Papa Francesco:
nessuna tolleranza per i funzionari del Vaticano non vaccinati


di Francesca de Villasmundo

Pubblicato su Media presse info







In Vaticano non v’è tolleranza né empatia né porte aperte per gli scettici o refrattari alla vaccinazione anti-Covid, al contrario, i funzionari non vaccinati rischiano di ritrovarsi davanti alle porte chiuse.

Il Vaticano bergogliano ha deciso di essere rigido con gli impiegati che scelgono di non farsi vaccinare contro il Covid. La vaccinazione è volontaria, ma … c’è un “ma” che rende questa vaccinazione volontaria un obbligo.
Un decreto del presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano
il cardinale Giuseppe Bertello,  prevede che gli impiegati che non possono ricevere il vaccino per ragioni di salute (vaccino messo a disposizione dal Vaticano) possono essere retrocessi o dovranno dimettersi, con il mantenimento dello stipendio. Per quelli invece che si rifiutano di ricevere l’iniezione “senza accertate ragioni di salute” vi saranno delle conseguenze di diverso tipo che possono arrivare fino alla interruzione del rapporto di lavoro.

Il decreto sulla sicurezza sanitaria in Vaticano, che parla dei vaccini e ricorda la regola (risalente al 2011 e riguardante gli accertamenti sanitari) sulla “responsabilità e le conseguenze” per i dipendenti che non possono o non vogliono essere vaccinati, “deve essere considerato come uno strumento che non ha alcun carattere sanzionatorio o punitivo”; esso piuttosto è “destinato a permettere una risposta flessibile e proporzionata all’equilibrio tra la protezione della salute della comunità e la libertà di scelta individuale, senza comportare alcuna forma di repressione contro il dipendente”.

In una nota del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano si dice che il decreto sulle urgenze sanitarie è stato pubblicato “per dare una risposta normativa urgente alla necessità imperativa di salvaguardare e di garantire la salute e il benessere dei dipendenti, dei cittadini e degli abitanti dello Stato della Città del Vaticano”.
“La premessa – spiega la Santa Sede – è dunque quella della protezione individuale del dipendente e della protezione collettiva dell’ambiente di lavoro nel caso di un avvenimento che potrebbe configurarsi come una urgenza per la salute pubblica”.

Per il Vaticano, “fornire una risposta sanitaria, prendere le misure immediatamente necessarie per rispondere alla pandemia, avendo presente i suoi effetti a lungo termine, è importante per la guarigione globale e rigenerativa”. Pertanto, “farsi vaccinare è considerata una decisione responsabile, poiché il rifiuto del vaccino può anche rappresentare un rischio per gli altri e tale rifiuto potrebbe aumentare seriamente i rischi per la salute pubblica”.
Per la Santa Sede, “l'emergenza sanitaria deve essere affrontata per garantire la salute e il benessere della comunità dei lavoratori, nel rispetto della dignità, dei diritti e delle libertà fondamentali di ciascuno dei suoi membri”. Le misure devono essere adottate secondo il principio di necessità, tenendo conto del rischio reale per la salute pubblica e secondo i criteri di rapidità, adeguatezza e proporzionalità”.

La regolamentazione riguarda “tutte le misure appropriate per prevenire, controllare e contrastare le emergenze eccezionali di salute pubblica e sono ampiamente indicati tutti gli strumenti per una risposta adeguata e proporzionata al rischio sanitario”.
Tra queste misure, su raccomandazione dell’autorità sanitaria dello Stato, il ricorso alla vaccinazione può essere ritenuto necessario in certi contesti: nelle attività professionali legate al servizio pubblico, nei rapporti con i terzi o a rischio per la sicurezza della comunità lavorativa”.

Secondo il decreto, “l’adesione volontaria a un programma di vaccinazione deve quindi tener conto del rischio che un eventuale rifiuto della persona interessata possa costituire un pericolo per essa, per gli altri e per l’ambiente di lavoro”. Per questo motivo, la protezione della comunità può prevedere, per coloro che rifiutano la vaccinazione in assenza di motivi di salute, l’adozione di misure che, da un lato, riducano al minimo il pericolo in questione e, dall’altro, consentano di trovare soluzioni alternative affinché la persona interessata possa svolgere il suo lavoro”.

In questa Roma progressista, dove è buona educazione corteggiare coloro che negano Dio, che contestano la divinità di Cristo; dove è lodevole essere benevoli con coloro che abbandonano la loro religione cattolica, o la morale naturale divina, che flirtano con atei, buddisti, idolatri diversi; dove si scrivono documenti fraterni con musulmani o altri settari; dove si predica l’uso di ponti e porte aperte, tutto è quasi permesso in nome della “cara libertà”, ma ... una cosa non è tollerata, proprio per niente, astenersi dal farsi vaccinare contro il covid.

Viviamo decisamente in un tempo sbalorditivo!





marzo 2021
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