Ite ad Ioseph / 2

di Elia


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Benedictionem omnium gentium dedit illi Dominus (Sir 44, 25 Vulg.).

Lo Sposo della Vergine Maria, la Madre di Dio assunta in cielo, è il Santo più idoneo e accreditato per insegnarci a vivere nella santa intimità dell’Immacolata. Egli ebbe il privilegio di condividere l’esistenza con Lei, per circa trent’anni, nelle circostanze più varie, da quelle più liete a quelle più avverse, diventando così un affidabilissimo testimone della Sua assoluta integrità e incomparabile santità.
Una vocazione tanto elevata richiese indubbiamente da Lui, già santificato in altissimo grado in vista della missione che la Provvidenza Gli aveva assegnato, un incessante sforzo di superarsi ulteriormente per essere all’altezza dello stretto contatto quotidiano con la più eccelsa delle creature. Tale necessità accrebbe immensamente i Suoi meriti e conferisce un’efficacia proporzionata alla preghiera da Lui rivolta a Coloro che servì quaggiù in modo così perfetto.

Lo Sposo della Vergine Maria, la Madre di Dio assunta in cielo, è il Santo più idoneo e accreditato per insegnarci a vivere nella santa intimità dell’Immacolata. Egli ebbe il privilegio di condividere l’esistenza con Lei, per circa trent’anni, nelle circostanze più varie, da quelle più liete a quelle più avverse, diventando così un affidabilissimo testimone della Sua assoluta integrità e incomparabile santità.
Una vocazione tanto elevata richiese indubbiamente da Lui, già santificato in altissimo grado in vista della missione che la Provvidenza Gli aveva assegnato, un incessante sforzo di superarsi ulteriormente per essere all’altezza dello stretto contatto quotidiano con la più eccelsa delle creature. Tale necessità accrebbe immensamente i Suoi meriti e conferisce un’efficacia proporzionata alla preghiera da Lui rivolta a Coloro che servì quaggiù in modo così perfetto.

L’esperienza di san Giuseppe è dunque la più preziosa per chiunque voglia entrare in confidenza con Maria, onorarla com’è giusto e ottenerne l’aiuto, che è onnipotente in virtù della strettissima unione con il Figlio. In particolare, san Giuseppe ci mostra come nessun altro quali disposizioni interiori coltivare per accedere a un’umile e dolce familiarità con i membri della famiglia che il Creatore volle affidargli sulla terra: attonita umiltà, amorosa dedizione, deferente rispetto, nascosta abnegazione, gaudiosa contemplazione.
Tali virtù, assimilate nel cuore e attuate nella pratica, hanno il potere di plasmare anche i comportamenti esterni verso i nostri simili, che sono figli di Dio per adozione o sono chiamati a diventarlo. Soprattutto nella vita familiare, il discendente di Davide e Salomone ci insegna la sapienza e la fortezza d’animo, le quali ci sono quanto mai necessarie per discernere il vero bene nelle sfide della vita e per perseguirlo fino in fondo.

Davvero il Signore concesse al Giusto di Nazareth, come già al patriarca Giacobbe, la benedizione di tutti i popoli, ma in un senso ben più pieno: pose sotto la Sua autorità il Messia stesso, Colui che è la vita e la luce degli uomini (cf. Gv 1, 4). «Colui che tanti re e profeti avevano bramato di vedere, Giuseppe non solo Lo vide, ma con Lui dimorò e con paterno affetto L’abbracciò e baciò» (Pio IX, Quemadmodum Deus; cf. Lc 10, 24); con il proprio lavoro nutrì del pane della terra Colui che è Pane del cielo, quello che dona la vita eterna (cf. Gv 6, 42.51-52).
Mai uomo fu più benedetto di Lui né mai potrà esserlo, non soltanto a Suo vantaggio, ma anche a beneficio di tutti gli esseri umani, che già conoscano il Salvatore o Lo stiano cercando con cuore sincero. Quanto è grande la Sua gioia, in Paradiso, per ogni persona che si converte al Cristo o riprende la via della Sua sequela, oppure si decide seriamente a impegnarsi per la propria santificazione (cf. Lc 15, 7)!

Quello che Dio ha compiuto in san Giuseppe, accordandogli tanta fiducia e colmandolo di grazie eminenti, è per noi uno sprone potentissimo ad affidarci alle Sue cure. Se fu immagine del Padre celeste per il Verbo incarnato, tanto più Egli rappresenta ed esercita per noi una funzione paterna, sia sul piano spirituale che su quello materiale. A differenza degli altri Santi, la cui intercessione rivela una speciale efficacia per questo o quel bisogno, possiamo interpellarlo per ogni genere di necessità con la certezza che, in un modo o nell’altro, interverrà in nostro soccorso.
Ciò è confermato dalla testimonianza di tante anime elette della storia cristiana che hanno sperimentato il Suo aiuto in modo meraviglioso, come santa Teresa d’Avila, san Francesco di Sales, san Giovanni Bosco, sant’Andrea Bessette, fondatore del grandioso Oratorio di Montréal, e innumerevoli altri. Tutti ci incoraggiano a invocarlo con umile attaccamento e fiduciosa audacia.

