MAGISTERO ORDINARIO, IL GRANDE SCONOSCIUTO

Carattere organico del Magistero ordinario

Breve saggio, in vista di future analisi del Vaticano II


di Arnaldo Xavier da Silveira


La traduzione è nostra ed è stata approvata dell'Autore

Gli articoli dell'Autore sono disponibili nel sito Bonum Certamen


San Paolo scrive: “la fede viene dall’ascolto, l’ascolto dalla predicazione di Cristo”. – Il Magistero ordinario è quello del giorno per giorno. Comprende tutto ciò che insegnano i Vescovi, direttamente o per mezzo di quelli che hanno la loro approvazione: dottori, predicatori, laici. Adesso scritto, in generale parlato, in tutta la Chiesa esso è sempre organico, fecondo, pieno di vita. – Gesù predicò con la parola e ciò che scrisse, sulla sabbia, il vento lo cancellò..

                                                                                     

INDICE

Capitolo I – Errate interpretazioni del Vaticano II – nn. 1-3

Capitolo II – La natura organica del Magistero ordinario - n. 4
        II.1 – Trattasi di un Magistero organico e pieno di vita – nn. 5-15
        II.2 - I sette sensi in cui il magistero ordinario è organico – n.16
        II.3 – L’insegnamento orale di Cristo secondo San Tommaso – 17-23
        II.4 – “Fides ex auditu, auditus autem per verbum Christi” – nn. 24-29
        II.5 – Il Magistero ordinario e la formazione della mentalità cattolica – nn. 30-39
        II.6 – “Sensus fidelium”, senso cattolico, sentire con la Chiesa – nn. 40-44
        II.7 – Teologia dogmatica o poesia devota? – nn. 45-49

Capitolo III – Approfondimento della nozione di Magistero ordinario organico – nn. 50-52
        III.1 – La dottrina classica sul Magistero ordinario – n. 53
        III.2 – L’Enciclica Mystici Corporis Christi – n. 54
        III.3 – L’“organico”, dalla biologia alla metafisica e alla teologia trinitaria – n. 55
        III.4 – Gerarchia e fedeli – n. 56
        III.5 – Dottrine che la Gerarchia approva – n. 57
        III.6 – Approvazione tacita – n. 58
        III.7 – Il Cardinale Newman e l’arianesimo del IV secolo – n. 59
        III.8 – Benedetto XVI e i bambini del passato – n. 60
        III.9 – Il “senso cristiano” nell’insegnamento di Padre Baliċ – n. 61
        III.10 – Gramsci, San Tommaso e il boscaiolo cattolico – n. 62
        III.11 – San Tommaso e l’estetica medievale in De Bruyne – n. 63
        III.12 – Una pagina poco diffusa di Mons. Vacant – n. 64
        III.13 – Errori nel Magistero ordinario- n. 65
        III.14 – Cristo non ha dotato la Chiesa di un’infallibilità assoluta e senza limiti – n. 66
        III.15 - “Minor sed sanior pars” – n. 67
        III.16 – Magistero straordinario papale e organicità – n. 68
        III.17 – Il Vaticano II e il Magistero ordinario organico – n. 69

Capitolo IV – Sintesi e conclusione – nn. 70-72



Capitolo I – Errate interpretazioni del Vaticano II


1) La concezione di Magistero straordinario papale e conciliare è oggi corrente e indiscussa tra i veri cattolici. La nozione di Magistero ordinario, invece, non è altrettanto chiara e diffusa. Nei suoi confronti vi sono delle gravi e sorprendenti confusioni, anche tra i teologi riconosciuti.

2) Dagli studiosi della materia è stata ammessa la possibilità di un singolare pronunciamento infallibile del Magistero ordinario papale o conciliare. – Non pochi difendono l’infallibilità del Vaticano II. - C’è chi ritiene che il Vaticano II sia infallibile nonostante Paolo VI abbia dichiarato che in esso non vi è alcuna definizione di carattere straordinario. – Si arriva ad affermare che un Concilio ecumenico sarebbe infallibile anche contro la volontà espressa dal Sommo Pontefice e dai Vescovi in esso presenti. - Altri sostengono che gli insegnamenti non infallibili di un Concilio, come del Papa, in fin dei conti debbano essere accolti come se fossero parimenti infallibili.

3) Queste ed altre concezioni errate sul Vaticano II, alcune perfino bizzarre, richiederebbero un attento studio analitico, che ci proponiamo di fare a tempo debito. Per intanto desideriamo enunciare alcuni princípi che giudichiamo fondamentali per l’esatta concezione del Magistero ordinario “organico e pieno di vita”. Riteniamo che una seria valutazione del Vaticano II debba essere fatta alla luce di tali princípi.

 
Capitolo II – La natura organica del Magistero ordinario

4) Nella Sacra Scrittura, nei documenti papali e conciliari, negli scritti e trattati della seconda scolastica e della neo-scolastica, riteniamo che vi siano dei tesori poco esplorati sulla vera nozione di Magistero ordinario, e specialmente sulla sua natura organica, che non possono continuare a rimanere nascosti. È per questo che riteniamo che il Magistero ordinario sia oggi uno sconosciuto; e in questo settore della Sacra Teologia, il grande sconosciuto.

II.1 – Trattasi di un Magistero organico e pieno di vita

5) Sarebbe errata una concezione meccanica e semplicistica di questo Magistero ordinario, come se si trattasse dell’insegnamento della fisica o della matematica. Nella Santa Chiesa, ciò che si trasmette è una dottrina rivelata dalla Sacra Scrittura e personalmente da Nostro Signore, come pure dagli Apostoli, la quale passa, in modo vivo ed organico, di generazione in generazione fino a noi, sotto l’influsso della grazia. Siamo al cospetto della Bibbia e della Tradizione, che sono le fonti della Rivelazione, ed è di fondamentale importanza il carattere organico di questo patrimonio dottrinale rivelato, in cui tutto si compone col tutto e dove le parti si incastrano le une nelle altre con ammirabile coerenza, costituendo un grandioso corpus di verità, di princípi, di regole, che trascendono la limitazione umana.

6) Etimologicamente, il termine “organico” deriva dalla nozione di organo vivo, per opposizione a ciò che è meccanico, macchinale, morto. Nei nostri dizionari, “organico” è detto anche in relazione alla “costituzione intima e fondamentale di una cosa”, a ciò che in essa è “profondamente radicato”, sempre in opposizione a ciò che è superficiale, automatico, inerte, cieco, senza vita.

7) L’organicità implica sempre l’idea di ordine, di armonia, vita visibile o latente derivante della natura propria della cosa, di movimento silenzioso ed efficiente per il conseguimento di un fine. Il termine “organismo”, che indica un insieme di organi che vivono e svolgono la loro funzione in un tutto più ampio, esprime le stesse idee in maniera più completa e perfetta. L’analogo primario delle nozioni di “organo”, di “organico”, è evidentemente l’organo biologico, ma l’analogo secondario che si applica alla vita sociale quando si parla di “società organica”, è per noi uomini più ricco ed espressivo, poiché conduce il nostro spirito ad una ammirevole sublimazione di quelle nozioni. - È ciò che accade, per esempio, con l’idea di “corruzione”, che ha il suo analogo primario nella cosa materiale che va in putrefazione, processo da cui nasce il termine, ma che per noi uomini è più ricca, forte, espressiva, suggestiva, quando è applicata all’uomo corrotto, al gruppo sociale corrotto, alla società corrotta. – Il fatto è che noi, immersi nell’universo materiale dal quale traiamo i nostri concetti, siamo anche e soprattutto esseri spirituali, ed è trattando delle cose dello spirito che penetriamo meglio nell’ordine dell’essere e lo comprendiamo. – In un futuro studio su questo sito è nostra intenzione approfondire la nozione di organicità, attraverso la sua metafisica e la sua teologia, e questo ci porterà al suo esemplare supremo: le relazioni trinitarie.

