Il 2021 alla luce del messaggio di Fatima e della retta ragione


di Roberto de Mattei

Pubblicato su Corrispondenza Romana






Che cosa è accaduto veramente nel 2020, l’anno drammatico che si è chiuso? E cosa ci aspetta nel 2021? Quali sono gli orizzonti del nostro tempo?

Il panorama che abbiamo di fronte è nebbioso, difficile da scrutare, ma cercherò di farlo dall’alto dei grandi princìpi, delle grandi certezze alla cui luce va giudicata la storia del mondo.

Tra queste grandi certezze ce n’è una che più delle altre ci aiuta a orientarci nel presente e nel futuro: è il messaggio della Madonna a Fatima nel 1917.

Sappiamo bene che la divina Rivelazione si è chiusa con la morte dell’ultimo apostolo e che nulla ad essa può essere aggiunto. Il messaggio di Fatima non appartiene al patrimonio della fede rivelata. E’ anche vero però che, tra le rivelazioni private, alcune riguardano il perfezionamento spirituale di singole anime, altre hanno invece una portata sociale perché sono dirette a tutta l’umanità.

Ebbene il messaggio di Fatima è una rivelazione privata rivolta non solo al bene spirituale dei tre pastorelli che l’hanno ricevuta, ma all’umanità intera. E tra tutte le rivelazioni private dell’ultimo secolo, nessuna ha avuto tanti riconoscimenti dalla Chiesa quanto quella di Fatima. Nello spazio di cento anni, ben sette Papi, da Pio XII a papa Francesco, hanno riconosciuto e onorato la Madonna di Fatima, anche se nessuno ne ha pienamente esaudito le richieste.

Nell’anno 2000, inoltre, la Chiesa ha ufficialmente rivelato il cosiddetto Terzo Segreto di Fatima, l’ultima parte del messaggio rivelato ai tre pastorelli. Una profezia incompiuta che dobbiamo sempre tenere presente (1).

L’orizzonte delineato dal messaggio di Fatima è tragico. La prima tragedia che la Madonna presenta ai pastorelli è la terribile visione dell’inferno in cui cadono le anime dei peccatori che non si pentono.

La seconda tragedia è rappresentata dalle parole stesse della Madonna, secondo cui “Dio si appresta a punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre”. Se il mondo non si convertirà, “la Russia diffonderà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno annientate”.

La terza parte della tragedia mostra il Papa e con lui “vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”.

Una breve frase della Madonna illumina però di immensa speranza questo scenario di tragedia: “Infine il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace”.

Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria è annunziato come certo e incondizionato: in ogni caso avverrà. Il castigo che precederà il trionfo è invece condizionato: avverrà solo se l’umanità non si convertirà. Questo carattere condizionato ci impedisce di parlare di una assoluta certezza del castigo, ma l’apostasia crescente dell’umanità negli ultimi anni indica una quasi-irreversibilità del processo storico che conduce prima a un grave castigo e poi al trionfo del Cuore Immacolato di Maria.


Le regole della ragione

Il messaggio di Fatima richiede la nostra fede, ma la fede si fonda sulla ragione e la ragione ha alcune regole di fondo che dobbiamo seguire,

Il padre Réginald Garrigou-Lagrange, insegna che la regola della Sapienza è quella di “spiegare l’inferiore tramite il superiore”, “secondo la subordinazione delle cause che ci conduce alla Causa prima e al fine ultimo dell’universo, a Dio, primo Essere, prima Intelligenza e Sommo bene” (2).

Inoltre, nel processo conoscitivo, la certezza, che esclude ogni dubbio, non va confusa con l’opinione, che ammette la possibilità di errore, o con l’ipotesi, che esige di essere dimostrata per divenire una tesi certa.

Il ragionamento che bisogna eseguire per trasformare un’ipotesi in certezza si chiama dimostrazione. Ogni dimostrazione si basa sul principio di non-contraddizione che costituisce il fondamento della logica. Al ragionamento vero, fondato sulla logica, si contrappone il sofisma, o paralogismo, che è un ragionamento falso, fondato su errori logici e in ultima analisi sulla violazione del principio di non contraddizione. Però non è possibile conservare la logica senza l’aiuto della grazia, che illumina l’intelligenza dell’uomo e rafforza la sua volontà. La vita spirituale aiuta l’attività razionale dell’uomo.

Il cattivo uso della ragione porta al primato dell’immaginazione, che è una forma di conoscenza che non segue passaggi logici, ma è spesso determinata da uno stato emozionale. Alla ragione si sostituisce la fantasia e alla dimostrazione si sostituisce la narrazione. Per spiegare il significato del termine phantasía, Aristotele ne indica la derivazione dalla luce (pháos) (3). Come gli stimoli luminosi generano sensazioni visive, così la mente produce internamente “fantasmi” (phantásmata) o immagini, che non corrispondono sempre alla realtà. Ogni immagine che impressiona la nostra mente va quindi verificata alla luce della ragione, che è la facoltà superiore dell’anima.


Certezze ed opinioni

Nell’anno 2020 tutto è cominciato in gennaio, con la notizia di un’epidemia che aveva il suo epicentro in Cina, nella città di Wuhan. La globalizzazione ha facilitato non solo l’espansione del virus, ma la diffusione, in tempo reale, di tutte le notizie che lo riguardavano, in maniera tale da creare un’ipertrofica attenzione su di esso.

