Apparizione della Madonna a Pontmain

17 gennaio 1871


Pubblicato sul sito francese della Fraternità San Pio X: La Porte Latine






Per un concorso veramente provvidenziale di circostanze, la Fraternità San Pio X, il 2 gennaio 2013, è diventata proprietaria di una delle case del piccolo villaggio di Pontmain. Una casa tra le tante.
Per chi conosce i luoghi, si tratta della casa che si trova immediatamente a sinistra della famosa stalla dove i due ragazzi Berbedette, Eugenio e Giuseppe, lavoravano col padre la sera del 17 gennaio1871, appena prima che apparisse loro la Santa Vergine.




Il 17 gennaio 1871, la Santa Vergine appare per tre ore, nel cielo del piccolo villaggio di Pontmain, nella Maienna, al confine con la Bretagna.
(In rosso, in alto a sinistra)


Era una giornata come le altre. Quella mattina la chiesa era piena di fedeli come negli altri giorni. C’era molta neve e faceva un freddo glaciale da «spaccare le pietre». Verso mezzogiorno e mezzo la terra tremò, cosa che impressionò fortemente tutti gli abitanti, soprattutto in quel periodo difficile. C’era la guerra franco-prussiana. Dall’ultimo 23 settembre 38 giovani della parrocchia erano partiti per la guerra e non si avevano notizie. Si viveva nell’angoscia e nella paura. E c’era anche un’epidemia di tifo che era ripresa.




Malgrado tutto, si prega con fervore, perché è così a Pontmain da dopo l’arrivo del curato Don Michel Guérin, il 24 novembre 1836. In ogni famiglia si recita il Rosario tutti i giorni.

Quella sera i due ragazzi, Eugenio e Giuseppe Barbedette, stanno aiutando il loro padre nella stalla, a preparare le ginestre per il nutrimento della giumenta. E’ scesa la notte. Si era verso le 17 e trenta.
Jeannette Détais, una donna anziana, porta alcune notizie che è riuscita a racimolare dai dei fuggiaschi dell’armata della Loria in ritirata.
Eugenio approfitta della pausa nel lavoro per uscire fuori «a vedere il tempo» Ed ecco che ad un tratto, in pieno cielo, al di sopra della casa di fronte, egli vede una «Bella Signora» che tiene le braccia come per accoglierlo e che gli sorride.
E’ vestita con un abito blu cosparso di stelle d’oro (come la volta della chiesa dipinta così nel 1860). Sulla testa porta un velo nero sormontato da una corona d’oro con un bordo rosso al centro. Ai piedi porta delle pantofole blu con una fibbia dorata. Ella si trova in mezzo ad un triangolo firmato da tre grosse stelle.
Il ragazzo sorride alla Bella Signora. Questo sorriso sarà il solo dialogo, poiché, in tutta l’apparizione la Bella Signora non dirà una sola parola.





Il giovane fratello Giuseppe, venuto alla porta, vede anche lui la Bella Signora, mentre gli adulti vedono solo le tre stelle.

Vittoria, la loro madre, non vede niente, anche se è tornata a casa a prendere gli occhiali.
Allora va alla scuola per chiedere a suor Vitaline di venire davanti alla stalla. Vedendo solo le stelle, la suora tornò alla scuola e arrivò con un’altra suora, Marie-Edouard, e tre piccoli pensionanti. Al loro arrivo, i due più giovani, Françoise Richer e Jeanne-Marie Lebossé, gridano: «Oh! La Bella Signora! Quant’è bella!» e la descrivono.
Suor Marie-Edouard va ad avvisare il curato, mentre suor Vitalina comincia a pregare con la gente che è accorsa sempre più numerosa.





Dalla porta del presbiterio, suor Marie-Edouard dice al curato: «Signor curato, venite, presto, dai Barbedette vi è un prodigio: i ragazzi vedono la Santa Vergine!»
E il curato, colpito dalla sorpresa, risponde: «Un prodigio! La Santa Vergine! La Santa Vergine! Ma, sorella mia, mi fate paura!». Interviene la vecchia perpetua, Jeannette Pottier: «Bisogna andare a vedere, signor curato!», ed accende la lanterna per uscire nella notte.

