Senza di che, il seme avvizzisce e muore

[sulla scomparsa del catechismo per bambini]


di Jean Madiran

Articolo pubblicato sul n° 7788 del giornale francese Présent, dell'8 febbraio 2013

Il dibattito sulle conseguenze dirette o indirette del Vaticano II, sembra continuare ad ignorare il come e il perché della annosa scomparsa del catechismo cattolico.

In questo, come in altri casi, è valsa la suggestione, divenuta rapidamente opinione dominante, che ciò che era anteriore al Concilio doveva esser ormai ritenuto obsoleto. Tutti i catechismi esistenti furono squalificati.

Per 27 anni, dal 1965 al 1992, la Chiesa si è trovata senza catechismo ufficiale. Per lo spazio di una generazione vi è stata una vacatio catechismi; e dal 1965 ad oggi, l’assenza del piccolo catechismo per i bambini battezzati si è rivelata una vacatio di 48 anni, di cui non si intravede la fine.

- La gran parte dei cattolici sono tali perché i loro genitori li hanno fatti battezzare alla nascita e hanno vegliato sulla loro educazione cattolica romana:

«L’anima di un piccolo bambino battezzato, scriveva Henri Charlier, ha bisogno di un costante insegnamento cristiano per nutrire il seme che il battesimo ha deposto nella sua anima. Senza di che, il seme avvizzisce e muore

In Francia, la vacatio catechismi, in cui il seme avvizzisce e muore, ha una sua storia particolare. Il nucleo dirigente dell’episcopato, fin dal 1945-50 aveva adottato le idee del “catechismo progressista”, inventato dal canonico sulpiziano Joseph Colomb. Esso venne bloccato da Pio XII nel 1957. Ma le idee catechistiche del canonico Colomb sono rimaste tali e quali quelle di questo nucleo dirigente, almeno fino al 1970, e ancora ampiamente in seguito. È stata anche prodotta una serie di documenti imperativi, dal «Fondo obbligatorio» del 1967-68, iniziatore di una specie di nuova religione, al «Testo di riferimento» del 1980, a «Pietre Vive» e «Percorsi» del 1982, tutti costantemente “nuovi” rispetto ai precedenti, tutti “meglio adattati” alle loro due fonti ingannevoli: l’evoluzione del mondo e i supposti progressi delle pedagogie profane.  Questa intensa proliferazione non ha minimamente attenuato la vacatio catechismi, perché non si trattava di catechismi: il cardinale Ratzinger, nel 1985, dando il permesso di stampare «Pietre Vive», tenne a precisare che non si trattava di una «approvazione canonica, perché non è un catechismo».
 
Per l’istruzione religiosa dei bambini, i sacerdoti refrattari all’ideologia dominante usarono principalmente il Catechismo in uso nelle diocesi di Francia (1947), parecchio mediocre, ma avente il vantaggio di essere stato interdetto dall’episcopato dopo il 1965, in quanto precedente il Concilio, interdizione che gli conferiva una qualche sorta di garanzia di autenticità.
Da parte loro, i laici refrattari, ristamparono nel 1967, a mo’ di “antidoto”, il Piccolo e il Grande Catechismo di San Pio X, nel 1969 il Catechismo del Concilio di Trento e nel 1977 il Catechismo della Famiglia Cristiana di Padre Emmanuel. Queste pubblicazioni, con gran corredo di smorfie e d’insulti, furono denunciate come “fondamentaliste”. Esse sono utilizzate ancora oggi nelle parrocchie, spesso discretamente.
 
Nel 1985, dopo vent’anni di vacatio catechismi, Giovanni Paolo II convocò un sinodo dei vescovi allo scopo di addivenire alla necessità di redigere un «catechismo di tutta la dottrina cattolica» per la Chiesa universale. La sua realizzazione venne anticipata nel 1991 dal Catechismo degli adulti dell’episcopato francese che, dal 1937-1947, ci tiene ad avere il “suo” catechismo. Fu solo l’11 ottobre 1992 che il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) venne promulgato da Giovanni Paolo II, con la sua “edizione tipica” in latino del 1997 e la traduzione francese del 1998. Seguirono nel 2005 una sintesi, il Compendium, e nel 2011 il Youcat “per i giovani”.
 
Ma a tutt’oggi, è quasi da mezzo secolo che, nella Chiesa cattolica, ufficialmente non esiste più un piccolo catechismo per i bambini battezzati.


febbraio 2013

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