La «santa» ghigliottina

I signori dell’avvenire della vita religiosa
e
dei gruppi della Messa antica


di
Emanuele Brunatto


Articolo pubblicato sul sito di Marco Tosatti
Stilum Curiae



In seguito al devastante Traditionis Custodes, il mondo tradizionalista guarda con timore e un cattivo presentimento all’avvenire delle Fraternità Sacerdotali e degli Istituti di vita apostolica legati alla Messa di rito straordinario, ormai fortemente indebolita.

In questo senso, vorrei proporre ai nostri cari fratelli le due figure nelle cui mani sono stati «affidati» dal misericordioso Pontefice Porteño, ormai in lento ma inesorabile declino.
Mi riferisco al cardinale João Braz de Aviz e all’arcivescovo José Rodríguez Carballo, due figure inquietanti e pericolose.





Il cardinale João Braz de Aviz si vanta di discendere dai Re del Portogallo, anche se – secondo le sue parole – per via bastarda. Il fatto, sia esso vero o immaginario, non è totalmente privo di simbolismo, come si può dedurre…

Affiliato alla teologia della Liberazione fin dai suoi primi anni da sacerdote, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II ha tentato di aspergersi di acqua benedetta – forse in vista di una futura carriera? – affiliandosi al movimento dei Focolari, allora ed oggi rispettato e che non è mai stato oggetto di un’inchiesta del Vaticano, malgrado il suo spirito trans ecumenico e il suo segreto perlomeno strano. Sappiamo quale è stato il risultato: grazie all’influenza di Chiara Lubich sul Pontefice polacco, ecco il nostro
De Aviz elevato al rango di vescovo del Brasile.
Tuttavia, le radici paracomuniste del prelato sono rimaste intatte, come lo prova il fatto che è stato uno dei rari vescovi brasiliani ad interessarsi all’ex Presidente Lula quando questo fu messo in prigione, rendendogli una visita fraterna durante uno dei suoi soggiorni in Brasile. In breve, i camerati si capiscono tra loro…

Poi, dall’allora Segretario di Stato di Benedetto XVI, de Aviz fu promosso a Roma nel 2013, con sorpresa della nunziatura in Brasile, per dirigere la Congregazione dei Religiosi.
La segretaria di Bertone sarebbe stata una focolarina, e ancora una volta ci troveremmo di fronte alla stessa ragione di una tale carriera per un soggetto sconosciuto e di così basso valore intellettuale.

In verità, il suo passaggio nelle diocesi brasiliane aveva lasciato ricordi amari. I sacerdoti si lamentavano dell’ossessione finanziaria del loro vescovo e di certi atteggiamenti contraddittori, persino scandalosi. Fu lui stesso a riconoscere in una conferenza pubblica la sua costante tendenza a coprire i preti che avevano figli! Lo fece persino con uno dei suoi fratelli, ora deceduto, al quale aveva affidato una parrocchia a Brasilia dopo aver rassicurato il clero locale di accoglierlo, ma in modo discreto, proprio perché aveva prole. Queste sono informazioni affidabili, riportate da sacerdoti che hanno assistito agli eventi.

Già installato in Vaticano, ancora sotto il pontificato di Papa Ratzinger, Braz de Aviz divenne il protagonista di una vicenda poco edificante. Qualche anno prima del suo arrivo a Roma, su iniziativa del cardinale sloveno Franc Rodé, la dirigenza della Conference of Women Religious negli Stati Uniti era stata oggetto di una visita apostolica per gravi deviazioni dottrinali e problemi comunitari (molte di queste suore vivevano come imprenditrici in appartamenti, divise in gruppi di due o tre). Alla CDF fu stato chiesto di indagare sulle deviazioni dottrinali, chiaramente in quanto femministe, pro-aborto, pro-LGBT, ecc.
Arrivato de Aviz, le suore americane tirarono un sospiro di sollievo, poiché il prelato brasiliano sorrise loro amichevolmente. Non solo, ma divenne il loro difensore. Cosa strana in vero.  Egli perseguita i conservatori e li punisce senza prove, mentre è accogliente e perdona anche senza pentimento gli ultra progressisti.

