Lettera a
S. Ecc. Mons. Raffaello Martinelli
Vescovo di Frascati

sulla opportunità dell'uso cattolico
del supposto “yoga cristiano

di L. P.

Introduciamo questa lettera dell'amico L. P., segnalando che nel 2006, Mons. Raffaello Martinelli (consacrato vescovo il 2 luglio 2009), Officiale alla Congregazione per la Dottrina della Fede e collaboratore del Cardinale Joseph Ratzinger per 23 anni, diede vita, nella Basilica dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso, a Roma, ad una iniziativa a carattere catechetico, approntando per i fedeli delle schede su argomenti di attualità, redatte sulla base del Catechismo della Chiesa Cattolica e di altri documenti del Magistero.
Queste schede furono raccolte, pubblicate e distribuite nelle librerie cattoliche sotto il titolo “Catechesi Dialogica su argomenti di attualità”.
Attualmente sono disponibili nel sito della diocesi di Frascati.
Col titolo “50 + 3 argomenti di  attualità" -  Frammenti di verità cattolica. -  Catechesi Dialogica”, sono state pubblicate dalla Libreria Editrice Vaticana, nel dicembre 2010.

Nella scheda n° 20, Come meditare da cristiani?, all'ultimo paragrafo si legge:

Il cristiano, per la sua meditazione, può apprendere anche dalle altre religioni?
Pratiche di meditazione (come ad esempio lo zen, lo yoga, la respirazione controllata, il mantra…), provenienti dall'oriente cristiano e dalle grandi religioni non cristiane, possono costituire un mezzo adatto per aiutare l'orante a stare davanti a Dio interiormente disteso?
“Siccome la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni [Nostra Aetate, 2], non si dovranno disprezzare pregiudizialmente queste indicazioni in quanto non cristiane. Si potrà, al contrario, cogliere da esse ciò che vi è di utile, a condizione di non perdere mai di vista la concezione cristiana della preghiera, la sua logica e le sue esigenze, poiché è all'interno di questa totalità che quei frammenti dovranno essere riformulati ed assunti. Tra di essi si può annoverare anzitutto l'umile accettazione di un maestro esperto nella vita di preghiera e delle sue direttive; di ciò si è sempre avuto consapevolezza nell'esperienza cristiana sin dai tempi antichi, dall'epoca dei Padri del deserto. Questo maestro, esperto nel sentire cum ecclesia, deve non solo guidare e richiamare l'attenzione su certi pericoli, ma, quale padre spirituale, deve anche introdurre in maniera viva, da cuore a cuore, nella vita di preghiera, che è dono dello Spirito Santo” (Mc. 16).



Eccellenza: e così, nella cultura dello spirito conciliare – Lumen Gentium (LG) - Gaudium et Spes (GS)- Nostra Aetate (NAe) – nel solco parenetico della Lettera “Orationis forma” – 15 ottobre 1989 - e, soprattutto,  nello spirito sincretistico di Assisi, la Chiesa ha scoperto, dal momento che prima del 1963 nessuno ne era a conoscenza, il vero metodo per meditare e per pregare, con ciò smentendo e cancellando Sant’Agostino, l’autore della Imitatio Christi, San Tommaso, Sant’Ignazio, Santa Teresa, San Pio da Pietrelcina e tutta la schiera dei santi di cui si fregia la Comunione della Chiesa,  i quali si illusero di praticare la preghiera e la riflessione nei termini più appropriati, efficaci  e tradizionali.
Oggi, finalmente, un Papa “aggiornato”, i  “teologi neoterici”  conciliari e la CEI – fede facendone il suo opuscolo COME MEDITARE DA CRISTIANI? –  hanno individuato il modo più efficace, pratico, sicuro per entrare in contatto con Dio: lo zen, lo yoga paraesicastico,  il mantra, l’Aum, la meditazione trascendentale. Son questi i canali, il così detto metodo del “channeling”, gnostica farandola  new age, che i cristiani dovranno  praticare  per entrare in comunione con la divinità?
Dal 1986, festival assisiate delle religioni, con cui si è sancito  che tutti i “credo” sono egualmente connotati da  valenza soteriologica e con cui si è fatta ammenda del sentimento di cattolica santa presunzione, di altezza teologica e di certezza dell’EXTRA ECCLESIAM NULLA SALUS, è tutto un correre e un anelare verso esperienze, culture e campi altrui in ragione del detto che “l’erba del vicino è sempre più verde”, tale che anche l’attuale Preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolàs, consiglia, anzi sembra comandare il cristiano a professare, quale necessaria propedeutica alla fede cattolica, la religione orientale, una delle tante.
Si immagina, Eccellenza, San Pio da Pietrelcina, immerso nella lettura delle Upanishad, avvolto nel mantello arancione, il capo rasato, recitare i mantra davanti a un’aureo feticcio, un Buddha satanico?
Lo Spirito Santo, che tempo fa spirava  dove, quando e come voleva, suscitando però la fede nell’unico Dio rivelatosi agli uomini, ora scende nella coscienza solo che il soggetto Gli si disponga consentaneo con una ginnastica respiratoria e con un così detto “controllo” del battito cardiaco, né più né meno che un interruttore con cui si comandi a Lui di accendersi e calare.

