Una Quaresima speciale

di Padre João Batista de A. Prado Ferraz Costa

L'articolo è stato pubblicato sul
sito della Associação Civil Santa Maria das Vitórias, di Anápolis, Brasile,
che gestisce la Cappella Santa Maria das Vitorias, dove si celebra la Santa Messa tradizionale.


Stavo pensando di scrivere qualcosa sulla dottrina di San Tommaso sul digiuno, quando ho ricevuto la notizia sorprendente della dichiarazione di rinuncia di Papa Benedetto XVI.

Evito qualunque speculazione a riguardo, ma confesso il mio sospetto che il Santo Padre abbia preso una decisione così grave perché si è visto costretto. Gli avvenimenti delle ultime settimane, soprattutto la controversa dichiarazione di Mons. Paglia sulla necessità di trovare uno strumento giuridico che regoli i diritti delle “coppie” e  delle “famiglie” gay, aumentano il mio sospetto che ci sia stato uno scontro, una tensione nei palazzi apostolici.

Anche se svilita da decenni, per i cattolici la Quaresima, se ben vissuta, rimane un tempo liturgico ricco di grazie e di insegnamenti. Il carattere ascetico della Quaresima, per la pratica del digiuno, l’elemosina e le altre opere di penitenza, ha ceduto il posto ad una campagna ideologica di “coscientizzazione” dal sapore socialista, umanista, col pretesto di promuovere la solidarietà e la fratellanza tra gli uomini e le “religioni”.
Così che è molto opportuno ricordare l’essenziale sulla Quaresima: una preparazione spirituale, attraverso le opere di pietà di cui sopra, per resuscitare a vita nuova nella Pasqua di Cristo. E dal momento che il digiuno e l'astinenza sono state svalorizzate parecchio ai giorni nostri, vale la pena ricordare ciò che a riguardo dice san Tommaso.

Leggendo la questione 147 della seconda parte della parte seconda (II, II, q. 147), relativa al digiuno, la cosa che salta subito all’occhio è come la disciplina del digiuno sia stata mitigata. È impressionante il rigore di un tempo! Solo un pasto al giorno, astinenza totale da carne, uova e latticini, per ridurre la sensualità: ut vertatur in materiam seminis, cuius multiplicatio est massimo incitamentum luxuriae – che trasformati in seme, il cui aumento costituisce il massimo incentivo della lussuria - (art. 8).
In effetti, la disciplina era così rigorosa che il nostro Gilberto Freyre, in Casa-Grande e Senzala, non esita a dire che il digiuno fu una delle cause della mancanza di vigore fisico del brasiliano dei tempi coloniali.

Tuttavia, la cosa più importante è avere una chiara consapevolezza del valore spirituale del digiuno come un atto di virtù, come spiega il Dottore Angelico.
Esso è un atto virtuoso perché è ordinato ad un bene onesto, per tre ragioni:
1) frena la concupiscenza della carne, perché col digiuno si conserva la castità; e cita San Girolamo: “senza Cerere e Bacco, Venere si raffredda”.
2) Eleva la mente alla contemplazione delle cose sublimi.
3) Soddisfa la giustizia divina per i nostri peccati; e cita, a proposito, Sant’Agostino: “Il digiuno purifica l'anima, eleva la mente, sottomette la carne allo spirito, rende il cuore contrito ed umiliato, dissipa le nebbie della concupiscenza, smorza gli ardori della libidine e accende la luce della castità”.

Degna di nota è anche la risposta all’obiezione che molte volte il digiuno non è gradito a Dio (Is. 58, 3) e quindi non sarebbe un atto di virtù, perché la virtù è sempre gradita a Dio. San Tommaso risponde all’obiezione dicendo che un atto che di per sé è virtuoso può essere reso vizioso da qualche altra circostanza, come dice la Sacra Scrittura: “Ecco, col giorno del vostro digiuno conciliate i vostri voleri”. Al contrario, il vero digiuno, il digiuno gradito a Dio, secondo le parole di Sant’Agostino, citato dall’Angelico, non ama la verbosità, giudica superflua la ricchezza, disprezza la superbia, raccomanda l’umiltà, aiuta l’uomo a riconoscersi piccolo e fragile.

