Invito alla lettura

“La Storia d’Israele” di Giuseppe ricciotti


di Don Curzio Nitoglia






Giuseppe Ricciotti nacque a Roma il 27 febbraio del 1890. Fu battezzato, una settimana dopo e cresimato a sette anni, il giorno della sua Prima Comunione (1897), nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

Il giovane Giuseppe, appena quattordicenne, nel 1904, iniziò il noviziato a Gubbio (vicino ad Assisi), presso i Canonici Regolari Lateranensi, ove pronunciò i voti temporanei nel 1906 e, nel mese di ottobre del medesimo anno, fu trasferito a Roma in San Pietro in Vincoli, dove risiedeva il Collegio dei giovani Professi, che studiavano prima filosofia e poi teologia, preparandosi al Sacerdozio.

Sempre a Roma frequentò sia i corsi di filosofia sia di teologia presso l’Università Gregoriana ove si addottorò, a soli 23 anni, nelle due discipline. Contemporaneamente, il giovane Giuseppe, frequentò le lezioni di studi orientali presso l’Università La Sapienza e divenne Uditore presso il Pontificio Istituto Biblico. Inoltre, conseguì la Licenza in Scienze bibliche presso la Pontificia Commissione Biblica.

Nel 1913 conseguì la doppia laurea in filosofia e teologia nell’Università Gregoriana. Il 30 novembre del medesimo anno fu ordinato Sacerdote a Roma, all’Apollinare e cantò la Messa solenne il giorno seguente in San Pietro in Vincoli.
Dal 1929 (quando aveva 39 anni) sino alla sua morte (22 gennaio 1964, a 74 anni), per 35 anni, restò sempre a Roma, ove cambiò quattro residenze: 1°) San Pietro in Vincoli (1929-1932); 2°) Sant’Agnese sulla Nomentana (1932-1935); 3°) ancora S. Pietro in Vincoli (1935-1949), questo terzo periodo è quello della sua maturità, in cui scrisse la sua magnifica “sacra trilogia”; ossia, La Storia d’Israele (1932-34), La Vita di Cristo (1941) e infine San Paolo Apostolo (1946); 4°) dopo il ’49, l’Abate Ricciotti (a soli 59 anni) conobbe un lungo periodo di declino fisico con le conseguenti “purificazioni passive”, fu trasferito nel Collegio San Vittore adiacente e San Pietro in Vincoli, che fu la sua ultima residenza terrena e ove si spense, 15 anni dopo, il 22 gennaio 1964, a 74 anni. Dal 30 novembre del 1949 sino al giorno della sua morte l’Abate Ricciotti visse lì.

Dopo il 1929, don Giuseppe, continuò e intensificò la sua collaborazione alla “Enciclopedia Italiana”, chiamatovi dal filosofo siciliano, Giovanni Gentile (1875- 1944) della quale divenne Redattore delle “Materie Ecclesiastiche”. Contemporaneamente iniziò a scrivere la “Storia di Israele” (Torino, SEI, 1932-1934, in 2 volumi; ristampata dalla SEI di Torino nel 1997) e ora (2021) dall’Editore Effedieffe di Proceno di Viterbo (1) .

In Italia la Storia d’Israele, fortemente incoraggiata e sostenuta dal famoso esegeta padre Alberto Vaccari del Pontificio Istituto Biblico, fu altamente meritoria e sanamente “innovativa”, poiché nella nostra Patria mancava un libro specialistico che trattasse la “Storia Sacra” del Vecchio e del Nuovo Testamento dai Patriarchi sino alla distruzione di Gerusalemme e della Giudea intera, alla luce dell’archeologia, della conoscenza dell’ebraico e della sana esegesi storico/filologica, accompagnata dall’interpretazione patristica e magisteriale e dagli studi della storia “profana”.

Il lavoro fu accolto con notevole interesse sia in Italia sia all’estero e, il Ricciotti, si affrettò - in appena due anni -  ad ultimare il secondo ed ultimo volume. Quest’opera assieme alla Vita di Cristo (Milano, Mondadori, 1941) (2)  e al volume sulla vita e la dottrina di San Paolo, intitolata Paolo Apostolo (Roma, Poliglotta Vaticana, 1946), rappresenta la trilogia più alta, più profonda e più bella delle opere del Ricciotti.

Si può dire che Ricciotti, con la sua trilogia, rappresenti una sorta di “anti-Renan” (1823–1892), che scrisse anche lui una “trilogia”, ma - al contrario del Nostro - di tendenza razionalista e liberale, la quale anticipava - già nella seconda metà dell’Ottocento - le tesi dei Modernisti, basandosi sulla Vita di Gesù (1863), su quella degli Apostoli e specialmente di San Paolo (1866) e infine sulla Storia d’Israele (1887– 1893).

L’Abate Ricciotti con i suoi lavori ci ha dato un magnifico affresco della “Storia Sacra” dai Patriarchi del Vecchio Testamento (1900 a. C. circa), in Terra Santa, sino a giungere a Gesù Cristo e a terminare a Roma con l’Apostolo delle Genti († 67).  