L’11 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo aver inizialmente minimizzato l’evento, lo ha caratterizzato come pandemia di un “coronavirus”, poi battezzato Covid-19. Nessuno di noi sa con certezza fino a che punto siano attendibili, per difetto o per eccesso, i dati statistici comunicati dalla stessa OMS e dai governi del mondo intero; nessuno conosce con certezza la reale bontà delle misure prese per contenere la pandemia, come le mascherine e la quarantena; nessuno è in grado di pronunciarsi con certezza sull’efficacia dei vaccini proposti solennemente al mondo il 27 dicembre 2020. Su tutti questi punti, ognuno di noi può avere delle opinioni, e avanzare delle ipotesi, ma nessuno è in grado di trasformare queste ipotesi in certezze.

Ci sono certamente alcune evidenze di fatto, di cui tener conto. Le prime, di natura economica e sociale, si sono manifestate, nel corso del 2020, con il fallimento di molte piccole imprese, le gravi perdite di reddito della classe media, la disoccupazione e la povertà, mentre gli Stati nazionali sembrano incapaci di far fronte con il denaro pubblico alla crisi economica. Più gravi ancora appaiono le conseguenze di carattere psicologico della pandemia, dovute in primo luogo all’atmosfera di allarme e di paura che si è creata nel mondo. La paura del virus ha provocato angoscia, depressione, perfino un alto numero di suicidi, in una società cresciuta nel rifiuto della morte e nel culto della salute e del benessere. L’Occidente, che negli ultimi settant’anni non ha avuto l’esperienza di una guerra, si è trovato psicologicamente indifeso di fronte a quella che è stata definita dal presidente francese Macron “una guerra contro un nemico invisibile” (4).

Più grave ancora della paura sembra la perdita della fiducia nel prossimo, dovuta in questo caso soprattutto all’insofferenza verso le misure restrittive imposte dai governi, spesso confuse e irragionevoli. In alcuni paesi, questi provvedimenti hanno scosso le fondamenta stessa della tradizione giuridica, per quanto riguarda il rapporto tra l’emergenza e le libertà individuali, soprattutto in relazione alla libertà religiosa (5).

La classe politica inoltre si è affidata a quella sanitaria per debellare la pandemia, ma si è presto manifestata una profonda divisione anche tra gli scienziati. Alle loro spalle sembra delinearsi un’oscura lotta tra le grandi case farmaceutiche, a cui fa certamente gioco l’esistenza di una dipendenza farmacologica della popolazione (6). Accanto agli interessi economici di queste case, ci sono anche quelli del capitale finanziario, perché le aziende farmaceutiche hanno bisogno di essere sostenute per le loro ricerche e la commercializzazione dei loro prodotti. La produzione dei vaccini coinvolge nella competizione gli Stati nazionali, disposti a combatterla senza esclusione di colpi (7).

Come conseguenza di tutto ciò, crolla la sfiducia dei cittadini nei confronti dei governi, della classe politica e mediatica, ma anche nei confronti della scienza e della classe medica. La sfiducia si allarga anche verso persone che ci stanno vicine, che ieri stimavamo, e che da un momento all’altro non stimiamo più a causa della diversità di opinioni da noi.

Se a questi eventi attribuissimo un carattere di “causa” della pandemia, cadremmo nell’errore di confondere la causa con gli effetti, che è uno dei tipici paralogismi criticati da Aristotele nelle sue Confutazioni sofistiche (8). Ad esempio: l’esistenza di una “dittatura sanitaria” o di una crisi economica dopo la pandemia non costituisce una prova che la pandemia sia stata scatenata o venga gestita per provocare una dittatura sanitaria o una crisi economica.


Virus naturale o prodotto in laboratorio?

Accanto alla diversità di opinioni sulle misure politiche e sanitarie conseguenti alla pandemia, si è manifestata anche una pluralità di ipotesi sull’origine e la natura del virus, ancora avvolta di mistero. Per la maggioranza degli scienziati si tratta di un virus di origine animale dovuto, secondo le teorie evoluzioniste, a un “salto di specie” (spillover) dai pipistrelli all’uomo. Spillover. L’evoluzione delle pandemie (9) è il titolo di un saggio scritto nel 2012 dal divulgatore scientifico statunitense David Quammen, che già preannunciava la possibilità di una pericolosa pandemia di coronavirus sulla base di dati che aveva raccolto durante i suoi studi.

Esiste però una seconda ipotesi, che nessuno finora è riuscito a escludere: la possibilità di un’origine sintetica della pandemia. A Wuhan esiste infatti un National Biosafety Laboratory, dove viene svolta ricerca sia civile che militare su virus potenzialmente patogeni per l’uomo. Il coronavirus potrebbe essere uscito da questo laboratorio a causa di un incidente, un “hazardous event”, oppure potrebbe essere lo strumento di un atto deliberato di guerra biologica.

L’ipotesi di una fuga del virus dal laboratorio di Wuhan è stata avanzata in Italia fin dal 25 gennaio 2020, dal giornalista Paolo Liguori (10), e negli Stati Uniti, in febbraio, da Steven Mosher, presidente del Population Research Institute (11). Anche il premio Nobel francese per la Medicina Luc Montagnier, in un’intervista del 17 aprile (12), ha sostenuto la tesi dell’origine artificiale del virus, mentre il 3 maggio 2020, in un’intervista alla ABC News, il segretario di Stato americano Mike Pompeo, ha affermato che “una notevole quantità di prove indica come origine del Sars-CoV2 il laboratorio di Wuhan” (13). Chi ha sviluppato in maniera più approfondita questa ipotesi è il ricercatore italiano Joseph Tritto, in un documentato studio dal titolo Cina Covid-19. La chimera che ha cambiato il mondo (14).