Nel maggio 2013, de Aviz volle chiudere la questione delle religiose americane, tenuto conto dei venti nuovi che soffiavano allora sulla Chiesa. Ma la CDF teneva duro a causa dei problemi dottrinali di una gravità inusuale. A quel punto, nel corso di una riunione con 800 religiose americane a Roma, il cardinale ebbe la bella idea di lamentarsi pubblicamente dell’attitudine della CDF, pronunciando queste parole: «I cardinali non possono diffidare gli uni degli altri». Quanto al rigore dottrinale della CDF, dichiarò: «Siamo in un momento in cui dobbiamo rivedere certe cose. L’obbedienza e l’autorità devo essere rinnovate, riviste. L’autorità che comanda uccide. L’obbedienza che diventa una copia di ciò che dice l’altro infantilizza». (cfr. National Catholic Reporter)

Oltre alla spaventosa povertà intellettuale, nota caratteristica di tutti i discorsi di de Aviz, è impressionante ascoltare tali dichiarazioni per bocca di colui che ormai usa l’autorità con un vero autoritarismo, abusando del suo potere in maniera terrificante.
Sono queste le contraddizioni dei rivoluzionari, tutti dediti alla demagogia.
Il fatto è che le religiose americane sono state effettivamente perdonate da Bergoglio, mentre la Congregazione per i Religiosi ha ridotto la punizione per gli errori dottrinali a una semplice autocritica che le suore avrebbero dovuto fare da sole, per trovare: “una maggiore armonia con l’insegnamento cattolico su Dio e la creazione”. Tutto qui! Baci, abbracci e storia finita.

L’attitudine al dialogo, all’accoglienza e alla benevolenza verso le suore rivoluzionarie, pro-aborto e pro-sodomia fu scandaloso, ma, purtroppo, non si è rinnovato in seguito nei confronti delle congregazioni considerate “rigide”, di orientamento tradizionale. Tanto che, per de Aviz, una delle poche ragioni per preoccuparsi della vita religiosa è la tendenza conservatrice che si osserva negli Istituti più fiorenti, cioè quelli con vocazioni. Non li accoglie, ma li perseguita e li condanna. Due pesi e due misure...

Cosa è successo alle congregazioni tradizionali lo sappiamo, almeno per quanto riguarda alcuni degli istituti più noti, come i Francescani dell’Immacolata, che sono stati massacrati senza pietà. Potremmo aggiungerne molti altri. Sembra che più di settanta istituti siano ora commissariati. E, sebbene de Aviz abbia ammesso in una conferenza pubblica di amare le donne nonostante i suoi settant’anni, ha distrutto spietatamente e ingiustamente molti istituti femminili di provata fedeltà alla dottrina e ricchi di frutti apostolici.

Niente libertà per i nemici della libertà, diceva Danton; come diretta conseguenza, coloro che non ragionavano secondo i suoi sofismi, passavano alla ghigliottina, per pagare con la vita il fatto di aver attentato alla Rivoluzione.
Del pari, Braz de Aviz si rifiuta di dialogare con coloro che non pensano come lui e utilizza crudelmente e arbitrariamente la ghigliottina del commissariamento; o quella della chiusura con coloro che si oppongono agli orientamenti del suo pensiero comunista-ecumenico.
Il rivoluzionari agiscono sempre e dappertutto alla stessa maniera.

Vi sarebbero altre cose da dire su de Aviz, ma lo faremo un’altra volta.

Per adesso lasciamo spazio a Mons. Carballo.






Mons. José Rodriguez Carballo è il protagonista, misteriosamente non indagato, del peggiore crollo finanziario degli ultimi tempi in campo religioso. Grazie a lui, i Francescani hanno improvvisamente riscoperto la loro tradizionale povertà, ma certo non per amore di Dio. Sono caduti nella trappola che l’avidità tende ai suoi seguaci: la truffa.

Secondo il Fatto Quotidiano: «La bancarotta è stata causata da cattivi investimenti in aziende legate a traffici illegali, come droga e armi. I giornali parlano di perdite di circa 50 milioni di euro. Il pasticcio amministrativo della casa generalizia si è anche concluso con la morte per «suicidio» del broker milanese Leonida Rossi.