Un altro aspetto interessante della questione trattata da San Tommaso è costituito dal sapere se il digiuno è un precetto. Nella risposta il Santo Dottore sviluppa il suo pensiero giuridico sul rapporto tra legge naturale e legge positiva e spiega la relazione tra sfera civile e sfera ecclesiastica: «Come le autorità civili hanno il compito di stabilire, in ordine al bene comune, precetti legali che determinano la legge naturale in rapporto alle cose temporali; così i prelati ecclesiastici hanno il compito di comandare con delle leggi le cose relative ai beni spirituali, per il bene comune dei fedeli. Ora, sopra abbiamo detto che il digiuno serve a cancellare e a reprimere il peccato, e ad elevare l'anima alle cose spirituali. Cosicché per la ragione naturale ciascuno è tenuto a usare del digiuno quanto per lui è necessario al raggiungimento di tali scopi. Perciò il digiuno in forma generica viene ad essere un precetto di legge naturale. Invece la determinazione del tempo e del modo di digiunare, come è utile e conveniente per il popolo cristiano, ricade sotto un precetto della legge positiva, stabilita dai prelati della Chiesa. E questo è il digiuno ecclesiastico, mentre l'altro è di ordine naturale.» (q. 147, a. 3).

All’articolo 2 di questa questione, San Tommaso fa un’osservazione di grande attualità. Dice che, anche se il digiuno consiste propriamente nell’astinenza dagli alimenti, metaforicamente si può parlare di un astenersi da tutte le cose nocive, soprattutto dai peccati. Ora, ai nostri giorni, ove viviamo immersi in una cultura di divertimenti, balli e intrattenimenti elettronici, è conveniente per il cattolico proporsi il digiuno da internet, cellulare, sms, ecc.
Vale anche la pena di aggiungere una riflessione arguta di Padre Antonio Vieira: il digiuno non accompagnato da elemosina è più risparmio che penitenza! In effetti, i grandi santi hanno sempre insegnato che le due ali della preghiera cristiana sono il digiuno e l’elemosina.

Quest’anno vivremo una Quaresima speciale, in circostanze che esigono da noi uno sforzo raddoppiato. La rinuncia di Papa Benedetto XVI non deve essere vista solo come una decisione personale causata della sua debolezza che gli impedisce di compiere il suo ministero. La sua rinuncia e la conseguente successione, devono essere considerate alla luce del suo pontificato, contrassegnato dalla cattiva volontà, dalla resistenza e dall’opposizione dei suoi nemici dentro e fuori la Chiesa.
Come si sa, il Santo Padre è stato spietatamente attaccato quando ha dichiarato la legittimità del rito romano tradizionale, quando ha promosso la giustizia dentro la Chiesa rimettendo l’ingiusta scomunica dei vescovi consacrati da Mons. Lefebvre
(Anche se in quella occasione si disse che si trattava di un atto di misericordia, come spiega San Giovanni Crisostomo: quasi sempre tutte le virtù si accompagnano a qualche difetto, ad eccezione della carità. In quel caso, per molti in Vaticano, la giustizia si mescolò all’orgoglio di non riconoscere che era stata fatta giustizia. Personalmente, sono convinto che il Papa Benedetto XVI fosse pienamente consapevole del fatto che la soppressione canonica della Fraternità San Pio X fosse stata una palese ingiustizia commessa nella Chiesa, a cui egli volle riparare, nonostante la divergenza dottrinale fra il Vaticano e Ecône. Come negare il riconoscimento canonico alla Fraternità San Pio X quando vi sono dei vescovi che difendono il matrimonio gay?).
Per tutto questo, la successione del Santo Padre non sarà così semplice, anche se fidiamo nell’assistenza dello Spirito Santo.

Preghiamo, perché la Madonna ci aiuti in questa Quaresima a fare penitenza per i nostri peccati. Supplichiamo la misericordia divina. Preghiamo per il Santo Padre perché egli possa avere un buon successore.

Il grande Joseph De Maistre diceva che ogni popolo ha il governo che si merita. Parafrasando, potremmo dire che noi non meritiamo un San Pio X, un San Pio V. Miserere nobis, Domine.

Pe. João Batista de A. Prado Ferraz Costa
Anápolis, 12 de fevereiro de 2013
Festa dos Sete Santos Fundadores Servitas

Associação Civil Santa Maria das Vitórias

Capela Santa Maria das Vitorias


febbraio 2013

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