Accanto all’ipotesi della fuga involontaria dal laboratorio di Wuhan, esiste quella secondo cui il virus sarebbe un prodotto del bioterrorismo cinese. Una ricercatrice dell’università di Hong Kong, Li-Meng-Yan (15), fuggita in aprile negli Stati Uniti, ha affermato sulla base dei suoi studi, che il Covid-19 non è originato dalla natura, ma è un’arma biologica deliberatamente creata per uccidere. L’ufficiale indiano Sharad S. Chauhan è autore a sua volta di un libro dal titolo COVID-19 – Opportunistic Bioterrorism? A Virus from China set to Change World History (16) in cui afferma che il virus è stato lanciato dalla Cina per cambiare il mondo a proprio vantaggio.

Va ricordato a questo proposito che nel 1999 fu pubblicato un libro di due ufficiali cinesi, Qiao Lian e Wang Xiangsui, dal titolo Unristrected warfare (in italiano Guerra senza limiti. L’arte della guerra asimmetrica fra terrorismo e globalizzazione) in cui gli autori sostenevano che la Cina, per difendersi, non dovrebbe esitare ad usare tutti gli strumenti che ha a disposizione, comprese le armi biologiche. E il laboratorio di Wuhan è certamente un importante strumento per realizzare queste armi.

Il concetto di “guerra senza limiti” ci rimanda a quello di “guerra asimmetrica”: un conflitto in cui una delle parti è costretta a difendersi da un nemico non identificabile, che usa armi non convenzionali. L’uso delle biotecnologie, dell’informatica, dell’intelligenza artificiale fa parte della strategia militare cinese ed è un tipico esempio di guerra asimmetrica.

Un trattato internazionale (Biological and Toxin Weapons Convention: BTWC), firmato il 12 aprile 1972 ed entrato in vigore il 26 marzo 1975, vieta la sperimentazione e la produzione di armi biologiche. Tutti gli stati dell’Unione Europea, gli Stati Uniti, l’Australia ed il Giappone, l’hanno ratificato, ma non la Cina. L’Unione Sovietica aderì al trattato, ma ciò non impedì negli anni Settanta, il lancio del Biopreparat, un programma di ricerca militare nel settore biologico e batteriologico. Nei primi anni Novanta, la struttura venne ufficialmente smantellata, ma sembra che la Russia abbia ereditato la maggior parte delle armi biologiche sviluppate durante la guerra fredda.

La guerra biologica è un settore strategico che comporta molti vantaggi: è una guerra che produce un effetto lesivo o mortale su cose e persone di cui è difficile individuare la vera origine, e quindi può essere condotta in maniera dissimulata; inoltre a causa della sua natura occulta, questa guerra colpisce non solo il fisico, ma anche il morale della popolazione, la quale attribuisce la responsabilità dei danni non a chi ha provocato la crisi, ma a chi all’interno dei propri paesi sta tentando di gestirla. Durante la guerra fredda la pace internazionale fu assicurata dall’“equilibrio del terrore” tra Russia e Stati Uniti, consapevoli entrambi che l’uso delle armi nucleari avrebbe provocato una risposta immediata e devastante dell’altra superpotenza. Nessuna deterrenza è possibile quando le armi nucleari sono sostituite da quelle biologiche che, per loro natura, si prestano ad un uso dissimulato.

La Russia è una potenza declinante e la Cina è una potenza emergente, ma ciò che la Russia di ieri e la Cina di oggi hanno in comune è un sistema ideologico di cui il papa Pio XI, nell’enciclica Divini Redemptoris del 19 marzo 1937 (17), ha indicato il carattere menzognero e intrinsecamente perverso. A Fatima la Madonna annunciò che la Russia avrebbe diffuso nel mondo i suoi errori. Gli errori sono quelli del comunismo, destinati a diffondersi ben oltre i confini della Russia anche, e soprattutto, dopo l’auto-dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991. La Cina, come altri paesi, sviluppa la ricerca biologica sia nel campo civile che in quello militare. E’ probabile che il coronavirus sia uscito dal laboratorio di Wuhan, sia che ciò sia avvenuto come un atto di guerra biologica, sia che ciò sia avvenuto in maniera involontaria, nel corso di un programma di ricerca bellica o sanitaria. Ma la probabilità non trasforma l’ipotesi in certezza, fino a che non siano addotte prove sicure.

Per ora l’unica certezza assodata è che lo sconvolgimento causato dalla pandemia sta mettendo in crisi il processo di globalizzazione degli ultimi trent’anni, fondato proprio sul ruolo della Cina, che ha messo a disposizione dell’Occidente la sua forza lavoro, mentre l’Occidente ha spalancato il suo mercato ai prodotti di consumi made in China (18). Secondo le più recenti analisi, la Cina supererà gli Stati Uniti e diventerà la più grande economia del mondo nel 2028, ovvero cinque anni prima di quanto precedentemente stimato. L’accelerazione è avvenuta in seguito alla pandemia, ma limitarsi a fondare le accuse alla Cina sul principio post hoc propter hoc, sarebbe una forzatura logica (19). Non sbagliamo però se riconduciamo tutto ciò che è accaduto nel 2020 ai disegni eterni della Divina Provvidenza.


Vere e false cospirazioni

C’è un’altra ‘ipotesi che si è diffusa, soprattutto su Internet: quella secondo cui un’oligarchia finanziaria occidentale avrebbe prodotto la pandemia e ne controllerebbe la diffusione, con l’obiettivo di sottomettere l’umanità ad un unico governo mondiale. Se così fosse, il coronavirus non sarebbe nato nei laboratori della Cina, ma in quelli dell’Occidente. La tesi dell’attacco batteriologico americano è stata avanzata per prima dal governo cinese, che, attraverso il portavoce del suo ministero degli Esteri, ha accusato gli Stati Uniti di aver portato l’agente patogeno in Cina, in occasione dei Military World Games, i giochi militari internazionali svoltisi tra il 18 e il 27 ottobre 2019 a Wuhan (20).