La Storia d’Israele parte dalle vicende dei Patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe (1900/1700 a. C. circa), narrate nel Libro della Genesi (XI-L), arriva (1300 a. C. circa) a Mosè e Giosuè (Esodo, Numeri, Deuteronomio), giunge sino all’Esilio babilonese nel 586 (I-IV Re, I-II Paralipomeni, I-II Esdra); poi, il Ricciotti studia la “Storia Sacra” dall’affacciarsi di Alessandro Magno nella Terra Santa (330 a. C.), per soffermarsi sulle gesta dei fratelli Maccabei (gli ultimi due Libri del Vecchio Testamento, I-II Maccabei) nel 170/150 avanti Cristo; quindi affronta la venuta di Roma in Siria e Palestina con Pompeo (63 a. C.); studia - perciò - le vicende che hanno caratterizzato la vita d’Israele dalla morte di Cristo sino alla distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 d. C.), sotto gli Imperatori Vespasiano (9-79) e suo figlio Tito (39-81), e arriva - infine - alla devastazione di tutta la Palestina, nel 132/135, a opera dell’Imperatore Adriano (76-138), avvalendosi del lavoro storico La Guerra Giudaica di Giuseppe Flavio (37-100 c.ca), tradotta dal greco in italiano dal Ricciotti medesimo (Torino, SEI, 1937-1938, 2 volumi (3)).

La Storia di Israele fu composta dal Nostro soprattutto nella Canonica di Sant’Agnese sulla via Nomentana, in cui il Ricciotti visse dal 1932 al 1935. In questo periodo cominciò anche a pensare alla stesura di un’Enciclopedia Cattolica italiana, che iniziò a essere stampata solo nel 1948, e arrivò al termine nel 1954 con il XII volume.

Nel 1933 don Giuseppe ottenne la Libera Docenza presso l’Università La Sapienza di Roma con l’incarico di “Storia religiosa dell’Oriente cristiano”. Purtroppo la sua figura, molto spesso, fu più accetta negli ambienti laici (non laicisti) che in quelli curiali a causa delle incomprensioni e della gelosia di alcuni poveri individui.

Frattanto Ricciotti diveniva sempre più un personaggio noto al pubblico ed era chiamato spesso a tenere conferenze in varie città d’Italia e persino a fare esperienze di archeologo in Terra Santa.

Il lavoro del Ricciotti cala in pratica quanto insegna L’Imitazione di Cristo: “Quanto più e quanto meglio tu sai, tanto più rigorosamente sarai giudicato, se non avrai condotto una vita più santa” (libro I, cap. 2, § 3); inoltre, L’Imitazione, aggiunge: “Nel giorno del giudizio non ci sarà chiesto ciò che abbiamo letto, ma quello che abbiamo fatto; né se abbiamo parlato elegantemente, ma se abbiamo vissuto religiosamente” (libro I, cap. 3, § 5).

La vita dell’Abate Ricciotti fu una costante imitazione del Verbo Incarnato, composta 1°) da un lungo atto d’intelligenza che contempla e 2°) di volontà che ama, soprattutto Dio nella Sua Rivelazione, vetero e novo testamentaria. Dante direbbe di lui e dei suoi libri: “Luce intellettuàl piena d’amore …”.

Infatti, è la conoscenza di Dio che ci porta ad amarlo (“nihil volitum, nisi praecognitum / per volere e amare qualcosa, prima debbo conoscerla”); ma l’amore di Dio sta, anch’esso, alla base della sua conoscenza (“nihil cognitum, nisi praevolitum / non posso conoscere nulla, se non voglio e non mi applico a conoscere”). Inoltre, come insegna San Tommaso d’Aquino, “non è la buona intelligenza che rende buono l’uomo, ma la buona volontà” (S. Th., I, q. 82, a. 3).

Riassumendo, si può dire che sono tre gli eventi i quali hanno maturato interiormente l’Abate Giuseppe Ricciotti: 1°) la sofferenza iniziale in trincea (1915-1918) come Cappellano degli Arditi e quella finale (1949-1964) delle “purificazioni passive” dovute alla malattia accettata e offerta con amore; 2°) l’osservanza ascetica della Regola dei Canonici Regolari Lateranensi; 3°) la preghiera personale accompagnata dallo studio rigoroso e soprattutto amoroso di Dio e della Sua Rivelazione.

In  modo analogo, sono tre i grandi amori del Ricciotti - conosciuti, meditati, studiati (“contemplare”) e fatti conoscere agli altri (“et contemplata aliis tradere”) - a) la “Storia Sacra” del Vecchio e Nuovo Testamento; b) Gesù Cristo; c) San Paolo Apostolo. 

Queste pagine della sua Storia d’Israele possano aiutarci e prepararci a conoscere sempre meglio il Verbo Incarnato, alla luce del Vecchio Testamento: “Nel Vecchio Testamento sta nascosto il Nuovo e nel Nuovo Testamento appare chiaro il significato del Vecchio” (S. Agostino), e ad amarlo sempre di più.

Infine, l’esempio della vita e della dottrina dell’Abate Ricciotti possa aiutarci a conoscere, amare, servire Dio e mediante questo a salvare la nostra anima.

Questi libri del Ricciotti, ristampati lodevolmente dall’Editore Effedieffe, possano accompagnarci nel lungo “cammìn di nostra vita” per non “smarrìr la diritta via” e “quinci uscìr a rivedèr le stelle”.
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NOTE

1 - La nuova edizione di Effedieffe è raccolta in un solo volume di 1090 pagine che costa 45 euro. Il libro può essere ordinato presso www.effedieffeshop.com.   
2 - Di cui son state fatte 16 traduzioni nelle più svariate lingue straniere.
3 - Si legga anche l’Introduzione all’opera dello storico giudeo/romano, scritta dal medesimo Giuseppe Ricciotti, intitolata Flavio Giuseppe, lo storico giudeo-romano (Torino, SEI, 1936).






giugno 2021
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