Gl’infami riti di sangue dei quali non si può parlare

di Francesco Lamendola


Articolo pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia








C’è una pagina di storia della quale è difficile parlare; e ce n’è un’altra, strettamente collegata ad essa, della quale non si può proprio parlare, assolutamente, in alcuna maniera.

La pagina “difficile” è quella relativa alla magia nera, la stregoneria e i sacrifici umani praticati nel contesto dei rituali magici e satanici.  Parlarne è molto difficile perché, da quando i meravigliosi lumi della ragione  settecentesca hanno rischiarato la notte profonda in cui giaceva sprofondata e imbalsamata la civiltà cristiana e fatto comprendere a tutti che la magia nera non c’è mai stata, non ci sono mai stati né streghe né stregoni, e quindi l’Inquisizione si è divertita per qualche secolo a perseguitare e bruciare della povera gente assolutamente innocente, chiunque osi avanzare anche timidamente l’idea che forse, nonostante tutto la magia nera è esistita, tanto è vero che gli antropologi ne hanno individuato la presenza anche ai nostri giorni, non solo nelle società primitive (o che fino a qualche anno fa erano così designate; adesso, bisogna consultare il vocabolario del Politicamente Corretto per trovare il termine giusto), ma anche nella nostra, immediatamente si guadagna l’appellativo di oscurantista, di reazionario, di nemico della civiltà e della ragione, e indirettamente di carnefice o quanto meno di fiancheggiatore, in senso ideologico, dei carnefici che commisero i loro efferati e nefandi misfatti legali nel corso dei secoli passati, sotto forma di processi alle streghe.
È evidente la forzatura logica e storiografica, anzi l’illogicità di una tale posizione: si parte da una posizione di risentimento morale, a causa del fatto che l’Inquisizione ha processato e condannato molte persone che oggi, con un frettoloso giudizio a posteriori, e pur in assenza d’una convincente documentazione al riguardo, vengono ritenute innocenti, per giungere a una conclusione del tutto esorbitante rispetto alle premesse, ossia che la stregoneria e la magia nera non sono mai esistite.
Sarebbe come dire che nella Germania di Hitler non c’erano gli assassini, perché tutti quelli che venivano condannati dalle autorità naziste erano certamente delle brave persone. È un assurdo, ma un assurdo difficile da smontare, perché siamo del tutto fuori dal piano logico; siamo nel campo emotivo, ed è impossibile confutare le emozioni. Le emozioni non si confutano, si controllano – fino a un certo punto – oppure non si controllano.

La pagina di storia che non si può e non si deve nominare in alcun modo è quella riguardante un aspetto secondario, ma significativo, della magia nera e della messa nera: quello che riguarda certi riti di sangue celebrati di nascosto nelle comunità ebraiche sparse per l’Europa nel corso dei secoli passati. In particolare, ci riferiamo alle cosiddette pasque di sangue, nel corso delle quali un cristiano, di solito un bambino, veniva rapito, ucciso e dissanguato, indi il suo sangue veniva impastato nel pane azzimo con il quale si celebrava la festa della Pesah.
Queste vicende hanno dato luogo a processi a carico dei presunti autori di tali crimini, come quello, famoso, intentato dai giudici del principe vescovo di Trento nel 1475,  e, in alcuni casi, alla nascita del culto dei piccoli martiri cristiani, come appunto san Simonino da Trento, la cui memoria era tenuta viva fra l’altro da una processione annuale, che poi è stata soppressa dopo la stagione del Concilio Vaticano II.
Parlare di tali cose è divenuto pressoché impossibile perché fa scattare la ferrea censura del Politicamente Corretto e né le riviste o le case editrici, né gli esponenti della cultura o i docenti universitari, osano mettersi in contrasto con il diktat non detto per cui chi tocca un tale argomento deve essere prontamente zittito e adeguatamente punito.
Solo un ebreo potrebbe farlo, ma anche in questo caso bisogna aspettarsi una reazione fortissima: ed è quel che è capitato allo storico Ariel Toaff, figlio del rabbino capo di Roma, il quale si era permesso di affrontare l’argomento nel suo libro Pasque di sangue, attirandosi una generale levata di scudi che ha portato alla scomparsa del libro stesso dal mercato e ad una sostanziale ritrattazione delle tesi in esso contenute (tesi peraltro estremamente prudenti perché non affermavano in senso positivo, ma solo lasciavano aperta la possibilità che, in alcun casi limitati, fosse stato consumato l’omicidio rituale della pasqua ebraica mediante il sacrificio rituale di una vittima cristiana).

