Viaggio pontificio in Irak e incontro interreligioso:
sempre gli stessi modelli conciliari

 


di Francesca de Villasmundo



Pubblicato sul sito Medias Presse Info





Incontro con l’Ayatollah Al-Sistani


Lo scorso 5 marzo Papa Francesco, alle 13 e 54, ora locale, è atterrato all’aeroporto di Bagdad, leggermente in anticipo sull’orario. Qui è stato accolto dal Primo Ministro della repubblica irachena, Mustafa Abdellatif Mshatat, detto AlKadhimi. Secondo il protocollo,  dei ragazzi in costume tradizionale hanno presentato a Bergoglio un omaggio floreale.
Così è cominciato ufficialmente il viaggio del Papa in Irak, conclusosi oggi 8 marzo

Dopo aver lasciato Bagdad, il Pontefice argentino si è recato in volo nel sud del paese per incontrare a Najaf l’Ayatollah Al-Sistani. Un incontro storico, dato che Al-Sistani è la più alta autorità religiosa degli Sciiti.
I due uomini si sono incontrati in privato, nella casa del capo religioso. E’ stato uno dei principali avvenimenti del viaggio di Bergoglio in Irak.
Nel corso della visita di cortesia, durata quasi 45 minuti, il Papa gesuita ha ripetuto il suo mantra: «l’importanza della collaborazione e dell’amicizia tra le comunità religiose affinché coltivando il mutuo rispetto e il dialogo possiamo contribuire al bene dell’Irak, della regione e di tutta l’umanità». Così ha dichiarato il portavoce del Vaticano, Matteo Btuni, ed ha aggiunto che «l’incontro è stata l’occasione per il Papa per ringraziare il Grande Ayatollah Al-Sistani perché, con la comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà  degli anni scorsi, egli ha alzato la voce per difendere i più deboli e i più perseguitati, affermando il carattere sacro della vita umana e l’importanza dell’unità del popolo irakeno». Congedandosi dal Grande Ayatollah, il Papa ha «reiterato la sua preghiera a Dio, Creatore di tutti», ha precisato Bruni.
Dopo la conversazione con Francesco, Al-Sistani ha dichiarato che le autorità religiose hanno un ruolo nella protezione dei cristiani irakeni, sottolineando che essi dovranno vivere in pace e godere degli stessi diritti degli altri Irakeni.

Dopo l’incontro di Najaf, l’aereo ha fatto scalo a Ur dei Caldei, la città di Abramo, considerato dai religiosi mondialisti e anacronisticamente, come il padre ecumenico delle tre confessioni monoteiste. Lo scopo di questa tappa pontificia era l’incontro interreligioso e la preghiera con i rappresentanti di tutte le religioni, sui luoghi in cui visse Abramo.
Questo ricorda un vecchio progetto dell’attuale gerarchia conciliare: la costruzione della Casa della Famiglia di Abramo sull’isola di Saadiyat ad Abu Dabhi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti. Questo progetto è il riflesso del Documento sulla Fraternità umana: una chiesa, una moschea e una sinagoga costruite per la prima volta in uno spazio comune, intorno a una comunità che sostiene lo scambio e il dialogo interreligioso, per lavorare alla «pace mondiale» attraverso una religione mondiale e il sincretismo delle religioni.

Nel corso dell'incontro interreligioso Papa Francesco ha detto:
http://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/march/documents/
papa-francesco_20210306_iraq-incontro-interreligioso.html

«Noi siamo il frutto di quella chiamata e di quel viaggio. Dio chiese ad Abramo di alzare lo sguardo al cielo e di contarvi le stelle. In quelle stelle vide la promessa della sua discendenza, vide noi. E oggi noi, ebrei, cristiani e musulmani, insieme con i fratelli e le sorelle di altre religioni, onoriamo il padre Abramo facendo come lui: guardiamo il cielo e camminiamo sulla terra»
«Il cielo ci dona così un messaggio di unità: l’Altissimo sopra di noi ci invita a non separarci mai dal fratello che sta accanto a noi» ha aggiunto Bergoglio «L’Oltre di Dio ci rimanda all’altro del fratello. Ma se vogliamo custodire la fraternità, non possiamo perdere di vista il Cielo. Noi, discendenza di Abramo e rappresentanti di diverse religioni, sentiamo di avere anzitutto questo ruolo: aiutare i nostri fratelli e sorelle a elevare lo sguardo e la preghiera al Cielo. Tutti ne abbiamo bisogno, perché non bastiamo a noi stessi. L’uomo non è onnipotente, da solo non ce la può fare. […] Noi, fratelli e sorelle di diverse religioni, ci siamo trovati qui, a casa, e da qui, insieme, vogliamo impegnarci perché si realizzi il sogno di Dio: che la famiglia umana diventi ospitale e accogliente verso tutti i suoi figli; che, guardando il medesimo cielo, cammini in pace sulla stessa terra».

Come si vede si tratta dei discorsi abituali di Bergoglio: utopia di un paradiso in terra, chimera di un messianismo naturalista, oblio di Cristo Redentore e dell’arca di salvezza che è la fede in Gesù Cristo.
Per sottolineare questa ricerca dell’unità terrena - ricerca conciliare inutile poiché la sua pietra angolare non è Cristo - il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, a pochi metri dalla casa di Abramo, durante questa preghiera interreligiosa ha dichiarato: «Questo viaggio è importante per il dialogo interreligioso. L’incontro di questa mattina con Al-Sistani è la prima parte di questo appuntamento», il discorso del Papa nella Piana di Ur con i leader religiosi, «per ricordarci che siamo tutti fratelli».

Peccato che questo viaggio pontificio nella terra martoriata del Medio Oriente, dove molti cattolici hanno perso la vita sotto le bombe occidentali e il terrorismo islamico, abbia operato essenzialmente per stabilire questa religione universale sotto gli auspici  del Dio unico  delle religioni caro a Papa Francesco, compimento del piano sincretistico del rabbino italiano Elia Benamozegh che, nel XIX secolo, scriveva : «La costituzione di una religione universale è lo scopo del giudaismo. […] Nel Cielo un solo Dio padre di tutti gli uomini e sulla terra una sola famiglia di popoli, tra i quali Israele è il primogenito incaricato della funzione sacerdotale di insegnamento e di amministrazione della vera religione dell’umanità».






marzo 2021
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