8) La nozione di organicità è presente, con straordinaria chiarezza, nella distinzione che Pio XII, nel suo radiomessaggio del Natale 1944, fa tra popolo e massa: «Popolo e moltitudine amorfa o, come suol dirsi, “massa” sono due concetti diversi. Il popolo vive e si muove per vita propria; la massa è di per sé inerte, e non può essere mossa che dal di fuori. Il popolo vive della pienezza della vita degli uomini che lo compongono, ciascuno dei quali — al proprio posto e nel proprio modo — è una persona consapevole delle proprie responsabilità e delle proprie convinzioni. La massa, invece, aspetta l'impulso dal di fuori, facile trastullo nelle mani di chiunque ne sfrutti gl'istinti o le impressioni, pronta a seguire, a volta a volta, oggi questa, domani quell'altra bandiera».

9) Il Magistero ordinario della Chiesa è “organico” in quanto non è libresco, non mira ad una vuota erudizione o ad un accademismo vacuo e narcisista e nemmeno ad una morale fredda, arbitraria, dispotica, ma suscita il senso del meraviglioso di cui parlava Aristotele in filosofia. Suscita gioia, stupore, devozione, fino al martirio, di fronte alla grandezza infinita di Dio e all’ordine soprannaturale. Porta all’entusiasmo, all’apostolato, al coraggio di affrontare la vita, di indagare, di intraprendere, in opposizione al déjà vu, alla tristezza profonda ed estenuante dello spirito moderno, di quelli che credono che la vita non avrebbe alcun senso e per questo si immergono nei piaceri più abietti. Muove alla contemplazione, all’umiltà, all’apertura dell’anima verso tutto ciò che è grande, elevato, trascendente. Alimenta l’iniziativa, la vita stessa, incoraggiando e insegnando al fedele a non aspettare l’ordine del superiore o lo stimolo esterno per intraprendere. Questo è il Magistero ordinario, organico e pieno di vita.

10) In un altro studio di questa nostra serie sul Magistero ordinario, il grande sconosciuto, abbiamo intenzione di dimostrare che il Magistero propriamente detto, quello che gode delle promesse specifiche di Nostro Signore, è solo quello gerarchico, costituito dal Papa e dai Vescovi; ma questi insegnano anche tramite la voce di coloro che essi approvano espressamente o implicitamente. Come accade per le lezioni di San Tommaso d’Aquino, per esempio, che integrano indiscutibilmente gli insegnamenti ufficiali della Chiesa e che sono stati approvati e raccomandati da decine di Papi.

11) La nozione di carattere organico del pensiero cattolico, e quindi del Magistero della Chiesa, è chiaramente espressa in questa pagina dell’Enciclica Humani generis, di Pio XII, del 12 agosto 1950: «Qualsiasi verità la mente umana con sincera ricerca ha potuto scoprire, non può essere in contrasto con la verità già acquisita; perché Dio, Somma Verità, ha creato e regge l'intelletto umano non affinché alle verità rettamente acquisite ogni giorno esso ne contrapponga altre nuove; ma affinché, rimossi gli errori che eventualmente vi si fossero insinuati, aggiunga verità a verità nel medesimo ordine e con la medesima organicità con cui vediamo costituita la natura stessa delle cose da cui la verità si attinge. Per tale ragione il cristiano, sia egli filosofo o teologo, non abbraccia con precipitazione e leggerezza tutte le novità che ogni giorno vengono escogitate, ma le deve esaminare con la massima diligenza e le deve porre su una giusta bilancia per non perdere la verità già conquistata o corromperla, certamente con pericolo e danno della fede stessa». – Si noti che questo testo afferma il carattere organico sia della dottrina cattolica nella sua accezione più ampia, sia delle verità che vengono scoperte e della stessa natura oggetto di studio. Tale che l’organicità sta nella trasmissione della verità da parte del Magistero come sta in tutto: nella dottrina, nell’oggetto dell’insegnamento, nelle nuove scoperte.

12) Nostro Signore ha predicato con la parola. Quando scrisse, lo fece sulla sabbia. E ha predicato anche con l’esempio, con atti e atteggiamenti, che nella trasmissione della verità rivelata si rivelano frequentemente più completi ed efficienti della parola scritta o pronunciata. Tanti dei suoi atti hanno attraversato i secoli come modelli perenni dei suoi insegnamenti, segni luminosi e i fari imperituri per il fedele comune e per la civiltà cristiana. Nacque in una mangiatoia. Permise che la Madonna e San Giuseppe lo perdessero nel Tempio. Trascorse trent’anni di vita nascosta in un’umile casa di Nazareth. Trasformò l’acqua in vino. Moltiplicò i pani e i pesci. Chiese che i piccoli venissero a Lui. Parlò per parabole. Nella Passione, le parole che pronunciò e gli atti che compì hanno segnato la vita cristiana. I fatti che lo riguardano hanno un simbolismo che supera la dimensione umana. Tutto quello che fece non rientrerebbe in interi libri.

13) La predicazione degli apostoli fu indubbiamente accompagnata da numerosi scritti, ma i loro insegnamenti andavano ben ad li là di ciò che hanno scritto. È quello che si chiama Tradizione Apostolica, che nel corso dei secoli è stata esplicitata dalla Chiesa nelle nuove condizioni che si presentano nelle diverse epoche. E questa esplicitazione non è certo una nuova rivelazione, ma costituisce sempre un modo nuovo di presentare ciò che è stato rivelato: “nove, non nova”, cioè: “in modo nuovo, non cose nuove”.

14) La natura viva e organica dell’insegnamento ha il suo prototipo caratteristico nell’educazione familiare. È soprattutto con gli esempi dati in casa, col clima domestico, con i comportamenti importanti e più semplici dei genitori, col sorriso di approvazione della madre, col rimprovero severo o col lieve castigo, talvolta espressi con un semplice sguardo, è con tutto questo che si forma lo spirito del bambino. Certo la madre gli insegnerà il Catechismo e, una volta cresciuto, gli offrirà un articolo di giornale, l’uno o l’altro libro da leggere, ma il centro dell’educazione familiare che, in tempi di vera civiltà cristiana, segna la formazione del figlio, è questa scuola domestica di vita quotidiana, che sostanzialmente, nel suo complesso come nei suoi particolari, la Gerarchia ha approvato nel corso degli anni, delle decadi, dei secoli, sia esplicitamente sia implicitamente.

15) Nella civiltà cattolica, gli insegnanti dei livelli fondamentali esercitano un’influenza indelebile sullo spirito del giovane. Nell’insegnamento medievale, questo valeva anche per l’insegnamento superiore, contrassegnato dalla figura della persona del maestro. Oggi, con l’istruzione libresca, a distanza, impersonale, controllata in forma meccanica e statistica dalla burocrazia dei ministeri dell’educazione, il grande maestro dall’ispirazione superiore e leggendaria tende a sparire, lasciando il posto al tecnico, al ripetitore, senza più il carattere trascendente del grande maestro che, a fianco di altre figure eminenti della società, modellava le mentalità, definiva le peculiarità regionali, formava le nazionalità.

