Guerra al coronavirus,
guerra a tutto campo


di Don Benoît de Jorna, FSSPX

Editoriale di Fideliter n° 258 (nov-dic 2020)


Articolo pubblicato su La porte Latine,
sito del Distretto di Francia  della Fraternità San Pio X








«Siamo in guerra, una guerra sanitaria certo; non stiamo combattendo un esercito o un’altra nazione, ma il nemico è lì... e questo richiede la nostra mobilitazione generale. Siamo in guerra».

Queste sono le gravi parole che il signor Emmanuel Macron ha solennemente pronunciato il 16 marzo 2020. Anche se non c'è lo shock delle foto per inorridirci, c’è il peso delle parole e il numero dei morti a scuoterci. E il pericolo è così grande che tutti i cittadini sono chiamati a combattere. Poiché la salute di tutti è in pericolo, una parte del bene comune è colpita; la posta in gioco è cruciale. La causa è giusta. Spetta al capo dello Stato lanciare questa guerra difensiva. Dobbiamo affrontare questo aggressore ingiusto: il virus. Questa guerra è dunque legittima, e tutti devono combatterla; è una guerra moderna: non c’è più distinzione tra combattenti e non combattenti.

Ebbene, no. Questa non è una guerra. Le parole del Presidente sono metaforiche e le distinzioni che sono state fatte lo dimostrano. Così si dice che un medico fa una guerra senza pietà alla malattia che colpisce il suo paziente. Ma una guerra è un’ostilità tra nazioni. Quindi non siamo in guerra! Il Dottore, angelico com’era, parla della guerra nella sua famosa Summa: «Spetta ai príncipi (cioè ai Capi di Stato) difendere il bene pubblico con la spada nella guerra contro i nemici esterni». Ma la retorica intendeva smuovere la gente. L’effetto ha avuto successo: la paura ha preso piede ovunque. Una paura collettiva ha invaso il territorio; la morte aleggia su tutti; la mobilitazione è generale. Questo è quello che abbiamo chiamato dal 1789 il Terrore! In breve, il discorso è stato terrificante.

Ma come non stupirsi per un tale discorso del Presidente, sei mesi prima dell’enciclica del vescovo di Roma, Fratelli tutti, enciclica lodata da Luc Mélanchon alla tribuna dell’Assemblea Nationale ?
Francesco l’ha firmata ad Assisi, il 3 ottobre 2020.
«Nel contesto della sua riflessione sulla fraternità universale, per la quale si è sentito particolarmente stimolato da San Francesco d’Assisi e anche da altri fratelli non cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, Mahatma Mohandas, Gandhi e molti altri», Francesco si è interrogato sulla guerra e l’ha definita ingiusta. Egli ha ripetuto il discorso fatto all’ONU: «La guerra è la negazione di tutti i diritti e una aggressione contro l’ambiente. Se si vuole un vero sviluppo umano integrale per tutti, si deve perseguire instancabilmente lo sforzo per evitare la guerra».
In breve, Francesco ha fatto guerra alla guerra e ha chiesto di convertire il denaro per le armi in nutrimento per gli abitanti dei paesi più poveri, per evitare che si debbano muovere!

Quale irenismo! Perché, dopo tutto, come ogni persona è sempre capace di lacerarsi a causa dei residui di infezione che porta con sé per il peccato originale, così le nazioni sono capaci, per molte ragioni, di volersi opporre le une alle altre.

Peggio ancora. Francesco afferma senza esitazione: «È molto difficile difendere oggi i criteri razionali sviluppati in altri tempi per parlare di una possibile guerra giusta. Mai più la guerra». Affermare semplicemente che non c’è più alcuna possibilità di una guerra giusta significa riconoscere che nessuna nazione dovrà mai difendersi da un’aggressione straniera ingiusta. Ma allora le nazioni sono solo parti di un grande insieme e non sono più diverse le une dalle altre. In altre parole, tutte integrano quella fratellanza universale che tutte le religioni promuovono. In breve, qui il discorso è tranquillizzante.

Né il terrore, né il pacifismo sono il rimedio alla condizione dell’uomo votato alla discordia, alla malattia, alla morte a causa del peccato originale. La conversione a Gesù Cristo è l’unica fonte di salvezza: il Suo rinnovato Sacrificio sull’altare ci dà la grazia, la pazienza e la speranza di cui abbiamo bisogno per sopportare le prove necessarie di questo mondo. Sta a ciascuno di noi imitare l’Apostolo: «Mi rallegro delle mie sofferenze... e quello che manca alle sofferenze di Cristo lo compenso nella mia carne per il suo corpo che è la Chiesa».
È inutile nascondere i nostri volti; il toccasana è il Sacrificio della Messa.




aprile 2021
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