni esempii dei moltissimi vantaggi che il Covid-19 comporta per l’elite globalista.
Come dire che se avessero progettato essi stessi la pandemia, le cose non sarebbero andate così bene … ma aspettate … non è che le cose sono andate così e che sono loro che l’hanno progettata?




Si tratta di qualcosa che appare assolutamente evidente: l’elite ha un piano.
Lo disse già David Rockefeller nel 1994, davanti ad un gruppo di ambasciatori alle Nazioni Unite: “Siamo alla vigilia di una grande trasformazione, l’unica cosa di cui abbiamo bisogno è una crisi adeguata, e il mondo accetterà il Nuovo Ordine Mondiale“.
Esaurito il modello superindividualista del 1950-2020, già in stato comatoso dal 2008, ora la brusca alterazione mentale e dei costumi provocata dalla pseudo pandemia del Covid-19, e il crollo economico da essa indotto – e voluto dall’elite -, e la tecnologia 5G, assolutamente imprescindibile per il nuovo sistema socio-economico che è stato progettato per noi, permetteranno che il mondo passi ad una nuova era, basata sull’Internet delle Cose, che aprirà possibilità di affari completamente nuovi, un campo vergine di sfruttamento economico in cui, che ci piaccia o no - se i piani dell’elite globalista si realizzeranno - dovremo abituarci a vivere.
E si tenga presente, inoltre, che il piano dell’elite è solo sviluppato a metà e non sappiamo quali altre fasi rimangano o quali altri effetti destabilizzanti possano produrre nell’arena geopolitica globale.

Conclusione: il futuro non è chiuso

Nel senso che è già stato preparato un certo futuro per noi: agenda transumanista, aree urbane come paradisiache residenze ultralussuose (Elysium) per l’elite tecno-finanziaria, reddito di base per tutti come strumento di controllo sociale delle masse impoverite, generalizzazione delle reti telematiche nella vita quotidiana, soppressione del contante, geolocalizzazione e monitoraggio permanente, sistema di credito sociale simile a quello già esistente in Cina, onnipresente vigilanza orwelliana-tecnologica, probabile vaccinazione obbligatoria, chip sottocutaneo sotto pena di diventare dei paria sociali, svuotamento di fatto dei poteri dei Parlamenti nazionali, ecc. ecc.
A qualcuno, parte di tutto questo potrà sembrare fantascienza, ma aspettiamo il 2030 e poi ne parleremo.





A Castilblanco,  nell’Estremadura, nel Sud della Spagna, il colosso statunitense Cora Alpha – già fortemente intrecciato alla Disney – vuole costruire un gigantesco parco a tema con decine di casino, villaggi acquatici, stadi, porti e alberghi di lusso. I lavori al via quest’anno per concludere la prima fase entro il 2023 e la seconda cinque anni più tardi. Investimento iniziale da 3,5 miliardi di dollari per costruire dal nulla una smart city da 1.200 ettari.


Ci rendiamo conto di quanta strada abbiamo fatto in soli tre mesi?
L’elite deve essere certamente euforica. Tutto sembra uscire dalla loro bocca. Ed è certo che il processo non è completato e che restano anni di passi successivi; in ogni caso il grande giuoco della pseudo pandemia che ha avuto origine a Wuhan si sta svolgendo esattamente come avevano progettato. La maggioranza della popolazione è impaurita e disorientata, e si comporta con crescente docilità nei confronti delle autorità.




Tuttavia ci sono frange importanti, come per esempio la Russia, dove l’intelligenza militare del Kremlino non si fa ingannare: sa perfettamente che cosa sta accadendo, che è in corso una grande operazione di ingegneria sociale e una guerra dichiarata agli Stati-Nazione e a tutti i valori tradizionali; e questo lo hanno già dichiarato pubblicamente alti ufficiali dell’intelligenza russa. Così che della Russia e di Putin qualcuno dovrà occuparsi in qualche modo.

In realtà, tali considerazioni vanno al di là dello scopo di questo scritto, per cui non ci dilunghiamo oltre. Volevo spiegare su quali basi penso che abbiamo a che fare con un virus artificiale intenzionalmente diffuso e spero di aver raggiunto il mio scopo. Non pretendo di aver convinto completamente i nostri lettori, ma almeno li ho fatti riflettere.

Fin dai tempi di Debord e Lipovetsky, abbiamo criticato molto, e giustamente, la banalità delle società postmoderne, che è la causa di tanta infelicità intima, di tanto Prozac comprato nelle farmacie. Non ci piace questa società capitalista e narcisista. In sostanza, era la critica che già negli anni Novanta era diretta contro la globalizzazione.

Ora ci dicono che questo sistema - quello economico, non quello della banalizzazione - non è più utile e che dobbiamo passare a uno nuovo; il Covid-19 è uno strumento, un trucco, un marchingegno per spingerci a fare il salto più rapidamente. Il salto in un mondo un po’ distopico, ma al quale finiremo per abituarci. Ci saranno vincitori e vinti, sofferenza, bisogno di adattarsi o di perire, un darwinismo mostruoso.
Sarà duro, sì; ma non ci siamo forse trovati di fronte a società occidentali ammorbidite e accomodanti alle quali è giusto applicare la filosofia purificatrice del titano Thanos? Le penne di Bill Gates con il guanto di sfida di Thanos sono in circolazione da qualche giorno sulle reti sociali.

Però, c'è ancora tempo per resistere ad un piano ideato senza averci consultato e che ci considera solo un gregge facilmente manipolabile, come pura carne da cannone. Vogliamo un altro futuro, non questo che l’elite ci prepara per perpetuare il suo dominio. E anche noi abbiamo bisogno di un piano suggestivo e di una tabella di marcia. Altrimenti, la superiorità strategica dei globalisti e la nostra incapacità di organizzarci saranno le catene che ci incateneranno a una nuova forma di schiavitù, più odiosa di qualsiasi altra che sia mai esistita al mondo.





maggio 2020
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