I 1700 anni del riposo domenicale


di  Pierre-Alain Depauw


Pubblicato sul sito informazioni della Fraternità San Pio X





L’anno 2021 segna il 1700esimo anniversario della dedicazione della Domenica a giorno settimanale di riposo. Divenuto un precetto della Chiesa, questa istituzione ha ricevuto numerosi attacchi dalla Rivoluzione Francese ai giorni nostri.

Il Codice Giustinianeo – raccolta delle costituzioni imperiali promulgata dopo Adriano e pubblicata nel 528 – fa risalire il riposo domenicale all’Imperatore Costantino.

In effetti, nella primavera del 321, meno di dieci anni dopo la vittoria di ponte Milvio, che costituì una tappa essenziale per il cammino verso il potere e la conversione al cristianesimo, il figlio di Costanzo Cloro e di Sant’Elena si rivolge al Vicario di Roma in questi termini: « che tutti i giudici, la plebe urbana, i servizi di tutte le professioni riposino nel venerabile giorno del Sole» (Codice Giustinianeo, III, XII, 2).

Tre mesi più tardi, il 3 luglio 321, l’Imperatore  ritorna sull’argomento insistendo ulteriormente sul rispetto dovuto al primo giorno della settimana «il giorno del Sole dedicato alla sua venerazione» (Codice Teodosiano, II, VIII, 1).

Costantino non chiama ancora «Domenica» o «Giorno del Signore», il giorno di riposo, ma lo chiama «giorno del Sole», con riferimento al «Sole invitto», titolo caro ai vecchi Romani per designare il primo giorno della settimana.

Ma non ci si inganni, perché è la fede cristiana – che lo porterà a farsi battezzare alla fine della sua vita – che ispirava tale misura al vincitore di Massenzio su ponte Milvio.

Questa concezione del riposo rimaneva ancora molto flessibile: «Quelli che vivono in campagna si dedichino liberamente e senza impedimenti alla coltivazione dei campi, perché spesso accade che non c’è giorno migliore per gettare il grano nei solchi o mettere le viti nelle fosse di semina. In questo modo, l’opportunità concessa dalla lungimiranza celeste non sarà persa quando sarà giunto il momento di agire», precisa Costantino.

Da parte della Chiesa, la legge ecclesiastica più antica, pervenuta fino a noi, è un canone del concilio di Laodicea, la cui data è incerta ma che si può situare verso il 364.
Il concilio ordina di astenersi dal lavoro la Domenica «per quanto possibile», formula che lascia intendere che l’uso festivo della Domenica era ancora molto debole.

A partire dal regno dell’Imperatore Teodosio (379-395), il riferimento al sole svanisce gradualmente e si passa dal «giorno del sole, chiamato ritualmente dai nostri antenati il giorno del Signore, che prende il nome dal rispetto stesso in cui è tenuto».

A partire dal VI secolo, nella Chiesa si moltiplicano dappertutto dei concili particolari che ricordano il dovere del riposo domenicale e dei giorni di precetto, fino a che San Tommaso d’Aquino sistematizzò questa dottrina, guidato dal principio secondo il quale le opere servili sono interdette nella misura in cui impediscono all’uomo di applicarsi alle cose divine.

Fu solo con la Rivoluzione Francese che il riposo domenicale fu attaccato, in particolare con l’introduzione del «giorno decadente». I rivoluzionari introdussero le settimane di 10 giorni, l’ultimo dei quali – il decadente - era un giorno di riposo. Questa sciocchezza è durata meno di 15 anni.

Da allora, l’istituzione del riposo domenicale non ha cessato di subire attacchi: a volte attaccato frontalmente e soppresso, a volte riabilitato, o tagliato, come dimostra l’ultima legge, la legge Macron del 2015, dal nome di colui che all’epoca era ministro delle finanze di François Hollande.





aprile 2021

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