GABRIELE ROSCHINI,

“DIZIONARIO DI MARIOLOGIA”

Invito alla lettura

di Don Curzio Nitoglia






Padre Gabriele Maria Roschini (1900 – 1977) nel 1918 entrò come novizio presso i Padri Serviti di Maria e si laureò in Filosofia e Teologia nel 1923-1924. Nel 1933 iniziò il ministero dell’insegnamento presso le Università Pontificie di Roma (il Marianum e il Lateranum).

Egli studiò, in maniera molto approfondita, prima la filosofia e poi la teologia tomistica, acquisendo, così, una saporosa sapienza dottrinale, accompagnata da una chiarezza e da una precisione di giudizio e di esposizione notevolissima.

Poi si specializzò nella Mariologia cristologica (alla luce della “Corredenzione secondaria della Madonna”, subordinata alla “Redenzione principale di Cristo”), che divenne il suo “cavallo di battaglia”.

Egli fondò, come usa la sana teologia tradizionale, la sua dottrina mariologica sulla dogmatica patristica e tomistica, sistematizzandola manualisticamente e divenendo il maggiore mariologo del Novecento.

La Mariologia, grazie anche ai suoi scritti, è diventata veramente la Teologia dogmatica generatrice della spiritualità cristiana, vissuta e pregata con eminente pietà, che conduce alle soglie della vita mistica.

Le sue pubblicazioni sono innumerevoli, si contano oltre 900 titoli. Ha scritto anche di teologia ascetica e mistica, di dottrina sociale e di filosofia, ma soprattutto di Mariologia.

Il suo Dizionario di Mariologia, Roma, Studium, 1961 (che ora viene ristampato lodevolmente da Effedieffe (1)), raccoglie tutta la teologia mariologica in un insieme di “Voci”, che non solo possono essere consultate singolarmente al bisogno, ma possono anche essere studiate sistematicamente, nel loro insieme, poiché – seguendo un filo conduttore ben preciso che parte del dogma della Maternità divina di Maria, dal quale discendono tutti gli altri privilegi e dogmi mariani – esse costituiscono un vero e proprio trattato sistematico di Mariologia.

Secondo la Teologia cattolica vi è un solo “Redentore universale principale”, Gesù Cristo, e Maria è associata alla sua opera redentiva come “Corredentrice secondaria/subordinata” e “Mediatrice e Dispensatrice di tutte le grazie”, per pura e libera volontà amicale di Dio.

Maria è una creatura, Cristo è Dio, tuttavia Maria è vera Madre del Verbo Incarnato (Concilio di Efeso, 431), quindi tranne la divinità e infinità si può attribuire a Maria ogni privilegio: dottrina riassunta nell’adagio “de Maria numquam satis”.

Con lo stesso decreto della Sua libera Volontà, Dio Trino ha predestinato il Verbo all’Incarnazione e Maria a essere Madre del Verbo Incarnato, come recita il Credo Niceno-Costantinopolitano “Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine”.

Tutte le prerogative e titoli di Maria (“Corredentrice”, “Dispensatrice universale”, “Mediatrice di ogni grazia”, “Immacolata”…) si trovano racchiuse nel privilegio concessole dalla SS. Trinità di diventare “vera Madre fisica di Dio”, incarnatosi nel suo seno verginale per opera dello Spirito Santo e, perciò, “Madre spirituale di ogni Cristiano” e “Madre del Corpo Mistico della Chiesa”.

La Maternità divina colloca Maria al disopra di tutte le creature (Santi, Angeli e Chiesa compresa) e al di sotto soltanto di Dio.

San Tommaso d’Aquino, il Dottore Comune della Chiesa, insegna che “Maria in quanto Madre di Dio ha una dignità in un certo modo quasi infinita” (S. Th., I, q. 26, a. 6, ad 4), ossia, come commenta il card. Tommaso de Vio detto Cajetanus: “Maria grazie alla divina Maternità raggiunge i confini della divinità” (Comm. in II-II S. Th., q. 103, a. 2).