All’epoca, Frate Carballo era Ministro Generale, e quindi responsabile della mega-operazione economica che, secondo alcune fonti, non era del tutto pulita. Si parla - notizia che attende conferma - di camion di denaro contante che attraversavano le Alpi per raggiungere i caveau di banche «neutrali», e si dice addirittura che la firma di Carballo appaia sulle carte che autorizzano l’apertura di conti in Svizzera. Queste informazioni dovranno essere esaminate ed eventualmente confermate, in tutta imparzialità e serietà, in futuro, quando, come speriamo, ci sarà un pontefice veramente interessato a fare giustizia.

Per il momento Carballo, anche se la casa generalizia del suo Ordine è a due passi dal Vaticano, vive con la sua segretaria in un bell’appartamento poco francescano vicino alla residenza di Santa Marta e gira per Roma con una Smart bianca, che sopporta a stento il peso delle sue curve. Va notato che altri prelati, come il card. Ladaria, sono rimasti nelle loro case religiose originali, facendo i pendolari ogni giorno verso il Vaticano. Perché Carballo ha preferito rifugiarsi dietro le mura leonine, contravvenendo così al suo carisma di povertà?

Il fatto è che Frate Carballo, come Generale dell’Ordine, non poteva che essere responsabile di queste operazioni. Questo è confermato dal Diritto Canonico (c. 636 § 1 e 2; c. 638 § 3) e anche dalle Costituzioni Francescane (articoli 246, 248 § 3. Vedi anche gli Statuti Generali articoli 250, 251, 253), che si possono trovare su internet.
E se è vero che ha detto: «Non ho niente a che fare con questo [gli investimenti in Svizzera]», dobbiamo concludere che siamo di fronte a un’enorme bugia.
Per complicità o grave negligenza, Carballo è responsabile della rovina dei Francescani, in un’operazione dai contorni poco chiari. Tuttavia, non è stato indagato in alcun modo, né dai tribunali né dal Vaticano. Perché questo? Forse il nuovo Ministro Generale OFM, Frate Massimo Fusarelli, stretto collaboratore di Carballo per dieci anni e una delle persone intervistate nell’interessante servizio RAI «I Poverelli» di Alberto Nerazzini, che consigliamo, potrebbe fornire qualche informazione in merito.

Un personaggio come Frate Carballo, ironicamente, ha mostrato a tutti la sua assoluta mancanza di pudore assumendo, il posto di Segretario dei Religiosi e, più tardi, mettendo la sua firma su un documento sulle direttive di buona amministrazione nella vita consacrata… Non ci sono parole!!!
Quando Papa Bergoglio recitava uno dei suoi mantra - non lo fa più... - sulla necessità di vergognarsi almeno, chissà cosa pensava del suo aiutante di campo nella CIVCSVA (Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica).

Da allora in poi, Mons. Carballo è diventato un moralizzatore, e non solo. Oggi, è senza dubbio il Saint-Just della rivoluzione bergogliana, colui che manda gli Istituti detti conservatori, che noi chiameremo semplicemente cattolici, sotto la lama grezza della dissoluzione o del commissariamento.

Bergoglio deve essere soddisfatto dell’efficienza del suo collaboratore... non avere la coscienza pulita (in italiano si dice «avere la coda di paglia»), è davvero un ricatto piuttosto efficace. Ma per quanto tempo può andare avanti così senza bruciare? Solo il tempo lo dirà. La vendetta per tanta ingiustizia sarà del Signore, come ci insegna San Paolo. Nel frattempo, preghiamo per coloro che perseguitano gli innocenti.

Infine, questi due personaggi sono i fedeli collaboratori di Bergoglio incaricati di vegliare con «affetto fraterno» sulle Istituzioni legate alla Messa di rito straordinario. Noi non sappiamo se bisogna augurare a questi nostri cari amici tradizionalisti un santo martirio o invece una coraggiosa resistenza. Noi saremo uniti nella preghiera, supplicando Dio che questo si compia senza indugio!


settembre 2021
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