Quando il curato arriva in mezzo ai suoi parrocchiani, i bambini, che erano stati separati per impedire loro di comunicare tra loro, gridano: «V'là d'qué qui s'fait!» (ecco cosa succede) e descrivono un grande ovale blu che è venuto a circondare la Bella Signora. All'interno quattro candelieri con quattro candele spente. Queste candele ricordano quelle che Don Guérin aveva acceso sull’altare della Santa Vergine l’8 dicembre 1854 in tutti gli uffici della parrocchia. Allo stesso tempo una piccola croce rossa appare sulla veste, all’altezza del cuore.

E poi, ecco che l’attenzione diminuisce. Si comincia a parlare, a discutere, e la Bella Signora diventa triste: «Ecco che cade in umiltà» dice Eugenio. «Preghiamo», aggiunge il curato. Suor Marie-Edouard comincia il Rosario. Subito la Signora sorride di nuovo.
Durante la recita del Rosario, al ritmo delle Ave Maria, la Bella Signora ingrandisce lentamente. In proporzione cresce l’ovale e le stelle si moltiplicano sul vestito e attorno a lei.

«E’ come un formicaio, che appare sul vestito» dicono i ragazzi «Oh Quant’è bella!»
Dopo il Rosario si canta il Magnificat. All’inizio del canto, i ragazzi gridano: «Ecco che accade qualcosa». Un grande striscione srotola tra il fondo dell’ovale e il tetto della casa.
Incominciano ad apparire delle lettere, maiuscole, di colore oro.
«E’ una M» - «una A» - «una I» - «una S». La parola MAIS resta da sola fino al momento in cui arriva Joseph Babin, un carrettiere che ritorna da Ernée, a 20 km da lì, e questi grida alla folla: «Pregate pure, i Prussiani sono a Laval».
Ed ecco che dopo la parola MAIS compare sullo striscione la parola PRIEZ. Il messaggio continua a comparire lettera dopo lettera. Alla fine delle litanie che si cantano dopo il Magnificat, i ragazzi possono leggere una prima riga che finisce con un grosso punto.

«Mais priez mes enfants, Dieu vous exaucera en peu de temps
»
(Ma pregate, figli miei, Dio vi esaudirà in breve tempo).

Non appena si comincia a cantare l’Inviolata, le lettere cominciano una seconda riga:
MON. E quando si canta « Ô Mater alma Christi carissima» appare di seguito la parola FILS.
«MON FILS», leggono i ragazzi. A quel punto erompe un grido di gioia generale: «E’ Lei! E’ lei! La Santa Vergine!». Fino ad allora si pensava che potesse essere la Santa Vergine, ma adesso si è sicuri.
E mentre si termina l’Inviolata e si canta il Salve Regina, il messaggio continua e finisce:
«MON FILS SE LAISSE TOUCHER» (Mio Figlio si lascia toccare)

Non vi è un punto finale, ma questa seconda riga è sottolineata da un grosso tratto dorato come le lettere.




«Cantiamo il nostro cantico a Maria», dice il curato. E le parole si elevano gioiose al cielo, mentre la scorsa Domenica si era cantato con la voce stentata:
« Mère de l’Espérance dont le nom est si doux, Protégez notre France. Priez, priez pour nous. »
«Madre della Speranza, il cui nome è così dolce, Proteggi la nostra Francia. Prega, prega per noi).

All’inizio, La Vergine alza le mani all’altezza delle spalle e muove le dita al ritmo del canto. Poi, un rullo «colore del tempo» passa e cancella lo striscione e il messaggio.

Segue un altro canto: «Mio dolce Gesù», col ritornello «Parce Domine, parce populo tuo». I ragazzi, gioiosi fino ad allora, diventano subito tristi. E’ che la Vergine è diventata anch’ella triste. Ella non piange, ma un fremito all’angolo delle labbra segna l’intensità del suo dolore. «Non s’è mai vista tanta tristezza su un viso umano», dicono i ragazzi.