Lo stile di padre Roschini è breve, conciso, esatto, tipicamente tomistico. Egli fonda tutta la sua Mariologia sull’impalcatura della filosofia sistematica tomistica, onde porge al lettore le definizioni e le divisioni esatte di ogni concetto che impiega e poi lo illustra e lo approfondisce ampiamente, fornendone la ragione teologica.

Quel che scrive, dunque, ha un significato preciso, non può essere interpretato diversamente e non vi si trova una parola in più o una in meno. In ogni questione si fonda sulle prove prese dalla S. Scrittura e dalla Tradizione apostolica, che ritroviamo negli scritti dei Padri apostolici (I-II secolo), apologisti (II-III secolo) ed ecclesiastici (IV-VIII secolo). Inoltre cita il Magistero, che è l’interprete ufficiale e autorevole delle due fonti della Rivelazione (Tradizione e Scrittura) e, infine, ne fornisce la ragione teologica (“Fides quaerens intellectum”), approfondendo la conoscenza della Rivelazione, mediante l’impalcatura della filosofia e della teologia di San Tommaso d’Aquino, il “Dottore Comune” della Chiesa cattolica e dei suoi grandi Commentatori della Seconda e Terza Scolastica (dal Gaetano sino a Garrigou-Lagrange).

La “Maternità di Maria”, spiega padre Roschini, viene specificata e termina alla Persona divina di Cristo. È per questo motivo che si deve a Maria un culto d’iperdulia, mentre ai Santi, che hanno la grazia e a gloria, solo un culto di dulia. I teologi, comunemente, spiegano rifacendosi a S. Tommaso (S. Th., III, q. 25, a. 5) che il culto di iperdulia è dato a Maria non perché essa è la più grande santa, ma perché è Madre di Dio, ella è un mondo a parte tra Dio e i Santi.

La “Corredenzione” o cooperazione secondaria/subordinata di Maria alla Redenzione primaria di Cristo, si fonda nella divina Maternità.

Per quanto riguarda la “Maternità divina di Maria”, il termine della generazione miracolosa per opera di Dio Spirito Santo non è solo la natura umana di Cristo, ma l’unica Persona o Ipostasi divina del Verbo, nella quale sussistono le due nature, quella umana e quella divina.

Da tutto ciò ne segue che la relazione tra Maria e Cristo confina intrinsecamente con la Divinità poiché Cristo è vero Dio e vero uomo, come spiega san Tommaso: “Maria, in quanto Madre di Dio, ha una certa dignità infinita grazie al Bene infinito che è Cristo-Dio e per quanto riguarda questo termine di Maria a Cristo non può esservi nulla di superiore come nulla può essere superiore a Dio” (S. Th., I, q. 25, a. 6, ad 4).

Maria, formalmente considerata “Madre del Redentore”, è stata così associata come “Corredentrice subordinata” all’opera della Salvezza del genere umano.

Quindi la Maternità divina, in se stessa, è superiore alla grazia e alla gloria, la Beata Vergine Maria, perciò, è superiore agli Angeli, ai Santi e al Sacerdozio partecipato dei Ministri sacri di Cristo che hanno ricevuto il Sacramento dell’Ordine sacro, infatti Maria ha dato a Gesù l’essere naturale e fisico, mentre il sacerdote gli dà solo l’essere sacramentale mediante la consacrazione dell’Eucaristia (2).

I Protestanti, i Giansenisti e i Modernisti hanno avversato questa dottrina della “Corredenzione” che deriva dalla “Maternità divina”, poiché vedono in essa un attentato alla Redenzione unica di Cristo; ma ciò, come abbiamo visto, non ha senso poiché Maria è “Corredentrice subordinata” a Gesù Cristo.

Oltre che “vera Madre fisica di Cristo” (“Maternità divina”), la Beata Vergine Maria è anche individualmente “Madre spirituale di tutti i singoli Cristiani”, ossia di tutti coloro che vivono in grazia di Dio; mentre ella è socialmente “Madre della Chiesa”, come vedremo in appresso, ma non sarebbe corretto far coincidere la teologia mariologica con l’ecclesiologia, facendo della Madonna una specie d’appendice della Chiesa (come ha fatto la Nouvelle Théologie nella Costituzione Lumen gentium, cap. VIII, par. 52-69), mentre ella è “Madre di Dio” e quindi anche “Madre della Chiesa e di tutti i Cristiani”.