Di tutte queste cose – del libro di Toaff, di San Simonino da Trento e dell’influenza esercitata dalla massoneria ebraica sul Concilio Vaticano II per dare corpo alla Nostra aetate, con la quale la Chiesa si è rimangiata duemila anni di dottrina sui rapporti con l’ebraismo – abbiamo già scritto una serie di articoli, reperibili nell’archivio dell’Accademia Nuova Italia, per cui non ripeteremo qui cose già dette.

Ci limitiamo a evidenziare l’origine della indicibilità di quella pagina di storia – che, come tutte le vicende storiche, andrebbe studiata in maniera oggettiva, senza pregiudizi, né in un senso, né nell’altro – e cioè lo sfruttamento del dramma vissuto dal popolo ebreo nella Germania nazista e nei Paesi occupati durante gli anni del secondo conflitto mondiale, con l’instaurazione di una religione olocaustica che pretende di definirsi mediante dogmi stabiliti una volta per tutte (ad esempio sul numero delle vittime; mentre la vera storia è continua ricerca e perciò, necessariamente, continua revisione) e che esige totale contrizione e sottomissione da parte di tutti i non ebrei, ai quali è imposta l’accettazione di una quota di responsabilità morale per quanto è successo – anche se parliamo di persone che all’epoca di quel dramma non erano neppure nate.

Singolare contraddizione: gli uomini moderni, e anche parecchi sedicenti cattolici, rifiutano con sdegno la dottrina del Peccato Originale perché non tollerano l’idea che le sue conseguenze si siano riversate su tutti i discendenti di Adamo; tuttavia accettano incondizionatamente la dottrina – perché di una dottrina si tratta, in quanto staccata dai suoi caratteri di fatto storico – dell’Olocausto, con il corollario di una responsabilità collettiva dei cristiani che si perpetua lungo le generazioni, senza alcun limite di tempo.

Ma torniamo al fatto specifico dei sacrifici di sangue.
Nella magia nera, il sangue di una creatura innocente, dunque di un bambino o di una ragazza vergine, è particolarmente prezioso, perché, proprio a causa della sua innocenza, fornisce una quantità di energia psichica, morale, biologica, della quale il satanista si impossessa e che assume per potenziare la propria forza vitale.
Per i veri satanisti - cioè per i satanisti che prendono Satana sul serio e non per i buffoni che si fregiano di quel nome, ma in realtà non credono in alcun principio superiore, e ammirano genericamente il male – la messa nera necessita di questo elemento per accrescere i poteri del sacerdote  e dei fedeli. Anche l’Ostia consacrata è necessaria, perché, inchiodandola sulla croce, essi hanno precisamente l’intenzione di rinnovare la Passione di Gesù Cristo, d’infliggere nuovamente a Cristo i dolori atroci del suo martirio e d’impadronirsi del suo Corpo e, nel caso del Vino consacrato, del suo Sangue prezioso, per assumerli e trasformarli in fattori della propria potenza.
Dunque il vero satanista crede a Satana, ma crede anche a Cristo; ci crede, nel senso che lo riconosce come il Figlio di Dio, però lo rifiuta, lo odia e desidera fargli tutto il male possibile, e operare affinché il suo Regno non giunga mai, per quanto sta in lui, a realizzarsi sulla terra.
Ebbene, è evidente che per alcuni settori del mondo talmudico, quelli più ostili al cristianesimo - e sia pure di un’ostilità ben dissimulata per ragioni tattiche – esistono dei punti di contatto con tale orientamento, tanto è vero che esistono documenti comprovanti come, in passato, si sia realizzata una convergenza fra i due soggetti, egualmente animati da un vivo odio anticristiano.
Nella Cronaca del benedettino Guillaume de Nangis, vissuto nella seconda metà del XIII secolo, è detto testualmente che suadente diabolo, per ministerium Judaeorum, ut Christiani omnes morientur, il sultano di Granada ordinò agli ebrei di avvelenare i pozzi dei cristiani, in modo da provocare uno sterminio di massa, mediante un intruglio satanico fabbricato con erbe, sangue umano e orina, cui si aggiungeva il Corpo di Cristo, cioè l’Ostia consacrata.

Scrive Louis Chochod nella sua classica Storia della magia (titolo originale: Histoire de la Magie, Paris, Payot, 1965; traduzione di Marina Peano, Torino, Dellavalle Editore, 1971, pp. 270-272):

Per quanto si riferisce al modo di impiego del sangue umano, il documento seguente citato dall’”Univers israélite” del 18 maggio 1934, permette di dare un’idea abbastanza esatta del modo in cui, nel Medioevo, gli stregoni, in certi casi, si servivano del sangue derivante da un omicidio rituale.

«L’assassinio di giovani cristiani esiste preso gli Ebrei allo scopo di ottenere del sangue cristiano. Prima di essere esposti al supplizio, i ragazzi sono circoncisi secondo il rito ebraico.