In Italia, l’intellettuale neo-marxista Diego Fusaro, che esercita una notevole influenza negli ambienti conservatori, fin dal 26 febbraio 2020, su RadioRadio, accusava l’Occidente, affermando che l’ipotesi “che presenta maggiori punti di coerenza, è quella secondo cui c’è in qualche modo la longa manus statunitense”. Per Fusaro l’ideologia mondialista sarebbe la sovrastruttura ideologica della struttura capitalistica divenuta mercato unico globale senza confini. Essa mira alla creazione di un nuovo modello antropologico: l’individuo senza identità, puro prodotto delle strategie della manipolazione.

Questo progetto totalitario e liberticida, per alcuni cattolici coinciderebbe con il regno dell’Anticristo. Queste ipotesi diffuse nella blogosfera appaiono seducenti a molti, ma sono espresse in forma di “narrazione”, più che di argomentazione. Ciò che le rende fallaci non è la teoria cospiratoria che ad esse soggiace, ma la pretesa di fondare la teoria su argomenti di carattere puramente indiziario, per lo più inconsistenti. Il fatto, ad esempio che Bill Gates abbia previsto la pandemia e investito largamente sui vaccini, dimostra la sua capacità di previsione e il suo fiuto degli affari, ma non prova che egli abbia creato e diffuso il virus. Inoltre, l’attribuzione della pandemia a oscuri interessi del super-capitalismo corrisponde ad affermare il primato degli interessi economici nelle vicende del mondo, capovolgendo il principio del padre Garrigou-Lagrange, secondo cui bisogna “spiegare l’inferiore con il superiore”, e non viceversa. I sostenitori di queste tesi, poi, utilizzano spesso il “sofisma della folgore”, che consiste nel ricorrere a frasi generiche e a sentenze perentorie che non convincono i saggi ma impressionano gli incolti (21).

Il pensiero contro-rivoluzionario del XIX e del XX secolo ha sempre affermato l’esistenza di una trama storica anticristiana (22). Il semplice dinamismo delle passioni e degli errori umani non è sufficiente infatti a spiegare il processo rivoluzionario che da secoli aggredisce la Chiesa e la civiltà cristiana che da Essa è stata generata. Con grande chiarezza logica, Plinio Corrêa de Oliveira scrive: “Produrre un processo così coerente, così continuo, come quello della Rivoluzione, attraverso le mille vicissitudini di secoli interi, pieni di imprevisti di ogni specie, ci sembra impossibile senza l’azione di successive generazioni di cospiratori dotati di una intelligenza e di una potenza straordinarie. Pensare che la Rivoluzione sarebbe giunta allo stato in cui si trova senza tale azione, equivale ad ammettere che centinaia di lettere dell’alfabeto gettate da una finestra possano disporsi spontaneamente al suolo, in modo da formare un’opera qualsiasi, per esempio l’Inno a Satana di Carducci” (23).

L’identificazione delle forze segrete che muovono la Rivoluzione esige però un’accurata documentazione, uno studio approfondito e, in ultima analisi, un grande equilibrio.

Quando queste teorie non sono ben fondate, sorge il sospetto che siano diffuse dagli stessi agenti rivoluzionari per squalificare ogni critica alle forze segrete che muovono la Rivoluzione. Il miglior modo possibile per screditare la tesi della congiura anticristiana è infatti quella di immaginare cospirazioni fantasiose, al limite dell’assurdo. E’ un po’ quello che accade con le rivelazioni private. Il modo migliore per il demonio di negare i messaggi divini autentici, è quello di moltiplicare le false rivelazioni per svilire e ridicolizzare quelle vere.


Le “finestre di opportunità”

Un discorso ben diverso, e assolutamente ragionevole, è quello di affermare che le forze rivoluzionarie abbiano colto nella pandemia una “finestra di opportunità”.

Il concetto di “finestra di opportunità” rimanda alla teologia della storia secondo cui Dio è causa di ogni bene nell’universo e, quando permette il male, lo fa per trarre da esso un bene maggiore. Dio dunque è sempre vincitore nella storia, e il demonio è sempre sconfitto. La strategia diabolica, opposta a quella divina, consiste invece nel cercare di fare sempre il male e di volgere al male ogni bene di cui Dio è autore nell’universo. C’è dunque una “finestra di opportunità divina” che consiste nel trarre il bene dal male e una “finestra di opportunità diabolica” che consiste nel trarre il male dal bene.

Ciò si applica anche nel caso del coronavirus, che la Rivoluzione cerca di utilizzare come “finestra di opportunità” per avanzare in una situazione di incertezza. E’ questa la tesi di fondo di due esponenti della cultura di sinistra contemporanea: il sociologo sloveno Slavoj Žižeke e il filosofo francese Edgar Morin.

Žižek, nel suo libro Virus. Catastrofe e solidarietà, sostiene che per la Rivoluzione comunista, in questo momento, “ogni cosa è possibile, in qualunque direzione, da quella migliore a quella peggiore” (24), mentre Morin nel suo libro Cambiamo strada. Le 15 lezioni del Coronavirus (25), afferma che “il post-Coronavirus potrebbe essere sia apocalittico, sia portatore di speranza”. Per entrambi il virus è un evento inaspettato, che va sfruttato come una finestra di opportunità. E’ quanto sta facendo la Rivoluzione, rilanciando, ad esempio, la teoria del “gran reset”, l’azzeramento ugualitario da cui dovrebbe nascere un utopico mondo nuovo.