II.2 - I sette sensi in cui il magistero ordinario è organico

16) Da quanto detto prima appare chiaro che il Magistero ordinario della Chiesa è profondamente organico in tutto: in se stesso e in tutte le sue manifestazioni. Infatti:
a) è organico in tutto il suo oggetto: primariamente nel suo oggetto ultimo, che è la Verità sussistente, che non è suscettibile di essere espressa solo con parole umane; è organico in quanto ha anche per oggetto tutta la Rivelazione; è organico in quanto insegna sulla natura creata, la quale è anche organica, come insegna Pio XII;
b) è organico nella sua espressione, che deve ricorrere alla predicazione viva, alle immagini, ai simboli, alle cerimonie;
c) è organico nel modo in cui trasmette la verità rivelata, il che si fa soprattutto ex auditu, come dice San Paolo, cioè con la parola, con la predicazione, con tutto ciò che vi è di vivo e ineffabile nell’azione del maestro sul fedele;
d) è organico nell’esplicitare la dottrina rivelata, sovrapponendo verità a verità, con ordine, coerenza e sapienza profonda, senza rotture che lacererebbero il deposito della Rivelazione;
e) è organico nella forma con cui si attua, con il Papa gerarchicamente al di sopra dei Vescovi, e con questi che, nel mondo intero, insegnano personalmente e tramite i predicatori, i dottori e i fedeli che hanno la loro approvazione espressa o tacita;
f) è organico per il modo vivo col quale i suoi insegnamenti sono recepiti e assimilati dai fedeli, ispirandoli fin nel più profondo della loro anima, e si diffondono per tutta la Chiesa in un pullulare di dedizioni che arrivano facilmente fino al martirio;
g) è organico, talvolta in modo più eminente di tutto quanto detto fin qui, per la vita di grazia che sempre lo accompagna.

II.3 – L’insegnamento orale di Cristo secondo San Tommaso

17) Le nozioni di organicità del Magistero ordinario nel suo oggetto, nella sua espressione e nella forma della sua trasmissione, come è stato appena indicato, sono esposte in modo conciso nella risposta che San Tommaso d’Aquino, nella Summa Theologica, III, q. 42, a. 4, dà alla seguente domanda: “se Cristo avesse dovuto mettere per iscritto il suo insegnamento”.

18) La prima ragione che egli dà per giustificare che “Nel Canone della Scrittura non c'è nessun libro scritto da lui” è che “più eccellente è il maestro e più eccellente deve essere il modo d'insegnare. Perciò a Cristo, maestro supremo, competeva di imprimere il suo insegnamento nel cuore dei suoi uditori”.

19) La seconda ragione sta nella “sublimità della dottrina di Cristo, la quale non può essere contenuta in uno scritto”. E in questo senso San Tommaso cita un passo in cui Sant’Agostino dice (Tract. 124 in Ioan. Ev.) che gli insegnamenti di Nostro Signore “non sarebbe capace di comprenderli la totalità dei lettori”.

20) La terza ragione è “perché il suo insegnamento arrivasse a tutti con un certo ordine: egli cioè insegnò direttamente ai suoi discepoli, e questi a tutti gli altri uomini con la parola e con gli scritti”. E San Tommaso richiama Prov. 9, 3, dove si legge che la Sapienza “ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città”.

21) Obiettando contro ciò che sostiene, San Tommaso ricorda che secondo l’Antica Legge sembrerebbe che Cristo avesse dovuto insegnare per iscritto. E risponde, citando San Paolo, che la “Legge dello Spirito di vita” (Rom. 8, 2) “doveva essere scritta, non con l'inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di carne, cioè nei cuori” (II Cor. 3, 3).

22) Obiettando poi che, se avesse scritto, Nostro Signore avrebbe evitato molte occasioni di errore e quindi reso più chiaro il cammino della fede, egli risponde: “Coloro i quali non hanno creduto agli scritti degli Apostoli su Cristo, non avrebbero creduto neppure se avesse scritto lui stesso”.

23) Di seguito, commentando queste nozioni del Dottore Angelico, evidenzieremo come la parola scritta sia incapace di dire tutto, specialmente nelle cose di ordine soprannaturale, e come anche la parola orale abbia i suoi limiti, così che si impone  che si insegni anche con atti, gesti, attitudini, silenzi, simboli, immagini, con le arti, dal momento che queste vie possono condurre, molte volte, ad una migliore comprensione degli imponderabili, del sublime, del trascendente. Come l’insegnamento orale sia, in materia di fede, superiore a quello scritto. Come una mentalità veramente cattolica, il sensus fidelium, il sentire con la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, valga più dell’erudizione della scienza teologica. Come Dio voglia salvare gli uomini con gli uomini, inviando “le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città”, verità essenziale, questa, per intendere bene il Magistero ordinario e il cuore della sua concezione.

II.4 – “Fides ex auditu, auditus autem per verbum Christi

24) Questo insegnamento di San Paolo rivela il carattere eminentemente organico della trasmissione della dottrina operata dal Magistero ordinario. – La traduzione del testo presenta qualche difficoltà – Letteralmente, il senso è “la fede viene dall’ascolto, l’ascolto dalla predicazione di Cristo”. - Diverse traduzioni correnti fanno uso di perifrasi, come “la predicazione viene dall’ascolto ed è la predicazione di Cristo” o “la fede dipende dalla predicazione e la predicazione è l’annuncio della parola di Cristo” o “la fede deriva da ciò che si ascolta e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” – Vi sono di quelli che, in una accezione più ampia, ma vera,  applicano la frase alla musica, la quale può condurre le anime alla dottrina di Cristo, specialmente se fossero valorizzati il canto gregoriano e quello polifonico. – E vi sono di quelli che, con un’ispirazione chiaramente protestante, abusano della libertà di tradurre: “propaganda first, faith after”, “prima la propaganda, poi la fede”, adattando il principio alle teorie del marketing, quanto meno del “marketing della fede”, come l’intendono alcune chiese evangeliche.

25) In verità, la questione della traduzione non impedisce né ostacola la piena intellezione del testo di San Paolo. Egli dice che la fede viene soprattutto dall’ascolto e non dall’osservazione dei fatti relativi alla fede, come i miracoli, né dalla lettura, perfino dei testi sacri, né dall’uso degli altri sensi, i quali per di più sono chiaramente meno cognitivi della vista e dell’udito.

26) Vero è che la vista, il più cognitivo del sensi, svolge un ruolo importante perché il fedele giunga alla fede, ma San Tommaso, in C. Gent., IV, cap. I, dice che “la verità divina, che va oltre l’intelletto umano, giunge a noi per mezzo della rivelazione, non come verità dimostrata da vedere, ma come verità detta per essere creduta”: e subito dopo ripete: “le cose divine che dobbiamo credere ci sono rivelate con la parola”, e anche “la verità rivelata sulle cose divine ci è proposta non per essere vista, ma per essere creduta”. Anche gli altri sensi sono presenti nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, come aventi un loro ruolo in relazione all’atto di fede. Il corpo di Lazzaro che puzzava già. Maddalena che unse Nostro Signore con i profumi. Il maestro di tavola che a Cana riconobbe dal sapore che si trattava di vino buono (C. Gent., libro IV, cap. I). Nostro Signore che volle che San Tommaso toccasse le piaghe (Gv. 20, 26). E molte altre cose ancora che hanno alimentato la predicazione cattolica nel corso dei secoli.