Il sangue estratto dalla parte del corpo colpita è inviato in altre località ad altri Ebrei, in una tela imbevuta di tale sangue.

Quando si fa il “matzoth” o pane azzimo, per la festa di Pesah nelle case dei rabbini, questa tela è immersa nell’acqua dove si lavora la pasta che serve alla fabbricazione dei pani azzimi.

I rabbini vendono o distribuiscono gratuitamente ai poveri i “matzoth” così cotti e chiamati “misvis”».

Presso i rabbini questi “matzoth” sono cotti da vecchi ebrei di particolare erudizione, che soli conoscono il mistero del particolare impiego del sangue cristiano. Gli Ebrei consumano i “matzoth” nei due primi giorni di Pasqua, quando celebrano la passione di Gesù Cristo e la loro uscita dall’Egitto.

Ad ogni membro della famiglia si dà un pezzetto di questo “matzoth”.

Ci si conformerebbe così alle parole di Ponzio Pilato: [trascriviamo il test dell’articolo tale e quale] “il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli” (cap. 27 del santo Vangelo), ma il vecchio arciprete Ramban l’interpreta in un altro senso completamente diverso…».

Citare non è approvare.

L’autenticità del libro intitolato “Yakdoma Zeri Hem dmei Selmi Zives”, da cui sono state tratte queste righe, è contestata. A torto lo si attribuirebbe a Maimonide.

Inoltre il titolo non è che un accostamento di parole assolutamente sprovviste di senso. Questa è almeno l’opinione dell’autore che commenta il testo qui sopra riprodotto. Un’opera può essere apocrifa; non ne consegue però che tutto il suo contenuto sia da rinnegare.

Il passo notato dall’autore dell’articolo apparso nell’”Univers israélite” ci pare interessante perché corrisponde alla realtà di pratiche magiche ancor oggi un uso (in Indocina specialmente, dove gli Annamiti preparano filtri nella cui composizione il sangue mestruale è trattato in maniera analoga).

Nel Medioevo, si accusavano in blocco di Ebrei di pratiche sacrileghe simili a quelle che stanno per essere descritte. Questo spiega fino a un certo punto perché gli Ebrei finirono per essere esposti a ripetute persecuzioni; specialmente in Francia ed in Spagna. Non è provato che tutta quanta la comunità giudaica si sia associata a simili pratiche. Abbiamo citato più sopra dei passi del Levitico, assai chiari, per mostrare che tali pratiche sono contrarie sia allo spirito che alla lettera della legge mosaica. Conviene tuttavia notare che secondo il “Talmud” è “giusto” mandare a morte gli eretici e che Maimonide pensa che il comandamento che proibisce l’omicidio riguardi solo gli Ebrei. Non sarebbe quindi applicabile a quelli che non sono Ebrei.

Se abbiamo voluto rievocare questa brutta pagina di storia, sospendendo il giudizio circa l’effettiva realtà dei sacrifici di sangue anticristiani, e tuttavia mostrandone la possibilità teorica, e la coerenza del contesto culturale in cui nacque tale credenza, come l’esistenza di riti analoghi lungo tutta la storia della magia, dai tempi più antichi fino ad oggi, sotto tutte le latitudini, fra i popoli selvaggi come fra quelli altamente civili (sempre con licenza del Politicamente Corretto), non è per il gusto di riaprire antiche piaghe o di attizzare mai sopiti risentimenti, peraltro presenti fra i discendenti di tutte le parti in causa e non di una soltanto, ma per ricondurre ogni eventuale ricerca ulteriore in proposito entro il quadro di riferimento di un legittimo interesse storico e antropologico.

Non si può parlare della magia nera o del satanismo se non li si studia da vicino, indipendentemente da quel che si pensa di essi, e perfino dell’esistenza dei loro rispettivi oggetti: i poteri magici delle streghe o degli stregoni, e la realtà di Satana. Per la stessa ragione non si può parlare né delle pasque di sangue, né dei processi a carico degli ebrei per tali accuse, se non si studia seriamente la questione, ma ci si limita a delle giaculatorie contro l’antisemitismo.
Il Chouchod dice una cosa molto giusta (e molto scorretta politicamente): Un’opera può essere apocrifa; non ne consegue però che tutto il suo contenuto sia da rinnegare.
Sappiamo tutti che c’è un libro, I protocolli dei savi anziani di Sion escluso da qualsiasi discussione storiografica perché considerato apocrifo. Ma se un libro è apocrifo i suoi contenuti sono per forza falsi? E se una cosa non esiste, ad esempio la magia nera, ciò significa che non esistono quelli che ci credono e la praticano, con tutti i suoi riti, compresi i sacrifici umani?



febbraio 2021
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