L’economista tedesco Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum, detto anche “Forum di Davos”, il 3 giugno 2020 ha parlato della “grande opportunità” di un “great reset” (26), in seguito alla pandemia. Ma il concetto di great reset non nasce con il coronavirus. Fin dallo scorso anno era stato previsto in Vaticano, per il 14 maggio 2020, il Global Compact on Education, un evento, fondato sull’idea di un “gran reset” ecologico e globalista. Questo evento non si è realizzato, ma è anzi saltato proprio a causa della pandemia.

Quale che sia l’origine del virus, è certo che le forze rivoluzionarie stanno cercando di manipolare la situazione a loro vantaggio. Al loro interno esistono probabilmente linee diverse, perché il campo rivoluzionario è in sé diviso. Il fine ultimo della Rivoluzione non è però un “nuovo ordine mondiale”, ma il caos organizzato. La Rivoluzione mira a disfare l’opera della creazione e della Redenzione per realizzare il Regno sociale del demonio, un inferno sulla terra che prefigura quello dell’eternità, così come il Regno sociale di Cristo, la Civiltà cristiana, prefigura il Regno del Paradiso celeste. In questo senso la Rivoluzione ha la sua essenza nel disordine, mentre la Civiltà cristiana è l’ordine per eccellenza.

La parola pandemia, che viene dal greco πάνδημος (pándēmos), “ciò che interessa tutte le persone”, è affine a quella di pandemonio, “tutti i demoni“, che è composta dai termini greci pân (tutto) e daimónion (demonio). Il termine pandæmonium fu coniato dal poeta inglese John Milton nel suo libro Paradise Lost (27), per identificare il palazzo edificato da Satana nell’inferno. Pandemonio è sinonimo di caos, e un diabolico caos sembra essere il filo conduttore della pandemia in corso.


Un’occasione mancata

Al “gran reset” proposto dai rivoluzionari bisognerebbe opporre dunque un “gran reset” di segno opposto, basato sul ritorno all’ordine e non sull’instaurazione del disordine (28). Purtroppo gli uomini che governano la Chiesa non hanno colto la “finestra di opportunità”, che anche per loro avrebbe potuto essere il coronavirus.

Che cosa avrebbero dovuto fare le autorità della Chiesa, e che cosa dovrebbero fare tutti i cattolici, di fronte a una pandemia come quella che ci aggredisce?

La Chiesa dovrebbe innanzitutto parlare della morte, del peccato, del giudizio divino e, in ultima analisi, della scelta davanti a cui ci pone il messaggio di Fatima, tra la conversione e il castigo, individuale e collettivo.

Non c’è da meravigliarsi se la società contemporanea, incapace di dare un senso alla vita, cade nell’angoscia di fronte alla malattia e alla morte. C’è da meravigliarsi invece del silenzio di coloro che avrebbero tutte le armi per sconfiggere, non la morte, ma l’angoscia che la circonda. Essi dovrebbero ricordare che la morte e tutti i mali dell’umanità hanno la loro origine nel peccato, che il peccato pubblico è più grave di quello individuale, e che Dio punisce i peccati sociali con i flagelli delle malattie, delle guerre, della fame e delle sciagure naturali.

Non esiste infatti un peccato originale della società, ma esiste il peccato collettivo degli uomini che la compongono. E Dio punisce o premia i singoli uomini nella vita dell’aldilà, ma punisce e premia le società nel loro orizzonte terreno, perché le società non hanno vita eterna, a differenza degli uomini. Se il mondo non si pente, e soprattutto se gli uomini di Chiesa tacciono, i castighi che all’inizio vengono inflitti in maniera mite, sono destinati ad aggravarsi sempre di più, fino ad arrivare all’annientamento di nazioni intere, come la Madonna ha annunciato a Fatima.

E Fatima non è una narrazione apocalittica di origine umana, ma un annuncio divino, riconosciuto dalla Chiesa.


Gli “ultimi tempi”

Nei primi giorni del 2021, l’orizzonte è ancora avvolto di mistero, ma la gravità della situazione religiosa, politica e sociale ci fa pensare che siamo vivendo l’epoca degli ultimi tempi, di cui parlano san Luigi Grignion di Montfort ed altri santi. Non gli ultimi tempi che precedono la venuta dell’Anticristo, ma quelli che precedono il trionfo del Cuore Immacolato di Maria (29).

La profezia di Fatima ci assicura che non stiamo vivendo l’epoca dell’Anticristo, perché la Russia si convertirà e sarà concesso al mondo un periodo di pace. Non sappiamo quanto questo periodo di pace sarà lungo, ma abbiamo la certezza che la pace, che è la tranquillità dell’ordine naturale e cristiano, appartiene al nostro futuro. San Pio X, che visse la crisi terribile del modernismo temeva che la perversità di mente del suo tempo fosse “il cominciamento dei mali, che agli estremi tempi son riserbati” e che forse fosse “già nel mondo il figlio di perdizione di cui parla l’Apostolo (II Thess. II, 3)” (30). Egli pronunciò queste parole nella sua prima enciclica, E supremi apostolatus cathedra, del 4 ottobre 1903, quando la Madonna non era ancora apparsa a Fatima. Noi però non possiamo ignorare la promessa di Fatima, che non ci parla dell’Anticristo e della fine del mondo, ma del trionfo del suo Cuore Immacolato e della rinascita della Civiltà cristiana.