27) Il significato della massima supera la questione ristretta dei cinque sensi. Il parlare bene, in linea generale, va accompagnato da gesti, espressioni del viso, silenzi significativi, comunicazione del calore umano, richiami impliciti a questo o a quello, e infine da innumerevoli sottintesi che spesso dicono più delle stesse parole, o quanto meno le completano in maniera straordinaria. La buona conversazione, e soprattutto la predicazione della vera religione, tende a trasmettere una mentalità, a forgiare lo spirito di chi ascolta, a spingerlo verso il retto cammino. Essa instilla nel suo animo il sensus fidelium, il senso cattolico, il sentire con la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola. – È l’apostolato, oggi quasi proscritto a causa dell’istanza cosiddetta ecumenica in base alla quale tutte le religioni sarebbero buone e condurrebbero alla salvezza.

28) La “fides ex auditu” attiene al disegno espresso di Nostro Signore: che l’uomo fosse salvato dall’uomo. Tutto l’ordine della redenzione richiama questa disposizione della divina Provvidenza. – San Tommaso spiega che la fede, come virtù teologale, viene solo da Dio. Ma dice che “per la fede si esige che le verità da credere siano proposte a chi deve credere. E in questo interviene l'opera dell'uomo, poiché, come dice S. Paolo, ‘fides est ex uditu’, ma principalmente intervengono gli angeli” (Sum. Th. I, q. 111, a. 1, ad 1). - L’approfondimento di questa massima eccederebbe lo scopo di queste note, implicando considerazioni non solo di natura dogmatica, sul carattere organico e prevalentemente auditivo del Magistero ordinario, ma anche di natura morale, ascetica e mistica.

29) Tuttavia, ancora una parola sull’affermazione di San Tommaso, che può sembrare strana: che le verità di fede sono proposte dagli uomini, “ma principalmente intervengono gli angeli”. Nello stesso articolo, egli spiega che: “L’ordine stabilito dalla divina provvidenza vuole che gli esseri inferiori siano sotto l’influsso degli esseri superiori; quindi, come gli angeli di grado inferiore sono illuminati da quelli di grado superiore, così gli uomini che sono inferiori agli angeli, sono illuminati da essi”. Si tratta di una delle regole primarie della metafisica e della teologia dell’organicità, qui integrata con la metafora biblica, secondo la quale l’illuminazione di Dio e degli angeli si riceve soprattutto con l’audizione: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (I Sam. 3, 9), “ascolterò che cosa dice Dio, il Signore” (Sal. 84, 9). Così, in un rapimento mistico, l’Imitazione di Cristo esclama: “Beata l’anima che ascolta il Signore che le parla dentro […] Beate le orecchie che colgono il più intimo sussurro di Dio […] Veramente beate le orecchie che danno retta, non alla voce che risuona dal di fuori, ma a quella che ammaestra dal di dentro e insegna la verità” (III, cap. I e II).

II.5 – Il Magistero ordinario e la formazione della mentalità cattolica

30) Abbiamo già accennato al fatto che lo scambio orale di idee, il parlare di temi religiosi, ma ancor più la predicazione della vera religione e in cima ad essa l’insegnamento magisteriale vivo, tendono potentemente a trasmettere una mentalità, a forgiare lo spirito di chi ascolta, a spingerlo a stabilirsi definitivamente nel retto cammino, creando in lui solide abitudini virtuose.

31) Cos’è la mentalità? – Il termine “mentalità” compare nella lingua francese nel XIX secolo. Secondo i dizionari, nel suo significato più proprio, è la mente, la qualità di ciò che è mentale, la capacità intellettiva, il pensiero. – In un senso un po’ più ricco, è l’insieme delle abitudini intellettuali e psichiche di un individuo o di un gruppo, è la maniera individuale di pensare e di giudicare, è lo stato mentale o psicologico della persona. - E tuttavia queste espressioni non dicono tutto. Nel suo pieno significato, che è quello che qui adottiamo, la mentalità indica la visione del mondo, la Weltanschauung, il fondo più intimo della disposizione della personalità di fronte alle cose, la sua concezione ultima riguardo alla natura, all’universo, alla creazione, e infine a Dio, incluse essenzialmente le regole fondamentali di comportamento che la persona adotta nella vita.

32) Il concetto per cui il Magistero della Chiesa non deve insegnare solo la dottrina, ma, secondo una concezione organica dell’insegnamento, deve educare a formare in modo pieno ed intero la personalità e la mentalità del fedele, risalta con particolare enfasi nell’Enciclica Divini Illius Magistri di Pio XI: «l’educazione cristiana comprende tutto l’ambito della vita umana, sensibile, spirituale, intellettuale e morale, individuale, domestica e sociale, non per menomarla in alcun modo, ma per elevarla, regolarla e perfezionarla secondo gli esempi e la dottrina di Cristo».

33) Di seguito, nella stessa Enciclica, Pio XI caratterizza “il vero e compìto uomo di carattere”, formato dal Magistero della Chiesa, come «l'uomo soprannaturale, che pensa, giudica ed opera costantemente e coerentemente, secondo la retta ragione illuminata dalla luce soprannaturale degli esempi e della dottrina di Cristo (…) Non qualsiasi coerenza e tenacia di condotta, secondo principi soggettivi, costituisce il vero carattere, ma soltanto la costanza nel seguire i principi eterni della giustizia».

34) E Pio XI, citando l’Enciclica Militantis Ecclesiae di Leone XIII, scrive che «È necessario (…) che non soltanto in determinate ore si insegni ai giovani la religione, ma che tutta la restante formazione olezzi di cristiana pietà. Se ciò manca, se questo alito sacro non pervade e non riscalda gli animi dei maestri e dei discepoli, ben poca utilità potrà aversi da qualsiasi dottrina: spesso anzi ne verranno danni non lievi».

35) Vanno notate, in quest’ultima citazione, le parole “olezzi di cristiana pietà”, dense di connotazione organica, poiché indicano il carattere vivo, per niente libresco, della formazione cattolica. E nello stesso senso il passo che parla di “ben poca utilità… da qualsiasi dottrina” che non venga accompagnata dalla stessa fragranza di cristiana pietà, in mancanza della quale si avranno “danni non lievi”.

36) Del pari, richiede un commento la frase in cui Leone XIII e Pio XI dichiarano che l’“alito sacro” dell’educazione cristiana deve penetrare negli animi dei maestri e dei discepoli, e “riscaldarli”. – Espressioni che non si riferiscono, quindi, solo ai discepoli, ma anche ai maestri, perché non si ha vera educazione cattolica se i docenti non sanno dispensare organicamente il loro insegnamento. – La parola “riscaldarli” rimanda a concetti correnti come “calore umano”, “calore dell’anima”. Calore significa metaforicamente attività, vivacità, ardore, entusiasmo, zelo, senza i quali non v’è educazione cristiana. E senza i quali non si ha ugualmente Magistero ordinario organico, né, quindi, Magistero ordinario fruttuoso e vero. E diciamo questo in termini di teologia dogmatica, non solo ascetico-mistica.

37) Il filosofo marxista Gramsci diceva che il “male” della Chiesa Cattolica, e al tempo stesso la sua forza, sta nel fatto che i suoi membri, da San Tommaso d’Aquino al più semplice fedele, pensano tutti allo stesso modo. In termini più esatti, non si tratta tanto di pensare allo stesso modo, quanto di avere la stessa mentalità, la stessa Weltanschauung, la stessa visione del mondo, di modo che il fondo dell’anima e della mente del fedele è formato, conformato, modellato secondo la verità rivelata da Nostro Signore.

