Bergoglio in visita a Ur

di Atila Sinke Guimarães


Pubblicato sul sito Tradition in action


Dal 5 all’8 marzo Papa Francesco visiterà l'Iraq, un viaggio che include un incontro interreligioso nella Piana di Ur, dove visse Abramo. Fu a Ur che Dio lo chiamò per lasciare la Mesopotamia per andare a Canaan. Da Abramo nacquero due razze: i figli di Giacobbe, chiamato anche Israele, e i figli di Ismaele.

La religione degli Ebrei - il giudaismo - rigettò e uccise Nostro Signore Gesù Cristo, il Messia, e si smarrì. San Paolo ci ha insegnato che la promessa che Dio fece ad Abramo, che rappresentava la chiamata della Sinagoga nell’Antico Testamento, fu tolta agli Ebrei e data ai Gentili che entrarono nella Chiesa Cattolica. (cfr. Rm 9, 8, 30-33; 10, 3-7, 20-21; 11, 11-12, 25-28; Gal 3, 8-15; 4, 28-29; 5, 1-6).




La ziggurat du UR, un tempio dedicato al Dio Nanna
dove Bergoglio terrà una cerimonia

Questo stesso insegnamento è stato ripetuto dal magistero cattolico per circa due millenni: la Chiesa fondata da Nostro Signore è diventata la destinataria della promessa fatta agli Ebrei; essa ha sostituito la Sinagoga e, con il passare del tempo, sta portando a compimento quella promessa. Il peccato degli Ebrei, tuttavia, non ha cancellato la loro prima vocazione, che si compirà pienamente quando si convertiranno alla Chiesa Cattolica negli ultimi tempi. (cfr. Rm 11, 25-32)




Una ricostruzione di UR ai tempi di Abramo


Per quanto riguarda i figli di Ismaele, la maggior parte di loro - dopo un percorso turbolento nell’Antico e nel Nuovo Testamento - a partire dal VII secolo divennero musulmani.

Così, Abramo fu il padre delle tre religioni più importanti presenti ai nostri tempi: Il cattolicesimo, l’islamismo e l’ebraismo. Non è necessario sottolineare che queste religioni hanno grandi divergenze dottrinali, anche se tutte e tre professano il monoteismo.

Il modernismo e il progressismo, che si sono fortemente infiltrati nella Chiesa cattolica, hanno cercato di aggirare queste divergenze dottrinali “dimenticandole” ed evidenziando le varie preoccupazioni sociali che queste religioni condividono, come la preoccupazione per la pace, la giustizia sociale e l’equilibrio ecologico.

Questo inganno non è molto diverso da quello di una prostituta che cerca di sedurre un uomo con il suo fascino e di inebriarlo con il vino per poterlo attirare nella sua attività spudorata. San Giovanni nell’Apocalisse descrive questa tattica come quella della Grande Meretrice che verrà a sedurre tutte le potenze della terra. (cfr. Apoc 17,1-2)




La Roma apostata offre la tolleranza religiona a tutti.
E’ questo il significato del vino della grande meretrice?


Se la Roma progressista di oggi sia questa meretrice è cosa aperta alla discussione. Quello che non si può negare è che il Vaticano post-conciliare ha fatto esattamente questo: ha cercato di “dimenticare” le gravi divergenze dottrinali con le altre religioni predicando la tolleranza reciproca per sedurle e farle entrare in una Panreligione, che avrebbe benedetto e aiutato l’Unico Ordine Mondiale.

Dal momento che il Progressismo si è impadronito di quasi tutte le posizioni e gli uffici della Chiesa, questi ultimi 56 anni postconciliari hanno spinto continuamente in questa direzione. Ma, le manovre ecumeniche - con gli Scismatici e i Protestanti - e gli schemi di Dialogo Interreligioso - con gli Ebrei e i Musulmani - si sono ridotti a poco più che sterili incontri di baci reciproci. Per cercare di portare avanti i loro piani, gli ultimi sei Papi progressisti di tanto in tanto hanno compiuto gesti teatrali e roboanti. Per esempio:

Paolo VI, nel marzo 1966, ha dato l’anello papale a Ramsey, capo della setta anglicana, come segno della comunione delle religioni che rappresentano

Paolo VI, nel dicembre 1975, ha baciato i piedi del metropolita scismatico Melitone di Calcedonia;

Giovanni Paolo II, nell’aprile 1986, ha visitato la sinagoga di Roma;

Giovanni Paolo II, nell’ottobre 1986, ha riunito tutte le false religioni ad Assisi.

