La Santa Comunione sulla lingua


Riceviamo e pubblichiamo



Pubblichiamo un breve messaggio giuntoci da un fedele lombardo, la cui esperienza straordinaria testimonia la forza intrinseca della celebrazione della Santa Messa secondo il rito tradizionale.
Il fatto è accaduto nella chiesa parrocchiale di San Giorgio, a Montano Lucino (Como).

E' probabile che ci sia sempre qualcuno che abbia comunque degli appunti da fare: tante teste, tante opinioni. Tuttavia è fuori dubbio che la distribuzione della Santa Comunione sulla lingua, con i fedeli in ginocchio alla balaustra o al banco, dimostra di essere un ottima pratica anche in questi tempi di epidemia.

Se i Vescovi tornassero oggi alla pratica tradizionale, tanti inconvenienti sarebbero evitati e non ci sarebbe bisogno di inventarsi improbabili e blafemi “protocolli”; sempre che abbiano voglia di far valere le prerogative legate al loro status di unici responsabili delle celebrazioni del culto da rendere a Dio.





La chiesa parrocchiale di San Giorgio


Vorrei condividere anzitutto una mia esperienza recente: giovedì sera 28 maggio ho partecipato (dopo più di 50 anni) ad una celebrazione secondo il rito “Vetus Ordo” in una parrocchia (San Giorgio, Montano Lucino - CO), vicina a dove abito.
Vi risparmio l’emozione provata e altre sensazioni personali. Mi attengo solo ai fatti.

Pochissimi partecipanti (nessuno tra celebrante e cerimonieri) ha mai indossato i cosiddetti DPI (mascherina e guanti), nessuno (immagino) ha avuto paura di presunti “contagi” (tutti i presenti erano “asintomatici”).
La chiesa era piena (a differenza di altre celebrazioni festive e prefestive nella parrocchia dove abito), per quanto si è potuto osservare: ci sono state anche difficoltà ad ottemperare al “distanziamento sociale” (è stato osservato molto a fatica).
Per la Santa Comunione sono state approntate delle panche prese dalla prima fila (perché fungessero da inginocchiatoi, visto che le “balaustre” erano state rimosse anni prima).
Tutti hanno ricevuto devotamente la Santa Ostia in bocca (e in ginocchio), senza aiuto di “ministri laici straordinari” e senza contatto tra celebrante (privo di guanti) e fedeli.

Uno dei motivi per cui ho partecipato è stato l’“assolvimento” (in forma sacramentale e non solo spirituale) del precetto pasquale, con il proposito di evitare di commettere sacrilegio.
E’ noto che la mancanza di precauzioni nella distribuzione della Santa Ostia può comportare il rischio di dispersione di “frammenti” (cioè del SANTO CORPO DI CRISTO), per non parlare di altri rischi (di sacrilegio). Tali rischi aumentano (scientificamente dimostrato: lanuovabq.it/it/sacrilegi-e-dispersioni-rischi-nella-nuova-comunione) se il fedele la riceve in mano, se il celebrante usa i guanti e, soprattutto, se gli stessi guanti vanno poi a confluire nella “raccolta differenziata” (questo è l’apice!).







maggio 2020

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