Dal monte Sion al colle della secessione

di Elia


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La generazione che si è formata a cavallo degli anni Ottanta e Novanta è probabilmente quella che ha subìto l’inganno nel modo peggiore. La precedente è quella che ha attuato la rivoluzione in tutti i campi, mentre quella successiva, preso atto del disastro, ha sviluppato un precoce senso critico. Noi siamo invece cresciuti nell’illusione di esser capitati nel periodo più fortunato della storia, tanto nell’ambito civile quanto in quello ecclesiastico. Il nuovo mondo, libero e felice, era nato nel 1962 o, al più tardi, nel 1968; l’umanità era finalmente entrata nell’èra dello spirito, nella quale ogni cosa si era rinnovata raggiungendo la perfezione. Si faceva un gran parlare di escatologia realizzata, ossia, di fatto, di una riduzione del cristianesimo all’aldiquà, senza più trascendenza né novissimi. Strumento privilegiato di tale trasformazione, la cosiddetta riforma liturgica.

Tuttavia ogni uomo, presto o tardi, sente il bisogno imperioso di conoscere le proprie radici. Dato che quelle della tradizione cattolica erano state recise e che l’accesso alle fonti precedenti era stato reso praticamente impossibile, se non in modo selezionato e con filtri ermeneutici preorientanti, si venne incontro alla naturale esigenza fornendo una falsa risposta: in luogo delle origini cristiane, fu posto il giudaismo. Fra preti e fedeli impegnati era molto di tendenza, in quegli anni, riempirsi la bocca di termini ebraici e far sfoggio di conoscenze in materia, reali o presunte, con il risultato che in tanti si sviluppò un vivo attaccamento alla cultura e alla religione dei cosiddetti fratelli maggiori. Le visite dei papi alle sinagoghe divennero tappe obbligate di ogni viaggio, malgrado le intollerabili accuse contro un predecessore che aveva fatto di tutto per salvarli dallo sterminio.

C’è però un problema al riguardo – e per niente trascurabile. Il giudaismo postbiblico, al quale ci si ispirava così ardentemente, non è affatto lo stesso dell’Antico Testamento e neppure quello dell’epoca di Gesù. All’inizio del I secolo dell’èra cristiana, esso era diviso in diverse correnti contrapposte, ma accomunate dal carattere elitario ed esclusivista. Dopo la catastrofe della guerra giudaica, l’unica corrente che sopravvisse fu quella farisaico-talmudica, dalla quale deriva l’attuale rabbinato ufficiale.
Per mantenere il potere e conservare l’identità etnico-culturale, quest’ultimo ha per secoli oppresso il popolo per mezzo di un asfissiante apparato di regole il cui unico scopo è tenerlo sottomesso, non solo operativamente, ma anche mentalmente. Ciò spiega come mai moltissimi ebrei (o sedicenti tali) oggi non pratichino più per niente la propria religione, mentre le comunità ortodosse costituiscono un mondo a parte, una prigione senza mura da cui, però, difficilmente si esce.

In reazione a questa triste situazione, l’Età moderna vide il sorgere di diversi movimenti carismatici o messianici che promettevano un rinnovamento e furono inizialmente perseguitati come eretici. Il XVIII secolo, in particolare, assistette all’avvento, nell’Europa orientale, del chassidismo, dottrina tipicamente panteistica e cabalistica elaborata da un rabbino che si faceva chiamare dai suoi discepoli con un nome esoterico, Baal Shem Tov (signore del nome buono). Il termine nome, tradizionalmente, era usato per designare Dio senza nominarlo, ma Baal, nella Bibbia, è una divinità pagana, quella di cui il profeta Elia sgominò i sacerdoti. Tale locuzione esprime la pretesa di dominare la sfera del “divino” mediante le arti magiche e di unirsi a Dio – idea tipicamente gnostica – tramite la violazione della Sua legge; di fatto, si tratta di un commercio con i demoni che, in cambio del culto loro rivolto, concedono potere, piaceri e ricchezze.

Il chassidismo, grazie all’opera divulgativa del filosofo ebreo tedesco Martin Buber, ha avuto ampia diffusione nella cultura contemporanea ricevendo una calorosa accoglienza anche in casa cattolica, nonostante i suoi fondamenti assolutamente inconciliabili non solo con il cristianesimo, ma anche con la metafisica classica, che si era previamente provveduto a eliminare dai corsi di studio. Ciò è stato decisivo nel diffondere nel clero e nei religiosi sia la sua mentalità immanentistica, sia la sua esagerata accentuazione dell’importanza del sentimento religioso e dell’esperienza soggettiva. Dal chassidismo, con ogni probabilità, deriva pure il movimento pietista, sorto in ambiente luterano all’incirca nella stessa epoca, antenato di quello pentecostale. Essendoci alla base una visione panteistica, ovviamente tale “mistica” non può non essere ingannevole, ma si rivela molto seducente per il suo facile impatto emotivo e per l’appiattimento dell’orizzonte escatologico sull’immediato presente.

