In Vaticano non sono confusi,
sono sempre più modernisti


di Belvecchio





Quella che potrebbe sembrare una sorta di confusione tra i diversi dicasteri del Vaticano e tra i loro responsabili, si rivela essere invece una chiara strategia a carattere sovversivo.

Circola sulla rete la copia di una lettera della Segreteria di Stato (prima sezione – affari generali) datata 12 marzo 2021, che regola l’accesso nella Basilica di San Pietro ai sacerdoti che vanno per celebrare la Santa Messa.

Eravamo convinti che la competenza per la celebrazione delle Sante Messe fosse della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti … evidentemente la nostra informazione era lacunosa. Oggi sappiamo che la Segreteria di Stato può decidere a suo piacimento di intervenire su materie che non sono di sua competenza. 

La lettera, indirizzata al Commissario Straordinario della Fabbrica di San Pietro,  esordisce (al punto 1) proibendo le celebrazioni individuali, così che un sacerdote e un vescovo non possono celebrare la Santa Messa se non con la presenza di fedeli. Si tratta di un abuso? Forse, ma è in linea con la concezione moderna della Santa Messa.

Ma la cosa più curiosa e certo inserita non a caso, è il divieto di celebrare nella Basilica la Santa Messa tradizionale, oggi denominata “forma straordinaria” secondo quanto disposto da Papa Ratzinger. Chi volesse celebrare la Santa Messa tradizionale, cioè la Messa celebrata dalla Chiesa per duemila anni, dovrà accontentarsi della Cappella Clementina nelle Grotte Vaticane.






Tale disposizione ha un chiaro sapore discriminatorio e punitivo, come se la detta Santa Messa, con i suoi celebranti e i suoi fedeli, fosse un lusso per pochi fuori legge cattolici.
La Cappella Clementina è nota per la piccola dimensione, l’assenza di finestre e la conseguente problematicità abitativa. Certo è la meno adatta ad essere occupata da un certo numero di fedeli. Evidentemente si vogliono dissuadere i celebranti e i fedeli a non frequentarla. E altrettanto evidentemente non si vuole che nei diversi altari della Basilica, neanche in quelli dei Santi, possa risuonare la liturgia latina, magari suscitando l’interesse dei diversi pellegrini che accedono nella Basilica.

C’è poi un’altra cosa curiosa: la Cappella Clementina è detta pure Cappella di San Pietro, perché in essa sono conservati i resti del Principe degli Apostoli. Evidentemente anche San Pietro è poco considerato dalla moderna gerarchia vaticana, al punto da essere lasciato alla possibile venerazione dei soli fedeli, chierici e laici, legati alla Santa Messa tradizionale.
Si direbbe, a prima vista, che si tratti di un errore della Segreteria di Stato, ma noi siamo convinti che si tratti della precisa volontà di accomunare i fedeli tradizionali con il passato più remoto della Chiesa. Come dire: vi piace l’antico? E allora andate nella Cappella di San Pietro. Tanto più che nella cappella possono assistere alla Santa Messa solo pochi fedeli.
A questo proposito è opportuno aggiungere che oltre ai resti di San Pietro, si trovano le sepolture  dei Papi conciliari, quasi ad obbligare i fedeli a rendere omaggio agli ultimi Papi, nonostante i fedeli tradizionali non nutrano alcuna stima per questi Papi che hanno contribuito alla demolizione della dottrina e della liturgia tradizionali.

Ricapitolando. La Segreteria di Stato fa quello che non è di sua competenza; le Sante Messe in Basilica non possono essere celebrate in assenza di fedeli; i fedeli tradizionali non devono farsi vedere in Basilica, ma devono scendere nelle Grotte Vaticane.
Come dicevamo all’inizio, non si tratta di confusione, ma della precisa volontà di imporre a tutti la nuova concezione della liturgia, nello spirito sovversivo fondato sul Vaticano II.





marzo 2021
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