La Chiesa conciliare adepta del femminismo ideologico alla moda
 


di Francesca de Villasmundo



Pubblicato sul sito Medias Presse Info





suor Nathalie Becquart


Nata dal concilio Vaticano II e dalla sua apertura al mondo e ai suoi usi e costumi, anche se nemici del cattolicesimo, la Chiesa conciliare ecumenista e relativista continua a percorrere la stessa strada: per non apparire «all’antica» e non essere tacciata di «oscurantismo» - cosa che sarebbe un grande dramma per le gerarchie clericali al potere – Così, l’aggiornamento, a fin di bene e sempre in sintonia con il progressismo dominante nel mondo post-moderno, è quasi quotidiano.
Per essere approvati dal campo dei «buoni», e per rimanerci, si devono fornire pegni, continuamente, la rivoluzione non lascia tregua. Non esiste uno stato d’animo possibile o tollerabile per la coscienza morale universale che, da più di mezzo secolo, si è tirannicamente e sovversivamente sostituita alla morale cristiana ed anche al semplice buon senso.

Nei nostri tempi di egualitarismo dei sessi e di trasformazione dei «generi», con la moda ideologica del femminismo, il mondo ecclesiale con mitra e pastorale manipola perfino la scrittura, che perde la sua grammatica, e dopo duemila anni di sovranità maschile la rigetta come un residuo di un passato fallocratico e indegno delle menti illuminate dell’era conciliare. Così, la missione di Papa Francesco consiste nel femminilizzare un Vaticano che è affascinato dalla rivoluzione arcobaleno.

Se per adesso – per non spaventare i conciliari moderati? – egli mantiene la porta chiusa al «sacerdozio» delle donne, malgrado gli appelli dei suoi amici progressisti, la rivoluzione femminista – uno degli aspetti della rivoluzione arcobaleno globale connotata dalla cultura della scelta – avanza ugualmente in seno alla Roma neo-modernista.
Già nel nuovo Codice di Diritto canonico del 1983, promulgato da Giovanni Paolo II, si parla di un ministero delle donne, ad imitazione delle pratiche delle sette protestanti.

Altro passo notevole: il Papa argentino ha nominato la settimana scorsa – per la prima volta in un posto del genere – una donna, suor Nathalie Becquart – che detto tra noi assomiglia più ad una donna in carriera che ad una suora – come sottosegretario al sinodo dei vescovi. Si tratta evidentemente di un passo fatto da Jorge Maria Bergoglio per accrescere il ruolo delle donne nella Chiesa.
Già direttrice del servizio nazionale per l’evangelizzazione dei giovani e per le vocazioni, nella Conferenza Episcopale francese, suor Nathalie Becquart ha lavorato come consulente del sinodo fin dal 2019; da adesso avrà anche il diritto di voto nell’assemblea dei vescovi.

Con questa nomina «è stata aperta una porta» ha commentato il cardinale segretario generale del sinodo, Mario Grech, parlando di un passo di grande importanza per rafforzare il segretariato del sinodo e dare un nuovo slancio all’impegno per una Chiesa sinodale e missionaria.
Il mandato «di suor Nathalie Becquart come sottosegretario ci aiuta a ricordare in maniera concreta che nei viaggi sinodali la voce del popolo di Dio ha un posto specifico e che è fondamentale trovare i mezzi per favorire una partecipazione effettiva di tutti i battezzati».
Questa prospettiva «ha caratterizzato la maniera in cui papa Francesco ha interpretato il sinodo in tutto il suo pontificato. L’abbiamo visto al sinodo per i giovani e poi al sinodo per l’Amazzonia: l’ascolto e la partecipazione dei giovani e dei popoli autoctoni hanno avuto un impatto cruciale nella preparazione e nello sviluppo dei due sinodi».

Circa il fatto che come sottosegretaria suor Nathalie avrà diritto di voto nel prossimo sinodo dedicato alla Chiesa sinodale, il cardinale Grech ricorda che «negli ultimi sinodi numerosi padri sinodali hanno sottolineato la necessità per tutta la Chiesa di riflettere sul posto e il ruolo delle donne al suo interno. Anche Papa Francesco, a più riprese ha sottolineato l’importanza di una maggiore implicazione delle donne nei processi di discernimento e nelle decisioni ecclesiali; e già in occasione degli ultimi sinodi il numero delle donne partecipanti, come esperte e uditrici, è aumentato. Con la nomina di suor Nathalie e la sua possibilità di partecipare al diritto di voto è stata aperta una porta, vedremo quali altre misure potranno essere prese in avvenire».

Scegliendo suor Nathalie, il Papa non ha preso chissà chi: così facendo egli ha dato la benedizione ad una figura del femminismo «clericale».

Come partecipante alla redazione della pagina de L’Osservatore Romano: Donne Chiesa Mondo, diretta da Rita Pinci, suor Nathalie, in un articolo del luglio 2019 intitolato Il ruolo delle donne per riparare la Chiesa, scriveva: «cosciente della gravità della questione degli abusi sessuali e dell’urgenza di lottare contro ogni forma di abuso, la crisi attuale è anche un kairos, un momento particolarmente propizio per cogliere la sfida di superare il clericalismo. Perché tanti fedeli, in particolare i giovani e le donne, sono profondamente coscienti che la Chiesa non può continuare come prima e deve diventare più sinodale, affidando ai fedeli dei ruoli e delle responsabilità più importanti».
E le donne «che introducono immediatamente l’alterità nel sistema clericale e apportano un desiderio di collaborazione reciproca con gli uomini per una più grande fecondità pastorale – ma anche le religiose, per la loro esperienza di vita comunitaria fraterna, di discernimento comunitario, di obbedienza vissuta come “ascolto comune dello Spirito”, hanno un ruolo fondamentale da svolgere per promuovere, con numerosi laici che desiderano far parte di questa Chiesa sinodale, delle nuova pratiche ecclesiali in cui le parole d’ordine sono l’ascolto, il servizio di tutti, l’umiltà e la conversione, la partecipazione e la corresponsabilità».

La femminilizzazione della Chiesa conciliare è in marcia…






febbraio 2021
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