C’è una differenza sostanziale tra l’avvento dell’Anticristo e quello del Cuore Immacolato di Maria. La signoria dell’Anticristo sarà la suprema espressione del male nella storia. Quel giorno Satana regnerà sul mondo e l’impero del male si estenderà al punto che non sarà possibile sottrarsi con il nascondimento alla scelta radicale per Gesù Cristo o contro di Lui. Cristo stesso, al culmine della persecuzione, sconfiggerà l’Anticristo e apparirà trionfante nella sua Parusia (Apoc. 6, 11).

Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria è invece l’esito di un processo storico al cui termine varie nazioni saranno annientate, ma la Russia ed altre nazioni si convertiranno alla vera fede cattolica e questa conversione sarà tanto più spettacolare in quanto la Russia è una nazione che è stata dominata dal comunismo e ancora oggi vive sotto l’inganno della religione ortodossa. La Madonna rivelò a suor Lucia che la prima e la seconda guerra mondiale facevano parte di questo processo, che avrebbe conosciuto nuove convulsioni, prima di arrivare al suo epilogo.

C’è anche una differenza tra il castigo dell’inferno, che la Madonna mostra nella prima parte del messaggio di Fatima e il castigo delle nazioni che appare nella seconda e nella terza parte dello stesso messaggio. Il castigo delle anime, al momento della morte, è istantaneo, ed è per l’eternità. Ma le nazioni non hanno eternità e il loro castigo avviene nella storia, in seguito a una successione di eventi, che la Madonna indica con precisione: guerra, fame, persecuzioni contro la Chiesa e contro il Papa. Alcuni di questi eventi possono essere sciagure naturali volute da Dio per mezzo degli angeli, che sono gli esecutori dei suoi piani nella storia, ma altri eventi sono voluti dagli uomini, che provocano con le proprie mani la loro autodistruzione.

La Rivoluzione, man mano che si avvicina al suo obiettivo finale, distrugge sé stessa. Infatti se è vero che “quanto più si è vicino a una causa, tanto più se ne risentono gli effetti” (31), ciò vale anche per il caso opposto. Se alle origini della Rivoluzione c’è la volontà di distruzione, la spinta iniziale è destinata ad esaurirsi, man mano che la distruzione arriva alle sue ultime conseguenze, anche perché il male, che è la privazione dell’essere, non può giungere ad estinguere l’essere, da cui trae la propria esistenza.

Il dramma del male è questo: non può distruggere l’ultimo resto di bene che sopravvive. Il suo dinamismo è destinato a infrangersi contro ciò che resta di solido nella liquefazione che produce. L’ultimo passaggio del processo di autodissoluzione, che oggi erode la roccia su cui si fonda la Chiesa, è destinato dunque a vedere la morte della Rivoluzione e il germogliare di un principio di vita contrapposto: un itinerario di restaurazione della fede e della morale, della verità e dell’ordine sociale che ad essa corrisponde. Questo principio è la Contro-Rivoluzione cattolica.


Il “tempo della rivolta”

La Rivoluzione ha un’origine e una regia unitaria, ma giungendo al termine del suo itinerario, tende a frastagliarsi in maniera disordinata. Il caos è il fine, ma anche la fine della Rivoluzione. Per il principio della eterogenesi dei fini, ogni Rivoluzione nella storia si è capovolta nel contrario dei progetti dei suoi artefici. Anche il progetto della Repubblica universale e del “nuovo ordine mondiale”, si sta trasformando nello scenario di caos planetario che abbiamo sotto i nostri occhi. Le proteste e gli scontri sociali dilagano e gli atti di disobbedienza verso ogni autorità si moltiplicano in una prospettiva di globale disordine.

Nella notte del 14 luglio 1789 il re Luigi XVI apprese dal duca La Rochefoucauld-Liancourt che la Bastiglia era stata presa. Il Re chiese: “E’ una rivolta?” “No sire, è una rivoluzione”, rispose il duca (32). La differenza tra rivolta e rivoluzione che emerge da questo dialogo non è però un’antitesi. Ogni Rivoluzione nasce infatti da una rivolta delle tendenze dell’uomo. La rivolta tuttavia si trasforma in Rivoluzione quando è organizzata ed ha un programma e una direzione di marcia. Quando invece la Rivoluzione perde la sua capacità progettuale, e la sua capacità di governarsi, si disgrega e regredisce, per così dire in una pluralità di rivolte, accomunate solo dal pathos della distruzione.

Igor Safarevic ha documentato lo spirito di morte e distruzione che impregna letteralmente la maggior parte delle teorie e dei movimenti socialisti nella storia e che ne costituisce la spinta interna. “La morte dell’umanità non è soltanto l’esito prevedibile del trionfo del socialismo, ma ne costituisce il fine” (33).

Oggi è il tempo della rivolta (34), perché la Rivoluzione è in crisi. I rivoltosi, sono gli ecologisti, i pacifisti, gli antirazzisti, i militanti LGBT, gli Indignados, i Black Lives Matter e gli attivisti informatici, che nell’incapacità di realizzare i loro progetti hanno scelto la strada della guerra permanente.

All’inizio del secolo XXI, il filosofo marxista Toni Negri nel suo libro Impero (35), chiamava a una “guerra globale permanente”, non solo contro gli Stati nazionali, ma contro le multinazionali, l’ONU, la Banca Mondiale, il club di Davos. Oggi Diego Fusaro chiama alla rivolta i “dissenters” di sinistra e di destra. I libri di Fusaro hanno titoli significativi: “Bentornato Marx” e “Antonio Gramsci. La passione di essere nel mondo”. Non ci sono equivoci sulle sue idee. Il suo ultimo libro, Pensare altrimenti. Filosofia del dissenso, è un’apologia della rivolta e del dissenso rivoluzionario.