Maria, infatti, ha cooperato con la Trinità a dare la vita della grazia o l’ordine soprannaturale (che è una vera partecipazione finita della vita divina) al genere umano, ferito dal Peccato Originale. L’uomo fu creato con la grazia (Adamo), ma per sua colpa la perse. Dio ha decretato la Redenzione o il Riscatto della grazia, persa dall’umanità in Adamo, mediante l’Incarnazione, Passione fisica e Morte cruenta del Verbo Redentore e la Maternità divina, la Compassione mistica e Morte mistica di Maria “Corredentrice secondaria”.

La “Corredenzione subordinata di Maria”, ossia la cooperazione all’Olocausto principale e redentivo di Cristo, costituisce la Beata Vergine Maria, in senso stretto, pieno e perfetto, “Madre spirituale di tutti i giusti”. La “Maternità spirituale di Maria” è la stessa cosa della “Corredenzione oggettiva” e della “Mediazione o Distribuzione universale della grazia” o “Corredenzione soggettiva”, vi è soltanto una distinzione nominale o logica e non reale tra i due termini.

L’inizio della Maternità spirituale, soprannaturale o di grazia della vita cristiana che Maria dà agli uomini (che risulta dalla “Redenzione principale di Cristo” e dalla “Corredenzione subordinata di Maria”), ebbe luogo con il “fiat” della Madonna dato al momento dell’Incarnazione; mentre il compimento sul Calvario, ebbe luogo quando ella morì misticamente assieme a (“Commortua”) Cristo morto fisicamente. La prima fase è paragonabile al concepimento, la seconda al parto. Ora per quanto riguarda l’Umanità, vale la distinzione fatta sopra tra “fiat” e Calvario.

Coloro che non hanno in atto la grazia nella loro anima sono figli di “Cristo Redentore principale” e di “Maria Corredentrice secondaria” in potenza e non in atto.

Quanto alla “Maternità spirituale di Maria” verso ogni singolo giusto, che ha la vita della grazia nel suo spirito, si dice comunemente che nella Giustificazione (Battesimo o prima conversione) Maria concepisce ogni giusto, mentre lo partorisce nella vita eterna nell’ora della morte e entrata in Cielo (o in Purgatorio, che è l’anticamera del Paradiso).

Maria è “Mediatrice, Corredentrice, Dispensatrice e Madre spirituale” non solo singolarmente dei singoli individui, ma anche socialmente ossia della Chiesa.

I Papi (da Gregorio XVI sino a Pio XII) hanno trattato il tema dei rapporti tra Maria e la Chiesa. Coloro che hanno insegnato esplicitamente la superiorità di Maria sopra la Chiesa sono Pio IX, Pio XI e Pio XII.

Purtroppo a partire dalla Costituzione Lumen gentium (cap. VIII, par. 53-54, 63 e 67), la “Nuova Mariologia” tende a fare di Maria una mera appendice della Chiesa e a inglobare la figura della Madonna nel tema dell’ecclesiologia, mettendo da parte l’elemento dogmatico, cristologico della “Corredenzione mariana” (S. Th., III, qq. 27-34) presentato, patristicamente e tomisticamente, alla luce del trattato sul Verbo Incarnato (S. Th., III, qq. 1-26; ibid., qq. 35-54), letto e interpretato dal Magistero ecclesiastico (sino a Pio XII) esattamente in questo senso dogmatico e non esclusivamente ecclesiologico, come si è iniziato a fare dal 21 novembre 1964, quando venne promulgata la Costituzione Lumen gentium.

Infatti, papa Pio IX, nell’Enciclica Ubi primum del 2 febbraio 1849, ha messo in risalto la Mediazione non solo individuale verso i singoli uomini, ma anche sociale verso la Chiesa di Maria SS. e ha insegnato esplicitamente che tra Maria e la Chiesa vi è una distinzione ed una trascendenza della Beata Vergine Maria sopra la Chiesa, essendo Maria “inter Christum et Ecclesiam” (“Pii IX Acta”, I, 1, p. 164).