È la babele della cristianità cattolica, completa e massiccia, che vede neocatecumenali, carismatici, focolarini, comunità di base, gruppi e movimenti spontanei, costruirsi sistemi teologici, liturgici ed eucologici autonomi afferenti molto più verso le coordinate scismatiche, neomoderniste, laiche  e  pagane – luteranesimo, metodismo, geovismo, induismo, buddhismo, scintoismo, sufismo, sciamanesimo, pentecostalismo, scientologismo, scientismo, illuminismo – che nel solco della TRADIZIONE ecclesiale.
È la confusione delle lingue e della Fede che induce ad organizzare, il 19 marzo 2010, un ridicolo e sacrilego Convegno Interdiocesi Laziali - con la partecipazione di cattolici, ebrei, buddisti, islamici - presso l’Auditorium del Divino Amore (Roma), sul tema “Risurrezione o Reincarnazione: quale vita oltre la Morte?” a dimostrazione che nemmeno i vescovi cattolici credono più alla resurrezione finale, pressati dalla necessità di chiederne spiegazione alle altre religioni notoriamente negazioniste ed atee. Questo è uno dei  frutti del Concilio: la teologia del dubbio.

Sorprende, indigna e rattrista, quindi,  constatare come le verità rivelate da Dio nel Vecchio Testamento, confermate da Gesù nel Vangelo, ribadite dalle Sante Lettere Apostoliche e consolidate dalla TRADIZIONE, e che vanno credute per fede, pure se misteriose, siano così disinvoltamente ignorate, eluse, combattute e rinnegate dagli stessi cattolici. Omaggio allo spirito del tempo.
Contraddetto e violato è, così, il primo comandamento. Eppure dovrebbe esser a loro noto il Ps. 95, 5  che, senza giri di parole e senza ambagi concettuali, dice che “Omnes dii gentium daemonia” – gli idoli dei pagani sono demònii - così come altrettanto chiaramente  proclama il Ps. 134, 15-18 “Simulacra gentium argentum et aurum, opera manuum hominum. Os habent, et non loquentur, oculos habent, et non videbunt, aures habent et non audient; neque enim est spiritus in ore ipsorum. Similes illis qui faciunt ea et omnes qui confidunt in eis.”- Gli idoli dei pagani, oro e argento, sono opera delle mani degli uomini. Hanno bocca ma non parleranno, occhi ma non vedranno, orecchie ma non udranno, e non è in essi lo spirito. Simili a loro sono coloro che li costruiscono e confidano in loro -.
Perciò, se è vero quanto la Parola di Dio ha dettato, e cioè essere abominevoli le  religioni esterne alla Sua – e se non bastano i Salmi citati, valgano  Dt. 4, 39; Dt. 7, 1-18; Dt.12, 29-31 e Dt.13 e 14,1-2 – ne consegue che i riti e le pratiche connesse sono altrettanto severamente proibiti perché abominevoli, compresa, quindi, ogni loro forma di esercizio.
E ciò vale anche per quelle tecniche che Lei consiglia di adottare secondo una connotazione cattolica. Ma di cattolico in esse non ci può essere nulla perché non è sufficiente metterci l’etichetta aggettivale “cattolico”, mancando la “locutio Dei”.

