L’inferno esiste, e a voi spetta un posto in prima fila!

di Francesco Lamendola


Articolo pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia







Una signora di settantotto anni, affetta da un tumore in fase assai avanzata, è mancata a marzo, presso l’ospedale di una piccola città del Nord. Possiamo anche precisare dove: non nell’affollatissima Lombardia, non in provincia di Bergamo o di Milano, bensì in Friuli, cioè in una zona dove l’emergenza sanitaria si è fatta sentire in misura alquanto attenuata. Naturalmente sul certificato di morte il medico ha scritto che era deceduta a causa del Covid-19: si sa che le istruzioni sono quelle, bisogna gonfiare al massimo le cifre per dare l’impressione che ci sia davvero una pandemia da Coronavirus perché solo così le spropositate, folli e autolesionistiche misure adottate dal governo appaiano pienamente giustificate.




Aver costretto migliaia di uomini e donne a morire tutti soli e disperati, e i loro congiunti a non poter stare vicino ai loro cari sul punto di andarsene, è un delitto di tale gravità da gridare al cospetto di Dio!


Non è tuttavia su questo aspetto della questione che desideriamo ora soffermarci, perciò proseguiamo il racconto.
La figlia della signora ha raccolto i vestiti di sua mamma e si è recata all’ospedale per vestirla, in vista della cerimonia funebre e per darle l’ultimo saluto. Qui giunta, si è visto negato l’accesso alla camera mortuaria e ha dovuto tornare a casa senza aver potuto vedere la mamma. Il corpo nudo della defunta è stato infilato dal personale ospedaliero in un sacco di plastica e portato via con la massima urgenza.
La figlia pensava almeno di poter salutare sua mamma durante il funerale, pur sapendo che si sarebbe svolto in forma estremamente riservata; ma si sbagliava anche in questo, perché non c’è stato alcun funerale. Senza neanche domandarle l’autorizzazione, le autorità sanitarie hanno disposto la pronta cremazione del cadavere, e solo alcuni giorni più tardi la figlia si è vista consegnare un contenitore all’interno del quale vi erano delle ceneri. Queste sono le ceneri di sua madre, le hanno detto: e per quel che ne sapeva lei, avrebbero potuto essere le ceneri di chiunque.
Così, allo strazio per la perdita di un congiunto, e alla beffa di aver assistito alla falsificazione del suo certificato di morte - perché bisogna chiamare le cose con il loro nome: e casi del genere sono dei falsi in atto pubblico – si è aggiunta la ferita immedicabile di un estremo saluto mancato, di un’ultima vestizione negata, di un funerale che non c’è stato e di una cremazione non voluta, né autorizzata.
Quanto alle ceneri, vi è un grandissimo numero di persone che non prova alcuna consolazione dal fatto di vedersele consegnare; che non approva la cremazione in se stessa, perché contraria alla dottrina della resurrezione dei corpi ed estranea a tutta la nostra tradizione religiosa e culturale (e così l’ha sempre pensata anche il clero, almeno fino a questo sciagurato pontificato); che non saprebbe dove mettere le ceneri ed è estremamente a disagio all’idea di conservarle in casa; che vorrebbe, al contrario, potersi recare al cimitero per avere una tomba su cui piangere e portare dei fiori, come da tempi immemorabili si usa fare nella nostra cultura.




Covid-19: una pandemia che non c’è mai stata? L’inferno esiste e a voi spetta:“Un posto in prima fila”! Pentitevi e implorate perdono prima che arrivi la sera della vostra vita. Poi sarà troppo tardi!


Quella figlia si porterà dietro per tutto il resto della sua vita il trauma di non aver potuto vedere sua mamma per l’ultima volta, di non averla potuta vestire per l’ultimo viaggio, di non averla potuta accompagnare al cimitero, di non avere una tomba presso la quale recarsi per ricordarla. E come lei, ci sono centinaia e migliaia di persone le quali hanno fatto, o meglio hanno subito, un’esperienza simile nel nostro Paese.
E’ come se una millenaria tradizione di civiltà, nella quale si esprime tutta la tenerezza e la doverosa pietas dei vivi nei confronti dei loro cari defunti, fosse stata schiacciata e fatta letteralmente a brani sotto i cingoli di un carro armato. E in nome di che cosa, poi?
Di una pandemia che non c’è mai stata e di un’emergenza sanitaria ingiustificata, creata ad arte e alimentata con la menzogna e col terrorismo psicologico.




Se i tempi non fossero quelli che sono e se l’ignobile falso clero bergogliano non si fosse prestato più che volonterosamente alla vostra infame strategia antiumana e anticristiana, il papa, i vescovi e i sacerdoti di un tempo vi avrebbero scomunicati e avrebbero lanciato contro di voi la più terribile delle maledizioni!


E ora proviamo a considerare la cosa sotto un altro punto di vista: quello di coloro che se ne sono andati. Come saranno stati gli ultimi giorni di vita di quella povera signora, nel piccolo ospedale della cittadina friulana? Nel momento dell’angoscia e della sofferenza, le è stato sottratto il solo conforto di cui aveva bisogno: quello di avere accanto una persona cara, un familiare che le tenesse la mano e le asciugasse la fronte bagnata di sudore. Nella sua coscienza indebolita non c’era alcuna possibilità che si facesse strada il pensiero di un divieto legale che impediva alla figlia di venire lì da lei ogni giorno, come entrambe avrebbero desiderato. L’unica cosa che la sua povera mente avrà potuto registrare è stata l‘assenza dolorosa di quella figlia, il suo inspiegabile silenzio.
E così ha dovuto affrontare il passo più difficile, quello oltre la porta della morte, senza avere il sostegno e la dolce presenza dell’unica persona che avrebbe potuto confortarla, dell’unica persona di cui la sua coscienza annebbiata poteva ancora percepire la presenza o l’assenza, anche se gli occhi del corpo non erano più in grado di registrare le immagini. Ma a un morente si può parlare in tante maniere, anche solo stringendogli affettuosamente la mano o facendogli una lieve carezza.
Aver lasciato quella signora tutta sola, in mezzo ad estranei, ad affrontare la crisi della morte; e aver lasciato in eguali condizioni centinaia e migliaia di persone, non sapremo forse mai esattamente quante, è un altro delitto che si deve imputare a questo governo d’irresponsabili, d’incapaci e di delinquenti. Non diciamo d’imbecilli, perché, nonostante tutto, non potevano ignorare la portata dei loro atti: per quanto ignoranti e pasticcioni, per quanto maldestri e confusionari, tuttavia sapevano benissimo quale prezzo avrebbero dovuto pagare gli italiani, quelli ricoverati negli ospedali e i loro parenti più stretti, e tutto per favorire gli interessi di spregevoli speculatori finanziari del genere di Bill Gates, bramosi di piazzare sul mercato i loro vaccini brevettati.

Mai nessun governo, nemmeno nelle più truci dittature, aveva osato tanto. Nessuno, neanche nella Germania di Hitler o nell’Unione Sovietica di Stalin, ha dovuto subire un simile trattamento, tranne il caso di persone che erano state individuate e arrestate per ragioni politiche. Ma l’insieme della popolazione no, neppure sotto il nazismo e il comunismo. Aver costretto migliaia di uomini e donne a morire tutti soli e disperati, e i loro congiunti a non poter stare vicino ai loro cari sul punto di andarsene, è un delitto di tale gravità da gridare al cospetto di Dio.




Vi siete macchiati di un crimine che non può essere perdonato. Avete calpestato il dolore altrui e avete ridotto a numeri senza importanza delle persone in carne ed ossa, proprio nel momento della loro maggiore fragilità!


