Dissoluzione sociale, dissoluzione religiosa

Le attuali restrizioni sanitarie dissolvono la società,
l’attuale governo del Papa tende a dissolvere la Chiesa


di Don Benoît de Jorna, FSSPX

Pubblicato su La Porte Latine
sito della Fraternità San Pio X in Francia

Editoriale della rivista Fideliter n° 259







Le restrizioni sanitarie decretati dai governi hanno imposto alla popolazione, volontariamente o no, una dissoluzione sociale. I ragazzi obbligati a studiare senza più andare a scuola e i loro padri costretti a porsi stabilmente sui loro computer hanno dovuto trovare, sotto lo stesso tetto, il giusto modo di vivere per non ostacolarsi a vicenda.
Tutti hanno dovuto trovare, nello stesso tempo e nello stesso luogo, il mezzo per svolgere occupazioni completamente diverse. Il ripiegamento su se stessi è diventato una necessità e il destino di tutti. Ecco il paradosso: un isolamento universale. Chi non vede il terribile dilemma che abbiamo di fronte: un totalitarismo che si erge contro una democrazia in rovina?
I pensatori moderni, assuefatti dalla modalità operativa binaria favorita dal computer, risolvono tutto a colpi di algoritmi e non escono dalla vecchia ambiguità: la scelta tra moltitudine o unità. Gli uni vogliono a tutti costi dare la priorità all’unità, anche a costo di schiacciare la moltitudine, mentre gli altri sostengono il contrario e lasciano vivere la diversità a rischio di minare l’unità. I padri di famiglia sperimentano tutti giorni questa ambiguità! Ognuno dei loro figli richiede un’attenzione speciale, alla quale prestano attenzione senza danneggiare l’unità di tutta la famiglia. E’ l’ABC di ogni principe ben nato: « Poiché gli uomini sono numerosi, ognuno andrebbe per conto suo se non ci fosse qualcuno che ha cura della moltitudine.» (San Tommaso d’Aquino). Il potere ha giustamente la funzione di ordinare la moltitudine, cioè unificarla senza distruggerla.

Il vizio della modernità consiste nel vedere una contraddizione tra l’unità e la moltitudine. In tal modo, la prima si oppone alla seconda e l’instabilità diventa endemica, perché tale opposizione è contro natura. Si passa così da un eccesso di potere alla sua assenza. Tenere tutti a casa dà allo Stato un potere quasi diretto su tutti. Il totalitarismo unitario prende il posto di una democrazia plurale in decadenza.

Sfortunatamente, questa deviazione rivoluzionaria è entrata nella Chiesa.
La monarchia divina fondata da Gesù Cristo tende a divenire una pluralità chiamata sinodale a detrimento del potere del Papa. Si passa dall’unità alla pluralità non solo perché il potere del Vicario di Cristo tende a dissolversi in ogni sorta di assemblee, ma ancor più perché la Chiesa cattolica viene erosa dall’ecumenismo in mezzo a un insieme di religioni più o meno idolatriche. Questa cancrena della Chiesa di Gesù Cristo che la priva della sua unità fondamentale la trasforma in una Chiesa “conciliare”.
La cattolicità è diventata una vaga universalità senza regole, dove ognuno trova il suo tornaconto in base ai suoi sentimenti personali. Questa è un’altra forma di isolamento universale che porta surrettiziamente a un potere molto scandaloso.

Questo errore è veramente pericoloso: prima perché corrompe la fede nell’unità della Chiesa, che è un articolo di fede come dice Pio VII: «Il Redentore degli uomini, dopo aver acquistato questa Chiesa a prezzo del suo sangue, volle che questo gioiello di unità fosse per essa un attributo proprio e particolare che doveva conservare fino alla fine dei secoli».
Ma inoltre, la mente è corrosa al punto di non capire più che il Papa, Vicario di Gesù Cristo, ha un potere diretto su ogni cristiano e su ogni vescovo e sacerdote, così come ogni vescovo ha un potere diretto sul suo gregge e sui suoi sacerdoti. Questa mirabile composizione rende la Chiesa allo stesso tempo una famiglia, una diocesi e anche una città politica. È l’unico caso in cui un’amicizia che è allo stesso tempo familiare, coniugale, politica ed elettiva unifica perfettamente tutti i membri di una moltitudine di società minori.
La Sacra Scrittura usa spesso queste analogie: “Se siamo figli, siamo anche eredi...”; o “Io, Giovanni, ho visto la città santa... che veniva da Dio adornata come una sposa”; o “voi non siete più stranieri fuori casa, ma siete cittadini della stessa città come i santi e servi della casa di Dio”. San Giovanni riferisce ancora: “Non vi chiamerò più servi... ma vi ho chiamato amici perché vi ho fatto conoscere tutto quello che ho imparato dal Padre mio”.

Anche se i poteri costituiti cercano di corrompere queste verità, conserviamo nei nostri cuori la carità, che è l’unica virtù che può unire perfettamente una diversità.




luglio 2021
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI