RITO SACRO O CONDOMINIO ?

di L. P.





Santa Messa in tv: scorre, sullo schermo, la striscia che riporta l’identità della chiesa in cui si celebra il sacro rito e il nome del celebrante. A prima e distratta vista, tutto appare regolare: il telefedele conosce i nomi della località da cui viene trasmesso il mistero eucaristico e del sacerdote officiante. Ma c’è qualcosa che stona – eccome! – in questa striscia, perché, a ben osservare, si legge che la Santa Messa in argomento, è “presieduta da”. Questa mattina, domenica 2 agosto, godiamo della compagnìa di un caro amico che, spesso, consola la nostra solitudine parkinsoniana con la sua gradita presenza. Con lui, pertanto, abbiamo assistito alla Santa Messa che, per il mese corrente, viene trasmessa dalla Papale Basilica di San Paolo fuori le mura, in Roma, a cura dell’emittente tv2000.

E con lui abbiamo avviato un discorso proprio su quella segnalazione prima citata - “presieduta da” - perché, stando ai canoni bimillenari e tradizionali della Chiesa Cattolica, la Santa Messa – rinnovazione incruenta del sacrificio di Gesù – viene “celebrata da”, cioè, il ministro officiante converge su sé stesso l’esclusivo ruolo e l’esclusiva legittimità a officiare il rito senza interferenze terze.

Obietta, il nostro amico, che, in fondo, “celebrata o presieduta” non cambia per niente la validità del rito. Non cambia, concordiamo, in sé e per sé, ma ne viene stravolto, inquinato e banalizzato il significato intimo  del sacrificio che, non più mistero proveniente dall’alto, si segnala come azione democratica per la quale, definita la Santa Messa “sinassi” - assemblea del popolo, secondo l’eretica definizione redatta da Paolo VI - è naturale che, al pari di un’assemblea condominiale, essa venga “presieduta da”, col contorno dei soci partecipanti che, in tale circostanza, figurano come elemento essenziale, “condicio sine qua non” per la celebrazione del santo rito, con diritto di. . . voto.

Ma le cose non stanno in simil fatta dal momento che la Passione di Gesù, culminata con la morte in Croce, è soltanto Sua, non partecipata e condivisa da qual che sia popolo. Quel pomeriggio di 1987 anni fa’, sul monte Calvario il popolo “assisteva” da lontano, beneficiandone tuttavìa, all’evento della Redenzione che il Figlio di Dio operava col sacrificio di Sé.

Certamente, osserva il nostro amico, tale dicitura effettivamente non corrisponde all’essenza del sacro rito che esige il rispetto dei ruoli, quello del ministro officiante – che celebra – e quello del popolo di Dio che, per quanto gli spetta, devotamente assiste.

Insomma, con quel ‘presieduta da’, la Santa Messa si configura come un incontro societario la cui gestione è affidata a un ‘presidente’   sicché, scomparsa l’aura della sacralità conferitale dalla sua natura trascendente e verticale, essa si trasforma in un evento laico, di mera espressione antropologica e di dimensione orizzontale. Cosa che corrisponde alla politica di Papa Bergoglio che, palese essendo, mira a eradere la trascendenza, connotazione esclusiva del Cristianesmo cattolico, per ridurre ogni aspetto – dogmatico, morale, liturgico – a semplice categorìa razionale ed evolutiva.

Concludemmo questo breve scambio di idee osservando, tra l’altro, come una certa terminologìa socialpopolare, sulla scia della nuova pastorale, definisca i lettori, e i cori, quali “animatori” della Santa Messa, come se l’intera funzione, compreso Gesù, sia un che di esanime, un corpo morto, da ravvivare quando, a dirla chiara, è Cristo l’animatore di tutti.

Sciocca supponenza tipica del “cristiano adulto” prodotto degenere del CVII. Povero bischero!

Agosto 2020







dicembre 2020
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