E’ allora che una croce di un rosso vivo appare davanti alla Vergine. Sulla croce, Gesù, di un rosso più scuro. In cima alla croce, su una traversa bianca, sta scritto: «JESUS CHRIST. La Vergine prende la croce a due mani e la presenta ai ragazzi, mentre una piccola stella va ad accendere le quattro candele dell’ovale e poi va a posarsi sopra la testa della Vergine. La folla prega in silenzio e molti piangono.

Poi, suot Marie-Edouard canta l’Ave Maris Stella. Il crocifisso rosso sparisce e la Vergine riprende l’attitudine dell’inizio. Un sorriso, «un sorriso più profondo» ritorna sulle sue labbra e una piccola croce bianca appare su ciascuna delle sue spalle.
Sono le 20 e trenta.

«Miei cari amici» dice il curato «facciamo tutti insieme la preghiera della sera».
Tutti si mettono in ginocchio, là dove si trovano: chi sulla neve, chi nella stalla tra quelli che hanno voluto riparasi dal freddo glaciale. Jannette Pottier, la vecchia perpetua, comincia la preghiera: «Mettiamoci in presenza di Dio e adoriamolo». Al momento dell’esame di coscienza, i ragazzi segnalano la presenza di un velo bianco che appareai piedi della Vergine e che sale lentamente fono a nasconderla ai loro occhi.
Il velo arriva all’altezza della corona, si ferma un istante e, bruscamente, tutto sparisce: il velo, la corona, l’ovale, le candele e le tre stelle.

«Vedete ancora?» chiede il curato. «No, signor curato, è sparito tutto, è finito tutto!».
Si è quasi alle 21,00. Ciascuno rientra a casa, col cuore in pace. Ogni timore, ogni paura è andata via.

Il 2 febbraio 1872, dopo l’inchiesta e il processo canonico, Mons. Wicart, vescovo di Laval, pubblica un decreto in cui afferma: «Riteniamo che la Vergine Maria Immacolata è veramente apparsa il 17 gennaio1871 a Eugène Barbedette, Joseph Barbedette, Françoise Richer e Jeanne-Marie Lebossé nella borgata di Pontmain.

I veggenti




Il 2 febbraio 1872, Mons. Wicart, vescovo di Laval, riconosce quattro veggenti ufficiali:

Eugène BARBEDETTE, nato il 4 novembre 1858. Egli è il primo ad accorgersi della Bella Signora. Diventerà sacerdote e sarà ordinato nel 1883. Curato in diverse parrocchie della diocesi di Laval, ha lasciato il ricordo di sacerdote «retto, zelante, fervente e intransigente». Muore il 2 maggio 1927 e viene sepolto nel cimitero di Châtillon-sur-Colmont.

Joseph BARBEDETTE, nato il 20 novembre 1860. Desidera diventare missionario ed entra nei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Viene ordinato sacerdote nel 1884. Su richiesta dei suoi Superiori scrive un racconto molto completo dell’apparizione. Muore il 3 novembre 1930 e viene sepolto nel cimitero di Pontmain.

Françoise RICHER, nata nel 1861. Ella rimane ciò che è al momento dell’apparizione: un’anima profondamente cristiana che compie semplicemente il suo compito di ogni giorno «per fare piacere al Buon Dio e alla Buona Vergine». Si guadagna da vivere come domestica, poi come istitutrice in diverse piccole scuole di campagna. Verso il 1900 diventa governante di Don Eugène Barbedette. Muore il 28 marzo 1915 e viene sepolta nel cimitero di Châtillon-sur-Colmont.

Jeanne-Marie LEBOSSE, nata il 12 settembre 1861 à Gosné (Ille-et-Vilaine). Orfana di padre e con la madre paralizzata, viene accolta dalla zia Suor Timothée, direttrice della scuola di Pontmain. Nel 1881, entra nelle suore della Santa Famiglia, di Bordeaux. Per dieci anni sarà paralizzata e nel marzo del 1933 sarà ridotta alla totale impotenza. Muore il 12 dicembre 1933 e viene sepolta nel cimitero centrale di Bordeaux, nella cappella funebre della sua comunità.








gennaio 2021
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