Infine, Pio XII presenta Maria come Regina, Madre, Maestra e Protettrice della Chiesa: ella ha cooperato con Cristo a “fondare il suo Corpo sociale” che è la Chiesa (Enciclica Mystici Corporis, AAS 35, 1943, p. 204). Pio XII insegna che Maria ha cooperato con Cristo alla Redenzione oggettiva del genere umano; mentre la Chiesa – che è un frutto di Cristo e di Maria – non ha avuto un tale ruolo e non poteva averlo, essendo un effetto principale di Cristo e secondario di Maria (3); invece Maria e la Chiesa cooperano alla Distribuzione (o “Corredenzione soggettiva”) di tutte le grazie meritate principalmente da Cristo e subordinatamente da Maria, che è Madre della Chiesa e non un membro comune di essa. Questa è la distinzione e la trascendenza di Maria sopra la Chiesa, poiché “Maria sola è stata la generosa socia del Redentore” (Enciclica Munificentissimus Deus, AAS, 42, 1950, p. 788). Maria quindi è un membro del tutto singolare della Chiesa, ne è la Madre (Radiomessaggio del 24 ottobre 1954 al Congresso Mariologico Internazionale, in AAS 46, 1954, p. 199). Perciò ridurre la Mariologia a pura ecclesiologia significa ledere il dogma della Divina Maternità della Madonna, definito dal Concilio di Efeso (anno 431).

Il parallelismo tra Maria e la Chiesa lo troviamo nella S. Scrittura (Gen., III, 15; Gv., II, 1-11; Apoc., XII, 1 ss.), la quale è interpretata dalla Tradizione patristica in senso unanime sin dai primi Padri apostolici, mediante il rapporto tra Eva-Maria (S. Clemente, II Lettera; Tertulliano, De Anima 43; S. Epifanio, Panarion 78). Nel XII secolo S. Bernardo di Chiaravalle esplicita la dottrina dei primi Padri apostolici e fa il parallelo dell’acquedotto (Maria) che porta l’acqua della grazia dalla fonte (Cristo) alla Chiesa e a noi membri comuni della Chiesa.

Maria è la Donna dell’Apocalisse (XII, 1 ss.) “rivestita di sole e con la luna sotto i piedi”: il sole è Cristo, la Chiesa è la luna, però la luna non riceve direttamente la luce dal sole (Cristo), ma indirettamente da Cristo tramite Maria, che è vestita di sole ed ha la luna sotto i piedi.

Si vede, perciò, che la Chiesa è inferiore a Maria e Maria lo è a Cristo, Maria è un membro eminentissimo della Chiesa, è sua Madre, è il Collo o il Legame che trasmette la vita dal Capo (Cristo) al Corpo (Chiesa) ed unisce Cristo e la Chiesa.

Mai i Padri ecclesiastici, a differenza del Concilio Vaticano II, hanno identificato Maria e la Chiesa, ma essi hanno spiegato unanimemente – dal I all’VIII secolo – che la Chiesa è un riflesso dei privilegi di Maria Madre fisica di Cristo e spirituale della Chiesa (Co-Redenzione oggettiva) e dei Cristiani (Co-Redenzione soggettiva).

Insomma, Maria è una creatura specialissima, è Madre fisica di Dio, spirituale della Chiesa e dei Cristiani; quindi è superiore alla Chiesa, come la madre lo è rispetto al figlio, il collo al corpo, l’acquedotto rispetto al lavabo, il sole alla luna.

Maria è vera Madre spirituale della Chiesa. Il Verbo incarnandosi attrasse a Sé tutto il genere umano e divenne suo Capo spirituale. In quanto Dio-Uomo, poi ci ha redenti, come uomo, con atti di valore infinito, in quanto procedenti dalla Persona divina in cui la sua Natura umana sussiste. Siccome Maria è “vera Madre fisica del Dio-Uomo”, ne segue che è “Madre del Capo del Corpo Mistico”, ossia “Madre spirituale della Chiesa, dei Cristiani” e “Cooperatrice attiva e subordinata della Redenzione oggettiva”.