È la stessa Madre nostra del cielo a rivolgerci tale invito: nessuno più di Lei è penetrato nel cuore castissimo del Suo sposo cogliendone le disposizioni più intime e preziose, ha osservato le Sue virtù sublimi, per lo più nascoste a chiunque altri, e ha goduto del Suo indefesso servizio, prestato con illimitata generosità e dedizione. Nessuno meglio di Lei può raccomandarci le qualità squisite di quell’amore sponsale e paterno che, in virtù del suo carattere verginale, è tanto più puro, intenso e disinteressato. È proprio Lei la prima a spronarci vivamente a ricorrere a Colui che ha realizzato pienamente quanto prefigurato dal biblico Giuseppe, divenuto governatore di tutto l’Egitto: «Lo costituì signore della sua casa e capo di ogni suo possesso» (Sal 104, 21). Ben più alta è stata l’autorità dello Sposo della Madre di Dio, Padre terreno dell’Unigenito; ben più preziosi i tesori che il Re dell’universo affidò alla Sua custodia.

Il figlio di Giacobbe, venduto schiavo dai fratelli e assurto alla carica suprema dopo il faraone, con un avveduto esercizio dei suoi doni di natura e di grazia salvò il popolo egiziano e la sua stessa famiglia dalla carestia, in vista della quale aveva ammassato frumento in quei granai che poi aprì al momento opportuno (cf. Gen 37-50). Analogamente san Giuseppe, dapprima rimasto nascosto e sconosciuto durante la vita sulla terra, è stato poi elevato a intendente del Paradiso; Egli dispone perciò, per così dire, della chiave dei granai eterni e dispensa le grazie che promanano dal Cristo glorioso attraverso la Mediatrice universale. Colei che è stata associata in modo strettissimo all’opera della Redenzione, tanto da meritare il titolo e la dignità di Corredentrice, non può separarsi dal Suo castissimo Sposo neppure nell’esercizio di questa funzione, essendogli stata unita in modo perfetto nell’Incarnazione e nell’educazione del Figlio di Dio.

Come possiamo allora rimanere indifferenti al ruolo che la Provvidenza ha assegnato a san Giuseppe anche per il nostro tempo? Molteplici segnali ci stanno indicando che il Cielo ce lo vuole di nuovo donare come peculiare patrono dei cristiani, in quest’epoca particolarmente travagliata. Ignorare un simile segno di benevolenza sarebbe non soltanto ingratitudine, ma un oltraggio alla Provvidenza, che per ogni male dispone un rimedio adatto e proporzionato.
Il carpentiere di Nazareth, primo e più perfetto discepolo della Sapienza creatrice, ha certamente un compito insostituibile in un periodo storico in cui la tracotante arroganza umana (la hybris già riprovata dagli antichi Greci) è giunta al temerario proposito di correggere la natura modificando il genoma dell’uomo e delle altre creature, di stabilire il numero di abitanti che il pianeta può sopportare, di annullare l’identità sessuata delle persone, di stravolgere l’ordine stesso dell’essere…

Colui che ha assistito alla crescita del Verbo incarnato in età, sapienza e grazia (Lc 2, 52) e istruito nel proprio mestiere l’Artefice dell’universo ha sicuramente qualcosa di importante da insegnare, non tanto ai satanisti che si trovano al vertice della piramide dei poteri occulti, quanto a coloro che, senza rendersi abbastanza conto della gravità di quanto perseguito, si prestano ignari a quest’opera demoniaca oppure la accettano come un liberante progresso. È per questo motivo che dobbiamo tutti invocarlo intensamente in vista della ripresa dell’anno sociale, sulla quale si sono addensate le minacciose nubi di provvedimenti tanto inediti quanto illegali.
Rinnovo perciò caldamente l’invito a recitare la solenne novena dal 23 al 31 agosto in spirito di fede ardente e combattiva, non certo per rinunciare alla legittima lotta umana, ma per avere il Cielo come alleato. Ciò che noi non possiamo, in quanto supera le nostre forze, può cambiare per un Loro semplice cenno.


SOLENNE NOVENA A SAN GIUSEPPE
(dal 23 al 31 agosto 2021)






agosto 2021

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