Purtroppo, oggi è tutto un vagabondare ecumenico verso regioni che il Magistero anteconcilium  vietava come zone di oscura assenza di Dio. E desta sconcerto quanto  Papa Giovanni Paolo II, il 9 settembre 1998, nell’udienza generale del mercoledì, osò significare col dire che le religioni furono fondate da uomini – Lao Tse, Zoroastro, Maometto, Buddha, Confucio - che, con l’aiuto dello Spirito di Dio, trasformarono la propria esperienza in un valore più profondo da trasmettere agli altri, contraddicendo – perché di questo si tratta - la grande enciclica Pascendi di san Pio X (1907). Cristo come uno dei tanti iniziati.
Per questo il commentatore “ecumenista” – vedi  SACRA BIBBIA – ed. Paoline 1964 pag. 652 – ha tradotto il precedente passo del Salmo 95, 5 con “tutti gli dèi pagani sono inani” ed un altro – LITURGIA DELLE ORE  ed. Piemme 2001 - ha interpretato “sono un nulla”, quasi omaggio a Heidegger e a von Balthasar.

La prova della confusione drammatica che regna nelle comunità parrocchiali?
Un fedele cristiano ancora “fedele”, sedotto, però, dal modo di “pregare” di alcuni buddisti locali – definitisi “convertiti”, ma apostati perché già battezzati cristiani – mi faceva rilevare come, in fondo, anche la recita delle Litanie fosse né più né meno che un mantra. Gli feci osservare che, intanto anche lui, partecipando a quei riti pagani, s’era macchiato del tradimento di apostasìa,  e poi non essere il caso di rapportare le due pratiche dacché, mentre il “mantra” è l’ossessiva ripetizione di una o più formule indirizzate al NULLA disperante, la litania cattolica– che fosse diretta alla Madonna, al Sacro Cuore di Gesù o alla Trinità Divina – è l’omaggio ripetuto a una realtà “PERSONA” ben configurata sul piano della fede e su quello della storia. Non si è convinto: Satana glielo ha impedito.

Eccellenza, Le ho, sopra, rammentato i due salmi non perché Ella non li conosca ma perché li tenga in debito conto, poiché, mancando questa sua attenzione, Qualcuno saprà farla suscitare nel giorno del “redde rationem”, quando Lei e noi tutti  dovremo spiegare quale uso e destinazione facemmo dei talenti avuti in deposito: io, per quelli che son serviti alla mia professione di insegnante, cristiano e cattolico e Lei per la sua alta funzione pastorale e di vigilanza.
Mi vien da pensare a chissà cosa Gli avranno risposto, il buon defunto Papa Giovanni Paolo II, ispiratore di un ecumenismo sì generoso da indursi a baciare il Corano, e il cardinal Martini, quando il Signore  ha chiesto loro perché mai s’erano fatti, con  il cardinal Tettamanzi, paladini delle moschee, ammiratori del ramadan – loro che il digiuno cristiano avevano cancellato - solerti  interlocutori di atei mai convertiti, assertori della salvezza “extra Ecclesiam”. Ma affinché non mi si rimproveri d’averLe scritto tali cose per mero spirito polemico o, diversamente, perché conservatore o tradizionale – del che mi vanto perché significa che sto nella TRADIZIONE - mi attardo un poco per chiarire, in modo rapido, in che cosa consistano queste pratiche e perché siano affatto aliene alla visione cattolica.

