La falsità dell’unica “lex orandi”



Pubblicato il 20 luglio dal sito portoghese Fratres in unum









Pachamama e Francesco. In «querida Amazonia» il Papa esprime accattivante la proposta che si crei un Rito Amazzonico. Farà parte dell’unica “Lex orandi” della Chiesa dei poveri?



La pietra angolare dell’intero Motu Proprio sadicamente intitolato Traditionis Custodes è l’affermazione che “libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano.” (Art. 1).

Questa pretesa di Francesco è semplicemente un’aberrazione teologica con apparenze di saggezza e, di per sé, una tale affermazione non esprime altro che vacuità.

Da un lato, il significato dell’assioma “lex orandi, lex credendi” è proprio quello di indicare la tradizione liturgica della Chiesa come fonte della sua fede teologica: cioè, l’insieme dei testi della lunga tradizione liturgica della Chiesa è un grande monumento dell’ortodossia della fede cattolica e quindi la fonte stessa della sua elaborazione teologica.

In questo senso, la liturgia romana tradizionale è di per sé, checché se ne dica, un’esimia espressione della “lex orandi” e della “lex credendi”, perché è un colosso dell’ortodossia che si è sviluppata organicamente nel corso dei secoli in una continuità che in ultima analisi rimanda alla Fede apostolica.

Nel suo Motu Proprio, Francesco dimostra di ignorare il significato preciso di questa terminologia teologica, intendendo per “lex orandi” ciò che egli determina a sua discrezione, un modo casuale, autoritariamente. Nella testa del Papa argentino la “lex orandi” è l’insieme delle norme liturgiche espresse nel diritto positivo.

La cattiva volontà di Bergoglio verso i conservatori “rigidi” è tale che ha ignorato per tutta la vita le lezioni del Papa tedesco, tra le quali:

«Il Papa non è un monarca assoluto la cui volontà è legge; è piuttosto il custode dell’autentica Tradizione e quindi il primo garante dell’obbedienza. Non può agire a suo piacimento, e quindi può opporsi a coloro che, a loro volta, vogliono fare ciò che gli passa per la testa. La sua legge non è quella del potere arbitrario, ma dell’obbedienza nella fede. Per questo, per quanto riguarda la Liturgia, ha il ruolo di un giardiniere, e non quello di un tecnico che costruisce nuove macchine e getta le vecchie nel ferro vecchio» (Cardinale Joseph Ratzinger, prefazione a “Lo sviluppo organico della Liturgia”, 2005).

Nella lettera ai vescovi che accompagna il motu proprio, Francesco arriva a dire che sta facendo come San Pio V, cioè abolendo i libri liturgici precedenti. Ma San Pio V non ha mai voluto creare una nuova messa ai suoi tempi. Seguendo esattamente il criterio teologico “lex orandi, lex credendi”, restaurò la liturgia romana com’era nella sua tradizione e rimosse alcuni usi recenti, meno di 200 anni, assicurando così una detossificazione protestante e stabilendo i nuovi libri come obbligatori, proprio perché più vecchi e non perché più nuovi.

Il Novus Ordo, al contrario, fu una produzione di laboratorio, creata da una squadra che nella stesura includeva protestanti e massoni - certamente con una partecipazione meno rilevante e pericolosa di quella degli stessi modernisti. Una nuova liturgia non è mai stata inventata da un giorno all’altro nella Chiesa, e infatti non è quello che aveva chiesto il Concilio Vaticano II. I riformatori sono andati ben oltre quanto richiesto dal Concilio, e in questo caso nemmeno l’autorità del Papa può cambiare i fatti: a differenza della Messa tradizionale, la nuova Messa non fu una produzione organica ma un esperimento di laboratorio imposto a tutti i fedeli.

«La riforma liturgica, nella sua realizzazione concreta, si è allontanata ancora di più dalla sua origine. Il risultato non è stato una rinascita ma una devastazione. Invece di una liturgia che è il frutto di uno sviluppo continuo, hanno messo in atto una liturgia fabbricata. Hanno svuotato un processo vitale di crescita per sostituirlo con una montatura. Non hanno voluto continuare lo sviluppo, la maturazione organica di qualcosa di vivo durante i secoli, e l’hanno sostituito, alla maniera della produzione tecnica, con una fabbricazione, un banale prodotto del momento». (Cardinale Joseph Ratzinger, Revue Theologisches, Vol. 20, febbraio 1990, pp. 103-104)

Ovviamente, si presuppone che, se c’è la materia, la forma e l’intenzione, la Nuova Messa sia valida, ma questo non significa che sia liturgicamente in continuità intrinseca con la “lex orandi” oggettiva della Chiesa, e tanto meno che non possa e nemmeno debba essere corretta nei suoi difetti e migliorata (quella che Benedetto XVI ha chiamato la “riforma della riforma”).

In ogni caso, è assurdo, ridicolo, frutto di ignoranza, cercare di definire in modo propriamente legalistico quale sia la “lex orandi” della Chiesa attraverso un decreto. Questo non è solo calpestare i fatti e imporre dispoticamente un’opinione infantile, ma è soprattutto ignoranza della natura stessa della cosa e dei limiti propri dell’autorità pontificia.

C’è molta leggerezza che viene espressa in questi giorni, anche con buone intenzioni. Una di queste è l’idea che se il Papa è cambiato e dobbiamo obbedire; che ha l’autorità di cambiare i riti nella Chiesa, ecc.

Quello che queste anime benintenzionate non capiscono è che non si tratta di un cambiamento di rito (a proposito, stiamo sempre parlando del Rito Romano, che ha subito non una riforma ma una ri-creazione nella cosiddetta riforma liturgica - bisogna dare i nomi giusti alle cose!), ma di una nuova interpretazione simultaneamente ignorante e abusiva di ciò che significa “lex orandi”, come se un papa potesse crearla ex nihilo, invece di identificarla e determinarla nella sua intrinseca e oggettiva fedeltà.

Come la Sacra Scrittura è una delle fonti della Teologia, la “lex orandi”" è una delle fonti della Tradizione. Non è una regola canonica, una legge ecclesiastica positiva che può essere cambiata in qualsiasi modo. Il concetto teologico di “lex orandi” è molto più ricco e preciso e dire che d’ora in poi i nuovi libri liturgici sono la sua unica espressione per il rito romano è semplicemente ridicolo. Non è qualcosa che può essere preso sul serio.

Quindi qui non si tratta di obbedire o meno. È ciò che è scritto che non ha alcun senso. È come voler cambiare le leggi della fisica o della logica per decreto, è superare i limiti dell’autorità e della realtà stessa.

Questo Francesco non può farlo. Così come non può cambiare i dogmi, alterare la Sacra Scrittura o il contenuto della Tradizione stessa. È un Papa, non un Dio.
 



luglio 2021

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