Cari membri del governo non eletto, vi siete caricati le spalle di una responsabilità che, se fossimo nei vostri panni, non ci permetterebbe di dormire la notte. Voi vi siete spinti oltre: avete passato il segno. Negando una morte umana e delle esequie decenti a migliaia di persone, vi siete macchiati di un crimine che non può essere perdonato. Avete calpestato il dolore altrui e avete ridotto a numeri senza importanza delle persone in carne ed ossa, proprio nel momento della loro maggiore fragilità: quello di chi sta per morire, per gli uni, e di chi sta per perdere la persona amata, per gli altri.
Anche noi sappiamo di essere peccatori, perché tutti gli uomini lo sono; ma il vostro peccato è di una tale gravità, anche perché assolutamente cosciente e intenzionale, da evocare le più buie profondità dell’inferno. Perché sappiate che l’infermo esiste, anche se voi non ci credete o se ci credete alla maniera del falso papa Bergoglio, cioè fate finta di crederci per rispetto delle convenzioni; e Conte ha l’improntitudine di dirsi cattolico e perfino devoto di Padre Pio, benché si sia comportato verso le chiese e verso i credenti come forse solamente i lanzichenecchi avevano fatto, nel 1527, ma come neanche i nazisti osarono fare allorché occuparono Roma, nel 1943. Non ci risulta che le SS siano entrate nelle chiese, che abbiamo minacciato e impaurito i fedeli durante la Santa Messa; né che abbiano costretto l’intera popolazione a subire questa violenza disumana, aberrante: impedire ai congiunti di assistere i propri cari che stavano morendo all’ospedale, e proibire loro di vestirli e di seguire la bara al cimitero. Nemmeno nel corso delle guerre più atroci del passato, nemmeno durante le pestilenze più spaventose dei secoli oscuri si era mai visto niente del genere in un Paese cristiano, anzi nella culla stessa della civiltà cattolica.




Anche quelli che possono sfuggire alla giustizia umana, non sfuggono certo a Chi tutto vede e tutto conosce, anche i segreti che si celano in fondo alle tenebre dell’anima.
A Lui dovrete render conto di tutto il male che avete fatto!



Voi pertanto vi siete macchiati di un peccato tremendo: avete oltraggiato la dignità e la santità della persona umana, nella quale vi è un riflesso di Dio stesso; avete oltraggiato, in quella povera signora che si stava spegnendo di tumore, e in quella povera figlia, che chiedeva solo di poter comporre il corpo di sua madre con le proprie mani, lo Spirito di Dio che abita in ogni creatura umana.
Se i tempi non fossero quelli che sono e se l’ignobile falso clero bergogliano non si fosse prestato più che volonterosamente alla vostra infame strategia antiumana e anticristiana, il papa, i vescovi e i sacerdoti vi avrebbero scomunicati e avrebbero lanciato contro di voi la più terribile delle maledizioni. Perché offendendo lo Spirito Santo che abita in ogni anima, voi avete oltraggiato quanto c’è più sacro al mondo e vi siete caricati la coscienza di una colpa imperdonabile, secondo le parole stesse di Gesù Cristo (Matteo, 12, 31-32): Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.
No, non vorremmo essere al vostro posto, neppure se ci offrissero in cambio tutto l’oro del mondo. Le vostre azioni vi hanno condannati: e l’angoscia di quella donna, confinata in una solitudine inumana al momento della prova più difficile, vi accuserà nel giorno del Giudizio; e il dolore di quella figlia, privata perfino del conforto di un funerale cristiano e di una tomba per sua madre, vi accuserà nell’ora del Giudizio. Dovreste tremare fin da ora, pensando al destino che vi attende. Guai a voi, anime malvagie! Guai a voi!
 



Dovreste tremare per il “Vostro delitto” un peccato tremendo: avete oltraggiato la dignità e la santità della persona umana, nella quale vi è “Un riflesso di Dio stesso”!


Ci piacerebbe sapere come vi sareste regolati se in un letto d’ospedale, affetta da una malattia in fase terminale, ci fosse stata vostra madre. Domanda ingenua, peraltro. Prima di tutto perché voi e le vostre famiglie non ricorrete certo alla sanità pubblica; voi non siete come i comuni cittadini, che per fare una visita specialistica si mettono in lista d’attesa e aspettano tre mesi, e se i vostri anziani genitori devono fare il classico intervento alla cataratta, aspettano da sei mesi a un anno. Voi e i vostri cari, se avete un serio problema di salute, ricorrete alla sanità privata, preferibilmente all’estero, o come minimo vi fate raccomandare presso qualche primario o specialista di quelli bravi, non dal primo asino calzato e vestito che imperversa in tanti ospedali. Voi non rischiate certo di finire tra le 50.000 persone che ogni anno perdono la vita in qualche struttura sanitaria a causa di un’infezione contratta durante la degenza e la terapia, e delle quali la stampa e le televisioni di regime non parlano mai: più facile parlare delle migliaia di morti immaginari per il Covid-19, è l’argomento del giorno e se per caso qualcuno pretende di sfatare l’inganno, sui mass-media non ci arriva di sicuro a far sentire la sua voce.
In ogni caso, se i vostri genitori o le vostre mogli o i vostri figli vengono ricoverati in ospedale con i sintomi del Covid-19, non rischiano di morire a causa della smania d’intubare i pazienti con difficoltà respiratorie, come è accaduto a migliaia di persone, non si saprà mai quante esattamente (e i giornali di regime, che a marzo parlavano della drammatica scarsità di apparecchiature per l’intubazione, ora hanno totalmente lasciato cadere la questione: segno che l’errore è stato compreso, anche se non verrà mai ammesso). Se poi vengono ricoverati per altre patologie non rischiano di morire per i ritardi e l’approssimazione delle terapie, conseguenza indiretta ma certa dell’aver concentrato tutta l’attenzione su quell’altro tipo di pazienti, secondo le esigenze del tragico copione. No: né voi né i vostri cari rischierete mai dal punto di vista sanitario quel che può accadere al cittadino comune: voi siete ben al di sopra delle sorti del cittadino comune.




Dovreste tremare fin da ora, pensando al destino che vi attende. Guai a voi, anime malvagie!


Vivete in un altro mondo, abitate in un altro tipo di case, fate un altro genere di vacanze: le difficoltà disperate di un barista o un parrucchiere costretti a chiudere l’esercizio per tre mesi, voi non sapete, né mai saprete cosa vogliano dire. Ed è ozioso chiedersi cosa avreste fatto nei panni della figlia di quella signora deceduta nel piccolo ospedale friulano: perché voi, in quei panni, non vi ci troverete mai.
Figuriamoci: basta guardare le vostre magnifiche chiome, i vostri capelli perfettamente tagliati, tinti e messi in piega, nonostante la chiusura dei parrucchieri; non è vero, signor Conte? Che bel taglio, che bella testa in ordine, signor primo ministro; e come le sta bene la pochette nel taschino della sua giacca tagliata su misura. E se non vivete come la gente comune, se non sapete fare nemmeno i più piccoli sacrifici che pretendete dai cittadini, come quello di lavarvi i capelli da soli e di tenerli lunghi fino a quando i parrucchieri non hanno avuto la facoltà di riaprire, inutile chiedersi se sarete mai disposti a fare i sacrifici grossi, anche in termini di stipendio.
Se milioni di persone sono ridotte in povertà, anche per merito dei vostri sciagurati decreti legge che hanno distrutto l’economia italiana, non è mica un problema vostro: voi lo stipendio l’avete, sicuro e generoso, e così pure la pensione. E se quella povera signora è stata lasciata morire tutta sola, abbandonata come un oggetto inutile, e se quella figlia non ha potuto darle l’ultimo saluto, neppure quello è un problema vostro: cose del genere, a voi, non accadranno mai. La vostra filosofia è  quella dell’armiamoci e partite.
State però tranquilli, che nessun gesto, nessun comportamento, nessuna omissione scivolano via così, nel vuoto, col trascorrere del tempo. Anche quelli che possono sfuggire alla giustizia umana, non sfuggono certo a Chi tutto vede e tutto conosce, anche i segreti che si celano in fondo alle tenebre dell’anima. A Lui dovrete render conto di tutto il male che avete fatto, e l’avete fatto inutilmente, per delle inconfessabili ragioni che non c’entrano nulla con il bene comune. Pentitevi e implorate perdono prima che arrivi la sera della vostra vita. Poi sarà troppo tardi.


maggio 2020
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