Il riferimento, non vicino ma abbastanza visibile, che il suo opuscolo sembra indicare è il metodo inventato da Chandra “Osho” Raineesh – l’arancione – basato sull’autoipnosi che si crea  tramite la reiterazione ossessiva di un mantra. Non dico che ciò si pratichi nelle sedute che Lei raccomanda, certamente, ma non ne escludo una connotazione di analogia. Ma la tecnica che maggiormente sembra assimilarsi al suo, diciamo, “yoga cristiano”, è la famosa M.T., la Meditazione Trascendentale di Brahmananda Maharishi. Già la denominazione, decisamente solenne ed affascinante, dice come le fasi di questo esercizio promettono di  trasportare la mente e la coscienza su livelli di trascendenza, cosa impossibile tuttavia perché sappiamo, per fede, per esperienza e per storia, che la condizione di povertà e debolezza della natura umana nega la possibilità di siffatto tentativo perché “non son a ciò le proprie penne”, parafrasando Dante (Paradiso, XXXIII, 139). Pertanto, se la realtà divina è assente in questo percorso, al suo posto il soggetto troverà una ben altra presenza, oscura e maledetta. Tutta la M.T. si svolge in posizione seduta, ad occhi chiusi, ritmando il respiro secondo cadenze sempre più regolari e lente e controllando il battito cardiaco. Lo scopo è il superamento dello stato di veglia e di attenzione per giungere a un ulteriore stato di diluita coscienza (?).
Siffatta tecnica richiama quella dei monaci cristiani orientali che la praticano mediante la ripetizione di formule brevi contenenti il nome di Gesù e contemplandosi - almeno una volta era così - l’ombelico, il famoso e tanto decantato “esicasmo onfaloscopico”, variante occidentale del gimnosofismo.
Oggi sono legioni le sètte e i gruppi che praticano e predicano la metodologia della M.T. e, confesso,  non si sentiva, fino a qualche tempo fa, la necessità che  entrasse anche nella Chiesa cattolica. (Ma si sa: da qualche fessura del Tempio, è entrato il fumo di Satana).
Prima si respira, poi,  raggiunto  lo stato di rilassamento, si avverte una piacevole aura di serenità: lo Spirito Santo può scendere. Ma  Il Signore non è un relais che si metta in azione allo scatto di un interruttore quale può considerarsi  l’esercizio psicofisico del controllo cardiaco. Ci vuole ben altro. Ma Lei propone questi percorsi perché crede che l’uomo moderno debba servirsi di mezzi e strumenti adeguati alla sua modernità, stimando, perciò, lo “yoga cristiano” – che cristiano non è  e mai lo sarà – utile ed efficace per il raggiungimento della dimensione spirituale nella comunione con Dio. Mi permetta, rispettosamente, di osservare che, in simile  modo, Lei ha invertito i ruoli di causa ed effetto perché – come insegna la sempre valida e ispirata Summa Theologiae  - è  la preghiera che, essendo un processo intellettuale, determina stati di quiete e di serenità anche fisica e non il contrario, come Lei sembra significare col suo opuscolo. “Oratio est actus rationis per quem aliquis superiorem deprecatur” (II 2ae q. 83 a. 10). O come, in altro luogo si dice “Adoratio corporalis in spiritu fit, in quantum ex spirituali devotione procedit et ad eam ordinatur” (II 2ae q. 84 a. 2). Così come “Dicendum (est) quod sicut oratio primordialiter quidem est in mente, secondario autem verbis exprimitur… .etiam adoratio Dei reverentia consistit, secondario autem in quibusdam corporalibus humilitatis signis: sicut genu flectimus…” ( II 2ae q. 84 a. 2).
Ciò che Lei descrive come momenti e fasi preparatorie altro non sono che effetti della preghiera. Per giungere allo stato di quiete, di serenità o di rapimento spirituale è sufficiente, come insegna Gesù – che crediamo essere  superiore a Siddharta –, pregare dicendo  “Padre nostro che sei nei cieli…” (Mt. 6, 9-13; Lc. 11, 2-4) oppure, periodicamente, durante la giornata, mandare un pensiero al Tabernacolo, sgranare una diecina del Santo Rosario, segnarsi col segno della Croce.  Se c’è una cosa semplice a farsi e a dirsi, è la preghiera cattolica, specialmente, come osserva san Francesco di Sales, quella mentale (Filotea).