In occasione del passaggio del millennio, Papa Wojtyla ha cercato di imporre altre due azioni spettacolari che non sono giunti a compimento: un martirologio comune con gli Scismatici e i Protestanti e una visita a Ur per fare una proclamazione simbolica di unità tra cattolici, ebrei e musulmani. Una reazione silenziosa ma forte di settori della Curia romana e altre circostanze gli impedirono di raggiungere questi obiettivi.

Ora Francesco sta cercando di realizzare la stessa agenda.




Membri della setta monofisita copta sono stati rapiti dai terroristi dell’ISIS e massacrati


Nel maggio 2017 e ora nel febbraio 2021 Francesco ha insistito sull’idea che i 21 copti eretici vittime dell’ISIS, mostrate in un video che è diventato emblematico, sarebbero martiri sia del monofisismo che del cattolicesimo. Con questo appello emotivo, Francesco tenta di dar corpo alla vecchia agenda wojtyliana per un martirologio comune, finora rimasta impantanata.

Poi, sta anche lavorando duramente per realizzare l’altro punto dell’agenda progressista che il Papa polacco non ha potuto realizzare: l’incontro interreligioso a Ur.

Non tenendo conto della cosiddetta pandemia di cui si è molto interessato, Francesco volerà in Iraq per avere solo qualche incontro con le autorità. Probabilmente saranno presenti poche o nessuna persona. Francesco ha persino chiesto alle persone “assediate” che presumibilmente si sarebbero presentate, di non uscire per salutarlo e rallegrarsi con lui lungo il suo cammino. La rivista America riporta che ha detto: “Se vado e molte persone vengono a salutarmi e questo provoca un contagio, non voglio questo”.

Stando così le cose, perché allora il viaggio?

In una lunga intervista alla stessa rivista, il card. Leonardi Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, parla degli obiettivi di Francesco per questo viaggio e afferma che “porterà un proclama di pace e una tabella di marcia concreta per il futuro delle relazioni interreligiose e per il futuro del mondo”.




La visita di Francesco a Ur sarà solo una ripetizione di Abu Dhabi?


Il Cardinale continua dicendo che “la visita di Papa Francesco ha un valore costitutivo per il futuro del mondo, un progetto, un messaggio al quale ci si può aggrappare per uscire dal decadimento del mondo attuale, con tutte le sue disuguaglianze, ingiustizie, povertà, discriminazioni e così via. È la tabella di marcia per il futuro dell’umanità”.

Dato che negli ultimi due anni Papa Francesco ha ripetuto ogni giorno le stesse cose fino alla nausea, non vedo la necessità che vada a Ur a ripetere la stessa storia, a meno che non abbia intenzione di fare un altro gesto spettacolare. Per esempio, eseguire una rievocazione simbolica di Abramo che lascia Ur come metafora di una simbolica “chiamata divina” per il “nuovo mondo post-covid”, che lasci il capitalismo ed entri nella “terra promessa” di un “nuovo sistema inclusivo” sotto l’egida del partito comunista cinese.

Se questa pantomima avesse davvero luogo, quale sarebbe il suo effetto pratico? Non vedo come potrebbe aggiungere qualcosa a ciò che ha già scritto in Fratelli tutti e nel Documento di Abu Dhabi.

Ma, davanti agli occhi di Dio, sarebbe un’altra grande offesa aggiunta alla lunga lista realizzata dai Papi conciliari. Una presa in giro dell’autentica chiamata di Dio ad Abramo, che aveva in germine (nel suo seme) la venuta del Messia e la Redenzione dell’umanità.




marzo 2021

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