Che cos’è il dissenso? Fusaro lo spiega: “La rivoluzione e la ribellione, la defezione e la protesta, la rivolta e l’ammutinamento, l’antagonismo e il disaccordo, l’insubordinazione e la sedizione, lo sciopero e la disobbedienza, la resistenza e il sabotaggio, la contestazione e la sollevazione, la guerriglia e l’insurrezione, l’agitazione e il boicottaggio: sono tutte figure proteiformi del dissenso” (36).

Fusaro esalta i grandi ribelli contro l’ordine costituito della storia: Prometeo, Spartaco, Lutero, gli anabattisti, Giordano Bruno, fino a Marx, Lenin, Martin Luther King, Che Guevara e i No Global (37). La storia dell’umanità, afferma, comincia con “il dissenso di Adamo ed Eva rispetto all’imperativo divino, che impedisce loro di mangiare dall’albero della conoscenza: eritis sicut Dei”. “Quel dissenso originario, pur pagato a così caro prezzo, permette all’uomo di diventare veramente tale, di ergersi ad autonomo e libero faber fortunae suae, superiore alle altre creature in quanto in grado, egli soltanto, di determinarsi liberamente mediante il proprio agire responsabile” (38).

Adamo ed Eva, come Prometeo, secondo Fusaro, “non cessano di insegnarci l’importanza del dissenso, ma poi anche, in maniera connessa, la preferibilità di una condizione di supplizio e di sofferenza (…) rispetto a una servitù senza sforzi e fatiche” (39).

Queste parole sono terribili. Fusaro evita di ricordare che il primo grande ribelle, l’ispiratore della ribellione di Adamo e di Eva, il padre di ogni dissenso contro l’ordine costituito, fu Lucifero. E Lucifero ha scelto e continua a scegliere di soffrire eternamente piuttosto che di dipendere dal suo Creatore. Meglio la sofferenza e la morte che l’obbedienza: questo è il messaggio di Fusaro, uno degli esponenti più conosciuti della teoria della cospirazione tecno-capitalista, contro la quale incita alla rivolta, in nome della “filosofia della prassi”.


La luce di Fatima nel buio della notte

Viviamo nell’epoca del caos, ma abbiamo una certezza: nulla di ciò che accade è casuale o fortuito; tutto dipende dalla Divina Provvidenza. I disegni di Dio sono imperscrutabili, ma si realizzano infallibilmente. Dio, attraverso le cause seconde, regola la catena di cause e di effetti della nostra vita e della storia.

Non sappiamo se il Covid-19 sia un evento naturale o artificiale. Quel che è certo è che come ogni sciagura che si abbatte sugli uomini è un castigo, e i castighi per l’umanità impenitente sono stati preannunciati dalla Madonna a Fatima.

Negare che il coronavirus sia un castigo per i peccati degli uomini sarebbe non solo un rifiuto del messaggio di Fatima, ma una professione di ateismo pratico, e in ultima analisi, una blasfemia.

Lasciamo che a bestemmiare sia il mondo, come bestemmiava Voltaire di fronte al terremoto di Lisbona del 1755 (40). Noi volgiamo gli occhi alla Cova da Iria, dove nel 1917 la Madonna affidò a tre pastorelli un messaggio di tragedia e di speranza per l’umanità.

Alla filosofia della rivolta, alla filosofia del dissenso, alla filosofia della Rivoluzione, che ha nel demonio il suo primo ispiratore, noi opponiamo la filosofia dell’obbedienza alla legge divina violata ed offesa in tutto il mondo.

E’ in nome di questa obbedienza suprema, che noi siamo pronti a sottrarre la nostra obbedienza agli uomini, anche a quelli di Chiesa, se gravi circostanze ce lo impongono. Ma se ciò accade, lo facciamo con dolore, lo facciamo con rispetto, rinnovando il nostro spirito di obbedienza a Dio e alla sua legge, rinnovando il nostro amore alla Chiesa e al nostro prossimo: ad ogni fratello, di cui desideriamo fare la volontà, secondo quella priorità di dipendenze e di gerarchie, che regola l’universo.

Amiamo l’ordine e combattiamo il disordine. La nostra lotta contro il disordine si chiama Contro-Rivoluzione, che è il movimento con cui l’ordine viene ristabilito e restaurato. L’ordine che vogliamo restaurare nelle sue fondamenta è la Civiltà cristiana, immagine e riflesso terreno del Paradiso. Alla vittoria della Contro-Rivoluzione la Madonna a Fatima ha dato il nome di Trionfo del suo Cuore Immacolato. Questo è il nostro orizzonte nel 2021, come lo è stato in tutta la nostra vita. E per affrettare questo trionfo lanciamo un appello a tutti gli uomini di buona volontà nell’anno in cui si celebra il 450esimo anniversario della vittoria di Lepanto, che è anche l’anno dedicato da papa Francesco a san Giuseppe, protettore della Chiesa e della Contro-Rivoluzione.

Il messaggio di Fatima è la luce che ci guida nell’epoca del coronavirus.

Luce di Fatima, luce senza ombre, luce immacolata, luce dell’aurora che sorge: a te chiediamo di illuminare i nostri passi nel buio della notte.