Lei, a pag. 8 del suo opuscolo, cita la Dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” (2, 2), un documento incredibile che, anticipando e preparando lo spirito sincretistico ed eretico di Assisi, estende a tutte le religioni una bontà di fondo attribuendo loro, addirittura, un che di vero e di santo (?). Ma se ricordiamo i Salmi sopra citati o le pericopi del Deuteronomio, sembra che il Signore non sia affatto d’accordo col proposito e la dottrina dei Padri conciliari. Ma si sa: i compromessi e le concessioni sottesi ai documenti del Vaticano II – vedi gli accordi di Strasburgo intercorsi, nel 1961, tra il cardinal Agostino Bea, padre Yves Congar e i rabbini della locale sinagoga (J.Madiran- L’accord secret de Rome avec le dirigeant juifs, 1990) - non testimoniano della fortezza dottrinaria della Chiesa testimoniando, invece, della sua debolezza, del  degrado e della corrosione che,  del  senso del sacro e  del dogma, si palesano nelle azioni e negli scritti dell’attuale Magistero.
Monsignore, siamo chiari, e la si finisca con gli abbracci ecumenistici e con le pacche sulle spalle: nelle religioni/confessioni non cristiane non allignano né Verità né Salvezza, al contrario, incombono tenebre e satanismo. “Chi non è con Me è contro di Me, e chi non raccoglie con Me disperde”(Mt. 12, 30), parola di Gesù.
E se Egli ha inteso fondare LA SUA CHIESA, vuol dire che la SUA è l’unica e basta. Tutto ciò che è fuori dell’ovile di Cristo appartiene a quel regno che Satana avrebbe donato a Gesù in cambio dell’adorazione. “Haec tibi dabo, si cadens adoraveris me” (Mt. 4, 9), perciò non si continui ad avvelenare la sorgente della Santa Fede raccontando che religioni, filosofie, confessioni altre sono segnate dallo Spirito Santo e connotate di verità e santità. E se Cristo ha indicato nel Battesimo e nella Fede gli strumenti di salvezza, non è lecito operare interpretazioni aberranti per far piacevole dialogo con gli altri non credenti con l’esito di illuderli e di mantenerli nel peccato, come, infatti, è accaduto con le centinaia di bambini morti senza battesimo dacché la santa di Calcutta lo stimò non necessario reputando, invece, rispettare la loro falsa fede (Teresa di Calcutta: La gioia di amare, Mondadori, 1997, pag. 369). Con essi si impone doverosamente l’evangelizzazione.
Lei conosce l’episodio del Santo Curato d’Ars: ad un anglicano che gli protestava la certezza che, credenti entrambi in Cristo, si sarebbero rivisti uniti in Paradiso, l’umile ma sapiente parroco rispose che Gesù l’unità, prima che in cielo la vuole in terra, nel suo ovile e sotto un solo Pastore. “L’albero dove cade resta, e voi se morrete nella vostra eresia, sarete dannato”. (Alfred Monnin, Spirito del Curato d’Ars, ed. Ares, 2009 pagg. 172-173). Altro che dialogo e strette di mano!
Vogliamo capirlo questo o continuiamo a stravolgere le Sue parole, come si è fatto per il rito della Santa Messa? Si torni alle antiche e sempre verdi e sempre valide pratiche “tradizionali”, quelle che han formato ed educato generazioni di bravi cristiani e prodotto stuoli e legioni di santi, che hanno guidato tanto le intelligenze acute quanto gli spiriti umili e semplici, quelle pratiche fatte di semplicità e di sostanza, a tutti accessibili e non riservate alla sola cerchia degli intenditori. Mia madre – 2^ elementare – pregava quando strizzava il bucato e sciorinava, quando preparava i pasti, quando andava a far compere e spesa, e prima di addormentarsi e all’atto di svegliarsi. Non conosceva zen, mantra, guru, yoga, tecniche sul tappeto, hinayana o mahayana e altra simile paccottiglia così cara al Preposito Generale dei Gesuiti!  Nata il 25 marzo di sabato, morta il 13 maggio di sabato sempre nel segno di Maria, lei, mia madre,  esprime e dimostra in che modo l’economia divina  opera le sue meraviglie nelle anime semplici. Ma oggi, nello spirito del “rinnovamento” – come se la Chiesa anteconciliare sia un arnese da rottamare - nell’euforia della “nuova Pentecoste”, nell’ansia dell’arrivo di una “primavera della Chiesa e dell’aria fresca” che tardano a giungere, si tenta di escogitare strategie e meccanismi pastorali, catechismi nuovi, quasi che il messaggio di Cristo sia suscettibile di evoluzioni dogmatiche o di reinterpretazioni di tipo sociologico ed  antropologico. Ma Christus heri, hodie, semper, pertanto non è Lui ad adeguarsi ai tempi ma sono questi a dirigersi verso Lui. Ma la Chiesa e i suoi ministri vanno, colpevolmente,  in cerca di novità, teologiche, liturgiche, sociologiche che, in sintesi, coniugandosi con i disvalori del mondo, tendono a livellare le verità rivelate e il rapporto Dio/uomo.
Siamo tutti uguali, siamo tutti sacerdoti”, così taluno si esprime nelle omelie, asserendo  di essere “uno come gli altri”, dimenticando, il democratico prete, che il suo stato è, davanti a Dio e agli uomini, assai più elevato che quello di un laico. Egli non è come gli altri, perché egli ha il potere di consacrare il Corpo e il Sangue di Cristo, di sciogliere o legare su questa terra e in cielo. Altro che compagno di pizzeria o di bar!! Invece lo si incontra alle comparsate televisive, vestito come uno zerbinotto, discettare garrulo e gaio, di “felicità, successo, sindacato, sesso, divertimento, amicizia e piacere”. Tutte cose di “quaggiù”, estranee a quelle di “lassù”. Vediamo  suore opinioniste che fanno la spola TV e campi di calcio, frati che dal convento passano ai festival canori e a sfilate di bellezza,  preti che piroettano e danzano come modelli, seminaristi in pantaloncini, canotta e sandali che, al momento della Consacrazione, restano in piedi a chiacchierare. Sono i futuri sacerdoti, passati al vaglio dello psicologo, il quale, sfrattato il Direttore spirituale, oggi esegue i “test d’accesso” come ad una facoltà universitaria. L’abito non fa il monaco? Forse, ma gli ricorda che “è un consacrato”.