La contrapposizione tra il giudaismo chassidico e quello talmudico, tra la corrente “spirituale” e  quella “istituzionale”, si perpetua attualmente nella competizione tra il sionismo nazionalista, mirante al dominio del mondo tramite l’egemonia di Israele e Stati Uniti, e quello globalista, che persegue un governo mondiale fondato sullo strapotere delle banche e ha cercato di imporlo con la montatura della pandemia. Entrambi sono però espressione della medesima perversione dell’antico giudaismo, che con l’avvento di Gesù Cristo, del resto, ha esaurito la propria funzione, lasciando il posto alla Chiesa. Questo fatto non implica quale diretta conseguenza che il popolo ebraico debba scomparire, come indebitamente sostenuto dai rabbini e dai loro seguaci “cattolici”, ma semplicemente che, al pari di ogni altro popolo, non può trovare salvezza se non nel Messia già venuto. Tralasciamo in questa sede la complicata questione dell’effettiva ascendenza israelitica dei vari gruppi di “ebrei”.

Questa lotta tra titani è il vero motivo per cui l’avvento del nuovo ordine mondiale di tipo globalista, almeno per ora, è scongiurato, frenato com’è dagli interessi divergenti del blocco nazionalista. È pur vero che anche tale confronto è coordinato a un livello più alto (quello dei superiori incogniti) in modo tale che nessuna fazione acquisti un potere eccessivo, ma pare che si possa affermare con una certa sicurezza che, sul piano umano, il progetto posto in atto a partire dal febbraio dell’anno scorso sia sostanzialmente fallito. Il “virus” (qualunque cosa esso sia realmente) ha d’altronde provocato un tale sconquasso economico e finanziario che bisogna necessariamente far marcia indietro. Ciò che è certo è che il Signore gioca con i potenti e si serve delle loro manovre per realizzare i Suoi disegni a vantaggio di chi Gli è effettivamente fedele.

Nel frattempo, banchieri e magnati dell’industria farmaceutica cercan di realizzare il massimo profitto possibile, prima che scadano i “vaccini” e che l’Unione Europea approvi le cure, fatto che renderà illegittima l’autorizzazione in deroga dei sieri genici. È per questo che l’esecutore di Palazzo Chigi ha imposto il passaporto verde e prolungato lo stato di emergenza, in singolare concomitanza con il bando papale della Messa tradizionale. Per chi faticasse a vedere il nesso tra i due fatti, sarà utile sapere del riconoscimento speciale conferito al Generale per antonomasia, il 22 del corrente mese, dal rettore dell’istituto di studi liturgici che è la fucina ideologica della cosiddetta riforma. Proprio da lì, secondo diverse fonti indipendenti e concordanti, proviene il testo del motu proprio con la relativa lettera giustificativa.

Dopo l’evento pubblico, si è svolta quella che un interno ha definito una riunione massonica a porte chiuse, con la partecipazione di altri premiati del bel mondo “cattolico” che conta. C’è da sperare che i militari coinvolti non si sian trovati in situazioni troppo imbarazzanti, visto che già trent’anni fa una vicina del monastero, dalla finestra, aveva notato l’insolita presenza di uomini nudi nel giardino, nei pressi della torretta situata nel punto più alto del colle, dove pensavano di non esser visti… Ci tornano alla mente altre brutte storie, come quella del monastero che è culla dell’Ordine e quella della comunità che custodiva le reliquie della Croce.

Siamo noi a pensar male, sicuro! Non c’è alcuna correlazione tra perversione, cabalismo, globalismo e odio per la Messa antica, così come non c’è tra i “vaccini” e la strage in corso. Solo a pensarlo, attireremmo su di noi gli strali di quanti appoggiano svisceratamente questo crimine contro l’umanità. Non potendo colpire direttamente il Creatore, Lo colpiscono indirettamente nella Sua opera: a livello naturale, cercando di alterare la creazione; a livello soprannaturale, tentando di snaturare la Chiesa. Noi però siamo troppo semplici per comprendere simili dinamiche contorte, visto che non prendiamo soldi da nessuno, né dai lubavitcher chassidici né dai banchieri talmudisti; possiamo così permetterci di dire la verità senza artifici né censure, nell’interesse non dei potenti, ma dei piccoli che il Signore ci ha affidati.

I dissidenti dell’Aventino



luglio 2021

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