38) Qui non serve una difesa di questa unità di pensiero e di mentalità che caratterizza i cattolici. Non è ai fedeli, ai quali ci rivolgiamo, che dobbiamo provare che tale caratteristica dei cattolici non viola la libertà dei figli di Dio, né comporta il “lavaggio del cervello”, ma deriva dalla sottomissione razionale, lucida, cosciente, ispirata dalla grazia, alla divina Rivelazione.

39) Attenersi poi all’insegnamento tradizionale del Magistero, invece che alle novità odierne, non significa, come dicono alcuni, adottare il “libero esame” protestante, che sceglie ciò che vuole credere, ma significa essere fedeli alla continuità organica del Magistero. La fedeltà alla Tradizione non nasce da un libero esame, ma al contrario dalla sottomissione dell’intelligenza e della volontà a ciò che fu rivelato da Nostro Signore, alla verità unica e sussistente, insegnata nel corso dei secoli dal Magistero perenne della Chiesa.

II.6 – “Sensus fidelium”, senso cattolico, sentire con la Chiesa

40) La predicazione con la parola, la presenza viva del Magistero ordinario organico che giunge al fedele, dal più semplice al più erudito, crea un nuovo “sentire”, o nuovi “sentimenti”, per i quali le reazioni di questo fedele davanti agli eventi riflettono profondamente e spontaneamente le sue convinzioni religiose e morali. Si tratta di attitudini radicate nel cuore dell’anima, per le quali il fedele “sente” con Nostro Signore. Egli diventa, con la grazia, un “alter Christus”. Sorgono così i concetti di sensus fidelium, di senso cattolico, di sentire con la Chiesa, ognuno dei quali merita un’analisi accurata.

41) Il sensus fidelium accentua soprattutto il senso della fede. Così, riguardo alla crisi ariana, il cardinale Newman scriveva che “il dogma di Nicea si mantenne durante la maggior parte del IV secolo, non per la fermezza incrollabile della Santa Sede, dei Concili e dei Vescovi, ma per il consenso dei fedeli” (vedi sotto il punto n. 59).

42) Il senso cattolico ha una portata più ampia, che connota le azioni e le attitudini della persona, non solo rispetto alla fede, ma anche nei confronti di tutto ciò che riguarda la Chiesa e la salvezza delle anime. Corrisponde allo “spirito cattolico”, allo “spirito buono” che dev’essere presente nella vita quotidiana, nel modo di comportarsi, di pensare, di lavorare, di rapportarsi con gli altri, insomma in tutto. Il cattolico dev’essere un altro Cristo. Secondo un vecchio detto di Sant’Agostino, piuttosto mistico che ascetico, “Deus intimior intimo meo”, “Dio mi è intimo più del mio intimo” (Confessioni, libro 3, cap. 6).

43) Il sentire con la Chiesa, di cui parla Sant’Ignazio di Loyola, rappresenta il sottile suggerimento a volersi lasciare modellare dalla fede. Non è solo pensare, ma “sentire”. Gli Esercizi Spirituali propongono diciotto regole che devono essere osservate “per il vero sentire che dobbiamo mantenere nella Chiesa militante”. La prima regola è che “deposto ogni giudizio proprio, dobbiamo tenere lo spirito preparato e pronto ad obbedire in tutto alla vera Sposa di Cristo, Nostro Signore, che è la madre nostra, alla Chiesa gerarchica”. Dobbiamo elogiare la confessione al sacerdote, la ricezione del Santissimo Sacramento, l’assistenza frequente alla Santa Messa, la vita religiosa, la verginità, la continenza, le reliquie dei Santi, i pellegrinaggi, la patristica e la scolastica, e in definitiva tutto ciò che la Chiesa loda. “Dobbiamo elogiare tutti i precetti della Chiesa, con prontezza di spirito, per cogliere le ragioni per difenderli e in nessun modo per criticarli”. “Per adeguarci in tutto, dobbiamo essere sempre disposti a convenire che il bianco che vediamo è nero, se è questo che stabilisce la Chiesa gerarchica”.

44) Le parole “senso” e “spirito” sono molto espressive delle convinzioni profonde che modellano il pensiero del vero cattolico, e della retta volontà di colui che, sotto l’influsso della grazia, si identifica con la dottrina della Chiesa. – In questa accezione, al di là di quanto indicato prima, sono comuni le espressioni “senso morale”, “senso di giustizia”, “senso dell’onore”, “senso della gerarchia”, “senso del peccato”, “senso contro-rivoluzionario”. - E “spirito cattolico”, “spirito di fede”, “spirito di sacrificio”, “spirito d’apostolato”. - Nel senso opposto alla fede e alla virtù, è comune parlare di “spirito di rivolta”, “spirito protestante”, “spirito ugualitario”, “spirito rivoluzionario”, “cattivo spirito”. – Queste due parole sono anche largamente usate nel campo del pensare e dell’agire umani, che di per sé non implicano questioni di fede e di morale, come “senso comune”, “senso giuridico”, “senso medico”, “senso pratico”, “senso artistico”, “spirito pubblico”, “spirito geometrico”, “spirito de finesse”.

II.7 – Teologia dogmatica o poesia devota?

45) A quanto detto finora sul carattere organico del Magistero ordinario, si potrebbe avanzare un’obiezione di fondo: tale concezione mischia teologia e poesia. Una cosa, direbbe qualcuno, è la Sacra Teologia, scientifica, pura e fredda, esposta nei trattati di dogmatica, morale, ecc., altra cosa è la bellezza contenuta nel deposito rivelato, che può essere espressa con l’oratoria, con la poesia, con la musica, ecc., per l’edificazione dei fedeli.

46) Così formulata, la domanda esige che si distinguano con cura tre ambiti ben diversi: (i) da un lato vi è indubbiamente la teologia fredda, sistematica, scientifica, dei trattati, dei libri tecnici, degli articoli specializzati; (ii) all’estremo opposto vi è la predicazione, che cerca di muovere l’anima al bene; vi è la poetica, che canta la bellezza della natura umana elevata all’ordine soprannaturale; vi è la pittura, la musica e tutte le altre arti; vi è la pastorale, vi è l’apostolato; (iii) ma tra l’una e le altre vi è il vasto campo degli insegnamenti di Nostro Signore, che non possono essere esauriti dalle parole scritte, vi è la “la sublimità della dottrina di Cristo, la quale non può essere contenuta in uno scritto”, come dice San Tommaso (Sum. Th. III, q. 42, a 4).

47) Quello che sosteniamo è che quelle “altre cose che Gesù ha fatto”, che non possono essere contenute nei libri, al pari di quelle che sono state messe per iscritto, contengono un numero enorme di verità che i manuali non contemplano, e che devono essere insegnate dalla Chiesa, com’è sempre stato. Si tratta della Tradizione. Si tratta del carattere “organico”, e non meccanico o libresco, dell’oggetto della Sacra Teologia, e quindi della Chiesa. Si tenga presente, ancora una volta, il testo nel quale, rivolgendosi espressamente sia al comune fedele sia al filosofo e al teologo, Pio XII insegna che l’esplicitazione della verità rivelata si fa “nel medesimo ordine e con la medesima organicità con cui vediamo costituita la natura stessa delle cose da cui la verità si attinge”.

48) E questo insegnamento, la Chiesa lo dispensa essenzialmente con la sua predicazione quotidiana in tutto il mondo, continuata nel tempo; verità, questa, che è stata cancellata da molti di quelli che alimentano idee sbagliate sul Magistero ordinario.

49) Sono numerosi i passi e le immagini dei Vangeli densi di dottrina e di poesia, come il “Magnificat”, il “nunc dimittis”, il “lasciate che i bambini vengano a me”, i gigli del campo, le beatitudini, le parabole in generale. - E questo si riscontra ugualmente nelle epistole degli Apostoli: “la carità è benigna, … non tiene conto del male…”, “combatti la buona battaglia…”; negli Atti degli Apostoli: “cor unum et anima una”; nell’Apocalisse: che è tutta una poesia possente, dura, piena di immagini corpose, ma estremamente ricca e veritiera. – E questo lo si ritrova già in ogni passo del Vecchio Testamento, con i suoi diversi libri strettamente poetici, dai quali ci sia permesso di citare solo due singoli passi: “invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno” (Sal. 127, 2); e la divina Sapienza che dice: “allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante, dilettandomi sul globo terrestre” (Prov. 8, 30-31).


Capitolo III – Approfondimento della nozione di Magistero ordinario organico

50) Una volta delineato nei suoi elementi fondamentali il carattere organico del Magistero ordinario, è di rigore che il passo successivo consista nello sviluppare l’argomento, nel precisare i suoi aspetti rilevanti, nell’arricchirlo con esempi e fatti di varia natura, e soprattutto nel calarlo più ampiamente nei documenti della Tradizione. In tal modo, diverrà più chiaro che la dottrina non è nuova e peregrina, ma vecchia e ferma, cosa che oggi è quasi del tutto dimenticata.

51) Per questo approfondimento del tema è utile affrontare prima, sempre alla luce della Tradizione, le varie questioni qui di seguito indicate. – Alcune, strettamente teologiche, riguardano concetti errati, oggi diffusi, che impediscono la comprensione del carattere organico del Magistero ordinario. Altre, più pratiche, spesso viste alla luce della storia, consentono una migliore intelligenza sia dei principi, sia delle concrete conseguenze della teoria del Magistero organico. Altre ancora prevengono obiezioni, leggere o pesati, a quanto presentiamo. – Nostro scopo è quello di cercare di sviluppare questa vasta tematica, nella misura in cui la Provvidenza ce lo permette.

52) Enumerando diverse di queste questioni, non pensiamo di classificarle in uno schema sistematico, poiché equivarrebbe ad ingessarle, visto che esse si intrecciano tutte le une con le altre. Un’esposizione libera e senza preoccupazioni accademiche ci sembra che possa servire meglio per gli obiettivi che qui ci prefiggiamo.

III.1 – La dottrina classica sul Magistero ordinario

53) Il Magistero ordinario fu studiato prima del Vaticano I. Il quale definì l’infallibilità del Magistero ordinario “universale”. Da allora ad oggi, dei grandi autori hanno sviluppato la materia con maestria, mentre consistenti deviazioni si sono infiltrate nelle esposizioni, a volte le più erudite. Qui non faremo un’analisi esaustiva dell’argomento, ci limiteremo a presentare opportunamente alcune osservazioni su questa dottrina sul Magistero ordinario, che possiamo chiamare “classica”. – Il punto più sensibile di essa è la definizione dell’infallibilità del Magistero ordinario “universale”, data dal Vaticano I. – È anche nostra intenzione studiare, a suo tempo, le relazioni armoniose e dense di preziosi insegnamenti, che esistono tra tale dottrina “classica” e quella del Magistero ordinario organico.

III.2 – L’Enciclica Mystici Corporis Christi

54) Per un più solido fondamento della dottrina del Magistero ordinario organico e per il suo ampio sviluppo in campo dogmatico, è di fondamentale importanza un attento studio dell’Enciclica di Pio XII, Mystici Corporis Christi, del 1943.

III.3 – L’“organico”, dalla biologia alla metafisica e alla teologia trinitaria

55) L’organicità, il cui primo esemplare è la vita divina, esige un esame migliore. Esso partirà dall’organo biologico, per passare poi alla psicologia individuale e collettiva. Non si potrà trascurare lo studio specifico della società organica, in particolare dei principi di sussidiarietà, complementarietà e altri ancora. Saranno approfonditi i concetti di “popolo” e di “massa”. Appoggiandoci alla metafisica, si dimostrerà che Dio ha “in sé perfettissima e sempiterna vita, perché il suo intelletto è perfettissimo e sempre in atto” (Sum. Th. I, q. 18, a 3, c.). Fino a giungere alla teologia trinitaria, dove si potrà vedere che “le processioni delle Persone sono causa della produzione delle creature, in quanto esse includono attributi essenziali, quali la scienza e la volontà”. (Sum. Th. I, q. 45, a. 6, c.)

III.4 – Gerarchia e fedeli

56) Occorre approfondire il principio che le speciali promesse di Cristo per il Magistero della Chiesa, sono rivolte solo al Papa e ai Vescovi. Sono essi i depositari della dottrina rivelata, che la conservano, la interpretano e la trasmettono intatta nel corso dei secoli. I fedeli, tuttavia, non sono semplici e rigidi ricettacoli degli insegnamenti della Gerarchia. Non sono vasi di vetro, inerti. Come insegna San Paolo, la dottrina non è scolpita su tavole di pietra, ma sulla tavola di carne del cuore dell’uomo. Così, la missione dei fedeli, compresi teologi, parroci, semplici sacerdoti e laici, è di ricevere gli insegnamenti della Gerarchia, comprenderli, elaborarli, trasmetterli, il tutto in forma organica e attiva. Tale concezione si oppone ad una certa tendenza che si riscontra qua e là in alcuni ambienti teologici, che considera i laici come elementi inevitabilmente infantili e limitati, un peso dottrinalmente passivo nella vita della Chiesa. Questa tendenza non riconosce ai fedeli un ruolo fondamentale nella preservazione della fede, soprattutto nei momenti di crisi, com’è accaduto nel IV secolo, come ricorda il Cardinale Newmann (vedi dopo il punto 59).

III.5 – Dottrine che la Gerarchia approva

57) Il Papa e i Vescovi non insegnano solo con la parola scritta o orale e con gli atti, i gesti, i simboli, ecc., esiste anche un’altra forma di Magistero vero e ricco, che corrisponde all’insegnare approvando quello che è stato elaborato, proposto e divulgato dai fedeli. Così, per esempio, gli insegnamenti di San Tommaso d’Aquino, che sono stati lodati, approvati e proposti da molti papi come obbligatori nelle scuole cattoliche, sono indiscutibilmente delle dottrine che si incorporano nel Magistero della Chiesa. – L’approvazione degli insegnamenti dei semplici fedeli, non sempre e necessariamente è così espressa e ampia come nel caso di San Tommaso, e tuttavia essa è frequente nella vita quotidiana della Chiesa, pur tenendo conto che le si deve attribuire una maggiore o minore autorità a seconda delle circostanze e delle peculiarità di ogni singolo caso, cioè considerando la natura degli atti approvanti, i loro termini e le loro forme, l’oggetto, l’estensione nel tempo e nello spazio, insomma ogni circostanza.

III.6 – Approvazione tacita

58) Richiede ugualmente uno studio più circostanziato, la tesi, assolutamente certa, che l’approvazione degli insegnamenti dei semplici fedeli da parte della Gerarchia possa farsi in maniera implicita. Il Papa e i Vescovi non hanno solo il diritto, ma anche il dovere rigoroso e irrinunciabile di condannare gli errori che si infiltrano in ambito cattolico. Non possono tacere, come San Pietro di fronte ai carnefici di Cristo. Devono parlare, in tempo opportuno o inopportuno. Se tacciono, il loro silenzio equivale ad una approvazione tacita di ciò che insegnano le loro pecore.

