UNA NUOVA “COLONNA INFAME”?

di Andrea Cometti


Articolo pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia







Da quando il “dio Profitto” ha scacciato il buon senso e con esso gli elementari principi della medicina, del diritto e del vivere comune, a 4 secoli di distanza sembra proprio esser tornati ai tempi bui della peste manzoniana: i luoghi sono gli stessi, i personaggi pure. Oggi come allora, tra cataste di cadaveri “viventi” e città spettrali, sospese come in un limbo temporale, è più di un anno, che le nostre vite sono state sequestrate da politici inetti e saccenti burocrati del male, in questa infinita quanto assurda “Quarantena” per la tele-pandemia da Covid-19: prima pestilenza della storia umana con mortalità (Istat dixit) allo zero virgola qualcosa!





La peste manzoniana dei Promessi Sposi


Dedicata ai cari “milanesi” estinti, e zona rossa permettendo, di seguito riportiamo il testo della targa posta nella città lombarda, tra via Gian Giacomo Mora e corso di Porta Ticinese, che si può leggere ancora oggi:
 
Qui sorgeva un tempo la casa di Giangiacomo Mora ingiustamente torturato e condannato a morte come untore durante la pestilenza del 1630, “è un sollievo pensare che non seppero quello che facevano, fu per non volerlo sapere, fu per quell’ignoranza che l’uomo assume e perde a suo piacere, e non è una scusa, ma una colpa”.

Alessandro Manzoni, Storia della Colonna infame, (simbolo della superstizione popolare e dell'iniquità del sistema giudiziario del ‘600).





La Colonna Infame


Il siciliano Leonardo Sciascia li apostrofò come “Burocrati del male”, furono i giudici della “Storia della colonna infame”, vicenda che narra del processo intentato a Milano, nella terribile peste del 1630, contro due presunti untori, Guglielmo Piazza e Giangiacomo Mora ritenuti responsabili del contagio, in seguito ad una falsa accusa da parte della popolana Caterina Rosa, giustiziati col supplizio della “Ruota” e la distruzione della casa-bottega di quest'ultimo: come monito venne eretta sulle macerie dell'abitazione del Mora la "Colonna Infame", che dà il nome a questa triste e dimenticata vicenda.

Tra untori senza mascherina e politici “Azzecca-garbugli tutto cambia, per non cambiare nulla, sull’Italico suolo, come le cinque categorie umane de “Il Giorno della Civetta” dello scrittore siciliano: gli uomini veri, i mezzi uomini, gli ominicchi, i ruffiani e in ultimo, come se non ci fossero, i quaquaraquà.

Sono pochissimi gli uomini, i mezzi uomini pochi, già molti di più gli ominicchi (sono come bambini che si credono grandi) quanto ai ruffiani, stanno diventando un vero esercito. E infine i quaquaraquà, il branco di oche, ovvero noi, mandria di bestiame teleguidata verso un futuro oscuro!



marzo 2021
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