NOTE

1 - Congregazione per la Dottrina della Fede, Il Messaggio di Fatima, Città del Vaticano 2000.
2 - Réginald Garrigou-Lagrange o.p., Il senso del mistero e il chiaroscuro intellettuale, tr. it. Fede e Cultura, Verona 2019.
3 - Aristotele, De anima, III, 3, 429, a 3.
4 - https://www.lemonde.fr/politique/article/2020/03/17/
nous-sommes-en-guerre-face-au-coronavirus-emmanuel-macron-sonne-la-mobilisation-generale_6033338_823448.html
5 - Fabio Adernò, La libertà religiosa nella legislazione d’emergenza, in Covid–19 vs. Democrazia. Aspetti giuridici ed economici nella prima fase dell’emergenza sanitaria, a cura di Michele Borgato e Daniele Trabucco, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2020, pp. 77-102.
6 - Cfr. Joseph Tritto, Cina Covid-19. La chimera che ha cambiato il mondo, Cantagalli, Siena 2020, pp. 207-218. Anche il boicottaggio di un farmaco quale l’idrossiclorochina, va inquadrato all’interno di una lotta tra la Gilead Sciences, produttrice del Remdesivir e la Sanofi, produttrice del Plaquenil (clorochina).
7 - Aldo Giannuli, Coronavirus: globalizzazione e servizi segreti. Come la pandemia ha cambiato e cambierà l’ordine mondiale, Ponte alle Grazie, Firenze 2020, pp. 198-205.
8 - Aristotele, Le confutazioni sofistiche, introduzione, traduzione e commento di Paolo Fait, Laterza, Roma-Bari 2007.
9 - David Quammen, Spillover. L’evoluzione delle pandemie, tr. it. Adelphi, Milano 2014.
10 - https://www.tgcom24.mediaset.it/2020/video/paolo-
liguori-questo-virus-nasce-in-un-laboratorio_13934963.shtml
11 - Steven Mosher, Don’t buy China’s story: The coronavirus may have leaked from a lab, in New York Post, 22 febbraio 2020.
12https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2020/04/17/le-
coronavirus-fabrique-a-partir-du-virus-du-sida-la-these-tres-contestee-du-pr-luc-montagnier_6036972_4355770.html
13 - Enormous Evidence Coronavirus Came from Chinese Lab, in The Guardian, 30 maggio 2020. NON ERA IN ABC?
14 - Joseph Tritto, Cina Covid-19. La chimera che ha cambiato il mondo, cit.
15 - https://zenodo.org/record/4028830#.X2YSU2czbUr
16 - Sharad S. Chauhan, Covid 19 Or Opportunistic Bioterrorism?: A Virus from China Set to Change World History!, Unistar Books Pvt. Limited, 2020.
17 - Pio XI, Enciclica Divini Redemptoris del 19 marzo 1937, in Acta Apostolicae Sedis, 29 (1937), p. 96 (pp. 65-106.)
18 - Salvatore Santangelo, Geopandemia. Decifrare e rappresentare il caos, Castelvecchi, Roma 2020, pp. 17-18.
19 - E’ questo il responso dell’analisi compiuta dal Centre for Economics and Business Research (Cebr) nel report annuale pubblicato il 26 dicembre 2020.
20 - Germana Leoni, Guerra biologica, in “NexusNewTimes”, n. 145 (ottobre-novembre 2020), p. 28.
21 - Padre Enrico Zoffoli, Principi di filosofia, Edizioni Fonti Vive, Roma 1988, p. 554.
22 - Cfr. ad esempio Mons. Henri Delassus, La conjuration antichrétienne: le temple maçonnique voulant s’élever sur les ruines de l’Eglise catholique, Paris 1910, 3 voll., con una lettera di prefazione del cardinale Rafael Merry del Val.
23 - Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Sugarco, Milano 2009, p. 90.
24 - Slavoj Žižek, Virus. Catastrofe e solidarietà, Ponte alle Grazie, Firenze 2020.
25 - Edgar Morin, Cambiamo strada. Le 15 lezioni del Coronavirus, tr. it. Raffaello Cortina Editore, Trebaseleghe (PD) 2020.
26 - https://www.weforum.org/great-reset/
27 - John Milton, Paradise Lost, I, 753-756.
28 - https://fatimatragedyhope.info/it/2020/12/23/abbiamo-
bisogno-di-un-great-reset-ma-non-di-quello-che-pensate/
29 - Cfr. Roberto de Mattei, Plinio Correa de Oliveira, Apostolo di Fatima, Profeta del Regno di Maria, Edizioni Fiducia, Roma 2017, pp. 281-364.
30 - http://www.vatican.va/content/pius-x/it/encyclicals/
documents/hf_p-x_enc_04101903_e-supremi.html
31 - San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, III, q. 27, a. 5.
32 . François Bluche cita l’aneddoto nel suo Dictionnaire des citations et des mots historiques, Éditions du Rocher, Paris 1997.
33 - Igor Safarevic, Il socialismo come fenomeno storico mondiale, La Casa di Matriona, Milano 1980, p. 365.
34 - Donatella Di Cesare, Il tempo della rivolta, Bollati Boringhieri, Torino 2020, pp. 10 e ss.
35 - Toni Negri, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, con Michael Hardt, Rizzoli, Milano 2002.
36 - Diego Fusaro, Pensare altrimenti. Filosofia del dissenso, Einaudi, Torino 2017, p. 3.
37 - Ivi, pp. 3-4.
38 - Ivi, p. 13.
39 - Ivi, p. 14.
40 - Poème sur le désastre de Lisbonne, in Œuvres complètes di Voltaire, Garnier, Paris 1877, tome 9, pp. 470-479.




gennaio 2021
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