III.7 – Il Cardinale Newman e l’arianesimo del IV secolo

59) Alla luce della dottrina del Magistero ordinario organico, merita uno studio speciale la polemica degli ultimi decenni del XIX secolo intorno alla crisi ariana del IV secolo. – Nel 1859, il Cardinale Newmann scriveva: “Il dogma di Nicea si mantenne durante la maggior parte del IV secolo, non per la fermezza incrollabile della Santa Sede, dei Concilii o dei Vescovi, ma per il consenso dei fedeli. Per un certo tempo, la massa dei Vescovi fallì nella confessione della fede. Essi si pronunciavano in maniera differente, gli uni contro gli altri; per circa sessant’anni dopo Nicea non ci fu nulla che somigliasse ad una testimonianza certa, costante, coerente. Si ebbero concilii poco certi, Vescovi infedeli: debolezza, timore delle conseguenze, disorientamento, illusioni, abbagli a non finire, nessuna speranza, erano diffuse in modo tale da raggiungere quasi gli angoli più remoti della Chiesa Cattolica. I pochi vescovi che rimasero fedeli furono screditati e banditi; il resto era composto da quelli che si ingannavano e da quelli che erano ingannati” (The Rambler, luglio 1859, p. 214). – Accusato di eterodossia, il Cardinale Newman mantenne la sua posizione, chiarendola meglio in nuovi lavori.  Nel 1879, Leone XIII lo elevò al cardinalato. In seguito egli fu oggetto di una lettera elogiativa di San Pio X. – In questa questione, non guarderemo tanto all’ortodossia della tesi Newman, quanto piuttosto al “consenso dei fedeli”, segno e riflesso dell’insegnamento del Magistero ordinario organico.

III.8 – Benedetto XVI e i bambini del passato

60) Già al punto 28 della prima parte di questa nostra serie sul Magistero ordinario, il grande sconosciuto, intitolata “Il Magistero ordinario può insegnare con atti e gesti”, abbiamo ricordato l’omelia del Giovedì Santo, il 5 aprile 2012, nella quale Benedetto XVI ha affermato: “gli elementi fondamentali della fede, che in passato ogni bambino conosceva, sono sempre meno noti”. Lì abbiamo osservato che si tratta di una “frase lapidaria, che ha la forza e la portata per orientare la Pastorale e perfino la Teologia dogmatica di tutto il futuro della Chiesa”, e abbiamo aggiunto che “negli ampi studi sul Concilio Vaticano II, che si stanno sviluppando in modo straordinario in questa vigilia della commemorazione del suo cinquantenario, questa frase storica di Benedetto XVI dovrebbe costituire un elemento di base per tutti i teologi veramente cattolici”. - Approfondendo questa lezione pontificia, vedremo come il Magistero ordinario organico instillasse nei bambini una mentalità cattolica talmente radicata, un senso religioso così acuto, che in essi rimanevano scolpiti “gli elementi fondamentali della fede”, oggi “sempre meno noti”.

III.9 – Il “senso cristiano” nell’insegnamento di Padre Baliċ

61) È divenuta molto nota, tra gli specialisti, una conferenza di Padre Baliċ, OFM, professore al Pontificio Ateneo Antoniano dei padri francescani a Roma, pronunciata all’Università Gregoriana e pubblicata nella rivista Gregorianum nel 1952 (vol. XXXIII, 1, pp. 106-134). Egli espone brillantemente la dottrina del “senso cristiano” del fedele cattolico, distinguendola dal “sentimento religioso” modernista. Riteniamo che questo magnifico studio meriti un’analisi accurata, con la quale diverrà chiaro il solido appoggio che trovano nella neo-scolastica le tesi qui sviluppate sulla formazione della mentalità cattolica, sullo spirito della fede e sul sentire con la Chiesa.

III.10 – Gramsci, San Tommaso e il boscaiolo cattolico

62) Il passo del marxista Gramsci, già richiamato al precedente n. 37, merita un’analisi approfondita. Secondo il suo modo di vedere, il “male” e la forza della Chiesa Cattolica starebbero nel fatto che San Tommaso e il più semplice dei fedeli pensano allo stesso modo. Visto nel quadro dogmatico e pastorale, questo fatto, presentato da lui in termini meramente politici e sociologici, costituisce una potente affermazione della capacità del Magistero ordinario di formare, modellare e consolidare, con l’aiuto della grazia divina, lo spirito di ogni cattolico, dai più grandi pensatori all’incolto boscaiolo. Questa teoria spiega meglio le nozioni di mentalità cattolica, di senso cattolico, di spirito fedele, di sentire con la Chiesa, secondo quanto esposto ai precedenti punti 30-44.

III.11 – San Tommaso e l’estetica medievale in De Bruyne

63) Il carattere organico del Magistero ordinario, come della filosofia, della teologia e della Creazione, risalta con notevole splendore negli scritti di Edgar de Bruyne (1898-1959), che dovrebbero essere conosciuti meglio. Belga, professore all’Università di Gand, senatore, ministro per le colonie, grande studioso del Medioevo e di San Tommaso, egli pubblicò nel 1946, Études d‘Esthétique Médiévale. I commentatori sottolineano che questo coraggioso lavoro gettò le basi di quella che più tardi verrà chiamata “storia delle sensibilità estetiche”. In questo lavoro egli espone le varie dottrine del bello, da Boezio alle grandi somme teologiche dei secoli XII e XIII, con una visione profondamente innovativa che dimostra come la civiltà medievale fece del mondo un canto alla gloria del “bel Dio”. – Non si può comprendere il Magistero ordinario della Chiesa, fondamentalmente organico, se non lo si guarda come ordinato, nel suo intimo, a cantare la gloria del bel Dio.

III.12 – Una pagina poco diffusa di Mons. Vacant

64) Mons. Jean Michel Alfred Vacant (1852-1901), fu invitato, nel 1897, a coordinare l’edizione del monumentale “Dictionnaire de Théologie Catholique”, di cui vide pubblicati solo i primi fascicoli. Nel 1887, in un prestigioso concorso teologico, egli fu premiato a Parigi per la sua tesi intitolata “Le Magistère Ordinaire de l’Église et ses Organes”. La concezione di base del Magistero ordinario da lui presentata, corrisponde pienamente a ciò che noi proponiamo in questa serie sul Magistero ordinario, il grande sconosciuto. Egli afferma che “non solo il Papa e i Vescovi, ma anche i ministri inferiori della Chiesa, i semplici fedeli e quasi tutti gli uomini prestano la loro voce a questo magistero ordinario e diventano suoi strumenti”, perché “anche se tutti i doni divini ci vengono tramite l’episcopato”, i Vescovi hanno comunque i loro “ausiliari, che li aiutano a compiere la loro missione senza uscire dalla sottomissione a cui sono tenuti e senza aver ricevuto alcun ministero”, al pari degli scrittori cattolici e dei laici che “senza godere di alcun incarico per istruire i loro fratelli nelle verità di fede, tuttavia lo fanno con l’approvazione espressa o legittimamente presunta dei pastori; tali sono i genitori che educano i loro figli ai principi della fede cattolica e i professori che contribuiscono all’educazione cristiana della gioventù”. – Questo lavoro di Mons. Vacant dev’essere approfondito alla luce della dottrina del Magistero ordinario organico.