Maria è Regina del Mondo e della Chiesa a causa del primato che ha su di loro come Madre di Dio e del Capo della Chiesa (cfr. Pio XII, Enciclica Ad coeli Reginam dell’11 ottobre 1954 in cui ha istituito la “Festa di Maria Regina”, sovrana del cielo e della terra, da celebrarsi il 31 maggio).

Maria sta “inter Christum et Ecclesiam” come scrisse S. Bernardo ed ha ribadito Pio IX (Enciclica Ubi primum, 2 febbraio 1849), nel senso che tutto ciò che deriva alla Chiesa da Dio passa attraverso Maria per disposizione libera di Dio.

Quindi è errato ed è contro la Rivelazione (S. Scrittura e Tradizione) – come fa la Nouvelle Théologie – interpretate genuinamente dal Magistero costante della Chiesa, per circa 500 anni, identificare Maria e la Chiesa, che invece sono distinte e subordinate, nel senso che Maria trascende la Chiesa essendo Madre del suo Capo. Ella trasmette al Corpo (Chiesa) la vita del Capo (Cristo). Perciò i teologi asseriscono che Maria è “il Collo o il Cuore” della Chiesa (G. M. Roschini, Mariologia, III vol., II ed., Roma, 1948, pp. 349-367).

La Maternità spirituale della Chiesa dipende dalla Maternità spirituale di Maria. “La Chiesa agisce a causa e in forza di Maria, e Maria continua ad agire nella Chiesa mediante la Chiesa medesima” (Scheeben, Dogmatik, III, n. 1819, p. 618).

In breve, bisogna evitare i due errori opposti: il primo, per eccesso, consiste nell’innalzare Maria al livello di Cristo (alcune sette gnostiche e mariolatriche) e, il secondo, per difetto, vorrebbe abbassare Maria al livello dei Santi (Nouvelle Mariologie). Maria, infatti, è una creatura e non Dio, ma è una creatura tutta speciale che partecipa intrinsecamente all’ordine dell’Unione Ipostatica, il quale è superiore all’ordine della grazia dei Santi.

Concludendo, si può dire che a partire dai tre principali e fondamentali dogmi mariani:
1°) Maternità divina, 2°) Maternità a) individuale di ogni singolo cristiano e b) Maternità sociale della Chiesa; padre Roschini trae tutte le conclusioni logiche e teologiche, fondandole sulla Scrittura, la Tradizione e il Magistero della Chiesa e ci illustra nella varie voci di questo Dizionario di Mariologia la dottrina autenticamente cattolica sulla Madonna.

Invito, perciò, il lettore allo studio approfondito del Dizionario di Mariologia di padre Gabriele Maria Roschini affinché egli possa avere un solido fondamento teologico/dogmatico della sua pietà mariana.

Infine, queste pagine saranno altresì utili soprattutto ai sacerdoti per aiutarli a spiegare meglio ai loro fedeli le ragioni teologiche della vera devozione alla Madonna Santissima.

Essi, infatti, nella loro catechesi potranno andare a consultare i testi (citati nel presente Dizionario) del Magistero, dei Padri, dei Dottori scolastici e neoscolastici per ammaestrare i fedeli e arricchire la loro conoscenza teologica e la loro pietà personale e sacerdotale, secondo l’adagio dell’Aquinate: “contemplare et contemplata aliis tradere”.

Per Virginem et Matrem, concedat nobis Dominus salutem et pacem!

Don Curzio Nitoglia

7. III. 2021
Festa di San Tommaso d'Aquino

Il testo conta 300 pagine e costa 17 euro.
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NOTE


1 33 euro, 700 pagine.

2 Cfr. B. H. Merkelbach, Mariologia, Parigi, 1939; R. Garrigou-Lagrange, La Mère du Sauveur et notre vie intérieure, Parigi, 1941; Id., De Christo Salvatore, Torino, Marietti, 1945; L. Billot, De Verbo Incarnato, Roma, Gregoriana, 1892, P. Parente, L’Io di Cristo, III ed., Proceno, Effedieffe, 2018.

3 “Cristo morendo sulla Croce ha comunicato alla sua Chiesa, senza nessuna cooperazione da parte di essa (“nihil ea conferente”) l’immenso tesoro della Redenzione” (Mystici Corporis, AAS, n. 35, 1943, p. 213).


marzo 2021
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