Monsignore: non si accodi, anch’Ella, alla pletora di questi novatori – teologi, esperti, sociologhi, preti di spettacolo, cardinali grafomani, non confezioni pasticci sincretistici perché “Scito ergo hodie et cogitato in corde tuo quod Dominus ipse sit Deus in caelo sursum et in terra deorsum, et  non sit alius”(Deut. 4, 39) e lasci le fisime di una cultura, quella esotica ed orientale che, predicando l’annegamento gnostico dell’io nell’informe dell’abissale  Nulla, crea  sensi di disperazione e di falsa felicità. E diffidi anche della stessa Lettera della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (SCDF) la quale, nel suggerire siffatte tecniche, ne sottolinea quasi come un caveat – mi permetta - ipocritarischi ed errori di fondere la meditazione cristiana con quella non cristiana, cadere, cioè, in un pernicioso sincretismo”. Ci sarebbe da domandare all’ex Prefetto della SCDF, cardinal Ratzinger, perché mai, sospettando sì gravi rischi, abbia nondimeno emanato questo velenoso documento. È quel linguaggio, sottolinea Romano Amerio, definito “circiterista” che da una parte nega, dall’altra concede: no/però, sì/ma. E poi: ne conosco di buddisti, esperti di AUM e di ritenzione del respiro,alla cerca della dimensione atarassica nirvanea, e tutti con la morte nello spirito, con Satana annidato nel cuore e nella mente, infelici.
Testimonia Roberta Grillo (Attenti al lupo, ed. Ares, 2006, pag. 88) che  numerosissime persone provenienti da esperienze  orientali - vedi il Reiki, la Meditazione Trascendentale, l’Ananda Marga - subiscono tracolli psichici tali da urgere il ricovero in cliniche psichiatriche. Ed allora, Eccellenza, insegni ai fedeli a  pregare  secondo il metodo dettatoci dallo stesso Gesù: “Pater noster” e se questo non dovesse bastare, Lei potrebbe servirsi di tutta la scuola contemplativa e mistica cattolica.  Il resto è orpello e aria lessa, buoni per i salotti,  per signore/i  annoiati  intellettuali, e per i nomadi della fede che peregrinano per il mondo alla ricerca della pietra filosofale.

Una riflessione finale, semplice, ma opportuna: è preghiera, o meditazione consapevole, interiore, efficace, quella di chi, trovandosi in circostanze di allarme e di incombente pericolo, tali da impedire la minima possibilità di “rilassamento”, riesce  soltanto a dire o a pensare: “ Signore, aiuto!”; oppure dobbiamo considerarla  un mero “flatus vocis”, un pensiero vuoto? Perché c’è anche questa eventualità.

Eccellenza, La prego con tutto il cuore di considerare questa mia come il preoccupato pensiero di chi crede essere in atto, nella Chiesa, un progressivo e inarrestabile moto di sfaldamento e di distacco dalla Verità e dalla tradizione, quella crisi che la Vergine Maria ha profetizzato a La Salette. 
Se troverà irriverenti talune espressioni sappia che tali non sono nella mia più limpida intenzione. Ma se così a Lei dovessero tuttavia apparire, sappia perdonarmi.

L. P.

In Christo semper et cum Maria matre Ejus




febbraio 2013

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