III.13 – Errori nel Magistero ordinario

65) Nella rivista Catolicismo, del luglio 1969, pubblicammo l’articolo Vi può essere errore nei documenti del Magistero pontificio o conciliare?, che fu incluso nel libro Considerações sobre o ‘Ordo Missae’ de Paulo VI, del 1970, per il quale scrivemmo anche un nuovo capitolo: Può esserci eresia nei documenti del Magistero pontificio o conciliare? – Entrambi i testi fecero parte dell’edizione francese del libro, La Nouvelle Messe de Paul VI: Qu’en Penser? (Diff. de la Pensée Franç., Chiré en Montr., 1975, 357 pp.). Allora giungemmo alla conclusione che “in linea di principio, non ripugna l’esistenza di errori nei documenti non infallibili del Magistero, neanche del Magistero pontificio o conciliare”, e che “non vediamo come escludere, in linea di principio, l’ipotesi di eresia in un documento ufficiale del Magistero pontificio o conciliare che non sia corredato dalle condizioni che lo rendano infallibile” (rispettivamente in Considerações…, pp. 59 e 66, e La Nouvelle Messe… pp. 308 e 318). – Queste tesi, sebbene già provate, devono adesso essere attualizzate e approfondite, basandosi ampiamente sulla Tradizione.

III.14 – Cristo non ha dotato la Chiesa di un’infallibilità assoluta e senza limiti

66) Parallelamente allo studio della possibilità di errori e di eresie nei documenti magisteriali, sarebbe importante sviluppare la tesi che Nostro Signore avrebbe potuto dotare la Chiesa di una infallibilità e una inerranza assolute e senza limiti, ma non lo fece. Abbiamo già esposto questa dottrina nella confutazione, pubblicata nel nostro sito il 28 dicembre del 2011, dell’articolo di Mons. Fernando Ocariz apparso nell’Osservatore Romano. Riteniamo necessario che una tale dottrina sia ampiamente sviluppata, visto che la sua negazione, molte volte implicita, ma sempre radicale, è alla radice di innumerevoli deviazioni comuni ai giorni nostri.

III.15 - “Minor sed sanior pars

67) Sarebbe utile una ricerca specifica sulla teoria tradizionale della minor sed sanior pars, per dimostrare come in periodi di crisi, di singolarità storica, questo concetto si applichi fondamentalmente a coloro che rimangono con la Tradizione. Per questo studio sarà importante analizzare l’interpretazione data dalla Patristica, dalla scolastica e in definitiva da tutta la Tradizione della Chiesa alla frase del Vangelo: “Ma il figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?

III.16 – Magistero straordinario papale e organicità

68) Il Magistero straordinario papale è organico? - Indubbiamente non lo è nella forma solenne con la quale dirime una questione, a mo’ di intervento chirurgico, per ciò stesso detta “straordinaria”. – Non lo è neanche quando non si attiene essenzialmente a ciò che pensano i fedeli, né si subordina al consenso posteriore della Chiesa. – Ma è organico per il carattere armonico della dottrina che propone, nella quale, secondo le parole di Pio XII, deve sovrapporre verità a verità, senza rotture che sfigurino il deposito rivelato e che portino la Chiesa a trasformarsi in un’altra Chiesa. Ed è ugualmente organico quando, in certi casi, come nelle definizioni dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione di Maria, si preoccupa di conoscere preventivamente, e a fondo, ciò che credono i Vescovi di tutta la Chiesa e i fedeli sulla dottrina da definire. Sarebbe oltremodo benvenuto uno studio molto ampio di tutta questa materia.

III.17 – Il Vaticano II e il Magistero ordinario organico

69) Quando, in un futuro che speriamo prossimo, studieremo gli elementi del Vaticano II alla luce della dottrina del Magistero ordinario organico, vedremo che non sono poche le considerazioni che si possono fare sul carattere non infallibile delle sue decisioni, a dispetto della posizione di quelli per i quali esse sarebbero indiscutibilmente infallibili. Le dichiarazioni papali sulla natura pastorale e non dogmatica del Concilio, collocano queste decisioni sul terreno del non vincolante, tanto più che la preoccupazione dei nostri ultimi pontificati è stata spesso quella di dialogare e non di insegnare. In tutta la Chiesa, la sanior pars dei fedeli non ha mai manifestato il suo consenso alle nuove dottrine, cosiddette “controverse”, come la libertà religiosa, la collegialità e l’ecumenismo. Nonostante Benedetto XVI abbia detto che è nei tempi passati che i bambini conoscevano gli elementi fondamentali della fede, è certo che tra i fedeli, semplici o eruditi, continua ancora a prevalere la nozione di buona dottrina, una mentalità cattolica genuina, un senso cristiano inalterato. Gli spiriti obiettivi e non contaminati dal relativismo modernista, dovranno anche studiare le relazioni tra Concilio e post-concilio, tra ciò che si è detto a parole e ciò che si è praticato con gli atti, tra l’affermato e l’insinuato, tra ciò che abbiamo appreso da bambini e ciò che stiamo vedendo oggi. In una prospettiva storica, e perché si capisca come i documenti del Vaticano II poterono e possono, ieri come oggi, soprattutto ad un primo ictu oculi, essere interpretati secondo modi diversi, sarà utile chiedersi per quali motivi diversi Vescovi anti-modernisti ritennero di poterli firmare, motivi che sono stati assenti negli attuali dibattiti su questo tema. Per questo, come per qualunque altro studio serio sul Vaticano II, sarà fondamentale il lavoro, divenuto già un classico, Concilio Vaticano II, Una storia mai scritta, del Prof. Roberto de Mattei (Lindau, Torino, 2011).

Capitolo IV – Sintesi e conclusione

70) Riassumendo. Il Magistero ordinario non contiene, come pensano molti, solo i pronunciamenti papali ed episcopali scritti e quelli inizialmente orali. Esso è una raccolta molto più ampia, abbondante e ricca, allo stesso modo degli insegnamenti diretti di Nostro Signore che furono molto più di ciò che appare nel Nuovo Testamento. Esso comprende la dottrina non scritta come, per esempio, i modi d’essere, di pensare e di reagire al cospetto di fatti favorevoli o sfavorevoli, i discorsi in tempo di parole, i silenzi in tempo di silenzio, e ogni altra cosa che in sé comporta insegnamento e che quindi è un vero atto magisteriale.

71) Non si tratta, pertanto, di un Magistero ordinario libresco, meramente tecnico e speculativo, freddo, morto, privo di anima e di calore, che può condurre alla noia e ad una vita senza senso, senza attrattive, senza entusiasmi – in una parola, ad una vita senza vita. Secondo XII, la stessa natura è organica, come dev’esserlo la filosofia e la teologia, e di conseguenza, aggiungiamo noi, anche il Magistero ordinario della Chiesa.

72) Umili scriba, giammai pretenderemmo di esprimere con parole ciò che San Tommaso dichiara non possa essere contenuto in esse. Ma egli insegna anche che “il lume naturale dell'intelletto viene rinvigorito dall'infusione del lume di grazia” (Sum. Th., I, q. 12, a. 13, c.). E nell’Adoro te devote ci invita a pregare “Praesta meae menti de te vivere, et te illi semper dulce sapere” (“Fa che la mia mente di Te viva, e sempre dolcemente Te assapori”).
– Che, con la sua intercessione, sopraggiunga la vittoria finale della Madonna sui nemici della Santa Chiesa.





gennaio 2013

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